LA SOSPENSIONE PSICOONTICA

LA SOSPENSIONE PSICOONTICA

 Mariano Bianca

In senso psicologico l’iniziato pone in una condizione parentetica il suo sé, che non è nulla negato ed per iniziatico. annullato, ma posto a latere nella sua psiche per poter ricevere il messaggio Egli così permette che al suo interno si generi una condizione di vuoto per poter collocare un nuovo sé che si affianca a quello che ha messo tra parentesi. L’iniziato, quindi, psichicamente, nel momento della iniziazione è in una condizione di sospensione, che chiamiamo sospensione psicoontica: egli è e non è. Adopero il termine psicoontico per fare riferimento sia agli aspetti psichici che a quelli ontologici, cioè della specifica condizione ontologica dell’iniziando della Da ritualità un punto di vista psichico egli riconosce consapevolmente di essere quello che era prima psiche iniziatica ma, allo stesso tempo, pone questo sé precedente in un angolo della sua e permette che un altro sé possa sorgere, ma solo come potenzialità. È tura che una si condizione colloca di alterazione iniziatica del sé, che è proprio una disposizione e una aper- nella durata dello svolgimento delrito. Egli altera il suo sé sospendendolo nella sua psiche: da qui il conflitto tra un sé che è parentizzato, il sé che ancora non c’è e il sé che si dispone a sorgere superando il primo o solo ponendosi parallelamente ad esso. Da un punto di vista ontologico—esistenziale, in particolare della concretezza della vita vissuta, la ritualità dell’iniziazione fa sì che l’iniziando si disponga a riconsiderare se stesso e a ricercare un nuovo senso alla sua vita. Per tali motivi, il rito iniziatico è certamente una disponibilità psicologica ed esistenziale: l’iniziando si dispone a riconsiderare se stesso, la sua vita e il suo senso, anche se ciò gli appare scuro e impenetrabile. | L’iniziazione è smarrimento del sé, perché è paura di abbandonare quello che si era e incertezza per quello che si potrà essere. In termini diversi, l’iniziando si muove in una discesa verso gli inferi, verso la morte, per poter risalire a nuova vita. Quelle condizioni che, di solito, vengono dette morte e rinascita iniziatica. Nell’iniziazione il neofita si smarrisce interiormente ma, al contempo, apre un nuovo orizzonte per la sua vita: un orizzonte vuoto che dispone al suo riempimento durante il rito e nel prosieguo dell’iter iniziatico che potrà intraprendere grazie all’iniziazione. L’iniziazione è quindi proprio e solo un autentico initium nel quale l’iniziato intende porsi. Tuttavia questo smarrimento e questa sospensione del sé acquistano senso in quanto il rito fa sì che l’iniziato si colleghi in una dimensione che amplia la sua individualità e la colloca in quella continuità iniziatica in cui egli si farà trasportare, ma sarà anche una parte attiva. Guénon a questo proposito parla di ricollegamento iniziatico: all’iniziando con il rito viene permesso di collegarsi a una catena iniziatica, ed in effetti con il rito egli viene inserito in questa corrente. Per entrare in questa corrente è necessario allontanarsi da un mondo e predisporsi per en- trare in un altro. Per questo sono necessarie prove, di natura simbolica o concreta, che non sono compren- sibili all’iniziato se non in senso intuitivo e simbolico: la loro comprensione sarà parte del prosieguo dell’iter iniziatico. L’iniziazione, quindi, è una conversione psichica e ontologica del sé, che non si dice con la parola, anche se le parole sono un veicolo dell’inserimento del neofita nella corrente. Per questo l’iniziazione è certamente uno stato interiore, o meglio uno stato psichico, che non ha senso raccontare in termini descrittivi. Si tratta sempre e comunque di una esperienza unica, anche se i rituali iniziatici sono sempre gli stessi. Essa resta segreta nella segretezza della ritualità

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