RIFLESSIONI

Riflessioni

di S.G. della R:.L:. Cairoli n. 119 Or:. di Arezzo

Qual’è la cosa che ti ha colpito di più dopo aver compiuto i primi passi nel cammino iniziatico? “A questo buio dentro noi femmineo è la luce del giorno disastro”, questa frase di Heinrich Von Kleist ben descrive lo stato mentale che mi ha pervaso nel biennio successivo alla mia iniziazione.

Dopo aver metabolizzato le sensazioni di entusiasmo delle prime settimane da apprendista massone ed aver preso cognizione, da un lato, della bellezza e della grandezza dell’Istituzione, e dall’altro, della responsabilità personale che ne deriva, mi sono trovato in una condizione di profondo smarrimento. L’inadeguatezza a comprendere la complessità “del tutto” e la mancanza di strumenti per vivere in modo buono e giusto, che sospettavo avere già prima del mio ingresso in Massoneria, si mostrarono come una drammatica realtà.

Mi sono trovato, quindi, nella circostanza di dover mettere in discussione tutte le opinioni/credenze maturate e le scelte fatte fino a quel momento. Non è stato banale ed immediato comprendere che la soluzione a questo smarrimento è insita nella “causa” scatenante e consiste nella celebrazione “intima” del funerale del profano venuto meno con l’iniziazione.

Quando il primo rito di passaggio si avvia alla conclusione, o meglio il periodo “liminale” che segue l’iniziazione, il patrimonio valoriale ed il metodo dell’apprendista libero muratore progressivamente subentrano ai paradigmi esistenziali imposti dalla profanità: allo smarrimento si sostituisce il dubbio costruttivo e la rassegnazione cede il passo alla ricerca di miglioramento personale e collettivo.

Racconta come stai vivendo la pandemia e se l’appartenenza ha segnato il tuo modo di affrontare un periodo così difficile. Come tutti credo, mi sono scontrato con la violenza inattesa del memento rivoltoci da un microrganismo apparentemente insignificante: l’uomo è caduco ed assolutamente vulnerabile.

Nella prima fase, ho vissuto il fenomeno pandemico passivamente ma con viva curiosità: mi sono limitato all’osservazione, imponendomi non prendere decisioni potenzialmente esiziali. In collegamento al punto precedente, evidenzio che l’inizio della pandemia coincide con la fine del “mio primo biennio” da iniziato, che ho trascorso nell’introspezione, sperimentando una “diffusa” sensazione di personale inadeguatezza e desiderio di cambiamento.

Potrei considerare “l’ibernazione sociale” derivata dal confinamento come il continuum di una crisi personale già in essere: ho quindi proseguito – e proseguo – il mio cammino di ricerca senza lasciarmi turbare particolarmente dal sopraggiunto “cigno nero”. Ritengo che gli insegnamenti e le testimonianze datemi dai Fratelli, unitamente alla consapevolezza di far parte di un sistema eterno (in senso filosofico), mi abbiano consentito di vivere con lucidità e relativa serenità questo periodo.

In una fase più avanzata dell’epidemia, riprendendo contatto con la realtà e dopo aver allargato le maglie dell’introspezione, ho trovato la forza di prendere decisioni sostanziali, rimandate a lungo per mancanza di coraggio e per “disordine di pensiero”, la cui attuazione ho incubato probabilmente durante il suddetto “biennio”.

Da apprendista, cosa vorresti chiedere ai Maestri che ci leggono?

Senza timore di incorrere in accuse di piaggeria, riconosco il privilegio di appartenere ad una grande Loggia: storicamente, qualitativamente ed anche quantitativamente, visto il numero di Fratelli che la compongono. Molti dei Maestri che ho avuto l’opportunità di frequentare fino ad oggi hanno contribuito in modo determinante alla mia crescita personale, non solo massonica, con insegnamenti di qualità e testimonianze in certi casi eccellenti. Mi risulterebbe obiettivamente difficile chiedere di più ai miei maestri di riferimento.

Tuttavia, portando l’argomento ad un livello più generale, vi sono alcune questioni che, da massone della generazione millennials, mi farebbe piacere sviluppare. Senza addentrarmi in dinamiche socio-

antropologiche/culturali di carattere intergenerazionale, che non sarei in grado di descrivere decentemente, e rimanendo entro i confini dell’opinione personale, ritengo che la generazione a cui appartengo sia cresciuta in un contesto storico dominato da vuota incertezza e da mancanza di autorevolezza.

Il metodo applicato massonico, derivato da un patrimonio assiologico completo, propone certamente strumenti di crescita e rinnovamento personale avanzati che mettono il libero muratore nella condizione di affrontare bene questo vulnus storico/culturale.

Nondimeno, credo che l’utilizzo di questi strumenti risulti di non immediata comprensione ed adattabilità al contesto storico attuale per il giovane iniziato, proprio per quanto detto sopra. Il massone millennial, nella sua dimensione di uomo e di libero muratore nel mondo, si trova ad affrontare situazioni e contesti diversi rispetto ai Fratelli delle generazioni precedenti: non maggiori difficoltà o complessità, ma condizioni che richiedono un lavoro interiore impostato differentemente, pur a parità di strumenti. Maestri che non esitino ad affermare in modo autorevole e deciso l’importanza della disciplina massonica rappresentano la testimonianza migliore e lo stimolo motivazionale più efficace per i massoni più giovani.

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