UN DANTE NON CONVENZIONALE?

UN DANTE NON CONVENZIONALE?

Fabrizio Sciacca

L’esoterismo e, essenzialmente, una via che intende esprimere, in modo puntuale ed espressamente non alla portata di tutti, la tensione verso un traguardo sapienziale infrastorico e infratemporale. Assume come segreti ciò che la religione chiama misteri. ‘Segreto’ rimanda a un sapere iniziatico che non coincide con l’occultismo, che invece prende corpo come imitazione – talora come contraffazione – dell’esoterismo stesso. L’esoterismo si differenzia dalla dottrina dei teologi in quanto ammette un principio di mediazione tra bianco e nero, tra luce e buio, tra corpo e anima. Davvero troviamo in Dante tracce di tutto questo? Rene Guenon dedica a Dante alcuni saggi, poco sistematici, in cui cerca di cogliere elementi esoterici nella poesia e nella prosa del Fiorentino. Passo in rassegna solo qualche tratto delle sue osservazioni.

Il primo elemento e legato ai numeri. I numeri sarebbero, secondo Guenon, importanti segni di parallelismi legati, in modo differente ma coerente, alla tradizione ermetica e sapienziale. Così, il numero 7 sarebbe rinvenibile, come numero sacro, nelle divisioni del Purgatorio: “ricorderemo soltanto, come una delle principali, la considerazione dei sette pianeti, che serve di base a una moltitudine di corrispondenze analogiche”.

In Dante, il 7 rinvia, secondo Guenon, alle sette arti liberali in parallelo alle sette sfere planetarie, che costituiscono i primi sette dei nove cieli danteschi. Le sette arti liberali conferiscono il nome ai successivi sette gradini, che rappresentano le tre arti (trivio) e le quattro scienze (quadrivio), necessarie alla conoscenza per gradi. Nelle arti e nelle scienze vi sono tutti gli elementi capaci di conferire la dimensione umana più propria, quella dell’autonomia. Qui una riflessione appare di un certo interesse: “come e possibile che delle corrispondenze di tal sorta, che indicano veri e propri gradi iniziatici, siano state attribuite alle arti liberali, che venivano insegnate pubblicamente e ufficialmente in tutte le scuole? Noi pensiamo che se dovessero esistere due modi di considerarle, uno essoterico e l’altro esoterico: a ogni scienza profana può sovrapporsi una seconda scienza che in apparenza si riferisce allo stesso oggetto ma in realtà  lo prende in considerazione da un punto di vista più profondo, e che rispetto alla scienza profana ciò che i significati superiori delle scritture sono rispetto al loro significato letterale”.

Altri esempi si potrebbero fare per il 33, numero di canti nelle 3 parti della Commedia, a eccezione dell’Inferno, il cui primo dei 34 canti potrebbe esser considerato un’introduzione generale all’intera opera. All’11, struttura metrica degli endecasillabi, e ai suoi diversi multipli, come il 22, che rinvia ai due movimenti locali della fisica di Aristotele, il 2 e il 20, rispettivamente il movimento locale e l’alterazione. Ma anche alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico.

Il secondo elemento e legato alla visione del mondo. L’interpretazione guenoniana di Dante e leggibile – e spiegabile – alla luce dell’idea della non divisibilità del mondo e della critica del mondo occidentale dello studioso francese. Si pensi al fatto che Guenon ravvisi, quale una delle cause della crisi della modernità occidentale rinvenibile nell’ordine sociale – nel fatto gli occidentali, a differenza degli orientali, hanno ritenuto di separare l’inseparabile, cioè la sfera temporale da quella spirituale.

Non si tratta di contestare la distinzione esistente tra i due principi, che effettivamente si riferiscono a sfere di dominanza differenti,  come nel caso delle scienze essoteriche e della sapienza esoterica. Si tratta invece di capire che, per un errore interno allo spirito analitico occidentale, si e dimenticato che distinguere non significa separare.

Un altro contributo non secondario alla comprensione di un Dante “non convenzionale” proviene da Ezra Pound. I suoi studi su Dante, debitori della cura di Vanni Scheiwiller e recentemente riproposti in una edizione più ampia, sono menzionabili per vari aspetti. Riferendosi alla Commedia, Pound non ha dubbi sul fatto che “Dante concepisse l’Inferno, il Paradiso e il Purgatorio” come stati e non come luoghi. Qualche tempo prima Riccardo di San Vittore aveva espresso questa credenza, che per di più fa anche parte del dogma esoterico e mistico”.

Anche Pound, come Guenon, non fa a meno di notare, in Dante, l’importanza di alcuni elementi esoterici:

1) una serie di numeri astratti in una certa relazione tra loro;

2) una relazione fra certi numeri astratti;

3) le dimensioni relative di una certa figura, in questo caso un triangolo;

4) l’idea, o l’ideale del cerchio

Vi è da dire che questa lettura ‘esoterica’ di Dante non può e non riesce ad appartenere solo a Dante. L’interesse per la numerologia, la speculazione ‘magica’ sui simboli numerici e sui numeri simbolici, non è una peculiarità che trova in Dante una fonte originale e men che meno unica. E’ di tutta evidenza che Dante recepisca e trasmetta, forgiandola in grande letteratura, un insieme di idee, studi, dottrine tipiche della filosofia e della cosmologia medievale. Questo patrimonio culturale ha come destino il suo collocarsi entro un’antropologia filosofica certamente cristiana.

Ciò spiega, teologicamente, l’avversione dantesca per visioni non monoteiste e politicamente il suo accanimento contro la civitas diaboli fiorentina. Peraltro, nemmeno tale lettura può essere considerata una stravagante via di fuga o la chiave di volta di un Dante ‘diverso’ o ‘misterioso’. Dante non avrebbe potuto esistere senza la poesia provenzale o trobadorica. In tanta poesia pre-dantesca, per citare solo Guido Guinizelli, troviamo non poche suggestioni riferibili alle tradizioni alchemico- mistiche.

Per concludere, resta importante non tanto ciò che in Dante vi è, quanto ciò che in Dante si è visto, o si è voluto vedere, per rappresentare o dare corpo a forme d’arte, tradizioni sapienziali o dottrine mistiche. Nel cuore dell’Ottocento, a Dante si ispiro il capostipite della scuola inglese dei Preraffaelliti, Dante Gabriel Rossetti. A riprova di quanto detto prima, la suggestione dantesca delle pitture di Rossetti, tuttavia, rientrava pienamente nel ciclo neomedievale-cavalleresco di gran parte dei Preraffaelliti, che a loro volta rispecchiavano lo spirito del tempo, dedito all’idealizzazione di un passato nobilitato e nobilitante, pregno di spiritualità, mistica e mistero. Si pensi alle opere di Edward Cole Burne-Jones o di John William Waterhouse, di ripresa di un immaginario femminile paradossale, tipico della rappresentazione medievale. Quanto di più volutamente e misteriosamente ambiguo era la rappresentazione figurale femminile, tra corpo e spirito, carne e anima, il tutto offerto senza possibilità di comprensione, e perciò diabolico.

Si pensi alle opere, in letteratura, di Edgar Allan Poe, Arthur Conan Doyle, Louis Stevenson, Arthur Machen. Uno spirito che si ritrova in gran parte della letteratura inglese (e tedesca), dal romanticismo al positivismo sino al primo Novecento, da Blake a Yeats, spesso segnata da zone d’ombra, a metà strada tra il sacro e il profano.

HIRAM 2012/2

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