RIFLESSIONI DI UN APPRENDISTA

Riflessioni di un Apprendista

(L. M.)

Rispett.mo  M.’.V.’.

Carissimi Fratelli

      E’ trascorso un anno dal giorno in cui ho avuto la fortuna di guardare nei vostri occhi e vedere la luce del vostro amore fraterno.

Il lavoro duro e la severa responsabilità del mio incarico profano non hanno diminuito la mia sete di luce e la mia ansia a partecipare devotamente alla costruzione del Tempio.

      Ho la gioia di dirvi che da quando vi ho conosciuti sono diventato migliore: mi avete insegnato ad amare la verità, la libertà, la giustizia ed il bene, che già avevo fatto norma e scopo della mia vita. Perdonate se oso prendere la parola in vostra presenza, ma la vostra fraternità mi aiuta, la vostra comprensione mi incoraggia a dirvi le meditazioni che ho fatto in solitudine negli scorci di tempo che il lavoro mi lasciava. Chiedo ancora perdono se al vostro orecchio qualche osservazione sembrerà illazione: sono un apprendista e l’ansia di luce mi provoca fremiti forse disordinati.

     Pur accettando l’invito del Fr.’. F. Ba., che mi è stato di sprone, non è sul filo a piombo che ho lavorato; vi prometto di farlo in futuro. E’ invece del simbolo che mi ha fatto provare le prime emozioni da iniziato che voglio parlarvi.

      L’emozione maggiore l’ho provata al momento che mi vidi cingere col grembiule bianco alla fine della cerimonia della mia iniziazione, l’assistere altre volte durante l’anno massonico alla stessa cerimonia ha rinnovato in me ogni volta la stessa emozione.

      I chiarimenti diretti che ho trovato sui libri riguardo al grembiule non hanno soddisfatto appieno la mia sete di sapere, in quanto venivano dati significati, peraltro altissimi, solo morali; ho creduto di trovare significati più profondi andando a cercare cose molto lontane da noi nel passato.

      Convinto che quanto più le meraviglie del passato ci rivelano i loro segreti attraverso scavi di monumenti, di interpretazioni di antiche scritture, tanto più dobbiamo persuaderci che ogni fatto umano è vecchio come è vecchio il mondo.

In alcune tombe egiziane della diciottesima dinastia da circa trentacinque secoli esistono rappresentazioni grafiche di uno dei misteri che più hanno appassionato in tutte le nazioni gli eruditi.

      Sulle pareti di alcune di queste tombe si nota un uomo accoccolato come il feto nell’utero, sopra una slitta trainata da serventi guidati da un sacerdote di Anubi; nella scena successiva si assiste allo sgozzamento e spellamento di un caprone.

      Con questa pelle viene poi rivestito l’apprendista, e mentre vengono bruciati il cuore della vittima e i capelli dell’apprendista, dalla fiamma si levano verso il cielo l’immagine dell’uomo e la pelle della vittima.

      Se dal misterioso antico Egitto si passa alla non meno misteriosa antica India, si  ritrova in un rito discendente dai 4 libri Veda  una cerimonia chiamata Diksa che serve alla deificazione dell’uomo. Questa cerimonia si svolge facendo entrare in una capanna il neofita ricoperto con una pelle di antilope e cinto da un cordone di seta rossa; l’interpretazione che i Bramini davano agli elementi del sacro rito è la seguente: il neofita rappresenta il feto, la pelle è la placenta, la cintura è il cordone ombelicale e la capanna è l’utero. Presso gli Esseni nessuno poteva essere ammesso nella comunità se non subiva un anno di noviziato, al termine del quale il novizio veniva autorizzato a compiere le abluzioni rituali dopo di che gli si consegnava un grembiule che doveva coprirlo per decenza.

           La civiltà classica Greca ci ha tramandato, in miti e leggende, analoghe cerimonie: il vello d’oro, la pelle di leone indossata da Ercole durante le 12 fatiche. Non meno importante del grembiule è la cintura che secondo l’iconografia religiosa significa lavoro, forza, castità.

           Nel Medio Evo tutti indistintamente indossavano la cintura ed esserne privati era segno di degradazione, d’incapacità di compiere certi obblighi, di rinuncia a certi diritti, i debitori insolventi venivano obbligati ad abbandonare la cintura, mentre le vedove deponevano la loro sulla tomba del marito quando rinunziavano alla successione.

           Le idee madri sono una tradizione unica e comune per tutta l’Umanità. è per questo che i misteri in tutte le religioni, in tutte le scuole iniziatiche hanno sempre un unico denominatore comune, è per questo che anche in Massoneria ritroviamo il rito del grembiule di pelle bianca, che è di materia animale perché la natura perfeziona la materia con cose che sono dello stesso regno naturale, così che l’animale genera l’animale, la pianta riproduce la pianta; la pelle è un contenitore di materia animale in continua trasformazione, è una forma di guscio per salvaguardare l’essere che in esso compie il suo ciclo di vita.

           Pertanto io vedo nel mio grembiule il simbolo del corpo fisico, dell’involucro materiale del quale lo spirito deve rivestirsi per partecipare all’OPERA della COSTRUZIONE UNIVERSALE.

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