LA FORZA DELLE PAROLE

La forza delle parole

di Daniele Ronco

M:.V: della R:.L:. Giustizia e Libertà n. 646 Or:. di Pisa

Anni e secoli di reputazione buttati, per poche parole dette con superficialità…

BREVI ARTICOLI E RIFLESSIONI

Non so se conoscete lo scrittore Marco Vichi, fiorentino, una sessantina di anni, diventato noto al grande pubblico per una serie di romanzi polizieschi ambientati a Firenze negli anni ’60, con protagonista il commissario Bordelli.

Di solito diffido sempre da questi scrittori che vendono milioni di copie anche nei supermercati, non per snobismo, ma per il semplice fatto che

la massa certe volte è cieca e segue le mode del momento senza curarsi della qualità del prodotto. Ebbene, qualche tempo fa ho visto uno dei romanzi di Vichi su una bancarella a 3 euro e l’ho comprato, l’ho letto e non mi è sembrato neppure troppo male. Incuriosito, ho cercato anche gli altri romanzi di quella serie e nel complesso posso dire che si tratta di letture piacevoli, forse un po’ ripetitive e talvolta prolisse.

Fin qui tutto bene… se non che, nel romanzo “Morte a Firenze” a un certo punto, quando il commissario sta indagando su un giro di pedofili

che hanno seviziato e ucciso un ragazzino, va a toccare alcuni personaggi altolocati e insospettabili, tra cui un alto prelato, un nobile e alcuni nostalgici del Fascismo. Per farlo desistere dal proseguire le indagini, questa combriccola lo colpisce nei suoi affetti e fa violentare la sua compagna da due sicari. Allora cosa pensa il commissario (e cosa scrive Marco Vichi)? È stata la Massoneria! (le parole testuali, a pag. 335 dell’edizione del 2011 di TEADUE: “Con le sue bravate aveva pestato piedi assai importanti […] Monsignor Sercambi era molto potente, quasi certamente appartenente alla massoneria”).

Ma non finisce qui: il romanzo seguente, “La forza del destino”, continua la storia e la Massoneria è ancora molto presente e aleggia lungo tutta la storia, mescolandosi con le perversioni di quegli indagati.

Ma è anche peggio di così: se andate a vedere il sito della casa editrice Guanda, nella scheda di presentazione del libro, trovate scritto: “Indagando sull’omicidio di un ragazzino, si è scontrato con i poteri occulti della massoneria ed è stato costretto alla resa”. La convinzione del commissario che la Massoneria sia dietro a pedofili assassini, stupratori ed ex fascisti ritorna anche nei romanzi successivi, finché Bordelli, risolvendo il caso una volta per tutte si convince che effettivamente la Massoneria non c’entra per niente, ma era solo delinquenza e brutalità anche se di alto profilo.

Io, leggendo tutto questo, ho provato il solito risentimento, il solito fastidio, visto che il luogo comune che la Massoneria sia una società a

delinquere è così radicato che sui giornali e in televisione ad ogni situazione confusa che implichi potenti e luoghi del potere, la “pista” massonica è la prima a venire citata. Ma a me, a parte l’amarezza, di tutto questo non rimane niente, perché ho gli strumenti per capire che la figura peggiore la fa chi calunnia: mi preoccupa invece la casalinga o l’impiegato che al supermercato compra questi libri e prende Torna protagonista al Thriller Café Marco Vichi, ammazzasette del 2010 con Morte a Firenze, seguito

poi da Il commissario Bordelli, che calca le scene anche in questo nuovo La forza del destino.

È la primavera del 1967. L’alluvione di novembre, con il suo strascico di tragedie e di detriti, sembra essersi placata e Firenze comincia di nuovo a respirare. Ma non il commissario Bordelli. Per lui non c’è pace dopo un fatto che gli è successo. Indagando sull’omicidio di un ragazzino, si è scontrato con i poteri occulti della massoneria ed è stato costretto alla resa con un “messaggio” molto chiaro: lo stupro di Eleonora, la giovane commessa con cui aveva appena intrecciato una relazione appassionata, e una lista con i nomi di tutte le persone a lui più care. Sconfitto e amareggiato, Bordelli si è dimesso dalla polizia e ha lasciato San Frediano.

Che altro avrebbe potuto fare? si chiede nel silenzio della casa sulle colline. Continuare a fare il poliziotto sapendo che non sarebbe mai riuscito a mettere in galera gli assassini? Adesso trascorre le giornate cucinando, facendo lunghe passeggiate nei boschi, imparando a far crescere le verdure nell’orto. Il pensiero di quella resa, di quella violenza senza giustizia, però, non lo abbandona. Ma il destino, in cui fino ad ora non ha creduto, gli offre inaspettatamente l’occasione di fare i conti con il passato, e Bordelli non si tira indietro. Fonte:

La forza del destino

Marco Vichi

Libro – TEA – Teadue IBS

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