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2015-03-24              A:. G:. D:. G:. A:. D:. U:.

Illustrissimo e Venerabilissimo Gran Maestro, Illustrissimi e Venerabilissimi Grandi Maestri Onorari, M.V., Fratelli che secondo i vostri gradi, Incarichi  e Rappresentanze sedete all’Oriente, fratelli tutti che ornate le colonne del Tempio,

A nome della R.L. Giuseppe Garibaldi n. 1436 all’Oriente di Follonica e a nome di tutti i numerosi fratelli presenti degli Orienti vicini, rivolgo un caloroso saluto al Gran Maestro carissimo fratello Stefano Bisi, che ci ha fatto l’onore di essere presente a questa nostra straordinaria Tornata dei Lavori di Loggia, a quasi due anni dall’innalzamento delle colonne avvenuto il 5 maggio 2013. E la straordinarietà di questa presenza, oltre al rinnovato piacere di averlo ancora una volta qui con noi, in una loggia giovane e che gode di ottima salute, è data dal momento particolare che la nostra Istituzione sta vivendo proprio in questo periodo. Siamo alla vigilia dei Lavori della Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia, che si terrà a Rimini nei prossimi giorni del 10-11 e 12 aprile 2015, alla vigilia cioè di uno degli appuntamenti più importanti della nostra Istituzione in cui i fratelli del GOI sono invitati a riflettere su di un tema stabilito per prendere successivamente le determinazioni che ne dovessero conseguire.

Abbiamo letto con soddisfazione che il nostro Gran Maestro ha voluto inserire come filo conduttore dei Lavori della Gran Loggia un tema a lui sempre particolarmente caro, cioè quello del Coraggio, ma questa volta con qualche ingrediente in più, rispetto ad occasioni precedenti.

Questo infatti il filo rosso dei lavori:

Il coraggio delle idee,

la costanza delle azioni.

Con questo slogan su cui riflettere, i fratelli a Rimini sono invitati a manifestare senza tentennamenti il Coraggio delle Idee, quelle che mirano alla salvaguardia della giustizia e dei diritti dei più deboli, quelli della cultura della pace tra i popoli, quelli della accettazione non della sopravvivenza, ma della convivenza tra gli uomini, quella della difesa della Libertà in tutte le sue poliedriche manifestazioni ed in ogni angolo della terra, poiché, come diceva Roosevelt, “La Libertà si scopre quando gli uomini sono liberi di cercarla”.

Il ruolo della Massoneria in ogni epoca è scritto nella sua storia e nei suoi Statuti, sempre al servizio dell’Umanità, per renderla libera, per migliorarla, per indicare anche da parte nostra una strada per raggiungere questo miglioramento della convivenza mondiale tra gli uomini, non solo attraverso l’ambito esoterico e spirituale, ma anche quello culturale, socio economico, ambientale. Oggi più di ieri si impone infatti l’affermazione dei nostri valori etici, partendo dall’uomo come persona, per una rinnovata formazione culturale delle coscienze. E per raggiungere questo traguardo, carissimi fratelli, occorre far leva sulla nostra idea di Coraggio, perché essa sia chiara e trasparente a tutti i fratelli all’interno della Istituzione e all’esterno in ogni ambito: politico, socioculturale, economico.

Coraggio di vivere in modo solidale con chi scappa dalla guerra, con le gigantesche migrazioni di massa, con chi soffre, con chi muore per la fame o per libertà, a causa dei fanatismi politici, razziali o religiosi, con chi subisce umiliazioni di ogni genere, nell’affermazione del suo sacrosanto diritto di vivere in pace, di professare liberamente la sua religione, di essere quello che è, con la sua cultura, la sua razza, con le sue credenze religiose, se rispettose dell’uomo, della vita, dei diritti e della libertà altrui.

Coraggio di vivere e di ricordare, come sta facendo ad esempio un fratello molto caro da tempo al nostro Gran Maestro, mi riferisco al fratello Nedo Fiano, intervistato dal giornalista Stefano Bisi, allora Presidente del Collegio dei MMVV della Toscana, presso la sala dei concerti dell’Accademia Chigiana di Siena nel maggio del 2011 e già acclamato un mese prima alla Gran Loggia di Rimini con il titolo di Gran Maestro Onorario del GOI. Un uomo, scampato ai Campi di Concentramento in cui aveva perso tutti i suoi cari e che nelle scuole e negli ambienti politici e culturali sta dedicando tutta la sua vita alla lotta per l’affermazione della Libertà, contro la follia nazifascista e contro ogni totalitarismo. Uno sforzo da apprezzare il suo, non facile, ma indispensabile “per non dimenticare”.

Il coraggio di essere massoni. In diversi momenti storici anche recenti e a varie latitudini non è stato e non è facile essere massoni. Essere massoni oggi significa talvolta essere derisi o nella migliore delle ipotesi trascurati. Ma noi come goccia sulla pietra continueremo a batterci  per i nostri valori etici, arricchiti dal coraggio del sacro, lasciando cioè al di là della balaustra, che delimita l’Oriente, quei falsi miti che sembrano oggi prevalere sugli altri come quelli del denaro e

del successo personale, basati quasi sempre sulla prevaricazione dei diritti di altri uomini. Per quei falsi miti, come diceva addirittura una vecchia canzone degli anni sessanta, “Dio è morto”.

Da parte nostra allora, per quello che ci riguarda, all’interno dei nostri templi, dobbiamo perciò accettare il monito ad impegnarci a non parlare a vuoto, magari più per sfoggiare una sterile erudizione e per il piacere di ascoltarci, piuttosto che per lo sforzo pur difficile di favorire convivenza tra persone e costruire umanità.

Al nostro interno avere il coraggio oggi di essere dei veri massoni significa riuscire a lasciare al di là della balaustra sacra dei nostri templi le banalità proprie di un clima profano dai sapori carnevaleschi, per usare, Gran Maestro, una tua recente e chiara espressione al riguardo.  

Ed ecco allora la prosecuzione del tema che sarà affrontato alla Gran Loggia: Coraggio delle idee, è vero, ma anche  “Costanza delle azioni”.

Mi sembra di capire che la Massoneria sia indispensabile praticarla nella realtà di tutti i giorni, altrimenti essa è inutile. Da parte nostra va fatto cioè ogni sforzo per sostituire o accompagnare il dire con il fare, altrimenti i nostri lavori diventano puro e inutile esercizio verbale, sempre sterile ed arido. Ce lo immaginiamo fratelli cosa sarebbe stato anche del nostro Paese se al Pensiero mazziniano non fosse seguita l’Azione garibaldina? Che senso avrebbero le pur belle parole pronunciate nei nostri templi se esse non trovassero pratica applicazione nella vita quotidiana?

La nostra deve essere una palestra di educazione morale e spirituale, praticata ogni giorno nella vita e nella società, nei luoghi di lavoro, in famiglia, nei rapporti con i nostri cari e con i nostri fratelli.

Avere il coraggio di mettersi a nudo tra le colonne e di abbandonare i metalli deve significare per noi imparare a spargere affetto, passione e amore tra fratelli e verso tutti gli altri uomini.

Se tu fratello preferisci essere più temuto che amato, stai attento che stai sbagliando tutto, non sei un buon massone.

Se non sai offrire ai fratelli la parte più intima di te, in modo cristallino, significa che il tuo mattone per la costruzione del tempio si è rotto ed è inservibile. L’uso sbagliato di un mattone rotto mette a rischio l’intera cattedrale che dobbiamo costruire.

Il lavoro di ricerca e miglioramento interiore deve servire per conoscere e per conoscersi, con l’obiettivo di offrire il tuo contributo concreto di amore e di vera fratellanza nella loggia, tra le logge e nella società in cui vivi. Altrimenti di quale miglioramento si parla, fratello?

Una delle immagini più belle della nostra Istituzione, tra le mille che ci sono, è quella del melograno, che significa unità, fratelli, significa amore. Il massone non può essere un lupo solitario silente o che si limita a pontificare il suo sapere più o meno erudito una o due volte al mese. Egli deve essere un fratello tra fratelli, un uomo che offre confronto, dialogo, amore e speranza.

Renato Zero nella sua canzone intitolata appunto “Il coraggio delle idee” canta:

“ E non è necessario perdersi in astruse strategie,

tu lo sai, può ancora vincere chi ha il coraggio delle idee”.

Un coraggio questo da tirare fuori senza sopraffazioni, attraverso il metodo dell’affetto sparso a piene mani intorno a noi, utile e indispensabile azione soprattutto oggi in un periodo di seria difficoltà sociale ed economica.

A consuntivo  di poco più di un anno di Gran Maestranza del nostro Gran Maestro, se con grande umiltà potessi fare una sintesi del suo messaggio prevalente con uno slogan, userei forse  solo due parole: fratellanza e amore, oppure Cuore e anima.

Parole semplici, ma dal significato immenso e alla base del nostro essere massoni.

Il 14 di marzo a Roma insieme a tanti fratelli anche dei nostri orienti della maremma grossetana e livornese ho avuto il piacere di assistere ad una scena rituale commovente e inusitata. L’uscita dal Tempio del nostro Gran Maestro, unitamente a altri tre importanti rappresentanti della Massoneria italiana e straniera, è avvenuta in un modo mai visto prima, ma rivoluzionario nella sua semplicità: quattro fratelli così importanti per l’Istituzione massonica mondiale che uscivano dal tempio sulla stessa linea, dandosi la mano. E’ stato un momento toccante e denso di significato. Ecco, proprio questo mi sembra che sia il messaggio forte e chiaro che ci vorremmo aspettare dalle riflessioni dei fratelli convocati a Rimini, la riaffermazione del concetto di Fratellanza e di sacralità.

La fratellanza tra fratelli è un obiettivo da raggiungere e da perseguire giorno per giorno con verifiche continue anche all’interno dei nostri cuori.

Nessuno, fratelli, ci regala niente. La fratellanza è una conquista.

Non è sufficiente portare un grembiule verde, pur tanto ambito, per sentirsi buoni massoni. Se la fratellanza vera e cristallina dovesse incrinarsi, il melograno si spacca o marcisce e sarà destinato a cadere dalla colonna posta alla porta del Tempio.

Giorni addietro ho chiesto al potentissimo fratello Silvano Radi, Gran Maestro onorario del GOI e fratello onorario della mia Loggia, cosa mi poteva suggerire sul concetto di affetto fra fratelli. Il carissimo fr. Silvano semplicemente mi ha invitato a rileggere il rituale di Iniziazione in grado di Apprendista per trovare ogni risposta alle mie domande. E niente di più vero. In quel rituale la seconda virtù da perseguire per un Massone “ è quella di soccorrere i fratelli, di alleviare le loro disgrazie e di assisterli con consigli e affetto. Qualità rare nel mondo profano, ma per noi solo compimento di un dovere gradito”. E poi più avanti il MV al profano: “Possa il tuo cuore infiammarsi di amore per i tuoi simili: possa questo Amore, simboleggiato dal fuoco, improntare le tue parole, le tue azioni, il tuo avvenire. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te e fa agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero a te.”

Allora noi, fratelli, animati dall’ottimismo della volontà, non desistiamo da questi valori che ci sono stati letti anche tanto tempo fa, ma sempre validi nella loro semplicità e bellezza di contenuti. La rotta è tracciata, il nocchiero che è qui con noi questa sera è fermo e sicuro nei suoi propositi al timone della nostra barca. Se tutti ci impegniamo e lo seguiamo remando nella stessa direzione e con ritmo armonioso la navigazione procederà sicura e tutti saremo soddisfatti di questa intima, ma meravigliosa avventura, come novelli Ulisse. L’importante è esserci tutti  a solcare, duramente ed in silenzio, le onde di questo lungo tratto di mare, anche burrascoso, ma con la prua rivolta verso un unico porto sicuro ed un nuovo mondo ricco di amore, ancora da scoprire. Non accontentiamoci mai dei traguardi raggiunti, ci sarà sempre un nuovo orizzonte che ci attende e con cui misurarci. La ricerca della Verità ci impone un impegno costante, anche quando essa sembra a portata di mano e facile da raggiungere. La costanza delle Azioni è un metodo ed una lezione di vita che ci deve accompagnare lungo tutta la rotta che dobbiamo seguire.

Come l’Apprendista ed il suo silenzio operoso, anche noi scopriremo che il non-detto è ancora il mistero più bello da vivere con proprietà iniziatiche.

A questo proposito termino la mia tavola con i famosi versi del poeta turco Nazim Hikmet, che ci invitano ad aver fiducia nella vita, nell’affetto tra esseri umani, e a conservare intatte le speranze, anche le più difficili e a prima vista anche quelle ritenute quasi impossibili. Quello che conta è credere nella vita, sempre, perché con la tenace volontà tutto può essere alla nostra portata.

Questi i versi del poeta:

“Il più bello dei mari

è quello che non navigammo.

Il più bello dei nostri figli

ancora non è cresciuto.

I più belli dei nostri giorni

non li abbiamo ancora vissuti.

E quello

che vorrei dirti di più bello

non te l’ho ancora detto.”                                     

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