SPIGOLATURE SU MOZART

XIR19189 Pierre Joseph Proudhon (1809-65) and his children in 1853, 1865 (oil on canvas) (see 99577 for detail) by Courbet, Gustave (1819-77); 147×198 cm; Musee de la Ville de Paris, Musee du Petit-Palais, France; French, out of copyright

SPIGOLATURE SU MOZART

di

Franco Di Bartolomeo

PREMESSA

Un atto di umiltà mi suggerisce di rivolgermi ai Fratelli con queste considerazioni che sottoporrei in forma “concertante”, ossia con l’invito al dialogo della domanda e della risposta, non necessariamente subitanea ma, anzi, a u s p i c a b i l m e n t e interiorizzata, al fine di far fluire al cuore rinnovati impulsi destinati all ‘arricchimento del nostro patrimonio spirituale.

L’interrogativo si pone a seguito della ponderatezza con la quale mi sono soffermato sul significato della “Iniziazione”. Non già per il cerimoniale che non sottovaluto affatto per l’importanza che il primo atto di adesione alla “intrada” in un cammino aspro e difficile – per quanto gratificante, se non addirittura esaltante – comporta per chi lo sceglie in assoluta libertà, bensì per il valore comparato tra l’inizio di un percorso di un singolo in un gruppo verso mete di verità e di luce, da un lato, e quello di una presenza delle più singolari forme di vita che costituiscono il corpus universale nel quale ci confrontiamo concretamente, giorno dopo giorno, dall’altro.

La comparazione non vuole avere una valenza di spazio/ tempo: non tedierò alcuno del non quantizzabile abisso tra i quindici miliardi di anni dal Big Bang, convenzionato inizio della formazione dell’universo, ed una purchessia genesi di un clan primordiale, di una tribù o di un’altra comunità.

E invece mio intendimento stabilire – con il Vostro contributo – un punto fermo del pensiero umano, pur nel fluire dinamico del nostro tempo.

Ho accennato al Big Bang di quindici miliardi di anni orsono. La nostra scienza ha appena rivelato conoscenze prima inimmaginabili sulla formazione dell’universo, delle galassie, del sistema solare. L’approccio olistico alla Conoscenza fa però sì che alle tecniche sempre più sofisticate ed avanzate siano parimenti necessarie le speculazioni filosofiche, per le quali non è essenziale. a mio giudizio, sapere di Aristotele, di Kant e di Hegel, quanto avvertire nel cuore e nella mente lo spirito analitico che indaghi la realtà che ci circonda, affinché alla nostra convinzione di “Sapienza” si possono aggiungere quelle di “Libertà, Eguaglianza, Fratellanza .

Mi chiedo e Vi chiedo quale non misurabile, se non in astratto, cammino abbia percorso il genere umano, prima che si arrivasse a questo nostro presente dinamico, esaltante e sofferto.

Sicuramente filosofia e scienza hanno            magna pars, ma talune verità, come noi sappiamo, si raggiungono per intuizione. L’arte ne è testimonianza. Tra le varie forme di espressione artistica ho scelto la musica, soffermandomi in particolare su quella di Wolfgang Amadeus Mozart.

La musica-rito massonica di questo nostro insigne Fratello non ha bisogno di ulteriori escursioni nei diversi livelli, formale, armonico, ritmico e tonale: le lascio volentieri ai critici musicali, agli addetti ai lavori. Ciò che invece mi preme suggerire ai Fratelli è la rilettura dei testi della Cantate Massoniche di Mozart. ln esse i Fratelli troveranno un ulteriore stimolo per comprendere il messaggio di questo nostro Fratello anche nel suo convincimento ideale, oltre in quello, universalmente riconosciuto, del conseguimento del più alto livello artistico, e non solo musicale.

WOLFGANG AMADEUS MOZART:

ISPIRATO ED ISPIRATORE

DELL’IDEALE MASSONICO

L’arco della vita di Mozart può essere immaginato, e non in un senso strumentalmente riduttivo, tra il Lied K 53/A7e, An die Freude, composto durante l’inverno del 1767, e la Cantata Massonica in do maggiore K 623 Laut verkünde unsere Freude, composta nella Illetà del mese di novembre del 1791, venti giorni prima della scomparsa fisica del Nostro.

ln questo segmento di vita, peraltro così ricco per tutti quei lavori portati a termine dal genio di Salisburgo e che costituiscono il patrimonio sempre più approfondito ed amato da oltre due secoli e mezzo circa dalla sua nascita, sono concentrate le composizioni che il Fr. Mozart dedicò alla Libera Muratoria militante, dopo averla condivisa con piena scelta autonoma ragionata, senza secondi fini e per l’entusiasmo che la nascente Massoneria ispirava nell’animo dell’uomo della musica, allineato con gli ideali illuminati dalla luce, scaturita dall’ordine cosmico e dall’armonia.

Ordine cosmico ed armonia, basi stesse del pensiero massonico espresso musicalmente e qui lo intendo da un punto di vista umano, quale integrazione politica del compiuto uomo Wolfgang Amadeus Mozart, che spontaneamente definisco con il termine latino vir per tradurre l’uomo compiuto, che ha saputo avvolgere il mondo intero col suo manto pentagrammato affinché l’umanità, almeno quella dotata di sensibilità interiore, possa trovare nuovi e variegati stimoli al conseguimento delle qualità esistenziali.

A mò d’esempio, Vi suggerisco l’ascolto del brano An die Freude.

Non ho indugiato a frapporre uno stacco netto all’esposizione del mio pensiero, perché volevo entrare immediatamente nella centralità dell’argomento che mi sta a cuore: la prima parola del testo poetico di Johann Peter Uz è Gioia. Questa parola, con la riflessione sull’intimo significato che la gioia mozartiana conferirà, poi, a quasi tutte le composizioni rituali, è la gioia per il ritrovato valore della vita umana inserita – con la mediazione dell’essenza della Libera Muratoria – nel più vasto ed articolato contesto della Saggezza, della Fratellanza e della Virtù. Nel cuore del poco meno dodicenne fanciullo, il Lied appena ascoltato prelude allo svolgersi dei contenuti delle composizioni che dettaglio come segue: Laut verkünde unsere Freude K 623 (Gioia, Fraternità Saggezza); O heiliges Band K 148 (Fratellanza, Virtù, Gioia) ; Dir, Seele des Weltalls K 429 (Gioia) • ZerflieBet heut’geliebte Brüder K 483 (Fratellanza, Gaudio); Sehen, Wie dem starren Forscherauge K 471 (Gioia, Saggezza, Fratellanza); Die ihr des unermeBlichen Weltalls Schôpfer ehrt K 619 (Fratellanza, Saggezza, Gioia). Le propongo alla Vostra attenzione.

Evidenzio pure le sottoelencate composizioni che non contengono il termine gioia: Die ihr einem neuen Grade K 468 (Saggezza Fratellanza) ; Ihr, unsere neuen Leiter K 484 (Saggezza Virtù) ; ove Fratellanza, Virtù e Saggezza chiudono il cerchio nel

quale si salda in un unicum la linea del pensiero mozartiano. Ascoltiamole.

Wolfgang fu anche del suo tempo. Con tutte le vicende contraddittorie alle quali la vita pratica fatalmente sottopone a tutti coloro che la devono affrontare e, comunque, risolvere: denaro, rapporti con la società, umori amorosi. Solo questi tre aspetti costituiscono un bel mazzetto di problemi a cui non aggiungo quelli dei rapporti con la famiglia e della salute, in perenne precarietà, per non infierire né sulla figura che amo né sull’auditorio che mi ascolta con benevolenza.

Eppure è qui la grandezza del Nostro – non solo musicale, già in archivio sull’altare della somma arte di Euterpe – ma, soprattutto, quella del Fratello che, in simbiotica creatività coi poeti autori dei testi musicati, ha sottolineato la presenza della Natura (le arie per tenore nel K 429 e K 471), l’etica massonica (K 623), l’avveniristica internazionalità delle genti (K 148, III capoverso), interiorizzando e rendendo palesi, nella sublimazione artistica, i concetti basilari della Libera Muratoria.

Ciò che ritengo fondamentale per comprendere in toto l’importanza di Mozart è il fatto che il genio-uomo ha penetrato il nucleo spirituale dell’assunto massonico. Non è rimasto ai bordi della periferia di questo o di quell’altro aspetto delle enunciazioni, ma ha saputo fonderle nel cuore e nella mente, prima ancora che nel pentagramma, e alfine consegnare una indicazione, un percorso a chi lo avrebbe seguito. Qualche accenno: egli stesso, col Flauto Magico, preceduto dal Thamos Re d’Egitto e da Zaide; La Creazione e le Stagioni di Franz Joseph Haydn; Armonia per un tempio della notte di Antonio Salieri; la consacrazione della casa di Ludwig van Beethoven, anche se attribuita alla inaugurazione di un teatro viennese; il Requiem in do minore e quello in re minore di Luigi Cherubini, che si risolvono entrambi nella Luce; Sibelius.

So di essere stato ingeneroso per aver trascurato Christian Bach, Hector Berlioz, Arrigo Boito, Franz Listz, Nicolò Paganini, Franz Schubert ed altri valentissimi Fratelli in armoniosa consonanza musicale ed ideale con Mozart. Chiedo loro scusa.

Vado, ora, con l’emozione che non mi abbandona mai e che si rinnova puntualmente là dove e quando Wolfgang mi è vicino o, meglio, quando io sono vicino a lui, alla conclusione che vorrei fosse assolutoria di tante carenze, proponendo al Vostro ascolto l’Inno nazionale della Repubblica austriaca che Mozart compose nel 1791 (K 623a) in previsione del riconoscimento postumo da parte dei suoi connazionali, ormai repubblicani, avvenuto nel 1946.

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