DAL RAVE PARTY AL GREEN PASS: QUANDO I CATTIVI MAESTRI…

Dal rave party al green pass: quando i cattivi maestri parlano di libertà

Siamo alla celebrazione dell’ “ognuno faccia ciò che vuole”. Perché questo sarebbe l’essere liberi secondo alcuni

La scorsa estate era stata l’esempio della cecità e dell’ignoranza. Sapevamo di non avere terapie né vaccini, eppure abbiamo visto di tutto, dalle discoteche stracolme, agli ammassamenti, ai matrimoni megagalattici: tutto all’insegna di un bieco cinismo, di un’assoluta mancanza di rispetto verso l’altro. Eppure la pandemia ha poi punito i cattivi maestri, quelli che negavano l’esistenza del virus e con essa qualsiasi espressione di buon senso: così sono arrivate molte altre decine di migliaia di morti. E nemmeno questo è bastato. Così come il secondo lockdown, la dad, lo smart working: abbiamo patito e fatto patire una carcerazione di massa. Inutilmente. E il cinismo, come il virus, non ha smesso di circolare.

Puntuale, questa estate ci ha regalato uno spettacolo incredibile che umilia l’intelligenza umana e ci sta portando, inesorabilmente, verso un nuovo scenario pandemico: i reparti ospedalieri già oggi si stanno riempendo e nessuno può predire cosa accadrà tra qualche settimana quando la vita produttiva e scolastica ripartirà.

Ciò che spaventa di più sono i giovani (non tutti naturalmente, ma moltissimi). Ovunque vengono segnalate risse, atti di vandalismo, raid punitivi che coinvolgono anche minorenni. Così come giovanissimi sono i partecipanti a uno dei più colossali rave party che si sia tenuto in questo paese, quasi 10.000 giovani hanno occupato una proprietà, da giorni bivaccano a suon di musica tecno, droghe, alcol e quant’altro. Sotto un sole cocente un ragazzo è morto, una ha partorito, molti cani giacciono inermi. Nessuno interviene, ci mancherebbe: lo Stato evaporato con la calura. Ormai siamo alla celebrazione dell’ “ognuno faccia ciò che vuole”. Perché questa sarebbe la libertà secondo alcuni pessimi maestri che, insospettabilmente, hanno dissotterrato il “me ne frego” e lo declinano con giri di parole altisonanti.

In tanti a destra come a sinistra parlano di libertà astraendola e privandola di sacralità; loro predicano cinismo, noi raccoglieremo tempesta. Ci sono filosofi che disputano con altri intellettuali, rapper contro rapper: assomigliano ai camerieri del Titanic che continuavano a lustrare l’argenteria mentre il piroscafo affondava. Anche la politica ha fatto la sua parte rendendo confuso ciò che era ovvio: per esempio che il green pass doveva permettere a chi lo possiede di tornare al “quod ante”, invece per assistere a una conferenza o a un concerto si deve mantenere il distanziamento, ma allora cosa serve scaricarselo? La burocrazia di Stato ha trovato in qualche incauto maestro un insospettabile compagno di strada. L’importante è che ognuno faccia i profitti che può, che ognuno se ne freghi del prossimo, sui social ballano novelli ducetti di periferia o di accademia.

Qualcuno ha sgarbatamente capovolto ciò che Bobbio diceva -“i nostri diritti non sono altro che i doveri degli altri nei nostri confronti”- e non se ne pente. Mi chiedo quale futuro potrà esserci senza pietà, quando le regole del più bieco capitalismo e di ogni regime diventeranno grammatica per crescere i nostri figli. Un tempo si disubbidiva per creare un mondo migliore, oggi per disseminare odio, ignoranza, indifferenza o diffidenza. La mia gioventù l’ho trascorsa all’università di Padova dove i cattivi maestri dicevano armiamoci e partite, oggi ho amaramente compreso che non cambieranno mai, adorano soffiare sul fuoco della pestilenza. E’ vero, c’è molta confusione sotto il cielo e per loro la situazione è eccellente.

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