LE TRE ROME DI MAZZINI

LE TRE ROME DI MAZZINI

«Ideai in quei mesi d’imprigionamento in Savona (Novembre 1830) il disegno della Giovine Italia. Da quel concetto, non maturato abbastanza, balenava, come una stella dell’anima, un’immensa speranza: l’Italia rinata è d’un balzo missionaria di una fede di progresso e di fratellanza, più vasta assai dell’antica, all’umanità».

«Io aveva in me il culto di Roma… Là, mentre altri popoli, compita una breve missione, erano spariti per sempre e nessuno aveva guidato due volte, la vita era eterna, la morte ignota. Ai vestigi potenti di un’epoca di civilità, … s’era sovrapposta, cancellandola nell’oblio, la Roma della

Repubblica, conchiusa dai Cesari e aveva solcato, dietro al volo dell’aquile, il mondo noto coll’idea del DIRITTO, sorgente della Libertà».

«Poi, quando gli uomini la piangevano sepolcro di vivi, era risorta più grande di prima e, risorta appena, s’era costituita coi Papi, centro accettato d’una nuova Unità, che, levando la legge dalla terra al ciclo, sovrapponeva all’Idea del Diritto l’idea del Dovere comune a tutti e sorgente quindi dell’Eguaglianza. Perché non sorgerebbe da una terza Roma la Roma del popolo Italiano, della quale mi pareva intravvedere gli indizi, una terza e più vasta unità, che, armonizzando terra e cielo, Diritto e Dovere, parlerebbe, non agli individui, ma ai popoli, una parola d’ Associazione insegnatrice ai liberi ed eguali della loro missione quaggiù?».

(Dalla Note autobiografiche)

È difficile comprendere se Mazzini, nel momento e nelle circostanze in cui formulava questo disegno, non maturato abbastanza, lo fondava su una ferma persuasione o se lavorava di fantasia, confondendo la realtà storica con sogni inattuabili e di fatto più non attuati né durante la sua vita né dopo.

Sta bene, per quanto riguarda la Roma del periodo repubblicano, sebbene la preistorica civiltà pelasgica a cui M. pensava non abbia preceduto la gloriosa civiltà greca, ma su questa sia sorta e si sia sviluppata la romana, diffondendo in proprio nel mondo l’idea del Diritto, sorgente della Libertà.

Ma la Roma papale è ben lontana dal potersi stabilire come forza repubblicana da paragonarsi a quella dei Bruti, dei Gracchi, di Catone, dello stesso Cesare, fino alla dittatura, che gli costò la vita. Basta pensare alle lotte tra guelfi e ghibellini, alle invettive scagliate da Dante

ghibellino contro la Curia, «dove Cristo tutto dì si merca», contro i papi simoniaci, contro gli Ordini monastici degeneri; basta considerare i lunghi secoli dell’oscurantismo m.e., alle crociate contro ogni tentativo di libertà di coscienza, ai roghi di Girolamo Savonarola, di Giordano Bruno per vagliare obiettivamente l’azione antirepubblicana della Chiesa cattolica, a cui non mancarono Pontefici veramente religiosi, propagatori di principi morali, mecenati, generosamente protettori di artisti e delle belle arti, ma quanti altri guerrieri, nepotisti, autoritari, mal costumati, avidi di godimenti e di lussuria!

E che cosa intendeva Mazzini per Roma del Popolo? come poteva pensare allora che il popolo italiano, così diviso da regionalismi, retto da governi arbitrariamente assoluti, affermati con potere basato sulla grazia divina, dominato lungamente dagli stranieri, invaso nei secoli da gente «d’ogni risma e d’ogni colore», tuttora schiavo di miseria, di ignoranza, di pregiudizi, potesse assurgere a complesso di uomini liberi, consapevole di doveri, alieno dalla ricerca del maggior benessere per dettar legge morale e civile agli altri popoli?

Mi pare tempo di lasciare questi sogni di uno spirito nobile, ma più vicino all’utopia che alla realtà; cerchiamo di considerare rapidamente gli avvenimenti che seguirono al XX Settembre 1870, quali rapporti di differente natura si stabilirono nelle vicende tragiche di questi cento anni tra lo Stato italiano e la Chiesa di Roma, quale è la situazione attuale e quali prospettive e speranze possono alimentare l’attività del popolo e dei migliori cittadini per far sì che civilmente, moralmente, culturalmente, ROMA, fondata su un passato antico, che la fece già caput orbis, possa ancora aspirare ad eternità di funzione civilizzatrice nel mondo.

TAVOLA DEL FR.’.  E. E.

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