MARMOLADA

Marmolada: la causa della crisi climatica non sono i cittadini, ma le loro finte libertà

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di Gianluca Pinto

Prendo spunto da alcuni luoghi comuni (ascoltati a latere della tragedia sulla Marmolada) in cui si sostiene che la causa del cambiamento climatico siamo noi tutti, con i nostri comportamenti. È una lettura totalmente errata e strumentale quella che scarica in toto la responsabilità del disastro ambientale sui singoli individui (i ‘consumatori’); ovviamente nulla c’entra questo con il fatto che esista realmente una diseducazione da questo punto di vista e che il comportamento individuale abbia un enorme peso, ma questa è solo una parte (e non la maggiore) del racconto. È la solita ributtante manfrina del capitale che trova l’alterità su cui scaricare gli oneri (l’’utente finale’, che oggi sta anche per ‘colpevole’ finale). È lo stesso principio per cui le aziende affondano gli artigli sul denaro della collettività (l’insieme degli ‘utenti finali’), privatizzando i profitti e socializzando (idem) le perdite.

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Ci è stato imposto, ogni singolo istante della nostra vita, il principio che si debba ‘consumare’ e non solo, che sia necessario consumare ‘sempre di più’ (e quindi produrre di più, con aumento dell’entropia ambientale). Chi è che giornalmente ci educa con il Pil e con il rilancio dei consumi? I consumatori? Chi sono coloro che si rifiutano di valutare il costo ambientale, nell’ambito della cosiddetta ‘scienza economica’ (che, ricordo, non è proprio catalogata come scienza esatta, senza contare gli assiomi su cui si fonda): i ‘consumatori’ o i portavoce dei padroni? Chi è che non vuole contemplare la voce in più nei ‘costi’, rappresentata dall’’usura ambientale’: I cittadini?

Oggi si fa largo ricorso alla parola ‘libertà’ che ha assunto un valore assoluto, ideologico, persino bellico. Mi spiace molto doverlo ricordare, ma tutta questa libertà l’uomo non l’ha mai avuta. Non ha la libertà di vivere in eterno, ad esempio. Non ha la libertà di non ammalarsi mai (questo per ‘natura’). Non ha, inoltre, la libertà di tagliare la gola al vicino o di prendere a randellate ad mentula canis chi vuole (questo per il principio umano di regolazione dell’entropia sociale). Non sarebbe ora di ragionare su limitazioni di altre ‘libertà’ dannose, come quelle che hanno portato il genere umano sull’orlo dell’estinzione? Magari limitare la libertà di troppo pochi di arricchirsi troppo; limitare la libertà di ‘produrre troppo’ (con effetti sull’uso di energia e sull’impatto ambientale della nostra presenza su questo pianeta).

Non sarebbe il caso, insomma, di ragionare sulla limitazione della odierna totale libertà di devastare l’ambiente e ridurre sempre più in povertà il genere umano (‘crisi ambientale’ e ‘povertà’ sono collegati ed hanno la stessa causa)? Sarebbe anche ora, inoltre, di smetterla di strumentalizzare il concetto di libertà per garantire la possibilità degli áristoi di fare e disfare la vita di tutti (ad esempio agendo il mondo solo in funzione di profitto senza valutare null’altro) e di usarlo dolosamente come equivalente di ‘liberismo’ o ‘democrazia’, al fine di imporre l’idea che toccare il liberismo significhi toccare la democrazia (che funziona sulla base di ‘leggi’ e quindi su limitazioni della libertà di fare indiscriminatamente quello che che ci pare) o toccare la libertà vera, che è la libertà di tutti di vivere responsabilmente il nostro pianeta.

Marmolada, nel 2006 pubblicavo una foto con dei tipi da spiaggia sul ghiacciaio. Quello scatto fa riflettere ancora

Chiunque continui a sostenere che tutta quanta la responsabilità sia solo in capo ai comportamenti dei singoli individui che sono cattivi consumatori sostiene il falso. L’ambiente è un sistema integrato con l’uomo (che si nutre di parti dell’ambiente in cui vive), non una zona ‘vuota’ dove l’uomo può riversare l’entropia prodotta dalle sue azioni. Chi ha fatto e scritto la storia, soprattutto in questi ultimi 30 anni, è il potere economico e i portavoce la divulgano. Che sia anche giunto il momento di cominciare a raccontare la realtà e quindi la storia tramite altri scrittori magari inserendo, come punto di riferimento in più, il depauperamento ambientale?

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ARTICOLO INVIATO DAL FR.’. A. F.

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