INIZIAZIONE DI UN PROFAMO

Peinture du dieu Ptah dans la tombe (TT 290) d’Irynéfer à Deir el-Médineh, Nouvel Empire, époque ramesside (1292-1070 av. J.-C..).

Iniziazione del profano  D.  D.

(M. C.)

Risp.mo M .’. V.’.,

Fratelli che sedete all’Oriente,

Fratelli che adornate le colonne,

carissimo D.,

      a conclusione della cerimonia d’iniziazione, prestata la promessa solenne ed entrato a pieno titolo nella nostra loggia, spetta all’oratore dare il benvenuto al nuovo Fratello, a te D., che da questa sera sei Fratello fra i Fratelli.

      E’ un compito, quello dell’oratore, arduo, soprattutto in cerimonie come queste per tutta una serie di motivazioni. Prima di tutto perché le parole pronunciate devono trasmetterti il calore, l’entusiasmo e la felicità che ogni Fratello che ti sta attorno ti vorrebbe esternare, anche singolarmente. Per noi, carissimo Fratello D., l’aggiungersi di un Fratello alla nostra schiera di Fratelli, non è mai affidata al caso e non avviene mai in modo superficiale, tutto è ponderato, tutto è oggetto di riflessioni partecipate. Ecco perché questa sera, a conclusione di un cammino intrapreso da qualche tempo, tutti i Fratelli vorrebbero darti individualmente il loro saluto, abbracciarti e aggiungerti fraternamente alla nostra catena d’unione.

      Le mie parole dovrebbero dunque esprimerti questo corale sentimento ed ecco perché non so se riusciranno nell’intento. Queste stesse parole dovrebbero poi metterti a tuo agio, farti iniziare a prendere confidenza con il nostro modo di “essere massoni”, con il   sincero e sentito legame che ci unisce tutti, uno per uno, nessuno escluso.

      Vedi D., anche fuori, di là dalle mura di questo Tempio, per noi massoni un saluto, un toccamento o un semplice sguardo è sinonimo di Fratellanza, di un rapporto vero e sentito. Ecco ti vorremmo trasmettere anche questo: da questa sera, fuori e dentro le mura del Tempio, tu sei nostro Fratello e quindi sei fra mura amiche, posto tranquillo e calmo fra le tempeste che spesso nel mondo profano ci affliggono.

      A conclusione poi di cerimonie come questa il Fratello Oratore, mentre pronuncia il suo discorso, sa anche che ogni singolo fratello va con la memoria al momento della sua iniziazione, avvenuta magari molto tempo addietro, quando gli si dischiusero le porte del Tempio. E quindi ricordi, rinnovate commozioni, rapido sguardo al lavoro massonico svolto, un veloce pensiero ai Fratelli che da anni sono qui con noi e uno a quelli che non ci sono più, perché passati all’Oriente Eterno. Le colonne sono ancora solide e adorne, la catena d’unione non si è interrotta e gli anelli mancanti o recisi sono stati sostituiti. La vita massonica continua, il testimone di chi ci ha preceduto non è stato smarrito e si procede di buona lena verso il nostro traguardo.

      Anche tu, fratello D., sei stato chiamato ad aiutarci a lavorare, a procedere con noi lungo il cammino iniziatico tracciato da chi ci ha preceduto. Non è stato e non sarà un viaggio tranquillo e senza asperità. Però è un viaggio in avanti, verso la meta rappresentata dalla luce, dal raggiungimento della nostra perfezione interiore.

      La galleria fotografica che adorna la nostra sala dei passi perduti, magari insieme ad un po’ di polvere, sintetizza la nostra storia locale e nazionale: Fratelli famosi come Carducci insieme ad altri assai meno noti, Fratelli vissuti nel secolo scorso ed altri scomparsi di recente. Tutti però hanno un minimo comun denominatore: sono stai massoni, hanno creduto negli stessi principi, si sono sentiti legati ai medesimi doveri, hanno lottato perché all’uomo di ogni epoca fossero riconosciuti gli stessi diritti come quelli della Libertà e dell’Uguaglianza.

      Allora tutti eroi, tutti famosi, tutti Fratelli. Forse il fatto di avere fra noi massoni anche il tuo Fratello biologico Guido Mario, ti avrà aiutato a prendere contatto con la stranezza del nostro ambiente, dei nostri vestiti, delle nostre parole pronunciate nel Tempio. Però ti posso assicurare che l’importanza e la solidità del nostro essere massoni la dovrai pian piano sentire dentro, viverla e assaporarla giorno dopo giorno, fra noi, con noi.

      Avrai tempo per imparare, per approfondire temi e apprendere i fondamenti della Libera Muratoria. Un anno quindi di lavoro interiore, per il quale puoi contare sull’aiuto sincero di tutti i Fratelli che ti vedi attorno.

      Studia, lavora, approfondisci il tuo essere massone. Leggi, studia, appunta, domanda ciò che non ti è chiaro: sei fra Fratelli!  Partecipa assiduamente ai Lavori di Loggia, perché solo qui puoi forgiare il tuo animo e perfezionare il tuo interiore. Qui dentro dimentica e accantona la vanità profana e sappi arricchirti dentro.

      Il fulgore esteriore della luce accattivante dei metalli deve sbiadire di fronte alla lucentezza dei nostri principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza. Sapevamo e sappiamo che tu hai le doti necessarie per compiere questo cammino interiore: usale e sarai ripagato degnamente come si conviene ad un massone impegnato. All’occorrenza, in questo perfezionamento interiore, tendi pure la mano e troverai mani amiche pronte ad aiutarti.

      L’esperienza dei Fratelli più anziani non ti verrà meno. A nostra volta siamo convinti che non rimarremo delusi dalla fresca linfa che vorrai mettere a disposizione della Loggia. Il tuo giovane desiderio di apprendere, la tua voglia di approfondire, saranno per noi un incitamento ad andare avanti, a non fossilizzarci nei traguardi raggiunti.

      La ruota massonica è sempre in movimento, né si deve fermare o anche rallentare la sua corsa verso la perfezione e verso la virtù. Occorre cercare di essere sempre buoni massoni che significa da un lato perseguire l’intendimento di muoversi verso la verità, cioè elevare il nostro spirito con una maggiore conoscenza, tale da permetterci di capire noi stessi e il mondo che ci circonda; dall’altro non solo seguire i principi etici, ma proporsi di far si che la nostra vita si muova progressivamente verso la virtù. Il buon massone è colui che, magari non virtuoso per eccellenza, intende vivere per l’etica e cioè far sì che la sua condotta porti con sé il proposito di fare della virtù l’obiettivo delle sue azioni e quindi, anche se in parte, della propria vita.

      Ciò non vale solo in riferimento alla vita nel Tempio, nelle sedute rituali e non rituali, bensì deve valere anche nel mondo profano. Il buon massone non può essere certo colui che vive eticamente nel Tempio e in modo del tutto opposto nel mondo profano. Noi massoni anche se non dobbiamo giudicarci come i più puri degli uomini, dobbiamo però essere mossi sempre dalla tensione verso la verità e la virtù, che, se perseguita con sincerità, passione, rigore e serenità di giudizio critico, eleverà il nostro spirito e contribuirà

all’elevazione di quello dell’intera umanità.

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