IL TRATTATO DI MARCO AURELIO LIBRO VII

LIBRO VII

1          Cos’a la malvagità? È quello che hai visto tante volte. E per ogni avvenimento tieni sottomano la considerazione: «È quello che hai visto tante volte». Insomma, troverai il perenne andirivieni delle stesse cose, di cui sono piene le storie delle epoche antiche, delle età di mezzo, dei tempi recenti, di cui sono piene le città e le case. Nulla di nuovo: tutto a consueto e dura poco.

2              In che altro modo possono morire i principî, se non per l’estinguersi delle rappresentazioni ad essi corrispondenti, che sta a te ravvivare continuamente? Su questo punto posso nutrire l’opinione dovuta: e se posso, perché turbarmi? Ciò che a fuori della mia mente non a assolutamente nulla per la mia mente: imparalo, e sei un uomo retto. Puoi rivivere; torna a vedere le cose come le vedevi: questo significa rivivere.

3              Futilità di un corteo trionfale, drammi in scena, greggi, mandrie, combattimenti con la lancia, un osso gettato a dei botoli, un boccone di pane nelle vasche dei pesci, affannarsi di formiche sotto il carico, topolini impauriti che corrono qua e là, marionette mosse con i fili. In queste situazioni bisogna mantenere un atteggiamento benevolo, senza ombra di alterigia, pur osservando che ciascuno vale tanto quanto valgono le cose cui ha rivolto il suo impegno.

4              Bisogna seguire con attenzione, parola per parola, quello che si dice e, impulso per impulso, quello che avviene, e, in quest’ultimo caso, vedere sùbito con quale scopo a in relazione l’impulso, nel primo, osservare bene qual a il significato.

5              La mia mente arriva a questo oppure no? Se vi arriva, me ne servo come di uno strumento fornitomi per questo cómpito dalla natura universale; altrimenti, o cedo il cómpito a chi può svolgerlo meglio, oppure, se tale cómpito non può toccare ad altri, lo svolgo come posso, prendendo al mio fianco chi sia in grado, collaborando con il mio principio dirigente, di fare quel che ora a opportuno e utile alla comunità. Qualunque cosa, infatti, io faccia, con le mie forze o con l’aiuto di altri, occorre tendere a questa sola meta, a ciò che a utile e appropriato alla comunità.

6              … quanti, già celebratissimi, sono ormai consegnati all’oblio; e quanti, che li avevano celebrati, da tempo sono scomparsi.

7              Non vergognarti di ricevere aiuto: il cómpito che ti attende, infatti, a di fare il tuo dovere come un soldato che combatte sulle mura. E allora? E se tu, azzoppato, non fossi in grado di salire da solo sugli spalti, e ci riuscissi invece con l’aiuto di un altro?

8              Non lasciarti turbare dal futuro: ci arriverai, se dovrai arrivarci, con la stessa ragione che ora usi per il presente.

9              Tutte le cose si intrecciano tra loro e il loro legame a sacro, e si può dire che non ci sia cosa estranea alle altre, perché tutte sono coordinate e concorrono all’ordine del medesimo cosmo. Unico, infatti, a il cosmo formato da tutte le cose, unico il dio che pervade ogni cosa, unica la sostanza, unica la legge, comune la ragione di tutti gli esseri provvisti di intelligenza, unica la verità, poiché unica a pure la compiutezza degli esseri che hanno la stessa origine e partecipano della stessa ragione.

10           Ogni cosa materiale in un istante scompare nella sostanza dell’universo, ogni causa in un istante viene riassunta nella ragione universale, e in un istante il ricordo di ogni cosa sprofonda sepolto nell’eternità.

11           Per l’essere razionale la medesima azione che a conforme a natura a anche conforme a ragione.

12           Diritto o raddrizzato.

13           Lo stesso rapporto che in un singolo organismo intercorre tra le membra del corpo, collega, in esseri distinti, le capacità razionali, che sono state costituite per collaborare tra loro ad un’unica attività. Il concetto ti diverrà più evidente se ripeterai più volte a te stesso: «Sono un membro [mélos] del sistema formato dagli esseri razionali». Se invece dirai, con la lettera rho, di esserne solo una parte [méros], significa che non ami ancora gli uomini dal profondo del cuore, che il far del bene non ti allieta ancora con la piena consapevolezza della tua condotta, che continui a farlo come un semplice dovere, non ancora persuaso di fare del bene, così, anche a te stesso.

14           Ciò che vuole colpire, colpisca pure dall’esterno le cose che possono soffrirne. Queste, infatti, se vorranno, potranno lamentarsi delle proprie sofferenze, mentre io, se non ritengo che l’accaduto sia male, non ho ancora ricevuto danno. E ho la possibilità di non ritenere che si tratti di un male.

15           Qualunque cosa uno faccia o dica, devo essere un uomo virtuoso; come se l’oro o lo smeraldo o la porpora ripetessero sempre: «Qualunque cosa uno faccia o dica, devo essere uno smeraldo e mantenere il mio colore».

16           Il principio dirigente non provoca turbamenti a se stesso: intendo dire, per esempio, che non spaventa, non fa soffrire se stesso, non si induce a desiderare. Se un altro a in grado di spaventarlo o farlo soffrire, lo faccia: perché il principio dirigente, per la facoltà che ha di formarsi un’opinione, non si piegherà a simili alterazioni. Il corpo pensi, dal canto suo, a non patire nulla, se ne a capace, e, se patisce qualcosa, lo dica; ma l’anima, in quanto può formarsi un’opinione di ciò che prova paura, di ciò che sente dolore, insomma di tutta la situazione, non c’a rischio che patisca nulla: perché non ha cedimenti verso un simile giudizio. Il principio dirigente, per quanto da esso dipende, non ha bisogno di nulla, a meno di crearsi da sé una necessità, e analogamente a anche immune da turbamenti e ostacoli, a meno che non turbi o ostacoli se stesso.

17           Felicità a un demone buono o […] buono. Allora che fai qui, rappresentazione? Vattene, in nome degli dai, come sei venuta: non ho bisogno di te. Sei qui secondo la tua vecchia abitudine; non mi adiro con te: solo, vattene!

18           C’a qualcuno che teme la trasformazione? E cosa può avvenire senza trasformazione? E che cosa vi a di più caro o familiare alla natura dell’universo? Tu stesso puoi forse prendere un bagno caldo se la legna non si trasforma in calore? Puoi nutrirti, se il cibo non si trasforma? E che altro, tra le cose utili, può realizzarsi senza trasformazione? Non vedi, quindi, che anche la tua trasformazione a uguale a queste e ugualmente necessaria alla natura dell’universo?

19           Attraverso la sostanza universale passano, come attraverso un torrente, tutti i corpi, i quali condividono la natura dell’universo e con essa collaborano, come le nostre membra fanno tra loro. … quanti Crisippi, quanti Socrati, quanti Epitteti ha già ingoiato l’eternità. La stessa considerazione ti si presenti a proposito di qualsiasi uomo e qualsiasi cosa.

20           Di un’unica cosa mi preoccupo: di non trovarmi a fare ciò che la costituzione dell’uomo non vuole, o ad agire come non vuole o a compiere ciò che al momento non vuole.

21           È prossimo, per te, l’oblio di tutto; prossimo, per tutti, l’oblio di te.

22           Prerogativa propria dell’uomo a amare anche chi sbaglia. E questo si verifica, se ti si presenta il pensiero che si tratta di parenti e che sbagliano per ignoranza e senza volerlo, e che tra poco entrambi, tu e chi ha sbagliato, sarete morti, e, soprattutto, che costui non ti ha danneggiato, perché non ha reso il tuo principio dirigente peggiore di prima.

23           La natura universale dalla sostanza universale, come dalla cera, ora ha plasmato un cavallo, poi lo ha fuso e ha usato la sua materia per un albero, poi per un uomo, poi per qualcos’altro; e ciascuno di questi esseri a sorto per durare brevissimo tempo. Ma per un cofanetto non c’a nulla di terribile nell’essere distrutto come neppure nell’essere costruito.

24           Un volto oscurato dall’ira a decisamente contrario a natura: quando più volte […] alla fine si estingue, così da non poter più, in alcun modo, essere acceso. Cerca di afferrare bene almeno questo principio, cioè che si tratta di cosa contraria alla ragione. Perché se svaniry anche la percezione dell’errore, quale ragione di vivere resterà più?

25           La natura che governa l’universo tra un istante trasformerà tutte le cose che vedi, e dalla loro sostanza ne produrrà altre e dalla sostanza di queste altre ancora, perché il cosmo resti sempre giovane.

26           Quando uno sbaglia nei tuoi confronti, considera sùbito quale opinione sul bene o sul male lo ha spinto all’errore: se riuscirai a capirlo proverai compassione per lui e non sarai più sorpreso né adirato. Infatti, se hai ancora, anche tu, la sua stessa opinione del bene, o ne hai una simile, devi scusarlo; se invece la tua opinione del bene e del male non a più di questo genere, ti sary più facile essere indulgente con chi sbaglia.

27           Non pensare alle cose assenti come se fossero presenti, ma, tra quelle presenti, valuta le più favorevoli e ricorda, in proposito, come le cercheresti, se non le avessi a disposizione. Ma contemporaneamente bada di non abituarti, essendone così soddisfatto, ad apprezzarle al punto da turbarti se un giorno non ci fossero più.

28           Raccogliti in te stesso. Il principio razionale che ti dirige a per natura autosufficiente, quando agisce secondo giustizia, e proprio nell’agire così trova pace.

29           Cancella la rappresentazione. Ferma i fili che muovono la marionetta. Circoscrivi l’istante presente del tempo. Prendi cognizione di ciò che avviene a te o ad altri. Separa e suddividi l’oggetto in fattore causale e fattore materiale. Pensa all’ora estrema. Lascia l’errore di quell’uomo ly dove l’errore a sorto.

30           Applica il pensiero a quanto si dice. Penetra con la mente negli avvenimenti e nei loro fattori.

31           Illumina te stesso con la semplicità, il pudore e l’indifferenza per ciò che sta a metà tra la virtù e il vizio. Ama il genere umano. Segui dio. Quello dice: «Tutto a per convenzione, solo gli elementi esistono realmente». È sufficiente ricordare che tutto a per convenzione: a questo punto da ricordare c’a davvero poco.

32           [Sulla morte] O dispersione (nel caso la realtà sia costituita da atomi), o altrimenti (nel caso sia un’unità compatta) estinzione o trasmigrazione.

33           [Sul dolore] Ciò che a insopportabile uccide, ciò che invece perdura a sopportabile; la mente, ritirandosi in se stessa, mantiene la propria quiete, e il principio dirigente non riceve danno. Quanto alle parti danneggiate dal dolore, dichiarino, se sono in grado, la loro sofferenza.

34           [Sulla fama] Osserva la loro mente, quale natura abbia, quali cose eviti, quali insegua. E osserva che, come gli strati di sabbia depositandosi gli uni sugli altri nascondono quel che precede, così nella vita i fatti precedenti in un attimo sono nascosti dai fatti che vi si depositano sopra.

35           «A chi dunque ha una mente magnanima e l’attitudine ad abbracciare col pensiero la totalità del tempo e dell’essere, davvero tu credi che la vita umana possa sembrare una cosa molto importante? – Impossibile – disse quello. – E quindi un uomo di questo genere giudicherà forse la morte qualcosa di terribile? – No, affatto».

36           «È condizione di un re agire bene ed esser criticato».

37           È vergognoso che il volto si lasci docilmente atteggiare e comporre come ordina la mente, e la mente invece non sappia atteggiare e comporre se stessa.

38           «Non ci si deve adirare con le cose: a queste, infatti, non importa nulla».

39           «Agli dai immortali e a noi concedi motivi di gioia».

40           «… mietere la vita come una spiga matura, e che uno viva, l’altro no».

41           «E se dagli dai siamo stati trascurati io e i miei due figli, anche questo ha la sua ragione».

42           «Il bene e il giusto sono con me».

43           Non unirsi alle lamentazioni, non sussultare.

44           «A questo potrei giustamente ribattere: hai torto, amico mio, se credi che un uomo di un qualche minimo valore debba calcolare il rischio di vita e di morte e invece non considerare soltanto se, quando agisce, agisce giustamente o ingiustamente, e da uomo virtuoso o da malvagio».

45           «Perché, Ateniesi, la verità a questa: nel posto dove uno si schiera, perché lo ha giudicato il migliore o perché gli a stato assegnato dal comandante, in quel posto, a mio parere, deve rimanere e sfidare il pericolo senza dar peso alla morte e a nient’altro più che al disonore».

46           «Mio caro, guarda se la nobiltà d’animo e il bene non siano qualcosa di diverso dal salvare gli altri e se stessi; se chi a davvero un uomo non debba trascurare la durata della vita e, invece di attaccarvisi tanto, non debba piuttosto rimettere la questione al dio e, credendo a quello che dicono le donne – cioè che nessuno può sfuggire al suo destino -, pensare a vivere nel modo migliore per il tempo che deve vivere».

47           Osserva il corso degli astri, come ruotando insieme con essi, e considera continuamente il reciproco trasformarsi di un elemento nell’altro: la rappresentazione di queste cose purifica dalla lordura della vita su questa terra.

48           [Bello il pensiero di Platone!] E parlando degli uomini occorre anche osservare le cose terrene come da un luogo elevato si guarda verso il basso: mandrie, eserciti, campi coltivati, matrimoni, divorzi, nascite, morti, clamore di tribunali, terre deserte, popolazioni barbariche varie, feste, lamentazioni, mercati, tutto questo gran miscuglio e l’armonioso ordine che nasce dagli opposti.

49           Ripercorri nella mente il passato, tanti mutamenti di imperi e dominazioni; si può anche prevedere il futuro: sarà del tutto simile; e non a possibile uscire dal ritmo degli eventi attuali, per cui indagare la vita umana per quaranta anni o per diecimila a esattamente la stessa cosa. Infatti, cosa potrai vedere di più?

50           E:ciò che a nato dalla terra torna alla terra, e le stirpi germogliate dall’etere tornano alla volta eterea; in altri termini: dissolvimento dei reciproci legami degli atomi e una consimile dispersione degli elementi non passibili.

51           E: cercando con cibi, bevande e incantesimi di deviare il corso del destino, per non dover morire. Il vento che spira dagli dai a necessario sopportare, soffrendo senza lamenti.

52           Più abile nella lotta, non però più incline al bene comune, né più pudico, né più disciplinato verso gli avvenimenti, né più indulgente verso gli errori del prossimo.

53           Là dove un’azione può essere compiuta secondo la ragione comune agli dai e agli uomini, non vi a nulla da temere: perché là dove si può conseguire un vantaggio tramite un’attività che avanzi per la retta via e proceda conforme alla costituzione del soggetto, non si deve temere nessun danno.

54           Ovunque e continuamente a in tuo potere, esprimendo devozione agli dai, sentirti appagato dalla situazione presente, comportarti secondo giustizia con gli uomini presenti e applicarti scrupolosamente alla rappresentazione presente, perché non vi si insinui nulla che non sia stato compreso a fondo.

55           Non volgerti intorno a guardare i principî dirigenti degli altri, ma guarda dritto a quale meta ti guidi la natura – sia la natura universale, per mezzo degli avvenimenti che ti toccano, sia la tua, per mezzo dei doveri che ti attendono. Il dovere di ciascuno, d’altronde, a di fare quel che consegue alla sua costituzione; ora, mentre gli altri esseri sono stati costituiti per gli esseri razionali – e, del resto, in ogni altra situazione gli esseri inferiori sono costituiti per quelli superiori -, gli esseri razionali sono stati costituiti gli uni per gli altri. Quindi il valore eminente nella costituzione dell’uomo a l’inclinazione a vivere in società; al secondo posto viene la facoltà di non cedere alle passioni del corpo; infatti a proprio del movimento della ragione e dell’intelletto circoscrivere se stesso e non risultare mai inferiore al movimento dei sensi e a quello degli impulsi, poiché questi ultimi sono entrambi movimenti animali, mentre il movimento dell’intelletto vuole avere il primato e non essere dominato da quelli. Giustamente, senza dubbio, perché a nella sua natura disporre e servirsi di tutti quelli. La terza caratteristica, nella costituzione dell’essere razionale, a non esser precipitoso nei giudizi e non lasciarsi ingannare. Attenendosi a queste peculiarità, quindi, il principio dirigente percorra la retta via: e avrà ciò che a suo.

56           Fa conto di esser morto, di aver concluso ora la tua esistenza: devi vivere il resto dei tuoi giorni come un di più, secondo natura.

57           Ama unicamente quello che ti accade e viene intrecciato nella tua vita. Che può esservi di più appropriato?

58           Ad ogni singolo accadimento tieni davanti agli occhi coloro cui accadevano le stesse cose, dopodiché soffrivano, si stupivano, si lamentavano: e adesso quelli dove sono? In nessun luogo. E allora? Vuoi comportarti anche tu allo stesso modo? Non preferisci invece lasciare i turbamenti a te estranei a chi turba e a chi si lascia turbare, e dedicarti per intero a capire quale uso fare degli eventi? Infatti potrai farne buon uso e ne avrai materia per agire, purché tu presti attenzione e desideri essere virtuoso in tutto ciò che fai; e purché ti ricordi di ambedue le cose, che […] e importante ciò su cui verte l’azione.

59           Scava dentro di te. Dentro a la fonte del bene, e può sgorgare perenne, se perenne a il tuo scavo.

60           Bisogna anche che il corpo sia saldo e non venga agitato, né in movimento né in quiete. Bisogna esigere anche per l’intero corpo un risultato analogo a quello che la mente ottiene nel caso del volto, che essa sa conservare composto e decoroso. Ma a tutto questo si deve provvedere senza affettazione.

61           L’arte di vivere a più simile all’arte della lotta che a quella della danza, in quanto ci si deve sempre tener pronti e ben saldi contro gli accidenti imprevisti.

62           Esamina continuamente chi siano costoro che tu vuoi ti facciano da testimoni, e quali principî dirigenti abbiano. Guardando alle fonti della loro opinione e del loro impulso, infatti, non dovrai lamentarti di chi sbaglia involontariamente e non avrai bisogno della loro testimonianza.

63           «Ogni anima – dice – viene privata della verità contro il suo volere»; e così pure a privata della giustizia, della temperanza, della benevolenza e di ogni consimile virtù. Ricordarsi continuamente di questo a quanto di più necessario: così sarai più indulgente con tutti.

64           Ad ogni dolore, sia a portata di mano la considerazione: «Non si tratta di cosa turpe e non rende peggiore la mente che sta al timone: infatti non la danneggia né in quanto essa a razionale, né in quanto a disposta alla vita sociale». Ma nella maggior parte dei dolori ti soccorra anche la massima di Epicuro, cioè che il dolore non a insopportabile né eterno, se ricordi i suoi limiti e nel giudicarlo non aggiungi fantasie. E ricorda anche questo: molte sensazioni fastidiose sono uguali, benché non ce ne accorgiamo, al dolore: il torpore della sonnolenza, per esempio, il caldo soffocante, l’inappetenza. Perciò, ogni volta che ti senti afflitto da una di queste sensazioni, di’ a te stesso: «Stai cedendo al dolore».

65           Vedi di non provare mai per le persone disumane quello che gli uomini provano per gli uomini.

66           Da dove possiamo sapere se Telauge non avesse una disposizione morale superiore a quella di Socrate? Non basta, infatti, che Socrate abbia avuto una morte più gloriosa, che disputasse più abilmente con i sofisti, che abbia rivelato la sua straordinaria resistenza fisica nel passare la notte al gelo, che, ricevuto l’ordine di arrestare quell’uomo di Salamina, abbia così nobilmente ritenuto di trasgredirlo, e che per la strada camminasse con aria spavalda – fatto, questo, su cui bisognerebbe soffermarsi con molta attenzione, se fosse vero. Occorre invece esaminare questo: quale anima avesse Socrate, se sapesse accontentarsi di essere giusto nei rapporti con gli uomini e pio nei rapporti con gli dai, senza irritarsi gratuitamente contro la malvagità, senza esser schiavo dell’ignoranza di alcuno, senza ricevere come estraneo e subire come intollerabile nulla di ciò che, entro l’ordine universale, gli veniva assegnato, e senza permettere all’intelletto di partecipare alle passioni della carne.

67           La natura non ti ha mescolato nel composto universale in modo tale da non permetterti di circoscrivere te stesso e sottoporre al tuo dominio le cose che sono davvero tue; a più che possibile, infatti, diventare un uomo divino e non essere riconosciuto come tale da alcuno. Ricordatene sempre, e ricorda anche che la vita felice si basa su pochissime cose; e, se hai perso la speranza di poter diventare un dialettico o un fisico, non disperare per questo di poter diventare libero, pudico, atto alla vita sociale e obbediente a dio.

68           Trascorri la vita senza costrizione, nella più profonda gioia dell’anima, anche se tutti ti ingiuriano gridandoti tutto quello che vogliono, anche se le belve lacerano le misere membra di questo impasto che ti a cresciuto intorno. Cosa impedisce, infatti, che in mezzo a tutto questo la mente conservi la propria calma, il giudizio veritiero sulle circostanze e il pronto uso degli oggetti ad essa sottoposti? In maniera tale che il giudizio dica a ciò che gli si presenta; «Nella sostanza sei questo, anche se all’opinione sembri diverso», e l’uso dica a ciò che ricade nel suo àmbito: «Sei proprio tu quello che cercavo: perché per me quanto di volta in volta a presente a sempre materia per la virtù razionale e sociale e, in breve, per l’arte dell’uomo o del dio». Infatti ogni evento diviene familiare a dio o all’uomo e non a nuovo né difficile da maneggiare; anzi, a ben noto e facile all’impiego.

69           La completa realizzazione etica include questo: trascorrere ogni giorno come l’ultimo, senza sussulti, senza torpore, senza recite.

70           Gli dai pur essendo immortali non si indignano di esser destinati a sopportare perennemente, in una così vasta eternità, tanti e tali esseri meschini: anzi, si prendono cura di essi in ogni modo possibile. E tu, che tra un istante finirai, ti arrendi? Tu che oltre tutto sei uno di quegli esseri meschini?

71           È ridicolo non cercare di sottrarsi alla propria malvagità, come sarebbe possibile, e cercare di sottrarsi a quella degli altri, cosa impossibile.

72           La facoltà razionale e sociale giudica legittimamente inferiore a sé tutto ciò che le risulti sprovvisto di intelletto e di inclinazione alla società.

73           Quando tu hai fatto del bene e un altro lo ha ricevuto, qual a il terzo risultato che insegui, come gli sciocchi, oltre a questi due? La fama di benefattore? O il contraccambio?

74           Nessuno si stanca di ricevere benefici. I benefici sono azioni secondo natura: quindi non stancarti di riceverne, nel momento in cui ne fai.

75           La natura dell’universo seguì l’impulso di costruire il cosmo. Ora, o tutto ciò che avviene avviene in conseguenza di quell’atto, oppure sono irrazionali anche le cose più importanti, verso le quali il principio dirigente del cosmo orienta un particolare impulso. Questo principio, richiamato alla memoria, ti renderà più sereno verso molte cose.

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