ELEVAZIONE AL GRADO DI MAESTRO

Elevazione al Grado di Maestro

dei FFr.’.  CS. e  AA.

(M. C.)

Venerabilissimo,

rispettabili Maestri e soprattutto

neo Maestri C-. e A.

      con la cerimonia di questa nostra tornata avete raggiunto il grado più alto del nostro ordine; da questa sera il lavoro della nostra officina sarà e dovrà essere per voi più impegnato, più carico di responsabilità nei confronti della loggia e di voi stessi.

      Questa sera è stata raggiunta l’iniziazione integrale, è stata acquisita la pienezza dei diritti massonici; ora forti del solido e proficuo lavoro compiuto nei due gradi precedenti potete veramente portare a compimento la costruzione del tempio interiore.

      Tutto il simbolismo della iniziazione al grado di maestro gravita attorno alla leggenda di Hiram o, più esattamente, all’assassinio di Hiram.

      E’ questo un dramma simbolico che fa della massoneria attuale non una sopravvivenza dei misteri dell’antichità, ma una continuazione degli stessi.

      Apuleio, che nel libro XI delle Metamorfosi sembra descrivere la propria iniziazione, dice: “Il sacerdote, allontanati i profani, mi fa indossare una candida veste di lino e, prendendomi per mano, mi guida nella parte più intima del santuario… Sono giunto al limite della morte; il mio piede si è posato sulla soglia di Proserpina. Al ritorno ho attraversato gli elementi. Finalmente nella notte ho visto il sole irradiare”.

      Va detto anche che la morte simbolica si ritrova non solo nei misteri dell’antichità, ma pure nei riti di iniziazione dei primitivi. In tutte le parti del mondo (Nuovo Galles del Sud, Isole Figi, Congo in Africa, Pellerossa in America ecc.) i popoli non civili celebrano vari misteri ai quali si è ammessi soltanto con l’iniziazione. Quasi sempre contengono scene mimate, che rappresentano delle avventure nel paese delle anime.

      L’elemento drammatico più frequente è dato dalla simulazione di una morte seguita da una resurrezione.

      Qualche volta il trapasso è rappresentato da una inumazione; altre volte con una discesa al paese delle ombre, seguita dal ritorno sulla terra o dall’ammissione nel paese degli dei.

      Il simbolismo poi dell’acacia e dei fiori fa della mimosa l’emblema della sicurezza, cioè in senso più largo, della certezza.Certezza che la morte simbolica di Hiram, come quella di Osiride, come quella di Cristo, annuncia non già una totale distruzione dell’Essere, ma un rinnovo, una metamorfosi.

      Uscendo dalla tomba, uscendo dalla bara, l’Iniziato che prima era il bruco o il verme strisciante sulla terra e nell’oscurità, diventa, uscendo dalla crisalide, la farfalla variopinta che si slancia nell’aria verso il Sole e verso la Luce.

      Questo Sole, questa Luce sono annunciati dalla mimosa, dai fiori gialli dorati, simbolo di magnificenza e di potenza.

      E’ nato un maestro, che da ora in avanti si troverà sempre fra la squadra e il compasso, cioè nel luogo medesimo in cui si iscrive la Stella Fiammeggiante e che è propriamente l’Invariabile Mezzo. Dunque non senza ragione la loggia dei maestri è chiamata “Camera di Mezzo”: il maestro è assimilata con ciò all’uomo vero, posto fra la terra e il cielo ed esercitante la funzione di mediatore. Hiram risuscitato è il Maestro individuato, è l’uomo vero.

       Così se da un lato la Massoneria è una comunione che riunisce degli uomini con una stessa liturgia, cioè per mezzo di riticomuni, da un altro lato essa tende a creare degli uomini, degli individui, ciascuno avente coscienza del proprio valore.

      E questo spiega la difficoltà incontrata dalla Massoneria nella storia recente e passata da parte della Chiesa e dei governi dittatoriali. Questi non possono ammettere che un solo individuo si distingua dal resto del gregge. Invece l’attenzione verso l’individuo è propria della Massoneria: se ogni Loggia, e noi della Guerrazzi lo sappiamo bene, ha il suo spirito speciale, ogni massone deve conservare e sviluppare le sue qualità innate.

      La Loggia è per il massone una scuola dove può esprimersi liberamente dinanzi ad un uditorio attento e benevolo. Il confronto delle idee vi avviene senza urti e con cortesia.

      L’apprendista (pietra grezza), dopo una fase durante la quale si sgrossa, acquista delle facce uniformi e diventa compagno. Queste facce (pietra cubica) si levigheranno e perderanno poco a poco la loro rugosità.

      Infine il Maestro, nella pienezza dei suoi diritti massonici e dei suoi doveri, individuato veramente, sarà nella Loggia un elemento, una pietra perfetta, indispensabile all’esistenza della Loggia. Indispensabile anche, mi si permetta fratelli carissimi, nella vita profana e nella società cosiddetta civile.

      Quanto c’è bisogno in essa di uomini veri, quanto c’è bisogno di regolamenti e di comportamenti che si ispirino a quei superiori livelli fissati dalla nostra disciplina etica! Eppure con estrema naturalezza gruppi di uomini faziosi e non veri non si sono fatti scrupolo a fissare, anche con apposite leggi, il diritto di indagare, interferire e quindi discriminare, sul nostro essere Liberi Muratori.

      E tutto ciò in palese contrasto non solo con la norma morale, ma, se si vuole, con gli stessi principi fissati dal dettato costituzionale che pure si ispira ai grandi valori della libertà individuale e della non discriminazione dei cittadini.

      Verità, ragione, giustizia… Quante parole, quante energie, quanta passione, ma anche quanto dolore sono stati spesi per la affermazione nel mondo di questi tre fari, di questi tre fini ideali !

      Amaramente, molto amaramente, noi massoni dobbiamo riconoscere che siamo molto lontani oggi dall’aver accolto e assimilato i tre famosi valori, come d’altra parte ci insegna il nostro Rituale del passaggio al terzo grado, appunto il grado di Maestro.

      Furono i tre cattivi compagni ad uccidere Hiram, che non voleva rivelare il segreto, perché ancora impreparati a raggiungere la completezza della formazione massonica. E quei tre compagni rappresentano allora altrettanti disvalori, valori diversi e opposti rispetto a quei tre famosi della verità, della ragione e della giustizia.

      Furono proprio loro, fanatismo, ignoranza e ambizione, che condussero i tre sciagurati a scagliarsi contro il saggio maestro, a colpirlo con quelli che avrebbero dovuto essere solo strumenti dell’arte, a provocarne la morte ad Occidente del tempio, là dove il sole tramonta per lasciare l’universo, non più rischiarato, nel buio delle tenebre. Appunto delle tenebre del fanatismo, dell‘ignoranza, dell‘ambizione.

      Il fanatismo. Uno dei mali più terribili del nostro tempo che, a dispetto della nostra società civile e tollerante, è ben lontano dall’essere sconfitto e ricacciato. E’ il figlio prediletto della menzogna e nel nostro XX° secolo le vittime innocenti di guerre religiose e di forme più o meno velate di razzismo, stanno a dimostrare quanto la mala pianta del fanatismo sia ancora radicata intorno a noi.

      L’ignoranza non è da meno. I cattivi compagni uccisero il loro buon maestro perché ignoranti, ossia non ancora in grado di conoscere e quindi comprendere l’essenza stessa dell’arte, i suoi segreti più riposti. La scienza moderna è talvolta una scienza ignorante, ha la colpa di aver condotto il mondo sull’orlo del baratro, perché irrispettosa delle leggi eterne come quella inerente per esempio i rapporti uomo-natura.

      Infine l’ambizione. Una delle molle, forse quella più potente e insidiosa, che spinge i cattivi compagni al loro orrendo misfatto. Dal terreno fertile dell’ambizione quanti uomini hanno calpestato altri uomini, quante rivoluzioni tradite, quante atroci tirannidi sorte !

      Noi massoni dobbiamo lavorare sull’uomo, trasformarlo, perfezionarlo per poterlo impiegare nell’edificazione del tempio. Allora la nostra funzione sarà soprattutto una funzione educativa. Educativa sul singolo adepto, come pure su tutti gli altri, sui tanti che non hanno superato né supereranno mai la porta del Tempio. Occorre quindi che il massone trasformi se stesso e contemporaneamente funga da esempio, da stimolo e da modello di comportamento ideale.

      Sul finire del 1700 la Massoneria fornì all’uomo quei formidabili strumenti per dare al proprio pensiero il prezioso orizzonte delle libertà e le conseguenze sono sfociate in quel portentoso e sconvolgente rinnovamento i cui frutti ricadono ancora oggi.

      Alle soglie del 2000 saprà la Massoneria fornire identici contributi all’umanità, offrendole altrettanti straordinari strumenti?

      Il  tempo che stiamo vivendo è un tempo difficile, ma è anche il tempo in cui molte cose si rinnoveranno.

      Il vecchio mondo dei pregiudizi, delle esclusività e del materialismo sta per finire, mentre deve fiorire una nuova era di illuminazione spirituale e scientifica.

      La Massoneria non solo deve contribuire a questo rinnovamento, ma deve offrire all’umanità il maggior numero possibile di uomini che abbiano raggiunto la condizione di Uomo. E questo perché la Massoneria da una parte custodisce le tradizioni e i riti che la legano ai secoli, dall’altra perché si pone all’avanguardia del mondo.

      E quando la Massoneria produce i suoi uomini, cioè i suoi Maestri d’Arte che hanno ruolo d’avanguardia, sforna i suoi pezzi migliori. Questi Maestri avranno la nuova fisionomia dell’uomo rigenerato!

      Siamo di fronte ad uomini che hanno scelto non già la libertà di fare qualunque cosa, ma di fare solo quelle cose che sono compatibili con la scelta, assorbente, di essere massoni, da loro stessi consapevolmente compiuta. E, a scanso di equivoci, è bene ricordare che si tratta di scelte di carattere esclusivamente etico, prima fra tutte la scelta severamente condizionata di essere uomini di “buoni costumi” estesa ad ogni possibile manifestazione del loro agire.  Altri condizionamenti non esistono.

     Non nella religione per la quale al massone viene unicamente richiesto il requisito minimale della credenza dell’Essere Supremo, simbolicamente indicato nel G .A. D. U.

      Non nella politica, non nella scienza, non nella filosofia, ritenuti, come effettivamente sono, strumenti del vivere e del conoscere.

      Fratelli Massoni, come facciamo a ritenerci buoni Massoni se ci ritireremo indietro in questo alto compito? Non dobbiamo essere proprio noi i protagonisti della grande e indispensabile riconciliazione fra uomo e uomo, fra uomo e natura, fra uomo e morale?

      Se non risponderemo all’appello del nostro presente, come faremo poi a lagnarci di nuove crociate o delle denigrazioni dei nostri avversari di sempre? Incamminiamoci pure e i compagni di viaggio non tarderanno a seguirci !

      Sforziamoci a divenire modelli di vita e i sorrisi di intesa si moltiplicheranno ad ogni passo. Termino citando una quartina di un  celebre sonetto di Baudelaire, poeta ottocentesco del simbolismo francese, intitolato “Corrispondenze”:

E’ la Natura un Tempio che a volte ribisbiglia,

dai Vivi plinti formule d’arcana risonanza,

l’Uomo in questa foresta di simboli s’avanza

fra sguardi che l’osservano con aria di famiglia.

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