“RIVEDER LE STELLE”

“RIVEDER LE STELLE”

Bisi Stefano GRA MAESTRO

Se qualcuno si domandasse il motivo per cui ancora oggi bisogna leggere Dante Alighieri e la sua aurea Divina Commedia, basterebbe citare un solo verso per rispondere al quesito: Dante ha la capacità, nonostante siano passati Settecento anni dalla sua morte, di spiegare la vita, la sua metafora, il sogno, l’immaginazione, più di tanti pensatori, filosofi, teologi e di molte discussioni vane.

Questo è il verso che Dante mette in bocca ad Ulisse: “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.

Poche ma incredibilmente profondissime parole che conservano un fascino del tutto particolare e una inarrestabile carica di motivazione e di coraggio che va oltre la comune ragione e l’ordinatorieta’.

In questo bellissimo e citatissimo verso Dante sintetizza, con una ricchezza di parole che non ha precedenti, quello che dovrebbe essere il senso della vita: un interminabile viaggio conoscitivo. Il viaggio eterno di ogni uomo verso la Conoscenza e la Verità.

Un lungo, infinito e quasi mai compiuto sino in fondo, cammino d’elevazione spirituale capace di consentire ad ogni uomo che abbia la forza e il desiderio di farlo di capire se stesso, gli altri, la Natura, l’Universo.  Un sentiero impervio, pieno di pericoli e a rischio di cadute, quello che ognuno è chiamato a fare ma, che se compiuto con perseveranza, passione, rigore, tolleranza ed umiltà consente ad ogni cercatore di avvicinarsi al velo di Maya e in alcuni casi di squarciarlo.

E’ per questo che anche noi del Grande Oriente d’Italia abbiamo voluto celebrare in qualche modo l’anniversario dantesco inserendo nel titolo della Gran Loggia un’altra frase per noi simbolo non solo del

viaggio del Sommo Poeta ma anche di quello che cerchiamo di compiere quotidianamente noi massoni dentro e fuori i nostri Templi.

“Fratelli in viaggio per riveder le stelle” ecco la vera missione e l’obiettivo finale da raggiungere per ogni iniziato. Dante ne è perfettamente consapevole sin dall’inizio e lo dice subito scrivendo: “Mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’è amara che poco e’ più morte”. Quando uno capisce di essere caduto in tale “selva oscura” è già in atto un cambiamento interiore ed è il primo passo per imboccare il Gran Sentiero morendo alla profanità per rinascere poi iniziato. Avvia così il suo personale viatico per risalire dal buio in cui è caduto per trovare gradatamente il suo nuovo stato coscienziale. Seguendo la nuova rotta, con forza e tenacia, superando le temibili prove che deve

affrontare abbandonando l’egoismo per “innalzare templi alla Virtù ed oscure e profonde prigioni al vizio”, solo così si può ben operare la trasformazione dell’essere. Solo così l’Uomo può “riveder le stelle”, uscendo dall’inferno quotidiano di un’esistenza caotica e sempre più scadente nei valori. Le stelle con la loro capacità di “irradiare” Luce e di “illuminare” sono sempre state considerate simboli altamente positivi, non materia inerte ma viva come gli esseri umani. E solo facendosi guidare da esse, come facevano anticamente i marinai privi di bussola, si può navigare nelle procellose acque dello spirito sperando di vedere un giorno splendere la Vera Luce e diventare una particella dell’Universo infinito.

HIRAM .2/2021  

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