MEDICINE E MAGIA ALCHE CONSIDERAZIONI

Medicina e magia – qualche considerazione

Maestro Venerabile, carissimi Fratelli, il lavoro che il Fratello F. Frn, M.’. V.’. della R:.L:.Cavalieri di Scozia ha di recente esposto alla nostra Officina nella Sala dei Passi Perduti dal titolo “Medicina e medici nell ‘Antico Egitto”, mi ha indotto ‘ad alcune riflessioni che vorrei condividere con la Loggia.

Comprendere i modi di pensiero e le azioni proprie delle civiltà tradizionali, è per la mentalità moderna e scientista una impresa alquanto ardua e tantopiù lo diventa quando le civiltà in questione non sono più viventi. In questo caso, non essendoci più interpreti in grado di spiegare i cosiddetti enigmi, ci si approlòria di vestigia per lo più incomplete e lacunose che assai di frequente rischiano di essere male interpretate, soprattutto quando si ha a che fare con lingue di tipo ideografico. Se qualcuno di voi ha qualche dimestichezza con gli ideogrammi ancora in uso ai giorni nostri, per esempio in Estremo Oriente, si renderà certamente conto di quali e quante sfaccettature siano nascoste dietro questi piccoli disegni simbolici che mutano significato a seconda del contesto ed anche a seconda della capacità interpretativa del lettore. L’ideogramma del Sole può contemporaneamente indicare l’astro fisico così come il principio Yang del Cosmo, quello del cuore può essere sia Porgano corporeo conosciuto con tale nome, sia il principio intellettivo che sottende la conoscenza intuitiva, non mediata dalla ragione, che sola può accedere alle realtà di ordine sovrasensibile. Parimenti, dato il carattere universale e metastorico di quest’ultimo simbolismo, non ci si deve affatto stupire se gli antichi egizi consideravano il cuore e non il cervello quale sede dell’intelligenza da essi sicuramente intesa, come fanno gli indù ancora ai nostri giorni, come “Buddhi” (l’intelletto puto, lo Spirito Santo) e non come “Manas” (la ragione discorsiva) la quale, come certamente sapevano anche gli egizi, è localizzata corporalmente nel cervello. Questo è solo uno fra le centinaia, forse migliaia, di esempi che si potrebbero fare circa le confusioni possibili di interpretazione dovute ad una scarsa dimestichezza con il significato dei simboli. Vi possono poi essere delle altre confusioni dovute a modi di espressione convenzionali o traslati spesso utilizzati (talvolta di proposito) nei testi scritti relativi a scienza tradizionali; coloro che si occupano di Alchimia certamente sanno quanta cautela sia necessaria, parlando di testi molto più vicini a noi nel tempo e nello spazio, per tentare I ‘interpretazione; si pensi a parole tipo “mestruo”, “corvo nero”, “salamandra” e molte altre che, in assenza di “chiavi” idonee, non consentono alcuna lettura intelligibile di tali Testi. Si pensi poi a casi molto più banali, frequentissimi in Estremo Oriente, dove i nomi più strani e poetici sono attribuiti a cose, animali o piante, ma di cui, anche nella nostra lingua, abbiano qualche esempio; chi potrebbe ad esempio, conoscendo poco o nulla della nostra lingua, associare l’espressione “non ti scordar di me” al fiorellino azzurro che conosciamo con tale nome?

Tutto questo per dire che, anche da un punto di vista puramente letterale, l’interpretazione dei testi antichi rischia sovente di rimanere âlquanto dubbia quanto al significato reale degli stessi; molti testi massonici, lo sappiamo bene, sono spesso del tutto incomprensibili ai non addetti ai lavori; pensiamo cosa debba essere dei papiri inerenti l’esercizio delle arti sacerdotali degli antichi egizi, i quali fra l’altro pare fossero ben gelosi delle loro scienze segrete.

Si rende a questo punto necessaria qualche parola sulla distinzione che è d’uopo fare fra la cosiddetta Arte Reale (o Regia) e quella Sacerdotale. La prima si riferisce in particolare all’uso di energie appartenenti al cosiddetto “mondo intermediario” e, in Occidente, è nota con il nome generico di Ermetismo nel cui ambito si inseriscono, ad esempio, l’Alchimia e l’Astrologia. Della seconda si può dire che, almeno nel mondo moderno, se ne è persa pressoché totalmente anche solo la nozione, giacché questa si serve di “influenze” provenienti direttamente dal “mondo degli dei”, senza bisogno di altri supporti. Essa veniva un tempo chiamata Teurgia e serviva a richiamare, con l’intermediazione di Oracoli, Profeti e Sacerdoti, le influenze divine direttamente dal Cielo alla Terra. Il carattere sorprendente degli effetti visibili dovuti a questa Scienza è tale che la loro manifestazione viene, per via dell’ignoranza, generalizzata dalle cause, definita come “miracolo”. Applicando questa nozione alla medicina. R. Guénon riporta: “Per la verità, presso i Greci la medicina ad Apollo, cioè al principio solare e a suo figlio Asklepios (trasformato in Esculapio dai Latini); ma nei ‘libri ermetici’ Asklepios diventa figlio di Ermete; si noti poi che il bastone che costituisce il suo attributo ha stretti rapporti simbolici con il caduceo. L’esempio della medicina permette allora di comprendere come una medesima scienza possa avere degli aspetti che si riferiscono in realtà a differenti ordini, dal che derivano corrispondenze egualmente differenti, anche se gli effetti che si producono all ‘esterno sono apparentemente simili, poiché ci è la medicina puramente spirituale o ‘teurgica’, e vi è la medicina ermetica o ‘spagirica’.” (da “Ermete” inserito nel libro “Forme tradizionali e cicli cosmici”, Ed. Mediterranee).

La medicina spariglia si serve di supporti corporei prodotti dalla natura (metalli, pietre preziose, erbe, sostanze animali o quant’altro) per produrre effetti riequilibratori sull ‘organismo del paziente e, pur essendo in genere a carattere risolutivo, comporta spesso cure che, poco o tanto, si profraggono nel tempo (Paracelso ne era capacissimo cultore nel tardo Rinascimento); essa fa anche uso di mezzi che richiamano energie dal mondo sottile o “intermediario” attraverso oggetti “caricati” in modo tale da poter funzionare come accumulatori di tali energie, o sovente con l’imposizione delle mani (metodo usato anche ai tempi nostri in “pranoterapia”) nel qual caso è l’operatore stesso a fungere da accumulatore per poi “proiettare” tali energie benefiche sull ‘ammalato; le “forze” terapeutiche utilizzate sono tuttavia, anche se di natura pranica, sempre appartenenti a questo mondo. Quando si parla invece di teurgia è normalmente il solo tocco o altro tipo di contatto (anche a distanza) con l’officiante che basta a provocare la guarigione immediata del paziente, perché la “forza” messa in gioco attraverso l’Arte Sacerdotale è per definizione di natura divina o celeste e, in quanto tale, sottratta alle leggi del tempo. Il caso storico noto a tutti è rappresentato delle guarigioni miracolose ed istantanee prodotte da Gesù Cristo di cui significativo, fra i tanti, è il caso dell’emorroissa: “Ma Gesù disse ‘qualcuno mi ha toccato, perché io ho sentito che una virtù è uscita da me’. La donna, vedendosi scoperta, si avvicinò tutta tremante e, gettandosi ai suoi piedi, narrò davanti a tutto il popolo perché lo aveva toccato e come fosse stata guarita sull’istante. Ma egli le disse: ‘Figlia, la tua fede ti ha salvata. Vai in pace’!” (S. Luca 8, 46-48).

Sono anche possibili dei “Riti” di tipo teurgico con effetti risanatori la cui tecnica era certamente nota agli antichi Egizi, cosi come ai Druidi, ai Brahmani indù e ad altri rappresentanti della casta sacerdotale in altre tradizioni (un residuo di queste conoscenze è ancora utilizzato con una particolarissima applicazione dai Preti esorcisti); si configurano inoltre “luoghi” che per caratteristiche particolari, il cui studio era l’oggetto di un’altra scienza ormai perduta: la “Geografia Sacra”, sono idonei alla discesa di energie atte, in certe circostanze, a procurare guarigioni apparentemente inspiegabili; in quest’ultimo caso è sovente una apparizione “miracolosa”, dai cristiani spesso percepita come la Madonna, a segnare la presenza di tali energie celesti (non è casuale che la maggior parte dei luoghi consacrati alla Madre di Dio erano in tempi anteriori sacri a qualche equivalente divinità femminile della Tradizione precedente); tuttavia, dato il carattere in qualche modo “spontaneo” di queste manifestazioni, l’energia risanatrice non viene “guidata” da un intermediario umano consapevole, ma viene “attratta” da una particolare disposizione interiore del postulante in un modo simile a quanto sopra descritto nel Caso dell’emorroissa; “la tua fede ti ha salvata”, laddove si deve intendere che una forte “fede” è capace di attirare a sé I ‘influenza spirituale vivificatrice.

Visto il carattere straordinario , sia delle manifestazioni teurgiche, dove questo è del tutto evidente, ma anche sovente di quelle ermetiche o spagiriche, si è sovente attribuito alla Magia la produzione di tali effetti, questo perché si ha la tendenza a definire magico qualunque fenomeno che sembra dovuto a cause “soprannaturali” senza tenere minimamente conto delle forze che sono state messe in gioco. E vero che anche in magia si fa uso di energie provenienti dal mondo intermediario, ma queste sono di solito di qualità alquanto inferiore e, abitualmente, sono bel lungi dall’avere qualsiasi possibilità di applicazione terapeutica; quel che invece è assolutamente certo è l’assenza più totale di “influenze spirituali” nell ‘ambito della magia, essendo queste ultime appannaggio esclusivo delle organizzazioni di tipo iniziatico.

Devo ancora aggiungere qualche considerazione sulla apparente ingenuità di certi metodi antichi di cura, quando non correttamente collocati o intesi. Possono, a questo riguardo, presentarsi numerose casistiche: il testo è male interpretato, il testo prevede l’uso collaterale di strumenti spagirici non di natura corporea, il testo è volutamente espresso in modo velato e suscettibile di essere compreso solo dagli iniziati (chi direbbe che il “Decamerone” di Boccaccio o il “Gargantua e Pantagruele” di Rabelais hanno dei contenuti nascosti di natura iniziatica?), il testo è frutto di traduzione da parte di persone prive delle necessarie conoscenze, il testo è stato redatto in un’epoca in cui le “conoscenze segrete” erano già andate perdute o quantomeno erano alquanto nascoste e riservate a pochi, ecc. Nel tardo Rinascimento abbiamo l’esempio, a volte ridicolo, altre penoso, di certi ignoranti che, venuti a conoscenza delle possibilità di “fare l’oro”, si dedicarono ad una affhnnosa sperimentazione sulla base degli oscuri testi alchemici su cui erano riusciti a mettere le mani, con il risultato, nel migliore dei casi, di aver perso il proprio tempo dietro una chimera. Questi, dai veri Alchimisti, erano dispregiativamente chiamati “soffiatori” e furono gli antesignani dei “Chimici” della Scienza moderna. Qualcosa del tutto analogo deve essere avvenuto per la medicina, per cui non c’è affatto da stupirsi che nel settecento, ai primordi dello scientismo moderno, era meglio non cadere nelle mafii di un “cerusico”. Pensare tuttavia che questo disordinato sperimentalismo, di marca del tutto moderna, possa aver avuto nei tempi antichi una qualche attuazione è comunque del tutto arbitrario; sarebbe assai meglio cercare altrove delle similitudini atte ad una migliore comprensione della scienza antica, per esempio guardando alla antichissima medicina cinese (di cui cominciano a interessarsi anche molti medici occidentali), oppure alla ancor più antica medicina Ayur-Vedica dell ‘India. Bisognerebbe poi acquisire grande dimestichezza con il linguaggio simbolico e con la sua corretta interpretazione, essendo questi, nella maggior parte dei casi, l’unico strumento per la comprensione autentica di testi antichi, in caso contrario si rischia di fare della pura e semplice Archeologia.

Quanto ho accennato, pur essendo suscettibile di ben più ampi sviluppi, ritengo possa già consentire di intravedere quel è il cammino da percorrere per rendere giustizia alla Scienza dei nostri predecessori e per non cadere nella trappola di considerare poco più che “bambini” degli uomini la cui capacità di penetrazione dei misteri dell’universo era forse di gran lunga più avanzata di quanto non potrà mai consentire la Scienza sperimentale moderna, di cui andiamo’ così fieri. E alquanto probabile che. Come Massoni, siamo forse gli ultimi a possedere qualche chiave della “Scienza o Arte Regia” ed è in questa direzione che penso dovremmo volgere i nostri interessi e la nostra ricerca, lasciando ai sofisticati “soffiatori” del XX (quasi XXI) secolo il compito di tentare, laddove ancora possibile, di riparare ai danni ecologici apportati, al mondo che ci circonda, da una scienza cieca che ha creduto di poter fare a meno dello “Spirito che soffia dove vuole, come vuole e quando vuole”.

  1. Orlnd,
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