LE TRE COLONNE DEL TEMPIO

Il Tempio massonico è la rappresentazione simbolica del pianeta di cui l’uomo è parte vitale, perciò, internamente al suo parallelogramma, si ritrovano tutte le 6 direzioni del suo orizzonte. Le 4 direzioni che dall’epicentro del mondo si dipartono in direzioni antitetiche. Il moto del mondo si mostra per mezzo di antitesi (ed è questo un principio profondamente esoterico). L’epicentro del mondo è quel punto ideale ed invisibile che, per definizione, è noto ai soli Figli della Vedova. Un termine simbolico che sta ad indicare la fisicità dell’uomo nato dalla Mater Materia. Da questo epicentro ideale posto al centro del mondo parte un’antitesi orizzontale che va da est ad ovest e da nord a sud del pianeta, e poi, un’antitesi verticale che va dall’apice dello zenit del cielo al suo Nadir.

Ai lati della Porta del Tempio, sono poste due Colonne. Quella di destra, contrassegnata dalla lettera J , rappresenta il “lato” dinamico e mascolino dell’energia vitale, mentre, quella di sinistra, contrassegnata dalla lettera B, ne rappresenta il “lato” attrattivo e femminino. Al centro, invece, è posta una 3° Colonna che, invisibile agli occhi fisici dei non-introdotti ai Misteri, rappresenta la causa delle due energie fisiche. Causa che è detta: principio spirituale. Come vedremo sviluppando le nostre interpretazioni, quest’energia primaria, unita alle sue due manifestazioni fisiche (mascolino-femminino o attivo-ricettivo), anche se presenti in proporzioni diverse, sono le “colonne portanti” d’ogni struttura vivente, ivi inclusa quella dell’uomo.

Ma queste descritte non sono le uniche colonne del Tempio. Altre 12 Colonne ne circondano il perimetro estremo del Tempio rappresentando, nel microcosmo, le 12 costellazioni dello Zodiaco e nel microcosmo il moto del pianeta attorno al sole che, nello svolgimento delle stagioni, degli equinozi e dei solstizi scandiscono i ritmi ed i tempi della Grande Opera planetaria a cui è legato ogni iniziato.

Tutte le Colonne sono poggiate sulla parte piana del Tempio. Il pavimento, o quadrilungo massonico, rappresenta il piano della ragione concreta sul quale troveranno espressione tutte le possibilità di avanzamento speculativo prima che questo possa, poi, trovare la forza di ergersi nella verticalità dell’avanzamento iniziatico.

Quella di Boaz, passiva, è la Colonna dove prendono posto gli Apprendisti che, tacendo, usano apprendere a riconoscere le proprie attitudini negli strumenti iniziatici della Libera Muratoria. Quella di Jachin, attiva, è invece la Colonna dove seggono i Compagni che, a loro volta, apprendono ad esprimere le proprie attitudini attraverso l’uso degli strumenti muratori.

Le due Colonne, allora, rappresentano una sorta di limite di scorrimento che dovrà essere superato per giungere agli stalli più alti della maestranza massonica. Esse, come le mitiche colonne d’Ercole, delimitano il confine tra il mondo del Tempio conoscibile dai sensi fisici d’un uomo a quello d’uno spazio invisibile, riconoscibile solo dalla coscienza dell’iniziato. Ecco che si dirà:

entrando lasciai me stesso, e infine non trovai null’altro che me stesso!”

Non è forse questo l’impulso che l’Apprendista sente scaturire dal suo intimo, e che lo porta a voler superare tutte le prove che ritroverà in sé stesso? E varcare, superandole, le colonne che delimitano i confini del proprio Tempio interiore ?

Questo limite viene evidenziato durante la prima iniziazione, quella che ci introduce all’opera di levigatura della nostra Pietra interiore. Quando, alla fine d’ogni viaggio, il neofita viene sempre ricondotto tra le due Colonne ma anche idealmente indirizzato sul “filo” della 3° Colonna, quella del sentiero spirituale.

In seguito, superate simbolicamente le prove, il nuovo Apprendista lavorerà sulla Colonna B, quella dell’aspetto passivo della propria energia: la via femminina della propria fisicità. Fisicità che è detta la figlia della Mater Materia.

L’Apprendista, osservando in silenzio il lavoro dei Maestri della propria Officina, lentamente si spoglia delle scorie della mentalità profana. Ciò avverrà attraverso un lavoro assiduo ch’egli compirà su se stesso, amorevolmente guidato dalla saggezza muratoria dei propri Fratelli di Loggia.

Le due Colonne, nell’interpretazione astrologica, rappresentano la costellazione dei Gemelli. E dunque, in quanto tali, si traducono all’insegnamento dell’armonizzazione delle due opposte polarità, che sono nella struttura fisica e mentale di ogni essere vivente.

Come molti comparti della cultura occidentale, anche quelli della moderna Massoneria sono sorti sui fondamenti dall’arcaico immaginifico della tradizione ebraica. Infatti, l’attuale Massoneria, a differenza della più perfetta Tradizione Misterica della Scuola mediterranea (i Misteri orfici, eleusini, delfini, baccanali ecc.), ha preso come proprio modello il Tempio di Gerusalemme concepito da re Davide e costruito dal suo secondogenito re Salomone, in onore del Dio del proprio popolo. La figura di Salomone (che per salire sul trono di re Davide suo padre, ordinò l’uccisione del proprio fratello maggiore fuggito volontariamente in esilio) è rimasta, per certi aspetti, la mitizzazione popolare della “saggezza”. I molti atti riprovevoli che hanno segnato la vita di questo mito popolare, sono rimasti offuscati dal compimento d’un opera colossale quale la costruzione del primo grande Tempio della religione monoteista dell’emisfero occidentale.

Per la tradizione kabbalistica (sorta solo in epoca recente), le due Colonne J & B sono i due aspetti speculari di una pianta allegorica posta al centro del Tempio. Questa pianta è detta l’Albero della Vita o Albero Sephirotico. Questo “albero” è, in realtà, un simbolo che la Kabbala ebraica usa per dimostrare il teorema della “discesa” e la “risalita” nella materia dello spirito originale della divinità creatrice dell’universo. E se la discesa interessa solo l’Opera dello spirito divino, la risalita ed il ritorno alla forma (coscienziale) originale (l’Adamo Kadmon), è il percorso che debbono intraprendere tutte le individualità dei singoli uomini (gli adami terrestri). L’Albero Sephirotico è, allora, una mappatura ermetica del “grande ritorno” dell’uomo verso il modello Archetipo da cui discende. Percorso coscienziale e trasmutativo che, però, va interpretato e ricondotto nei significati dei primi valori arcaici e tradizionali.

La colonna centrale di questo sistema, come è stato già accennato, rappresenta un percorso spirituale che da Malkut (simbolo della più densa fisicità) conduce direttamente a Kether (simbolo dell’ingresso alla parte più sottile del proprio cielo interiore). Questo percorso, a differenza della via larga (lenta ma meno incerta) del profano, è la Via stretta (rapida ma pericolosa) che, per chi sa comprenderne i misteri, porta all’Iniziazione.

L’uomo ha le stesse due colonne del tempio sui lati sinistro e destro del proprio corpo. Ed egli deve equilibrare le due diverse polarità energetiche (mascolino-femminino) attraverso il centro mediatore del cuore (la sephirà Thipheret). Giungendo a rigenerarne l’essenza nella sintesi della terza colonna, quella metafisica e spirituale. Questa terza colonna è il complesso delle correnti energetiche che scorrono lungo la spina dorsale. Un’interpretazione simile a quella offerta dalla simbologia occulta del Caduceo Ermetico.

Il Caduceo Ermetico è l’immagine simbolica che trae origine da un insegnamento più antico ma posto in chiave più chiara e diretta del sistema sephirotico che, forse volutamente, è stato posto sottoforma complessa, macchinosa e di più difficile interpretazione.

Proiettando sul pavimento massonico le 3 Colonne, allora, si visualizzeranno le 3 colonne dell’Albero Sephirotico con i suoi 10 universi (sfere di coscienza) e 22 sentieri  trasversali.

Ma non andiamo oltre.

Per terminare, non possiamo dimenticare di citare due altri simboli delle 2 Colonne del Tempio massonico.

Alla sommità della Colonna J è posto un globo a rappresentare il pianeta come concezione globale della Grande Opera di sacralizzazione della materia.

Sulla Colonna B trovano posto tre melagrane che rappresentano l’umanità, racchiusa in quell’unico contenitore chiamata Mater Mundi, cioè, la Natura madre del mondo.

Ho detto.

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