CARLO GOLDONI (Venezia 1707 – Parigi 1793)
Carlo Goldoni nacque a Venezia il 25 febbraio 1707. Il padre, medico, tentò invano di avviarlo alla stessa professione, ma Carlo dimostrò una scarsa predisposizione per la medicina ed uno spiccato interesse per il teatro. Giovanissimo cominciò a girovagare con una compagnia di comici, per rientrare a Venezia dopo alcuni anni ed incominciare a studiare avvocatura. Ma contemporaneamente continuava a lavorare assiduamente per il teatro, legandosi in sodalizio artistico con un capocomico. Nel 1734 sposò Nicoletta Conio, genovese, che fu con lui per tutta la vita. Nel 1740 entrò a far parte, come poeta drammatico, della compagnia di Girolamo Medebac di Venezia, e scrisse la sua prima commedia: “La donna di garbo”. Per la stessa compagnia Goldoni iniziò a scrivere numerosissime commedie, interrompendo la sua attività soltanto per un breve periodo in cui si trasferì in Toscana, a Firenze, dove riprese la più lucrosa attività di avvocato. Nel 1746 aderì alla Massoneria, entrando a far parte di una loggia di nuova costituzione, insieme a Giacomo Casanova, nella quale lavorò fino al 1755, quando gli Inquisitori di Stato arrestarono Casanova e chiusero l’officina. Abbandonata l’avvocatura, si dedicò, per il resto della sua vita, alla produzione di commedie teatrali. Già nel 1748 aveva avuto il suo primo successo con “La vedova scaltra”. Ma la “riforma goldoniana“, per il modo di concepire il teatro, provocò ribellioni, attacchi e parodie da parte di molti autori; il più accanito contestatore fu il poeta Carlo Gozzi, e tra i critici il Baretti. Goldoni, forte dell’approvazione del pubblico, in un anno produsse ben sedici commedie, tra le quali ci furono: “La bottega del caffè”, ”Il bugiardo”, ”La Pamela”, “Il teatro comico”. Nel 1753, l’anno de “La locandiera”, Goldoni, abbandonata la vecchia compagnia, assunse un impegno di dieci anni con il Teatro San Luca, ed in questi dieci anni portò sulle scene: “Il Campiello”, “Gli Innamorati”, “Un curioso accidente”, “La casa nuova”, “Sior Todaro brontolon”, “Le baruffe chiozzotte” ecc. Ma, come Casanova ed altri intellettuali, fu iscritto nel registro degli indagati degli affiliati alla Massoneria, e nel 1762 lasciò Venezia con l‟ultima rappresentazione, “Una delle ultime sere di carnevale”, per andare a Parigi, dove era stato invitato dagli attori del Teatro Italiano. Nel 1771, a Parigi, fece rappresentare, “Il burbero benefico”, che fu decisamente ammirato da Voltaire e fu un trionfo totale. Luigi XV, che l’aveva ufficialmente nominato precettore delle figlie, lo ricompensò con 150 Luigi d’oro. Scrisse in questo periodo i suoi “Memoires”, iniziati nel 1784 e pubblicati nel 1788. Ma gli ultimi anni della vita di Goldoni non furono lieti. Con il trionfo della rivoluzione francese, fu privato dell‟assegno fissatogli dal re, e nel 1792, ottantacinquenne, si ritrovò nella miseria. Solo nel 1793 la Convenzione decise di ripristinare il suo mensile, ma il giorno prima, il 6 febbraio, si era spento in miseria.
La commedia goldoniana ci fa conoscere una dimensione della vita dove non c’è posto per l’eroe, e neppure per l’antieroe, ma solo per un uomo comune che ama e gode della vita, abile nel piccolo gioco quotidiano degli affetti, dei dispiaceri, delle angustie e delle cose liete, ed il cui fine è darsi un’esistenza serena e piacevole. Nelle sue memorie scrisse: “mia madre mi ha dato alla luce quasi senza dolore e per questo mi ha amato ancora di più; io non ho pianto vedendo la luce per la prima volta. Questa quiete pareva manifestare, sin da allora, il mio carattere pacifico, che non si è mai smentito nel tempo”. In Goldoni, infatti, tutto è misura, sdrammatizzazione della storia, immaginazione quotidiana, è una riproduzione della vita dal vero nelle sue dimensioni reali, ed ingrandita sulla scena per dare risalto al dettaglio che la caratterizza. Goldoni vive in un‟età in cui tutti i grandi scrittori pensano a un teatro educativo, popolare; Lessing, per esempio, cerca un linguaggio scenico destinato a un teatro nazionale tedesco; Rousseau condanna moralisticamente la scena, divenuta scuola di lussuria, superbia, crudeltà, e si ripropone la forma dell’antico teatro greco, modello di una comunità ideale. Goldoni è invece un borghese illuminato che ama la pace e la libertà, un intellettuale che conosce e che ama l’animo popolare, una realtà etica scoperta nei momenti brevi e profondi dell’esistenza quotidiana; e il popolo sa esprimere i propri sentimenti e la propria volontà nell’accadere minuto dei giorni; il Goldoni, a dire il vero, “scrive per il teatro, che è quanto dire principalmente per il popolo”; non intende quindi dare nuove regole, ma solo realizzare opere che trasformano sul palcoscenico il modo di fare teatro. In una commedia, “Le donne Curiose” , dietro una serie di veli metaforici, in verità assai trasparenti, Goldoni fece una difesa appassionata dell‟attività dei Liberi Muratori; egli stesso, nelle sue “Memoires” spiegò che “sotto un titolo ben nascosto, ben mascherato”, la commedia non rappresenta altro che una loggia di Liberi Muratori. La trama della commedia descrive la vita di un’associazione fondata da un gruppo di amici, e guidata da una ben nota maschera veneziana, Pantalone dei Bisognosi, e nella quale è proibito l‟ingresso alle donne. Questa proibizione induce una famelica curiosità nelle compagne degli associati, facendo loro formulare i sospetti che già allora erano i luoghi comuni più classici della propaganda antimassonica: forse si faranno stregonerie, o si riceveranno altre donne, si praticheranno attività illecite, o si produrrà il “lapis philosophorum” ( pietra filosofale), o magari “l’oro disputabile”, fino ad arrivare, attraverso le parole della serva Rosaura, a riecheggiare la bolla di Clemente XII: “se non vogliono che si veda, vi sarà qualcosa di brutto”. Nella commedia, attraverso un‟abile costruzione di dialoghi, i pregiudizi che circondano questa associazione di amici sono messi opportunamente in ridicolo e l‟epilogo è l‟apertura della loggia al pubblico che può osservare la condotta di Pantalone priva di ogni atteggiamento disdicevole o illegale, ed impreziosita dal legame fraterno tra i vari componenti privo dei formalismi legati alle gerarchie sociali costume dell‟epoca. Carlo Goldoni era stato iniziato, e fu anche Maestro Venerabile, nella Loggia Rio Marin fondata a Venezia e che nel 1785 fu chiusa dagli inquisitori; tutti gli arredi massonici furono bruciati in un rogo al quale assistette con gioia il popolino al quale si era fatto credere che si trattasse di strumenti satanici
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