IL RITUALE MASSONICO IN CAMERA D’APPRENDISTA UNA PROPOSTA Dl LETTURA

IL [1]RITUALE MASSONICO IN CAMERA D’APPRENDISTA UNA PROPOSTA Dl LETTURA

di

Giuseppe Schiavone.

Il rituale che regola i lavori liberomuratori in grado d’Apprendista si divide significativamente in tre parti: apertura, svolgimento e chiusura dei lavori.

l) La prima parte comincia con l’ingresso nel Tempio l . Prosegue con l’arredo di esso secondo le modalità di Rito e il richiamo dei Fratelli alla presa di coscienza dei lavori che si stanno avviando.

Si conclude con la lettura ed approvazione della Tavola architettonica tracciata dal Segretario nella precedente tornata.

La marcia d’ingresso avviene in senso orario. I Liberi Muratori, membri di un’istituzione iniziatica solare, svolgendo i loro lavori sotto il supremo simbolo dell’astro di fuoco (di cui il Primo Sorvegliante è tenuto ad osservare scrupolosamente il corso), seguono il moto apparente del Sole; perciò passano da Nord (con partenza dalla parte più estrema e buia della Colonna di Settentrione, posta a sinistra del Primo Sorvegliante) ad Oriente, dalle tenebre della profanità alla luce della conoscenza, dalla notte dell’incoscienza all’alba della coscienza, poi vanno a Sud e ad Occidente, completando il ciclo.

L’iniziale rettangolazione del Tempio corrisponde alla delimitazione dello spazio sacro, che anticamente si compiva tracciando un’incisione circolare sul terreno in senso destro-centrico (ciò perché la destra indica il verso del bene, mentre la sinistra il verso del male). La marcia d’ingresso erige una barriera magica di protezione energetica, separando il sacro dal profano, l’interno dall’esterno; ed è tanto efficace quanto più i Fratelli sono liberi (da rumori e influenze esteriori) e coscienti (del lavoro che stanno svolgendo). La direzione destro-centrica, inoltre, indica il movimento di avvitamento centripeto verso l’interiorità (ovvero di introspezione) dell’adepto, che così può raggiungere il proprio centro esistenziale (o centro di coscienza), il proprio Tempio interiore, dov’è in potenza il Logos, la Luce, il Verbum; e da cui possono sprigionarsi le energie sottili che, entrando in circolo, arrecano benefici effettivi al soggetto che le attiva ed alla Catena di cui egli fa parte, alimentando così un forte Egregoro di Bene.

La marcia d’uscita (quando i lavori saranno completati) si effettua in senso antiorario (o di svitamento centrifugo), con un passo più veloce di quello d’ingresso, poiché si esce dall’interno del Tempio e di se stessi determinando l’abbattimento del cerchio magico precedentemente costruito. Attraverso questo movimento i Fratelli ritornano nel mondo profano e diffondono in esso l’energia sottile accumulata nel corso dei lavori. Si realizza così una delle finalità istituzionali più importanti del Grande Oriente d’Italia che, nel solco della secolare tradizione muratoria, opera per il bene dell’umanità e per la gloria del Grande Architetto dell’universo (G.A.D.U.).

L’ora di apertura e chiusura dei lavori corrisponde simbolicamente a Mezzogiorn0[2]e a Mezzanotte[3]. Mentre l’età dei presenti rappresenta il grado evolutivo minimo (il livello psicospirituale) richiesto a ciascun partecipante per poter aprire i lavori ed ottenere risultati validi.

Sull’ara, al centro del Tempio, v’è la Bibbia, aperta al Vangelo di Giovanni (che ha un evidente significato esoterico), con sovrapposti la Squadra ed il Compasso. Il senso di questi tre strumenti dev’essere sempre tenuto presente da chi intende lavorare alla costruzione del Tempio nei suoi diversi livelli. La seconda parte è quella centrale, durante la quale si svolge l’argomento posto all’ordine del giorno, secondo quanto stabilito dal Maestro Venerabile o dal Consiglio delle Luci, sì da procedere adeguatamente all’istruzione del grado. Il lavoro di cui si tratta serve, quindi, per com-prendere e per entrare nella propria coscienza, dove ognuno, incontrando il G.A.D.U., incontra se stesso e i suoi Fratelli; e contestualmente attiva le proprie energie interne migliori, procedendo dal «grosso» al «sottile». Si è come in un laboratorio sacro, dove si sperimenta un’arte demiurgica. Se tutto si compie correttamente, avviene una trasformazione sostanziale di dette energie, una loro sublimazione, evolvendo verso una sempre più pura spiritualizzazione. E’ un’operazione di trsformazione alchemica delle forze in atto. Un analogo di ciò lo si può riscontrare nella Messa cristiana, appunto nella parte centrale di essa, quando avviene la transustanziazione, una fase che ha pure valenze alchemiche.   

Si conclude con l’intervento sintetico dell’Oratore e del Maestro Venerabile, il quale, a questo punto, passa alla fase finale dei lavori, chiedendo ai Fratelli se hanno da aggiungere qualche proposta sulla base di quanto s’è positivamente compiuto, i cui effetti devono ora avere un’esplicazione diffusiva, passando dall’interno all’esterno. Nella terza parte, pertanto, non si può più prendere la parola per riaprire discorsi già conclusi altrimenti si dimostrerebbe di non aver compreso il senso di quanto s’è fatto sino a quel momento. Le proposte per il bene dell’Ordine in generale e della Loggia in particolare non devono diventare pretesto per prolungare argomenti già sviluppati e chiusi in precedenza; altrimenti s’inverte il senso dei lavori e si genera il caos. Esse, invece – premesso che devono gravitare sempre sul positivo – debbono vertere su istanze nuove, presentate in modo molto breve e stringato, in ordine all’estrinsecazione del seme aureo prodotto. Perciò devono essere realmente volte al bene di tutti. Devono quindi esclusivamente servire a rafforzare quanto di buono è stato ottenuto, poco o molto che sia stato, poco o molto che sia stato, per poterlo generosamente distribuire all’esterno.Nella realtà dei fatti, invece, i passaggi costitutivi la chiusura dei lavori sono soggetti a molti fraintendimenti e confusioni, perciò richiedono un’attenzione adeguata. Così come necessitano di una precisazione le espressioni «Figli della vedova», «Tronco delle proposte tacite», «Tronco della vedova». La prima espressione fa riferimento a Hiram che, com’è documentato nell’Antico Testamento, era «figlio di una vedova della tribù di Nèftali» (l Re, 7, 13-14). Pertanto, i massoni, che sono suoi fratelli ideali, si considerano analogamente figli della medesima madre vedova. Il Tronco delle proposte tacite, poi, serve per inviare al Maestro Venerabile messaggi riservati; che, perciò, devono essere raccolti in forma discreta da lui personalmente, non dall’Oratore[4]. Nel «Tronco della vedova», invece, si raccoglie, feconda e concretizza (in termini reali e non solo ideali) l’energia d’amore ch’è stata attivata durante lo svolgimento dei lavori, particolarmente nella parte centrale, come s’è visto. L’amore diventa un dono materiale (però sempre con implicanze spirituali) da assegnare ai profani particolarmente bisognosi d’aiuto. Consiste nella proiezione o diffusione di quel qualcosa di buono ch’è stato prodotto dai lavori iniziatici e che viene esternato e distribuito, in questa forma, alla società civile, per costruire il Tempio esterno, dopo aver edificato (in certa misura) il Tempio interno. In termini alchemici, il Tronco della vedova contiene la prima materia, la prima condensazione degli effluvi spirituali e d’amore emessi, con intensa vibrazione, dai Fratelli in Catena. Essa poi, data la sua specifica qualità, non deve servire scopi d’arricchimento personale, perciò la generosità dei Fratelli la devolve in opere di bene nella società civile. Pertanto, si configura anche come una prova di efficacia, coerenza e verifica di quanto s’è fatto precedentemente.  L’insieme di questo passaggio rituale è analogo al momento della «comunione» cristiana (che avviene pur esso verso la fine della cerimonia sacra, la Messa), quando il sacerdote offre al popolo dei fedeli il Frutto dell’Opus da lui compiuto. E’ un’operazione solenne di concreta offerta a tutti di partecipazione fraterna alla risurrezione di Cristo (alla ri-nascita di Hiram, nella simbologia massonica). Ciascuno, «inghiottendo» il simbolo della Rinascita («ricevendo dentro» il principio fecondatore, poiché qui il corpo funziona come vaso), ‘lo interiorizza facendosi fecondare; e s’impegna solennemente a cooperare all’unità dell’assemblea e al rafforzamento del suo Egregoro. Solo un energico Egregoro, infatti, può operare fattivamente, come già detto, per il bene dell’umanità e per la gloria del G.A.D.U.[5] La tradizione massonica àncora questo complesso e significativo simbolo anche ad un episodio della vita di Cristo raccontato nel Vangelo di Marco (12, 41-44). Il passo in questione, che ha come titolo «L’obolo della vedova», così recita:   Cristo, «sedutosi di fronte al tesoro [del Tempio], osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: “In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa, invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”».

La morale di questo brano evangelico, com’è evidente, è che agli occhi di Cristo non basta donare, ma è importante come si dona, assumendo rilievo un criterio di proporzionalità dell’obolo in rapporto ai beni di fortuna posseduti dal donatore.

In linea con ciò, sempre nella tradizione massonica, l’espressione «Tronco della vedova» è stata ufficialmente intesa come «borsa di beneficenza»; così, infatti, viene chiamata negli Statuti generali dei Liberi Muratori pubblicati in Napoli nel 1820 (attualmente ristampati dalla casa editrice Bastogi, Foggia, 1986): «Il fratello Elemosiniere è il depositario ed il distributore di tutti i fondi destinati al soccorso dei bisognosi» (art. 202). «In tutte le assemblee massoniche egli porta in giro la borsa di beneficenza […]» (art. 203).

Così anche nella tradizione dei Carbonari e nei Regolamenti e Statuti dell’Adelfia Grado di Sublime Maestro Perfetto (elaborati da Filippo Buonarroti nel 1818), dove si legge che verso la fine dei lavori rituali

«il Saggio [corrispondente al Maestro Venerabile] invita la C. [Cugina] a far percorrere ai meridiani l’urna delle proposizioni, nella quale i ff. [fratelli] possono mettervi i biglietti contenenti i nomi de’ ciechi [profani], che vogliono proporre, come pure le mozioni, che crederanno utili alla prosperità dell’O. [Oriente] e della [Vendita?l. In seguito la C. [Cugina] fa circolare la cassetta di beneficenza. II Segretario fa il transunto di quanto si operò nella seduta».

Un’altra tradizione fa risalire le espressioni «Figli della vedova» e «Tronco della vedova» alla leggenda di Iside, vedova di Osiride, uccis07 dal fratello Tifone (chiamato Seth dai greci) e poi dallo stesso dissezionato in 14 pezzi (in 26, secondo altri studiosi), sparpagliati poi in differenti località dell’Egitto. Iside li cerca con amore, ed ovunque li trovi lì edifica un tempio osirideo, riunificando le membra sparse in una tomba. Iside però non trovò tutte le parti del corpo del marito, ne mancò una, il fallo, ch’era stato inghiottito da un pesce. Iside, comunque – nel dolore della penosa ed amorevole ricerca -, donò agli uomini i riti dell’immortalità (il cui segreto ella custodisce in sé), finché si riunisce al suo caro sposo nella medesima tomba Il significato ermetico di questo racconto si riassume nella formula dei Filosofi: Solutio corporis est coagulatio spiritus 8

Tornando, ora, ai rituali massonici, dopo che si sono concluse le operazioni connesse ai due «Tronchi», il Maestro Venerabile procede alla chiusura definitiva dei lavori e chiede al Primo

Sorvegliante se «gli Operai sono contenti» di ciò che s’è compiuto. I Fratelli, a questo punto, devono esprimere il proprio stato d’animo con un cenno delle mani, in nessun altro mantenendo sempre la dovuta compostezza massonica. Il Primo Sorvegliante, dopo aver scri le Colonne, riferisce su quanto ha visto secondo la formula di Rito (senza, ovviamente, consentito ad alcuno di prendere la parola o altre iniziative, le quali non potrebbero che irrituali e turbative del sereno ordine dei lavori). Il Maestro Venerabile, allora, accertato giunta l’ora prescritta (cioè che tutte le fasi dell’Opera sono state progressivamente portate fine), udito dal Primo Sorvegliante che «tutto è giusto e perfetto».[6], dà atto ai presenti che peractum est!». Così come il sacerdote cristiano dice ai fedeli: «Ite, missa est!».

Sanziona il tutto, infine, con un colpo del suo maglietto e dichiara chiusa la riuni

Loggia secondo i previsti passaggi rituali e augurando a tutti la pace.•


[1] Solitamente, invece, si fa passare il «Tronco delle proposte tacite» unitamente al «Tronco della vedova. Ciò è sbagliato, perché le due operazioni devono essere eseguite in modo distinto e secondo quanto prescrive il rituale.

[2] Quando il Sole è allo Zenith, nel pieno del suo potere di luce e di calore: ciò allude simbolicamente alla maturità cognitiva e di amore (cioè sprituale) del massone.

[3] Quando il Sole è al Nadir e la notte indica che è il momento del riposo.

[4] Solitamente, invece, si fa passare il «Tronco delle proposte tacite» unitamente al «Tronco della vedova. Ciò è sbagliato, perché le due operazioni devono essere eseguite in modo distinto e secondo quanto prescrive il rituale.

IO

[5] L’unione di tutti i credenti in Cristo è pure dimostrata dalla colletta organizzata dall’apostolo Paolo nelle chiese dei pagano-cristiani, in favore dei fedeli di Gerusalemme. Per Paolo questa colletta non è un semplice gesto di liberalità, e non è neppure anzitutto una espressione vaga di carità fraterna. Essa pone in evidenza la comunione che unisce tutti i credenti e che ha la sua origine in questo fatto: sono tutti uniti al medesimo Signore e sono «uno» in Lui (2 Corinti, 8, 34). La colletta diventa un atto di comunione cristiana, un segno dell’unità della chiesa e della solidarietà dei pagani e dei giudei che la chiesa riunisce in un sol corpo.

Fu messo in un cofano e gettato nelle acque del Nilo. Il cofano rappresenta il vaso filosofico sigillato ermeticamente. 8 La divisione di Osiride in pezzi è la soluzione della materia. Tifone e i suoi complici sono gli agenti della disoluzione.

La dispersione delle membra è la volatilizzazione dell’oro filosofico: la riunificazione delle stesse indica la fissazione. Infine, la riunificazione di Iside col suo sposo nella medesima tomba vuol dire che la materia dissolta si coagula e si fissa nello stesso vaso.

[6] Il Primo Sorvegliante, ricevuta la Parola sacra, «Booz» o «Bogaz» (pronuncia «Bo’az»), attraverso i Diaconi, Maestro Venerabile, conferma al medesimo che, appunto, «tutto è giusto e perfetto».

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