IRIDE

IRIDE  di  Mimmo   Martinucci

Fu Iride Taumantia messaggera
dall’alto dell’Olimpo in Terra inviata,
del ponte della pace fu foriera
con stille iridescenti bella e alata.

L’arcobaleno è il simbolo del ponte
che unisce in un abbraccio terra e cielo,
la dea v’appare tra pianura e monte
ed all’azzurro toglie il nigro velo.

Nell’aia e su nel cielo si fa festa:
il contadino guarda in alto e spera,
sicuro che il suo seme in vita resta.

Così, come alla notte segue Aurora,
avvien che a ogni tempesta della vita
l’arcobaleno dia speranza vera.

Nota
Iris o Iride o Iri o Taumantia o Taumantiade è la divina messaggera, figlia di Taumante e di Elettra, personificazione dell’arcobaleno che unisce il Cielo alla Terra. Era una fanciulla dai piedi veloci come il vento e con ali dipinte di tutti e sette i colori dell’arcobaleno. Portava gli ordini celesti, in particolare quelli di Zeus e di Hera, agli altri dèi o agli uomini.
È vestita di “iridescenti” gocce di rugiada ed è proprio per la sua luminosità, di colore variabile, che la membrana dell’occhio si chiama “iride”.
L’arcobaleno è un fenomeno straordinario che nell’antichità esigeva una spiegazione. Essendo uno dei più misteriosi e magici fenomeni naturali è probabile che, nei tempi antichi, sia stato considerato il segno più evidente dell’esistenza di un regno soprannaturale.
In molte mitologie l’arcobaleno, opposto alla tempesta, venne considerato un segno di pace o un ponte, per la sua forma.
Nella mitologia nordica è noto come Bifröst e unisce i mondi di Asgard (mondo divino) e Midgard (mondo umano). È formato da tre colori, tra i quali il rosso è in realtà fuoco che arde. L’etimologia è incerta, la forma originale sembra essere Bilröst la quale traduzione letterale sarebbe l’arcobaleno fugacemente intravisto, la traduzione di Bifröst, tuttavia, non è così diversa: l’arcobaleno tremulo o via dei colori (è chiamato anche Ásbrú, “ponte degli Æsir”).
Custodito e sorvegliato dal dio Heimdallr, il ponte è destinato a crollare all’avvento del Ragnarök quando i Múspellsmegir lo cavalcheranno per raggiungere il cielo.
Nell’Epopea di Gilgamesh l’arcobaleno viene descritto come la collana della Grande Madre Ishtar che lo indossa in ricordo del diluvio che ha annientato l’umanità, esso poteva servire da ponte verso il cielo per i devoti, oppure come insormontabile barriera.
Nell’Antico Testamento indica invece l’alleanza stretta tra Dio e l’uomo, anche qui dopo il diluvio.
Nella mitologia Indù, invece, si diceva che l’arcobaleno fosse l’arco di Indra, dio del tuono e delle tempeste.
Secondo una credenza, inoltre, gli antichi re del Tibet tornavano in cielo sotto forma di arcobaleno o, secondo altre interpretazioni, tornavano in cielo tramite una corda-arcobaleno.

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