LA MUSICA NELLA RITUALITÀ DEL TEMPIO

LA MUSICA NELLA RITUALITÀ  DEL TEMPIO

di Paolo Pisani

Ciò che più vale è la nostra capacità di recepire il messaggio espresso dalle vibrazioni

Componente non cefto casuale della ritualità dei Lavori nel Tempio è la Musica. Come certe parole posseggono il potere misterioso di far spuntare un sorriso sul volto degli uomini di ogni paese e di giungere all’anima, così anche la Musica suscita entusiasmo, gioia, amicizia, interiorità. Ad ogni età della vita, in ogni regione e cultura, dal ritmo del tamburo alle sinfonie più sofisticate , la Musica ci libera dai pesi quotidiani, aiutandoci a liberare sulle vie dell’emozione e della verità.

Non quella verità che si spiega o si giudica, ma quella essenziale che ci fa sentire noi stessi, in un Universo di cui diveniamo anche noi una vibrazione tra miliardi di altre. L’uso delle Musiche nel corso dei nostri Lavori, trova ragion d’essere proprio in questo equilibrio interiore che la Musica crea. Una comunicazione segreta con la lenta evoluzione delle stelle, con il ritmo del nostro stesso respiro, del nostro cuore ed è in questi momenti che un senso di unità universale penetra nel più profondo di noi stessi. Come osserva lo stesso Fanise, tra le stelle e noi esistono sinfonie eterne e divine , come i movimenti delle stagioni, come il perpetuo alternarsi del giorno e della norte, come il dialogo della Luna con il flusso e riflusso degli Oceani. Ed è dunque attraverso la Musica che possiamo sfiorare la voce segrera e misteriosa della stessa creazione .

Poco importala scelta di questo o quel compositore , ciò che più vale è la nostra capacità di recepire le sue vibrazioni: il rumore dell’acqua di un ruscello di montagna, il canto degli uccelli in una foresta tropicale o il dialogo del vento ed il deserto, possono anch’essi permetterci di entrare n sintonia con i tre regni (vegetale – minerale – animale) di cui rappresentiamo il prolungamento, avvicinandoci attraverso il miracolo del suono e della Musica, a quel regno divino che, pur vicino, è così inaccessibile.

Arte concreta e nel contempo astratta, trova nelle materie più semplici ed anche più volgari (il pelo d’un archetto di violino, una pelle di capra, una corda di budello) dei “tramite ” per trascinarci verso la spiritualità ed il raccoglimento; unica condizione essenziale : la nostra voglia e disponibilità a partecipare al “viaggio”. Sta in questo la sua universalità. Non tanto per la atavica genesi, antica come l’uomo, quanto perché ci permette ancor oggi di trovare una forma concreta per ridurre la distanza da quel mondo sovraumano che , a noi sconosciuto, ci appare come la chiave dell’Universo che è regolato dal Grande Architetto.

Sensazioni che I’uomo ha sempre avvertito e delle quali figure illustri hanno teso ad oggettivarne il significato, come il grande poeta tedesco Goethe con la sua frase : “La Musica ci dà il presentimento d’un mondo migliore “, oppure del celebre violoncellista spagnolo Pablo Casals con: “Fare della Musica è dare ali d’eternità alla Natura più effimera, rendere umane le cose divine e divine le cose umane “. Del resto I’origine stessa della parola “Musica”, non sembra dovuta al caso se contiene come matrice “Musa”, se è prossima alla parola “Mistica” e presente nell’approccio al mondo divino di ogni epoca e civiltà. Ciò dipende dal fatto che più dell’immagine od il movimento, è

questo il linguaggio preferito dell’emozione, dell’amore, dei sentimenti. Ogni culto, religione e pratica spirituale , accordano alla Musica uno spazio d’onore nelI’espressione dell’indescrivibile, considerandola come supporto più ricco alla stessa preghiera. Dalle recitazioni cantate del Corano, dai canti sacri del buddismo tibetano, alle invocazioni delle forze cosmiche delle religioni precolombiane , sia nel-

le nostre stesse musiche massoniche, si evidenzia la universalità del carattere mediatico della Musica. Un carattere mediatico che non risente delle diversità etniche e culturali, in quanto, pur nella diversità evidente dei linguaggi musicali (un aborigeno australiano che soffia in una tibia o il coro e orchestra della Volksoper di Vienna), I’effetto di quei suoni ed armonie , verrà concepito unicamente dal senso di raccoglimento ed interiorità degli ascoltatori. Il nostro uso prevalente di Musiche composte da Mozan, sta nel fatto che lo sforzo dell’illustre Fratello, fu quello di creare delle sinfonie che , nel piacere dell’ascolto, aggiungessero il linguaggio non verbale della Natura, dell’amore, dell’umanità, della fratellanza, creando all’interno del Tempio le vibrazioni del creato, quel senso di sereno stato che non sempre riusciamo a raggiungere nel corso del nostri Lavori, incapaci di lasciar fuori, non tanto dal Tempio, ma da noi stessi, le angosce, i problemi, i timori, le ambizioni della vita profana. Una Musica dunque che non va interpretata o vissuta come una “civetteria” coreografica, una integrazione fonica, un abbellimento, bensì come la chiave segreta affinché calma interiore, serenità e benessere spirituale, alberghino in noi e facciano sì che tutto sia realmente “… giusto e perfetto” ed i Lavori di Loggia si svolgano in un clima di vera fratellanza, dando alla dichiarazione del 1″ Sorvegliante, nella chiusura dei Lavori in Grado di Apprendista (“tanto quelli dell’una quanto quelli dell’altra manifestamente lo attestano”), in risposta alla domanda del Maestro Venerabile (” . . . gli Ope rai sono contenti?”), u un senso di concretezza e verità.

Divertire, commuovere , educare, rendere felici, guarire, comunicare, queste ed altre sono le potenzialità della Musica, una Musica che in ogni epoca è riuscita ad essere , e continuerà ad essere , il riflesso sonoro del bello, del bene e del vero, della sapienza, della forza e della bellezza, per far sì, come noi Massoni auspichiamo, che anche la civiltà spirituale riesca a guadagnare il cuore degli uomini.

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