IL NOME PINOCCHIO

Pinocchio

Pinocchio
Sesso Maschio

Illustrazione di Carlo Chiostri (1901)

Nome

Nel romanzo Geppetto spiega che si chiama Pinocchio perché è un nome a lui conosciuto:

« – Che nome gli metterò? – disse tra sé e sé. –

Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina. – »

(Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, cap. III.)

L’origine del nome non è chiara: se è vero che pinocchio significa «pinolo»[1], esistono molti altri cognomi simili con pin– che derivano da Pino, ipocoristico aferetico di Giuseppino (a sua volta diminutivo o vezzeggiativo di Giuseppe, come anche lo stesso Geppetto) o anche di Filippino (da Filippo) e Iacopino (da Iacopo o Giacomo)[2]. Nell’antico dialetto toscano, il termine Pinocchia indicava l’albero Pinus pinea, come testimoniato da toponimi come Crino della Pinocchia.[3] Pinocchina indicava inoltre, nel vernacolo fiorentino di qualche tempo fa, una gallina o donna piccola e un po’ grassoccia ma ben proporzionata[4].

Nell’accezione di pinolo si possono riassumere simbolicamente le caratteristiche del personaggio, come evidenziato anche da Gérard Génot: il «seme» come «valore fliliale, infantile», nel suo stesso essere «di legno», insomma «la carne nel legno, la germinazione nella durezza».[5]

Altri preferiscono richiamare alcuni toponimi toscani che potrebbero aver suggerito il nome al Collodi. A Colle, dove fu alunno del locale Seminario collegio vescovile,[6] esisteva una fonte detta la Fonte del Pinocchio.[7] Secondo alcuni potrebbe aver preso spunto anche dall’odierno San Miniato Basso, che si chiamava appunto “Pinocchio”, che è anche il nome del rio che scorre nel centro del paese. Era una località che Collodi conosceva bene: il padre di Carlo Lorenzini, Domenico, aveva abitato per diversi anni nella zona del Pinocchio al servizio come cuoco di una ricca famiglia del luogo.[8]

Aspetto

Pinocchio è una marionetta (ovvero un pupazzo di legno che si manovra con i fili) e non un burattino (che invece viene manovrato da sotto infilandovi la mano dentro). Nel libro però è chiamato, impropriamente, burattino, da qui l’equivoco. Per una caratteristica singolare, il pezzo di legno da cui è ricavato è animato, per cui Pinocchio, rimanendo pur sempre un semplice pupazzo di legno, si muove da solo, cammina, parla, mangia (per es. cap. XIII, presso l’Osteria del Gambero Rosso in compagnia del Gatto e della Volpe). Nel corso del romanzo però assistiamo ad alcune trasformazioni: dopo aver promesso alla Fata di smettere di essere un burattino e di voler diventare un vero ragazzo, fugge con Lucignolo nel «Paese dei Balocchi» e finisce per trasformarsi, dopo cinque mesi di cuccagna, in un asino, finendo in una compagnia di pagliacci. Nell’ultimo capitolo Pinocchio, uscito dalla bocca del Pesce-cane insieme a Geppetto, smette finalmente di essere un burattino e diventa un ragazzo in carne ed ossa (grazie all’intervento in sogno della Fata).

Il naso

La caratteristica più nota e conosciuta di Pinocchio è il suo naso che si allunga a dismisura quando dice le bugie: questo compare nel capitolo XVII. Oltre a richiami immediati e scontati di natura sessuale, c’è da notare come lo stesso Collodi, in Note gaie, affermi come «per nascondere la verità di una faccia speculum animae […] si aggiunge al naso vero un altro naso di cartapesta»[9].

Abbigliamento

Nel romanzo non vengono forniti particolari dettagli sull’abbigliamento di Pinocchio. Egli però è spesso rappresentato con un cappello a punta, una casacca colorata e un paio di pantaloni lunghi fino al ginocchio (da qui chiamati «pinocchietti»). Infatti, nel libro, si accenna a “un vestituccio di carta fiorita, un paio di scarpe di scorza d’albero e un cappellino di midolla di pane”. Nella versione Disney, l’aspetto è molto differente e il personaggio è vestito alla tirolese, con tanto di Lederhosen e un cappello con una penna.

Carattere

Pinocchio è fondamentalmente buono, ma cade spesso nella tentazione di farsi trascinare da brutte compagnie ed è incline alla menzogna. A causa di queste caratteristiche si ritrova spesso nei guai, dai quali riesce però sempre a cavarsela.

Interpretazioni

La storia sembra una rilettura libera del romanzo di formazione (il monello che piano piano diventa ragazzo maturo), sebbene, anche a causa dell’ambientazione fantastica, non manchino interpretazioni alternative. “La conoscenza amara, crudele e senza luce della realtà: la riduzione di ogni fantasia, di ogni sogno, di ogni favola, di ogni desiderio infantile, di ogni mostro leggendario entro limiti più famigliari (solo Collodi poteva entrare nel ventre di una balena per ritrovarvi gli odori di una trattoria fiorentina): la perfetta geometria della costruzione, della narrazione e del dialogo, tutto questo fa delle Avventure di Pinocchio il capolavoro della letteratura toscana dopo Galileo Galilei (Pietro Citati).[10]

Picaro

Secondo Italo Calvino, Pinocchio è l’unico vero picaro della letteratura italiana, seppure in forma fantastica: le sue avventure rocambolesche, a volte scanzonate a volte drammatiche, sono tipiche di questa figura letteraria che non ha avuto grande successo nella letteratura italiana[11].

«Toscanaccio»

Il critico letterario e prosatore Pietro Pancrazi ha interpretato Pinocchio come un monellaccio disubbidiente e viziato, come ne aveva conosciuti in Toscana; la sua metamorfosi da burattino di legno in ragazzo vero è la maturazione reale di un comune bambino toscano abituato a tante birbonerie in un giovanotto con un futuro davanti[12].

Alter Christus?

Un’interpretazione alternativa viene da Gian Luca Pierotti, che vede nel romanzo e nella figura di Pinocchio un’analogia con certi Vangeli apocrifi che narrano un’infanzia turbolenta di Gesù. Inoltre si riferisce anche alla scrittrice statunitense Clara Clement che, nel suo Handbook of Legendary Art, sostiene come la prima manifestazione di Cristo sulla Terra sia stata un legno animato (living rod) e alla possibile interpretazione di alcuni temi del romanzo come riferimenti alla Crocifissione (lo stesso legno, l’episodio dell’impiccagione ecc.).

Pierotti cita la formazione in seminario dei Collodi e Pietro Coccoluto Ferrigni «Yorick» quando afferma che, nel periodo da Berlingaccio alle Ceneri i teatri fiorentini di marionette sostituissero le figure profane con quelle sacre e si passasse alla rappresentazione del battesimo di Gesù. La bugiardaggine di Pinocchio starebbe allora nell’essere figura cristiana che non appare tale e che si muove in un ambiente che, almeno in apparenza, cristiano non è. Si tratterebbe in definitiva di un presepio animato toscano, laico e profano all’apparenza, ma cristiano nel contenuto[13].

Secondo Carlo Alberto Madrignani le varie interpretazioni che si sono succedute nel corso del tempo sulla figura di Pinocchio sono da considerare comunque con molta cautela, in particolare quelle che lo vedono come personaggio ispirato, più o meno nascostamente, alla figura di Gesù. Le prove a sostegno di significati reconditi sono, a suo avviso, deboli: la simbologia, indubbia, che appare nel testo è di tipo popolaresco, in modo non dissimile dagli elementi costitutivi (le funzioni) già espressi da Bachtin a proposito delle fiabe russe. Il personaggio è sempre legato a una dimensione di tipo «realistico popolare», dove l’elemento magico e simbolico è certamente presente ma non scalfisce questa verità di fondo[14].

Interpretazioni esoteriche della figura di Pinocchio

« Il Pinocchio di Collodi è un miracolo letterario dalla profondità esoterica quasi intollerabile. »
(Elémire Zolla, dall’intervista di Silvia Ronchey, «Il burattino framassone» Zolla: la storia di un’iniziazione ispirata a Apuleio, La Stampa, 27 febbraio 2002, p. 25)

Secondo l’interpretazione esoterica, basata anche sul fatto che Collodi apparteneva probabilmente ad una loggia massonica fiorentina,[15] Pinocchio conterrebbe diversi elementi simbolici appartenenti all’antichissima tradizione magica e sotterranea della letteratura italiana, che parte da Apuleio, e attraverso la poesia medioevale di Federico II e Dante Alighieri, approda all’esoterismo del Rinascimento.[16] Pinocchio, in quest’ottica, non è che la storia di un’iniziazione: una marionetta di legno, simbolo della meccanicità della persona, che aspira a ritrovare la sua anima.I nomi dei personaggi corrispondono così ad una precisa terminologia alchemica: Pinocchio sarebbe un composto di pino, albero che nell’ermetismo allude alla ghiandola pineale, e di occhio, ossia la visione associata a tale ghiandola; Mangiafuoco corrisponderebbe a Mammona, che nei Vangeli è equiparato al denaro e più propriamente al potere della mondanità, mentre in Lucignolo è rinvenibile Lucifero che, come il Gatto e la Volpe (le passioni del corpo), distraggono Pinocchio dalla scuola e quindi dalla possibilità di accedere alla Conoscenza; nella Fata Turchina si esprimerebbe l’archetipo della Grande Madre, assimilabile a Iside ma anche alla Madonna cristiana, che aiuta infine Pinocchio a ricongiungersi col Padre.[17]Anche le singole vicende della storia conterrebbero chiavi interpretative attinte dal filone spirituale della classicità letteraria: ad esempio la trasformazione in asino, che rappresenta la caduta nell’animalità, e ricalca l’analogo episodio presente nelle Metamorfosi;[16] o Pinocchio fagocitato nel ventre del pescecane, che ricorda il racconto della Bibbia in cui Giona viene inghiottito da una balena, all’interno della quale giunge a ravvedersi e a riacquistare lo spirito di obbedienza a Dio.[18]

Luohi e opere d’arte dedicati a

Collodi (Pescia): Pinocchio e la fatina, di Emilio Greco.

Milano: Fontana a Pinocchio, di Attilio Fagioli

 

1954Il nome di un rione della città di Ancona è “il Pinocchio” da molto prima della nascita del celebre burattino dalla fantasia di Collodi. Prendendo spunto da questo toponimo, la Società Dante Alighieri, per promuovere la conoscenza del capolavoro di Carlo Collodi, commissionò allo scultore Vittorio Morelli il Monumento a Pinocchio, da porre al centro del rione; la scultura, la prima a raffigurare Pinocchio[19], fu inaugurata nel 1954[20].

1956Su iniziativa del sindaco di Pescia venne indetto un concorso nazionale per la realizzazione di un monumento a Pinocchio nel settantesimo anniversario della pubblicazione della prima puntata della fiaba di Pinocchio. Motivo di ciò è che nel comune di Pescia sorge la frazione di Collodi, dove trascorse l’infanzia l’autore delle Avventure di Pinocchio. Il concorso portò alla realizzazione, nel 1956, del Parco di Pinocchio, ove si trova il gruppo statuario Pinocchio e la Fatina di Emilio Greco e la piazzetta dei mosaici, dello scultore Venturino Venturi in collaborazione con gli Architetti Renato Baldi e Lionello De Luigi.In Corso Indipendenza a Milano, nel 1956 venne realizzata la “Fontana a Pinocchio“, dello scultore Attilio Fagioli; l’opera ritrae Pinocchio diventato bambino che osserva il corpo inanimato del burattino che era.

1963In occasione dei trent’anni dalla pubblicazione delle “Avventure di Pinocchio”, a Vernante, in provincia di Cuneo, sulle pareti delle case sono dipinte scene della storia di Pinocchio. Questo perché il disegnatore Attilio Mussino, che è stato uno dei massimi interpreti del Pinocchio di Collodi, è vissuto a Vernante con la sua seconda moglie Margherita Martini. Ed è in questo paesino tranquillo che si è dedicato al disegno. Alla sua morte, la moglie ha offerto alla Pro loco le sue opere, oggi esposte nel locale museo. Diversi tipi di “dediche” sono presenti nel paese come la scuola che porta il suo nome, la sua artistica tomba nei giardinetti sorvegliata da Pinocchio. È stato chiamato lo Zio di Pinocchio. Ci sono 90 murales presenti nel paese disegnati da Carlet e Meo[21].

1970Una piccola statua in metallo di Pinocchio è presente al parco Zanzi, alla Schiranna, sul Lago di Varese; originariamente bianco, è stato colorato nel 2010 a cura degli studenti del liceo artistico di Varese[22].

Nello stesso periodo è stata realizzata ad opera dello scultore sassarese Gavino Tilocca la pregevole statua in bronzo posta all’ingresso delle scuole elementari di Ozieri (SS) dette appunto “di Pinocchio”

1988 Il pittore ferrarese Walther Jervolino espone alla Galleria Davico di Torino “Una probabile morte di Pinocchio”, in cui il protagonista del romanzo di Collodi subisce la morte per decapitazione. Sarà il primo di una lunga serie di dipinti dell’artista dedicate al burattino dell’autore toscano.

1999Un asteroide scoperto nel 1999 venne denominato 12927 Pinocchio in onore dell’omonimo personaggio del modo della fantasia.

2002Nella piazza centrale di Viù, paese di montagna in provincia di Torino, si trova un Pinocchio in legno alto 6,53 metri e pesante circa 40 quintali. Posizionato nel novembre 2002, si tratta della statua in legno su pezzo unico più alta d’Italia anche se per questo primato è ancora necessario il riconoscimento ufficiale da parte del Guinness dei primati. Rispetto all’originale di Collodi, porta sulle spalle una cartella in legno a simboleggiare la passata scolastica abitudine dei montanari.

2009A Collodi nel febbraio 2009 è stata installata una statua del burattino di 15 metri di altezza; si trova sulla strada che costeggia il parco aperto nel 1956.

2010All’Expo 2010 Shanghai, nel Padiglione Italia, viene esposta la scultura alta più di due metri in alluminio denominata Pinocchio Art di Giuseppe Bartolozzi e Clara Tesi.

Note

  1. ^ Giacomo Devoto, Gian Carlo Oli, Dizionario della lingua italiana, Firenze, Le Monnier, 1971.
  2. ^ Emidio De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, Milano, Mondadori, 1978.
  3. ^ Silvestre Ferruzzi, Signum, Portoferraio 2010.
  4. ^ Carlo Battisti, Giovanni Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze, Barbera, 1950-57.
  5. ^ Per quale motivo Collodi abbia messo il nome Pinocchio al suo burattino fu illustrato ampiamente ed a fondo da Gérard Genot in Le corps de Pinocchio in occasione del I Convegno internazionale di Studi Collodiani, svoltosi a Pescia dal 5 al 7 ottobre 1974. Tra l’altro Genot espresse queste considerazioni: “Enfin, le nom de Pinocchio, variante toscane de pinolo ou pignolo, qui désigne le pignon ou partie comestible de la pomme de pin (pigna), indique deux propriétés fondamentales du personange ou acteur qui va figurer l’actant-sujet-héros du récit. En tant que graine, il dénote la valeur filiale, infantile du héros, et forme redondance par rapport au thème général du récit. Mais aussi, par son nom ligneux, Pinocchio s’affirme (ou est affirmé) comme être de bois. Toutefois, si l’on sait que les ménagères de Toscane, aujourd’hui encore, amorcent leur feu au moyen de pommes de pin, on n’oubliera pas qu’auparavant, de ces pignes, on a retiré les pinoli. Dès lors, Pinocchio, constamment menacé de consummation (propre, par ignition, voire friture, ou métaphorique, par manducation et/ou transformation), est malgré tout se qu’il faut extraire avant de jeter au feu le tégument ligneux qui provisoirement l’enferme. Le nom de Pinocchio, le Nom-Pinocchio, c’est l’âme de petit garçon de chair du pantin héroique, c’est la chair dans le bois, la germination sous la dureté […]”.
  6. ^ Dal 1837 al 1842, come ricorda un’epigrafe posta sull’ingresso del medesimo.
  7. ^ Questa fonte è ricordata nel Campione delle Strade Fabbriche Fonti e Gore della Comunità di Colle 1777, documento, presente nell’Archivio di Stato di Siena, del 1777, la quale all’epoca era “rimasta abbandonata, e secca” ed era larga 6 braccia e profonda 2 circa. Si trovava nelle vicinanze del Conservatorio di S. Pietro e furono dati ordine per la sua demolizione nel 1817, “per costruire un muro in calcina a sostegno e difesa dell’alta Ripa superiore della strada detta la Costa Riccia”. La denominazione di Pinocchio a Colle, come risulta dal citato Campione, era stata data anche ad una Costa, la Costa del Pinocchio.
  8. ^ Alessandro Vegni, Pinocchio è nato a Empoli, rangers.it. URL consultato il 22 dicembre 2013.
  9. ^ Carlo Lorenzini, Note gaie, Firenze, Bemporad, 1892.
  10. ^ Introduzione a Le Avventure di Pinocchio, La grande letteratura italiana, Fabbri Editori, 2006, pag. 10-11.
  11. ^ Italo Calvino, Ma Collodi non esiste, «La Repubblica», 19–20 aprile 1981.
  12. ^ Pietro Pancrazi, Elogio di Pinocchio [1921], in Ragguagli di Parnaso. Dal Carducci agli scrittori d’oggi, a cura di C. Galimberti, Milano–Napoli, Ricciardi, 1967, I, pp. 383–388.
  13. ^ Gian Luca Pierotti, Ecce Puer (il libro senza frontespizio e senza indice), in AA. VV. C’era una volta un pezzo di legno. La simbologia di Pinocchio, Atti del convegno organizzato dalla Fondazione nazionale Carlo Collodi di Pescia, 1980, Milano, Emme Edizioni, 1981, pp. 5–7.
  14. ^ Carlo Alberto Madrignani, Fiaba magica o parabola esoterica, in AA. VV. C’era una volta un pezzo di legno. La simbologia di Pinocchio, Atti del convegno organizzato dalla Fondazione nazionale Carlo Collodi di Pescia, 1980, Milano, Emme Edizioni, 1981, pp. 139–41.
  15. ^ Introduzione a C. Collodi, Pinocchio, a cura di Fernando Tempesti, Milano, Feltrinelli, 20022, pp. 9-10.
  16. ^ a b Zolla: la storia di un’iniziazione ispirata a Apuleio.
  17. ^ Morena Poltronieri, Ernesto Fazioli, Pinocchio in arte mago, Hermatena, 2003.
  18. ^ Giacomo Biffi, Contro maestro Ciliegia: commento teologico a “Le avventure di Pinocchio”, pp. 187-189, Jaca Book, 2012.
  19. ^ Pietro Zampetti (a cura di) Scultura nelle Marche, Nardini editore, Firenze, 1996
  20. ^ Enciclopedia Treccani voce Vittorio Morelli, treccani.it. URL consultato il 20 gennaio 2014.
  21. ^ Murales di Vernante
  22. ^ Sito de “Il Giorno”

Bibliografia

  • Carlo Collodi, Pinocchio, Milano, Feltrinelli, 1972.
  • Giuseppe De Robertis, Pinocchio o il teatro dei burattini, in AA. VV., Omaggio a Pinocchio, in «Quaderni della Fondazione nazionale Carlo Collodi» 1, 1967, pp. 29–33.
  • Mario Grasso, I marrunati di Pinocchiu, edizione integrale de “Le avventure di Pinocchio” tradotta in siciliano da Mario Grasso. Ed. Prova d’Autore, 1990.
  • Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Edizioni Sabinae, edizione italiano con testo a fronte in inglese, illustrazioni originali di Carlo Chiostri, 2012, pag. 560.
  • Marcello Carosi,Pinocchio. Un messaggio iniziatico, ed IBS
  • Emilio Garroni, “Pinocchio uno e bino”, Editori Laterza, 1975,2010, pag. 159
  • Dino Mengozzi, Corpi posseduti. Martiri ed eroi dal Risorgimento a Pinocchio, Piero Lacaita Editore, Manduria-Bari-Roma, 2012.
  • Vittorio Caraglio, Attilio Mussino lo zio di Pinocchio, L’arciere.

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