IL TRATTATO DI MARCO AURELIO LIBRO VI

I

LIBRO VI

1              La sostanza dell’universo a docile e duttile; e la ragione che la governa non ha in sé nessuna causa per cui debba produrre il male: perché in sé non ha male, a nulla fa del male e non c’a nulla che ne venga danneggiato. Tutto, invece, avviene e si compie secondo la ragione dell’universo.

2              Non far differenza se per svolgere il tuo cómpito tu debba soffrire il freddo o il caldo, ciondolare per il sonno o esser ben riposato, ricevere critiche o elogi, morire o fare qualcos’altro. Anche questa, che compiamo nel morire, a una delle azioni della vita: a sufficiente quindi, anche in questa occasione, provvedere bene al fatto presente.

3              Guarda dentro: di nessuna cosa ti sfugga la qualità che le a propria e il valore.

4              Tutti gli oggetti molto presto si trasformeranno e dilegueranno in vapore, se davvero la sostanza a una; altrimenti si disperderanno.

5              La ragione che governa sa con quale disposizione e che cosa compie, e nell’àmbito di quale materia.

6              Il modo migliore di difendersi a non assimilarsi.

7              Trova gioia e quiete in una sola cosa: nel passare da un’azione utile alla comunità a un’altra azione utile alla comunità, memore di dio.

8              Il principio dirigente a quello che desta se stesso, orienta, rende se stesso quale vuole essere, e a se stesso fa apparire ogni evento quale vuole che sia.

9              Ogni singola cosa si compie secondo la natura universale: non certo secondo un’altra natura che la includa dall’esterno o che sia inclusa al suo interno o che sia esterna e indipendente.

10           O miscuglio, groviglio e dispersione, ovvero unità, ordine e provvidenza. Nel primo caso: perché dovrei desiderare di trattenermi oltre in una congerie casuale e in una confusione come questa? Di che altro mi importa, se non del modo in cui, un giorno, «diventerò terra»? E perché farmi turbare? La dispersione, infatti, mi raggiungerà qualunque cosa io faccia. Nel secondo caso: esprimo venerazione, saldezza, fiducia verso colui che governa.

11           Quando sei costretto dalle circostanze a subire come un turbamento, torna rapidamente a te stesso e non estraniarti dal ritmo oltre l’indispensabile: tornando continuamente all’armonia crescerà il tuo dominio su di essa.

12           Se tu insieme avessi una matrigna e una madre, della prima avresti certamente cura, e tuttavia torneresti continuamente da tua madre. Questo, matrigna e madre, sono ora per te la corte e la filosofia: qui, alla filosofia, ritorna spesso, e trova pace in colei grazie alla quale quell’ambiente ti risulta sopportabile e tu risulti sopportabile in quell’ambiente.

13           Quanto vale, di fronte alle leccornie e ai cibi di questo genere, accogliere la rappresentazione: «questo a il cadavere di un pesce, quest’altro il cadavere di un uccello o di un maiale», e, ancora, «il Falerno a il succo di un grappolo d’uva», e «il laticlavio sono peli di pecora intrisi del sangue di una conchiglia»; e, a proposito dell’unione sessuale: «a sfregamento di un viscere e secrezione di muco accompagnata da spasmo»! Quanto valgono queste rappresentazioni che raggiungono le cose in sé e le penetrano totalmente, fino scorgere quale sia la loro vera natura. Così bisogna fare per tutta la vita, e, quando le cose ci si presentano troppo persuasive, bisogna denudarle e osservare a fondo la loro pochezza e sopprimere la ricerca per la quale acquisiscono tanta importanza. Perché la vanità a una terribile dispensatrice di falsi ragionamenti, e ti lasci più incantare proprio quando più ti pare di impegnarti in cose di valore. Vedi, quindi, cosa dice Cratete a proposito dello stesso Senocrate.

14           La maggior parte delle cose che la moltitudine ammira risalgono alle specie più comuni, costituite da un determinato stato o da una determinata natura: pietre, legna, fichi, viti, olivi; le cose che invece incontrano l’apprezzamento di persone un po’ più vicine alla giusta misura si riconducono a esseri animati, come greggi, mandrie; l’apprezzamento di persone ancora più raffinate va a specie dotate di un’anima razionale, non però in quanto puramente razionale, ma in quanto capace di un’arte o abile in qualche altra cosa, o, semplicemente, al possesso di una quantity di schiavi. Chi invece onora un’anima razionale e sociale, non si rivolge più a nessuna delle altre cose, ma al di sopra di tutto conserva la propria anima nel suo stato e moto razionale e sociale, e collabora a questo fine con quanti appartengono alla sua stirpe.

15           Vi sono esseri rapidi nel pervenire all’esistenza, altri nell’averla già compiuta; e anche in ciò che nasce qualcosa a giy estinto; flussi e alterazioni rinnovano continuamente il cosmo, come l’ininterrotto moto del tempo rende sempre nuova l’infinita eternità. E in questo fiume, tra queste cose che scorrono via a quale si può mai dare un valore, se su di essa a impossibile trovare un punto d’appoggio? Come se uno cominciasse ad amare qualcuno di quei passerotti che in un attimo volano via: ecco, a già scomparso alla vista. E la vita di ciascuno a qualcosa come l’evaporazione del sangue e l’inspirazione dell’aria. Quale, infatti, a il singolo atto, che continuamente ripetiamo, dell’inspirare e rimettere l’aria, tale a anche il restituire l’intera facoltà di respirare, che hai acquistato ieri o l’altro ieri al momento di nascere, la da dove l’hai attinta all’inizio.

16           Non ha grande valore né traspirare come le piante, né respirare come gli animali domestici e selvatici, né essere impressionati da una rappresentazione, né esser mossi come marionette da impulsi, né far parte di un gregge né nutrirsi (che a come evacuare i residui del cibo). Cos’ha valore, allora? Essere applauditi? No. Quindi neppure essere applauditi con la lingua: gli elogi della gente, infatti, sono un applauso tributato con la lingua. Bene, hai rifiutato anche la gloria: che cosa ti resta che abbia valore? La capacità, credo, di muoversi e di trattenersi secondo la propria costituzione, il che a anche il fine cui puntano le varie attività e arti. Ogni arte, infatti, mira a questo scopo, che il suo prodotto sia adatto a ciò per cui a stato prodotto: l’agricoltore che si cura della vite, il domatore di cavalli e l’allevatore di cani inseguono questo risultato. E l’opera del pedagogo, l’opera del maestro quale risultato inseguono? È qui, dunque, ciò che vale. E se va bene così, non dovrai conseguire nient’altro. Non vuoi smettere di apprezzare anche tante altre cose? Ebbene, non sarai libero né autosufficiente né esente da passioni. È inevitabile infatti che tu debba provare invidia, gelosia, sospetto verso chi può toglierti quelle cose, che tu debba insidiare chi possiede quello cui attribuisci valore; insomma, chi si sente privo di una di quelle cose inevitabilmente resta turbato, e per di più ha molto da rimproverare agli dai; mentre il rispetto e l’onore per la tua intelligenza ti renderanno soddisfatto di te stesso, in armonia con gli uomini e in intimo accordo con gli dai: pronto a lodare, cioè, quanto essi distribuiscono e hanno disposto.

17           I moti degli elementi: verso l’alto, verso il basso, in circolo. Il movimento della virtù, invece, non rientra in nessuno di questi, ma a qualcosa di più divino, e compie felicemente il suo corso procedendo per una via difficile da concepire.

18           Che tipo di comportamento, il loro! Non vogliono elogiare gli uomini che vivono negli stessi anni e accanto a loro, ma considerano molto ricevere l’elogio dei posteri, che non hanno mai visto e non vedranno mai. Il che a all’incirca come se tu soffrissi perché non hanno avuto parole di elogio per te anche gli antenati.

19           Se qualcosa ti si presenta difficile da realizzare, non pensare che sia impossibile per l’uomo; piuttosto, se qualcosa a possibile e appropriato all’uomo, consideralo raggiungibile anche per te.

20           Durante gli esercizi in palestra uno ci ha graffiato con le unghie e lanciandosi di testa ci ha ferito: eppure non usciamo in espressioni di riprovazione, non ci offendiamo, né, in futuro, lo sospettiamo di tenderci insidie; ce ne guardiamo, sì, ma non come da un nemico, né con sospetto, bensì evitandolo, senza rancore. Analogo comportamento si tenga anche negli altri settori della vita: non diamo peso a tante azioni di chi, per così dire, si allena misurandosi con noi! Perché, come ho detto, a possibile evitarli senza nutrire sospetti né ostilità.

21           Se qualcuno può contestarmi e dimostrare che le mie opinioni o le mie azioni non sono rette, sarò felice di mutare atteggiamento. Perché io cerco la verità, che non ha mai fatto danno a nessuno; mentre infligge un danno a se stesso chi persiste nel proprio inganno e nella propria ignoranza.

22           Io faccio il mio dovere, senza lasciarmi distrarre da tutto il resto: esseri inanimati, o irrazionali, o che si sono smarriti e non conoscono la strada.

23           Con gli animali sprovvisti di ragione e, in generale, con le cose e gli oggetti sensibili abbi un atteggiamento magnanimo e libero, come deve avere chi possiede la ragione con quanto ne a privo; con gli uomini, invece, abbi l’atteggiamento che conviene avere con chi possiede la ragione e che risponde ai principî della society. A ogni circostanza invoca gli dai e non porti il problema: «per quanto tempo potrò agire in questo modo?», perché sono sufficienti anche tre ore vissute così.

24           Alessandro il Macedone e il suo mulattiere morendo passarono alla medesima condizione: infatti o furono riassunti nelle medesime ragioni seminali del cosmo o furono dispersi, allo stesso modo, negli atomi.

25           Considera quante cose in uno stesso infinitesimale spazio di tempo avvengono, contemporaneamente, in ciascuno di noi, nel corpo e insieme nell’anima: e così non ti stupirai se un numero molto maggiore di fatti, anzi, tutto quanto avviene in quell’unico insieme di ogni cosa, che chiamiamo cosmo, si realizza contemporaneamente.

26           Se uno ti domandasse come si scrive il nome di Antonino, perderesti forse la pazienza mentre scandisci le lettere una per una? E se, dall’altra parte, dovessero adirarsi? Ti adireresti a tua volta? Non ti metterai invece a enumerare pacatamente ogni singola lettera? Allo stesso modo, anche qui, ricorda che ogni dovere si compone di un certo numero di fasi. Bisogna osservarle, senza perdere la calma e inquietarsi con chi si inquieta, e così realizzare con metodo l’obiettivo.

27           Com’a crudele non permettere agli uomini di seguire l’impulso verso ciò che pare loro appropriato e conveniente; eppure in certo modo tu non consenti loro di farlo quando ti indigni perché sbagliano: perché, in ogni caso, sono convinti di muoversi verso ciò che a loro appropriato e conveniente. «Ma non a così». Allora porgi loro gli insegnamenti e le indicazioni del caso, senza indignarti.

28           La morte a quiete dall’impressione dei sensi, dagli impulsi che ci muovono come marionette, dalle deviazioni del pensiero, dal servizio che prestiamo alla carne.

29           In quella vita in cui il tuo corpo non si arrende a vergognoso che sia l’anima ad arrendersi per prima.

30           Bada di non cesarizzarti, di non impregnarti con la porpora: succede, infatti. Mantieniti quindi semplice, buono, integro, serio, alieno da orpelli, amico del giusto, devoto, benevolo, affettuoso, forte nell’adempimento del tuo dovere. Lotta per rimanere tale quale ha voluto renderti la filosofia. Venera gli dai, soccorri gli uomini. La vita a breve: unico frutto dell’esistenza terrena sono una disposizione pia e azioni ispirate al bene comune. Compòrtati, in tutto, da allievo di Antonino: ti sia di modello la sua energia nelle azioni conformi a ragione, la sua condotta uguale in ogni circostanza, la sua devozione, la serenità del suo volto, la sua dolcezza, il suo rifiuto della vanagloria, il suo desiderio di comprendere le cose; e il fatto che mai, a nessun costo, avrebbe accantonato una questione prima di averla esaminata a fondo e compresa con chiarezza; che sopportava chi lo criticava ingiustamente, senza replicare con altre critiche; che non faceva nulla di fretta e non prestava orecchio alle calunnie; e l’acutezza con cui indagava caratteri e azioni, senza insultare, senza allarmarsi al minimo rumore, senza vivere nel sospetto, senza sofisticare; il suo accontentarsi di poco, per quanto ad esempio riguardava l’abitazione, il letto, il vestiario, il cibo, il servizio domestico; la sua laboriosità e magnanimità; la sua capacità di […] fino a sera, per la sua semplicità di vita, senza neppure aver bisogno di evacuare al di fuori dell’ora consueta; la solidità e la costanza che mostrava nelle sue amicizie; la sua tolleranza verso chi con franchezza si esprimeva contro le sue idee, e la gioia che provava se qualcuno indicava una via migliore; la sua religiosità, aliena da timori superstiziosi; perché, quando sopraggiungerà la tua ultima ora, la tua coscienza sia tranquilla come la sua.

31           Riacquista i sensi, riprenditi, e, una volta che ti sarai liberato dal sonno e ti sarai reso conto che quelli che ti turbavano erano solo sogni, allora, di nuovo sveglio, guarda queste cose come guardavi quelle.

32           Sono fatto di corpo e di anima. Per il corpo ogni cosa a indifferente: perché il corpo non può se non essere indifferente verso le cose. Per la mente, invece, a indifferente quanto non a prodotto della sua attività; mentre tutto ciò che a prodotto della sua attività ricade in suo potere. In quest’ambito, tuttavia, la mente si occupa soltanto del presente: perché di attimo in attimo la sua attività futura e passata le rimane, anch’essa, indifferente.

33           Né la mano né il piede compiono un lavoro contrario a natura, finché il piede esegue il cómpito del piede e la mano i cómpiti delle mani. Così pure, quindi, per l’uomo in quanto uomo il lavoro non a contrario a natura, finché egli svolge le funzioni proprie dell’uomo. E se non a per lui contrario a natura, non a neppure male per lui.

34           … quali piaceri hanno goduto briganti, invertiti, parricidi, tiranni.

35           Non vedi quanti, nell’esercizio del loro mestiere, si sforzano entro certi limiti di adeguarsi alle idee dei profani, e ciò non ostante si attengono alla ragione della loro arte e non accettano di staccarsene? Non a grave che l’architetto e il medico abbiano per la ragione del loro mestiere un rispetto maggiore di quello che l’uomo nutre per la propria ragione, che egli possiede in comune con gli dai?

36           L’Asia, l’Europa sono cantucci del cosmo; ogni mare a una goccia del cosmo; l’Athos a una piccola zolla del cosmo; l’intero tempo presente a un punto dell’eternità: tutto a piccolo, instabile, in atto di scomparire. Tutto viene di la, da quello che a il principio dirigente comune, per impulso diretto o per conseguenza. E, allora, le fauci spalancate del leone, il veleno e quanto provoca danno, come le spine, come il fango, sono accessori di ciò che a venerabile e bello. Non rappresentartelo, quindi, come estraneo a ciò che veneri, ma considera quella che a la fonte di tutto.

37           Chi ha visto la realtà presente ha visto tutto, sia ciò che a stato dall’eternità sia ciò che sarà fino all’infinito: perché tutto ha uguale origine e uguale aspetto.

38           Medita spesso sul vincolo che unisce tutte le cose nel cosmo e sul loro reciproco rapporto. In un certo modo, infatti, si intrecciano tutte tra loro e perciò sono tutte amiche l’una all’altra; infatti a una cosa consegue quest’altra, in forza del movimento di tensione, dell’intimo accordo e dell’unità della sostanza.

39           Adattati alla realtà alla quale sei stato abbinato dalla sorte; e le persone con le quali per tua sorte ti trovi a stare, amale, ma sinceramente.

40           Ogni strumento, arnese, utensile, se compie quello per cui a stato prodotto, va bene. Eppure, in questo caso, il loro produttore a lontano; mentre nel caso di ciò che a costituito da una sua natura, la forza che lo ha prodotto a e permane all’interno: tanto più, quindi, devi venerarla e, se la tua disposizione interiore e la tua condotta sono conformi al suo volere, ritenere che tutto sia conforme al tuo intendimento. Così pure per l’universo: ciò che gli appartiene a conforme al suo intendimento.

41           Qualunque cosa, tra quante non sono soggette alla tua scelta etica, tu ti ponga innanzi come bene o male, a inevitabile che, per essere incorso in quel determinato male o aver mancato quel determinato bene, tu debba lamentarti degli dai e odiare gli uomini che sono o, tu sospetti, saranno responsabili dell’insuccesso o dell’incidente; e sono molte le ingiustizie che commettiamo perché non restiamo indifferenti a questo genere di cose. Se invece giudichiamo beni e mali solo le cose che sono in nostro potere, non rimane più ragione alcuna né di accusare dio né di assumere atteggiamento ostile verso un uomo.

42           Tutti collaboriamo a un solo risultato finale, alcuni con lucida consapevolezza, gli altri senza saperlo – nel modo in cui anche chi dorme, mi pare che dica Eraclito, lavora e collabora agli eventi del cosmo. Chi collabora in un modo, chi in un altro, e per giunta collabora anche chi critica e tenta di contrastare e cancellare gli avvenimenti: evidentemente il cosmo aveva bisogno anche di individui come lui. Vedi, quindi, di capire tra chi vuoi schierarti: egli, infatti, colui che governa l’universo, farà in ogni caso buon uso di te e ti accoglierà, in questo o in quell’altro ruolo, tra i suoi collaboratori e cooperatori. Ma tu non assumere un ruolo come quello che ha nel dramma il verso inutile e ridicolo di cui parla Crisippo.

43           Il sole pretende forse di svolgere il cómpito della pioggia? Asclepio pretende forse le prerogative della Carpofora? E i singoli astri? Non sono forse entity diverse, ma cooperanti al medesimo fine?

44           Se gli dai hanno deliberato riguardo a me e a quanto mi deve avvenire, hanno deliberato bene (quanto a un dio che non decida, non a facile neppure immaginarlo). Per quale ragione avrebbero dovuto cercare di farmi del male? Che ne sarebbe venuto a loro o al complesso dell’universo, che a il primo dei loro pensieri? Se invece non hanno deliberato al mio personale riguardo, hanno in ogni caso deliberato sul complesso dell’universo: devo allora accogliere di buon grado anche questi eventi che conseguono alla loro deliberazione. E se proprio non deliberano riguardo a nulla – ma non a pio crederlo: altrimenti smettiamo di sacrificare, pregare, giurare, fare le altre cose che, ogni volta, facciamo rivolgendoci agli dai come presenti e accanto a noi -, se proprio non deliberano circa nessuna delle cose che ci riguardano, mi rimane sempre la facoltà di deliberare su me stesso, e di cercare quel che conviene. Ma a ciascuno conviene quel che a conforme alla sua costituzione e natura: e la mia natura a razionale e sociale. Per me, in quanto Antonino, città e patria a Roma; in quanto uomo, il cosmo. Per me, quindi, a bene solo ciò che giova a queste città.

45           Quanto avviene a ciascuno conviene all’universo. Sarebbe già sufficiente questo; ma in generale, osservando con attenzione, noterai ancora che quanto avviene a un uomo, conviene anche agli altri uomini. Questa volta si prenda «ciò che conviene» nel senso comune dell’espressione, con riferimento alle cose intermedie.

46           Come ti infastidiscono i giochi dell’anfiteatro e di simili luoghi, perché vedi sempre le stesse cose e la monotonia dello spettacolo sazia fino alla nausea, provi lo stesso fastidio anche per l’intera esistenza: tutto, infatti, nel suo su e giù, a la medesima cosa e ha la medesima origine. Fino a quando, dunque?

47           Pensa continuamente agli uomini (di ogni genere, di ogni professione, delle più varie classi sociali) che sono morti, fino ad arrivare, seguendo questo filo, a Filistione, Febo e Origanione. Passa ora alle altre stirpi. La nostra trasformazione ci condurrà proprio la dove sono finiti tanti abili retori, e tanti autorevoli filosofi – Eraclito, Pitagora, Socrate – e, prima di loro, tanti eroi, poi tanti generali, tanti tiranni; e, ancora, Eudosso, Ipparco, Archirnede, altri personaggi acuti, magnanimi, laboriosi, attivi in ogni campo, orgogliosi, canzonatori di questa stessa vita umana, mortale ed effimera, quali Menippo e gli altri come lui. Pensa che tutti costoro giacciono morti da tempo. E in questo cosa c’a di terribile per loro? E che cosa, poi, per coloro di cui non rimane neppure il nome? Una sola cosa, qui, ha davvero valore: vivere sempre nella verità e nella giustizia, ma indulgenti con i bugiardi e gli ingiusti.

48           Quando vuoi rallegrarti, considera i pregi di chi ti vive accanto: il carattere energico di uno, per esempio, la riservatezza di un altro, la generosità di un altro ancora, e così via. Nulla, infatti, rallegra come le sembianze delle virtù che traspaiono nel carattere di chi ci vive accanto e tutte insieme, per quanto a possibile, balzano ai nostri occhi. Perciò bisogna anche tenerle a portata di mano.

49           Ti inquieti forse perché pesi un dato numero di libbre e non 300? Così pure non inquietarti perché devi vivere un dato numero di anni e non oltre: infatti, come sei pago della quantità di sostanza che ti a stata assegnata, così devi esserlo anche per il tempo.

50           Cerca di convincerli, ma agisci anche contro il loro volere, quando la ragione della giustizia lo esiga. Se tuttavia qualcuno ricorre alla forza per sbarrarti la strada, assumi uno stato d’animo ugualmente soddisfatto, senza cedere al dolore, e approfitta di quell’impedimento per esercitare un’altra virtù, e ricorda che sul tuo impulso gravava una riserva, e che non puntavi all’impossibile. A cosa, allora? A seguire, appunto, un impulso di quel determinato genere. Una meta che raggiungi: quello per cui siamo stati prodotti si realizza.

51           Chi cerca la fama ripone il proprio bene in un’attività altrui, chi cerca il piacere nella propria passività: chi ha senno, nella propria azione.

52           Su questo punto a possibile non formarsi alcuna opinione e, quindi, non turbare la propria anima – di per sé, infatti, le cose non hanno natura atta a produrre i nostri giudizi.

53           Abìtuati a considerare con estrema attenzione le parole degli altri, e per quanto puoi entra nell’anima di chi sta parlando.

54           Quel che non a utile allo sciame non a utile neppure all’ape.

55           Se i marinai criticassero il timoniere, o i malati il medico, a che altro penserebbero se non a come uno agisce per l’incolumità dell’equipaggio o per la salute dei pazienti?

56           … quanti, con cui sono entrato nel cosmo, se ne sono già andati.

57           Agli itterici il miele sembra amaro, agli idrofobi l’acqua fa paura e ai bambini piace la palla. Perché mi adiro,  allora? Ti pare forse che l’errore abbia meno effetto di quanto ne ha la bile sull’itterico e il virus sull’idrofobo?

58           Nessuno ti impedirà di vivere conforme alla ragione della tua natura; non ti succederà nulla di contrario alla ragione della natura comune.

59           … che genere di persone sono quelle cui gli uomini vogliono piacere, e per quali profitti e con quali attività; come, ben presto, l’eternità coprirà tutte le cose e quante ne ha già coperte.

Questa voce è stata pubblicata in Storia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *