PIETRO GORI

PIETRO GORI (Messina 1865 – Portoferraio 1911)
Pietro Gori nacque a Messina, da Francesco, ufficiale dell‟esercito ed originario dell’Isola d’Elba, e da Giulia Musoni, nativa di Rosignano Marittimo. Compì i primi studi classici a Livorno, poi, nel 1886, s‟iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza all‟Università di Pisa, dove si laureò nel 1889. Fu in questo periodo che entrò in contatto con ambienti anarchici divenendone uno dei leader più in vista.
Nel 1890, a Livorno, durante gli scontri tra operai e polizia in occasione della festa del 1° maggio, fu arrestato e condannato ad un anno di reclusione. Nel 1891 partecipò al congresso del Partito Operaio Italiano, poi tradusse, per la biblioteca popolare socialista, “Il Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels. In conseguenza di questi episodi fu sottoposto a “speciale sorveglianza”da parte di tutti i Prefetti del Regno. Nel 1892, trasferitosi a Milano, lavorò nello studio di Filippo Turati e fondò il giornale l’”Amico del popolo”; in questi anni tenne una serie di conferenze, sempre sul tema del “socialismo legalitario e socialismo anarchico”, difese, nella sua veste d’avvocato, numerosi compagni anarchici. Nel 1894 fu accusato, dalla stampa borghese, di essere stato l’ispiratore dell’attentato contro il presidente della repubblica francese, e, per sfuggire all‟arresto, esulò in Svizzera. A Lugano fu arrestato e, dopo quindici giorni di carcere, fu accompagnato alla frontiera tedesca; in quest‟occasione scrisse la canzone “Addio Lugano Bella”. Esulò così in Germania, Belgio, Inghilterra ed infine negli Stati Uniti dove, nel New Jersey, fu collaboratore del periodico “La Questione Sociale”, ed entrò a far parte delle “Trade Unions” (associazioni sindacali) americane. Nel 1896, anche per il continuo interessamento di Giovanni Bovio, gli fu consentito di rientrare in Italia, con l’obbligo però di risiedere all’Isola d’Elba. Nel 1898 fu l’avvocato difensore dei contadini ed operai di Campiglia Marittima che avevano partecipato alle agitazioni popolari, e, nello stesso anno, difese, di fronte alla Corte d‟Assise di Casale, gli operai protagonisti delle rivolte di Carrara. Riprese vigorosamente la sua attività politica di anarchico, collaborando a diversi periodici, e questo gli costerà una nuova condanna a 12 anni di carcere, in contumacia, perché nel frattempo era già esulato in Argentina. A Buenos Aires si fece conoscere sia come attivo propagandista dei principi anarchici, ma anche come studioso, fondando la rivista scientifica “Criminologia Moderna”, che avrà poi decine di collaboratori in tutto il mondo. Fu durante il periodo americano che decise di aderire alla Libera Muratoria, e fu iniziato Libero Muratore il 12 agosto 1901 nella R.L. “Rivadavia”. Rientrò in Italia nel 1902, agevolato da un’amnistia, per motivi familiari e, soprattutto, per motivi di salute. In questi ultimi anni continuò a tenere conferenze, a propagandare i principi di libertà uguaglianza e fratellanza, a difendere molti compagni in numerosi processi penali. Nel 1907, gravemente ammalato, partecipò alle agitazioni che si verificarono all’Isola d’Elba per la morte di tre operai ed il ferimento di molti altri per lo scoppio di un altoforno. L’otto gennaio 1911 moriva a Portoferraio tra le braccia dell’operaio anarchico di Piombino, Pietro Castiglioli. Come già detto, Pietro Gori fu iniziato massone il 12 agosto 1901, nella Loggia “Rivadavia” N° 51, all’Oriente di Buenos Aires

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