SALVATOR ALLENDE

SALVADOR ALLENDE

Prefazione a Juan Gonzalo Rocha

Allende Massone. Il punto di vista di un profano

Edizioni Mimesis

di Stefano Bisi

E’noto come nell’America centromeridionale la storia della Massoneria si sia storicamente

Intrecciata con le lotte di liberazione nazionale condotte contro la dominazione coloniale spagnola e quindi colle grandi battaglie combattute per l’affermazione dei principi di laicità e di democrazia nel più ampio contesto dei processi di modernizzazione politica e sociale prodottisi nell’America latina a partire dalla metà dell’Ottocento.

Massoni erano i tre più rappresentativi esponenti del movimento per l’indipendenza sudamericana: il patriota e militare argentino José de San Martín e i venezuelani Símón Bolívar e Francisco de Miranda, per la cui formazione culturale e politica determinante fu la frequentazione giovanile delle Logge massoniche statunitensi ed europee in cui vennero iniziati. Massone era altresì Benito Juárez, il presidente della Repubblica messicana assurto a simbolo della Massoneria del suo Paese e della tenace battaglia da essa condotta per la secolarizzazione della società messicana, la nazionalizzazione dei beni ecclesiastici, l’affermazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Un personaggio dai tratti leggendari, la cui notorietà si diffuse anche in Europa al punto da indurre taluni militanti socialisti (tra cui il romagnolo Alessandro Mussolini) a dare il nome Benito ai propri figli.

Non si comprenderebbe il rispetto di cui gode l’Istituzione massonica a Cuba (tanto da indurre Fidel Castro a consentirne la prosecuzione dell’attività anche dopo la sua ascesa al potere) se non si tiene conto che affiliato alla Libera Muratoria era José Martí, leader riconosciuto della lotta di liberazione nazionale condotta dal popolo cubano contro l’oppressione coloniale della Spagna sino alla conquista dell’indipendenza.

Massone era anche, venendo a tempi più recenti, Salvador Allende, statista protagonista della lotta condotta per l’emancipazione politica e sociale dei lavoratori cileni ma anche personaggio assurto negli anni Settanta a grande notorietà internazionale in tutti i settori della sinistra europea, per l’interesse suscitato dalla sua esperienza di Governo ma soprattutto in ragione della morte tragica, testimonianza esemplare di una dedizione ideale ai valori della libertà e della democrazia spinta sino al sacrificio della vita.

Molto si è scritto negli ultimi anni sul Presidente del Cile ma quasi mai è stato dato giusto risalto a un aspetto tutt’altro che secondario del personaggio Allende: l’appartenenza alla Massoneria del suo Paese. Eppure, al pari della vocazione medica e della fede socialista, l’intima compenetrazione ideale con l’Istituzione massonica rappresenta un dato fondante dell’esperienza umana e politica di Allende. “La presenza della Massoneria attraversa l’intera esistenza di Salvador Allende, dall’infanzia all’ultimo istante di vita”. Tale è l’assunto da cui muove Juan Gonzalo Rocha nel suo saggio Allende, Masón: La visión de un profano, che pubblicato originariamente in Cile nel 2000 e successivamente tradotto in francese, vede ora finalmente la luce nell’edizione italiana voluta e realizzata dal Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. “Profano” si autodefinisce l’autore, ma un profano dotato non solo di una vasta cultura ma anche di una straordinaria sensibilità nel percepire come i principi di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza e Tolleranza perseguiti dalla Libera Muratoria universale, abbiano costantemente ispirato  la vita di Allende.

L’appartenenza all’Istituzione massonica è il filo conduttore della parabola esistenziale di Allende, che lo vede ancor molto giovane, ventisettenne appena, iniziato nel 1935 a quella Massoneria cilena cui erano appartenuti sia il nonno che il padre. Indubbia su Allende l’influenza di quest’ultimo, mentre affetto devoto e rispetto profondo per le di lei credenze religiose contraddistinguono il suo rapporto con la madre, cattolica praticante. La decisione di intraprendere gli studi di Medicina scaturisce nel giovanissimo Allende da un vivo sentimento di solidarietà verso chi soffre, così come la scelta socialista si sostanzia di una tenace volontà di lotta contro le ingiustizie sociali e per il riscatto dei lavoratori cileni.

Leader prestigioso di quel Partito socialista cileno che lo ebbe nel 1933 tra i fondatori e lo vedrà nelle sue fila per un quarantennio: dagli esordi come dirigente dell’associazionismo universitario all’ingresso in Parlamento, dall’assunzione del Ministero della sanità all’elezione a Presidente della Repubblica a capo di uno schieramento di Unità popolare comprendente tutte le componenti storiche della sinistra cilena: socialisti, comunisti, radicali, cattolici di sinistra, Allende rivendicherà sempre l’intima coerenza ideale del suo impegno socialista col suo essere massone.

Due aspetti distinti ma complementari di un percorso di vita ispirato all’ideale della giustizia nella libertà, sorretto dalla pulsione alla fratellanza e illuminato dalla pratica della tolleranza.

Pur nel costante intreccio con l’esercizio della professione medica e con l’impegno politico, è ovviamente l’aspetto massonico della vita di Allende a essere privilegiato dall’Autore del libro, che ne ripercorre tutte le tappe principali. Dall’iniziazione, descritta non senza una qualche nota di colore e della quale viene riportato il “testamento” massonico, alla lunga lettera che egli inoltra nel giugno del 1965 al Maestro venerabile della sua Loggia, la “Hiram” di Santiago, da cui emerge il tormento interiore del socialista che rileva la contraddizione tra i professati principi di  Libertà, Uguaglianza e Fratellanza della Massoneria universale e le resistenze a riconoscere l’urgenza della questione sociale da parte di un’Istituzione, la Massoneria cilena, composta nella quasi totalità da appartenenti alla borghesia.

Dall’intervista rilasciata nel 1970 a Règis Debray in cui Allende espone in maniera chiara e pacata le ragioni intime della sua appartenenza alla Massoneria, all’allocuzione da lui tenuta il 14 aprile 1970, pochi mesi prima della sua elezione a Presidente della Repubblica, nel Tempio massimo della Gran Loggia del Cile, della quale viene riportato l’inedito testo integrale. Un percorso di vita, quello di Allende, contraddistinto dall’incessante ricerca del perfezionamento interiore del massone, dallo scrupoloso ed appassionato esercizio della professione del medico, dall’impegno di lotta per il riscatto dei diseredati e degli emarginati del socialista, dell’azione di governo per il progresso del proprio Paese dello statista; un percorso che il golpe dei generali felloni interromperà drammaticamente.

L’11 settembre 1973 Salvador Allende, Maestro massone, esce dalla storia per entrare nella leggenda imperitura di coloro che hanno consacrato e, all’occorrenza, sacrificato la loro vita al bene e al progresso dell’umanità.

TRATTO DALLA RIVISTA “MASSONICAmente” 2015/3

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