PASCOLI MASSONE

PASCOLI  MASSONE

Conservatore dei Beni Pascoliani di Casa Pascoli a Castelvecchio, Gian Luigi Ruggio, nato sessantun anni orsono nella Barga così cara al poeta di San Mauro di Romagna (ora San Mauro Pascoli), ha tutti i prerequisiti per darci, come fa, un eccellente lavoro di sintesi sulla “vita tormentata” del celebre umanista e poeta, costantemente colpito da terribili sventure: a cominciare, com’è noto, dall’assassinio del padre (un “caso insoluto”, per indolenza degl’inquirenti o peggio: ma sul cui mandante Giovanni Pascoli non ebbe dubbi), seguito dalla morte della madre, “per crepacuore” come un tempo si diceva. Fitto d ‘informazioni minute su ogni aspetto della vita quotidiana — dalla fanciullezza agli studi liceali, da quelli nell’Università di Bologna, ove si addottorò in lettere il 17 giugno 1882 con Giosue Carducci, Giovan Battista Gandino e Gaetano Pelliccioni (ma a pag. 51 si legge: Gambino e Pelliccioni), dagl’inizi dell’insegnamento nella remota Matera. anziché nella meno sgradita Teramo, alla tormentata carriera universitaria —, il cor

poso lavoro di Ruggio è arricchito da un ‘ampia antologia di quelli che all’Autore paiono i “versi migliori” della produzione pascoliana. In tal modo il lettore può “toccare con mano” la grandezza di Pascoli. Per una seconda edizione  che vivamente auspichiamo — suggeriamo anzi l’aggiunta di alcune prose, comprese le celebri pagine da Pascoli dedicate alla definizione del poeta quale “fanciullino”: forse scontate e note, ma non più di quanto lo siano, allora, le poesie opportunamente raccolte nel volume.

Tra i fili conduttori dell’interpretazione della figura e dell’opera dell’autore di Myricae v’è l’insistenza sulla sua fede: ‘ ‘Una fede — scrive Ruggio — che cot passare degli anni, e forse a causa dei continui lutti familiari e i grandi turbamenti della vita. sembrò perdere, anche se, per non dispiacere alla sorella Mariu, non lo confesso mai apertamente, fermandosi semplicemente davanti alla religione dei morti e al mistero descritto minutamente nel libro. Una porta chiusa di cui esitò sempre a girare la chiave”. L’ Autore molto trae, al riguardo, da Lungo la vita di Giovanni Pascoli, cioè dai ricordi della fedele quanto incombente sorella, Marra, che, cattolica praticante e devotissima, molto si adoprò per assicurare alle spoglie del fratello le litanie del frate francescano Paolino Dall’Olio e la benedizione impartita da don Benvenuto Barrè. Su quella traccia Gian Luigi Ruggio, si premura di minimizzare, sino a negarla, l’iniziazione massonica di Pascoli. Egli ricorda infatti che don Barrè, Pascoli morente, “era corso a Bologna per ottenere l’autorizazione per i funerali religiosi. Ciò — precisa Ruggio si rese necessario perché era ancora vivo il ricordo di Pascoli politico, del giovane anarchico che, in gioventù, fu intimo amico dell’attivista socialista Andrea Costa. Senza poi dimenticare che aveva avuto fugaci abboccamenti (sic!) con la Massoneria dalla quale si era ritratto quasi subito perché aveva capito che, così, avrebbe compromesso la sua libertà” (p. 341). Il tema viene sfiorato anche nella pagina dedicata alla laurea, conseguita da Pascoli il 17 giugno 1882: “Forse era fatale, Inagari per invidia, che qualcuno insinuasse che Pascoli fosse infiltrato (sic) nella Massoneria o che questo spiegasse i suoi trionfi. Mariù ritiene tranquillizzare Ruggio i suoi lettori —, nelle sue memorie, respinge con sdegno tale accusa. Il fratello, infatti, ripeteva spesso che era bene tenersi lontano da quella setta che proteggeva, si. i suoi affiliati e li aiutava a emergere ma, così facendo, li teneva ben stretti nel pugno, togliendo loro ogni volontà autonoma e la stessa libertà” (p. 52): ove l’Autore parrebbe far proprie le opinioni della massonofoba Maria Pascoli.

Invero. con buona pace di Maria Pascoli e dei biografi corrivi a negare l’iniziazione libero-muratoria del Poeta. possiamo agevolmente documentare come Pascoli abbia vissuto i pochi momenti sereni della sua tormentatissima vita proprio in compagnia di massoni: è il caso. per esempio, degl’incontri nell’orto della trattoria di Battista Milani alla periferia di Massa (di cui scrive anche Ruggio a pag. 69). Ciò che però più conta è rilevare come in un’opera così informata venga rimesso in dubbio quant’è ormai stato documentato da tempo: e cioè che, dopo la lunga e fraterna amicizia con il massone Andrea Costa ( la cui appartenenza alla loggia “Rienzi” di Roma Ruggio forse ignora ancorché sia stata incontrovertibilmente documentata dal bel saggio di Furio Bacchini). Pascoli venne iniziato alla loggia “Rizzoli” di Bologna il 23 settenbre  1882, con dispensa dalle formalità d’uso anche perché in partenza per Matera e. date le sue condizioni economiche. con consistente riduzione delle “capitazioni”. Il verbale dell’iniziazione. che avrebbe dovuto mettere a tacere ogni ulteriore disputa ma così purtroppo non è: come appunto confermano le pagine di Ruggio — venne pubblicato sin dal 1986 da Carlo Manelli in La Massoneria a Bologna dal XVIII al XX secolo, con prefazione di Manlio Cecovini (Bologna, Analisi.

pp. 1 1-12). Da parte nostra aggiungiamo che il  22 dicembre dello stesso 1882 e in quella stessa loggia “Rizzoli” Aurelio Saffi (che la frequentava. come del resto Carducci, Quirico Filopanti, Oreste Regnoli e molte altre personalità della cultura del tempo) dichiarò “urgente elevare moralmente le classi operaie e tentare con tutti i mezzi possibili di migliorare le condizioni economiche di queste classi”. Era l’anno, del resto, dell’elezione di Costa alla Camera dei deputati e nel quale venne posta allo studio l’istituzione di “logge  operaie .

Son cose note, così come da oltre un decennio, e non solo sulla scorta delle pagine di Carlo Gentile su Pascoli: saggi massonici di poesia (Livorno, Bastogi, 1976), Antonio Piromalli ha sviscerato appieno il tema Giovanni Pascoli e la Massoneria (v. Massoneria e letteratura, Foggia, Bastogi, 1986, pp. 190 e ss.). Né sarebbe il caso d’insistervi se non fosse che da un canto il massonismo pascoliano (come quello, anche più conclamato, di Giosue Carducci'”) continua a essere ignorato dalle storie della letteratura e poi perché cercar di minimizzare o denegare (come anche Ruggio fa) un dato biografico di tale rilevanza non concorre né alla comprensione della personalità del poeta né alla serenità del giudizio che. ormai lontani dalle lacerazioni artificiose del primo Novecento. occorre pur acquisire, quando si voglia orientare il lettore odierno sul possibile rapporto tra spiritualità massonica e creazione poetica. Solo un completo fraintendimento della massoneria potrebbe infatti continuare a indurre che un iniziato fosse precluso alla “fede”: e ciò vale per oggi. ma valeva anche per l’età del Fratello Pascoli. il cui massonismo confidiando possa ottenere più equilibrata attenzione da parte del Conservatore dei Beni Pascoliani di Castelvecchio.

Richiesta di alnn1issione del Prof. Giovanni Pascoli

Il Fratello Venerabile avvisa quindi i Fratelli che il profano Giovanni Pascoli. professore, desiderava «farsi iniziare Massone. Ina dovendo egli partire subito per il luogo del suo impiego, occorreva eccezionalmente ed in vista della bontà del/ • elemento che avrebbe arricchiti la ,grande Faniglia Massonica, che la Loggia soprassedesse alle formalità d’uso

“Il  Fratello venerabile ed altri Fratelli offrendosi garanti della moralità di detto profano,

Oratore conclude appoggiando la proposta che viene approvata ad unanimità’

“Si procede quindi all’ammissione di detto profano Giovanni Pascoli, professore di San Mauro di Romagna di anni 27″…

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