IL TEMPO PER UN MASSONE

Il tempo per il massone.

Dialogo fra un Maestro e un apprendista.

Fr:. Maestro

L’ottimo imperatore Traiano, arrivato sulle sponde dell’Eufrate con le sue legioni, ebbe a dire: “fino ad ora ho sconfitto numerosi popoli ed eserciti, avrei voluto andare oltre, sulle orme di Alessandro, ma ho trovato un nemico contro il quale non ho scampo: il Tempo”. Meno di un anno dopo Traiano morì.

Anticamente il tempo era qualcosa di vago e di misterioso circondato da un’aurea di magia, ma ancora oggi non sappiamo come questo funzioni. La sua natura resta il mistero forse più grande. Strani fili lo legano agli altri misteri aperti: la natura della mente, l’origine dell’universo, i buchi neri, il funzionamento della vita. Una cosa è certa: non sappiamo quasi niente di lui anzi, fisici e filosofi asseriscono che il tempo semplicemente “non esiste”.

Quindi da dove partire per parlare con voi del tempo?

Proviamo ad aprire una finestra sul mondo di ieri e di oggi: la nostra vita è sempre di più regolata dallo scorrere veloce e continuo del tempo. Lo possiamo vivere, contare, sprecare e perfino trasformare in denaro, ma della sua natura non sappiamo niente e il tempo non è sempre per tutti uguale, tanto è vero che parliamo di tempo “che non passa mai” o del tempo che “ci sfugge”. Ed il tempo che abbiamo a disposizione può essere diverso da un essere vivente ad un altro.

Per esempio c’è un piccolo insetto che vive solo poche ore, mentre alcuni animali vivono tranquillamente più di 100 anni.

Affacciandoci a quella finestra che dicevo prima, ci rendiamo conto di quanto il novecento sia stato il secolo che ha fatto della velocità prima un traguardo, poi un’ossessione. Ovviamente le premesse c’erano state da molto tempo prima con la rivoluzione industriale e lo sviluppo della tecnica. L’esaltazione della velocità arriva però nel momento in cui l’uomo occidentale realizza che “il tempo è denaro”.

Fr:. Apprendista

E’ nella Roma di Cesare, con la sua riforma imperiale, grazie all’astronomo egizio Sosigene, che prende inizio un processo di razionalizzazione del calendario, con la divisione dei 12 mesi in trenta giorni, per arrivare al calendario di Gregorio XIII del 1582 con l’introduzione dell’anno bisestile.

Evidente che l’organizzazione del calendario, basandosi pur sempre su riferimenti astronomici, ma adattati alle esigenze umane, è funzionale all’esigenze degli esseri umani di strutturare la storia in un tempo definito, ossia in un passato, presente e futuro, del tutto antropomorfo, non esistente nella natura stessa.

L’invenzione dell’orologio nasce per questa stessa funzione.

Nella visione sociale, la clessidra non risponde ad esigenze sostanzialmente diverse dall’orologio; ne costituisce piuttosto l’antecedente meno sofisticato.

Strumento che nasce per calcolare il tempo dei due oratori che sostenevano tesi contrapposte nell’agorà ateniese per arrivare all’utilizzo più recente in funzione della misurazione dei fenomeni naturali.

Già tre secoli fa Jonathan Swift aveva compreso quanta rilevanza avrebbe avuto questo strumento al nostro polso, o prima ancora nel taschino; nei Viaggi di Gulliver, al momento che il gigante si ritrova sulla spiaggia di Lilliput, l’imperatore dei Lillipuziani fa fare un inventario degli oggetti che questo ha in tasca. Swift scrive: “Nell’alto del copri mezzo dell’uomo-montagna, vedemmo altri due taschini le cui aperture restavano serrate dalla pressione del ventre. Fuori dal taschino sinistro ciondolava una grossa catena d’argento che reggeva una macchina davvero meravigliosa. Avendogli comandato di estrarre ciò che era attaccato alla catena, vedemmo comparire un globo fatto per metà d’argento e per metà d’un metallo trasparente. Sopra v’erano tracciati in circolo alcuni strani segni: tentammo di toccarli, ma i nostri diti non potevano oltrepassare quella sostanza diafana. Egli ci ha accostato agli orecchi codesta macchina: essa faceva un rumore continuo simile a quello d’un mulino ad acqua.

Noi supponiamo che si tratti di un animale di nuova natura oppure d’una divinità che costui adora; ma quest’ultima ipotesi è più verosimile, perché egli ci ha detto che non faceva mai nulla senza consultarla, essendo quello il suo oracolo, che segnava il tempo per ogni azione della sua vita.”

Quando veniamo iniziati, in primis, siamo spogliati dei metalli, fra questi anche l’orologio, quel falso Dio tanto idolatrato dalla società.

Fuori dal tempio siamo svegliati da un Gallo che ci preannuncia il sorgere della luce.

Nel tempio non ci sono orologi né clessidre.

Dentro il tempio siamo in un continuum temporale come nella natura? Esiste il tempo dentro la Loggia?

Fr:. Maestro

Nel suo “De brevitate vitae” Seneca sostiene che la vita appare breve solo a chi non ne sa afferrare la vera essenza, a chi si disperde in futili occupazioni. Di fronte alla massa di persone assediate da attività inutili, Seneca propone un modello diverso. Il Saggio che decide di dedicarsi all’Otium trova nella riflessione filosofica il metodo per recuperare la salute dello spirito e l’arricchimento intellettuale. Parla così il nostro Seneca:

“Molti rimangono impantanati a desiderare la bellezza altrui o a preoccuparsi per la propria. Ci sono quelli sempre scontenti della meta verso cui dirigersi, ma la morte li coglie di sorpresa. Cosa dobbiamo mettere sotto accusa? Il fatto che vivete come se doveste vivere in eterno e mai vi soccorre il pensiero della vostra fragilità, non vi rendete conto di quanto tempo sia già trascorso, lo scialacquate come se poteste attingere ad una sorgente colma e abbondante, mentre, intanto, può darsi che proprio quel giorno che viene regalato, sia l’ultimo. L’apprendistato della vita dura per tutta la vita e tutta la vita è un apprendistato della morte. Tanti grandi uomini, messe da parte tutte le distrazioni, dopo aver rinunciato alle ricchezze, agli obblighi sociali, ai piaceri, si spensero confessando di non aver ancora raggiunto tale conoscenza”.

E durante uno dei numerosi scambi epistolari tra lui ed il suo amico poeta Lucillo, il filosofo fa un’altra considerazione e chiede all’amico: “Lucillo, dammi un consiglio per farmi vivere il più a lungo, insegnami come si fa ad allungare il tempo”.

La risposta è molto bella. Dice Lucillo a Seneca: “Il tempo è davvero il bene più prezioso che abbiamo e non dovremmo affatto sprecarlo. Giorni fa si festeggiava il compleanno del banchiere Pomponio Sabino: compiva 90 anni. Io – dice Lucillo – nel fargli gli auguri, gli ho chiesto quanti sesterzi sarebbe stato disposto a pagare per tornare ai suoi 20 anni, e lui, con la massima serenità, mi ha risposto: “Tutto il denaro che ho per tornare ai miei 89”. Purtroppo non è possibile tornare indietro, seppure di un solo giorno. Non ci resta, allora, che evitare sprechi. L’unico modo che conosco, invece per raddoppiare il tempo, potrebbe essere quello di partecipare alle gioie e ai dolori di un amico, in modo da vivere contemporaneamente la sua vita e la mia. Addio”.

Sembra incredibile come un testo che risale alla metà del I secolo d.C. possa essere, ancora oggi, di estrema attualità ed importanza.

E’ una verità che non si può contraddire quella di Seneca, perché nemmeno l’uomo più ricco del mondo può fermare la lancette dell’orologio; ad ognuno di noi, ogni giorno, viene “regalato” lo stesso ammontare di tempo, 1440 minuti, non uno in più, non uno in meno.

Come spendiamo questo tempo è una nostra scelta.

Io stesso che mi interesso continuamente di storia antica e che resto affascinato da tutto ciò che fa parte di un passato il più possibile remoto, mi chiedo se, facendo questo, io cerchi di fermare in qualche modo il tempo, o addirittura tornare indietro nei secoli. E concordo con la definizione che un giornalista ha dato della Storia: “La storia è come uno specchietto retrovisore: non è indispensabile per andare avanti, ma serve quando si fa manovra” e basterebbe riflettere sulle cause della caduta dell’impero romano per capire che dovremmo riflettere di più.

Fr:. Apprendista

Il tempo ha affascinato l’uomo da sempre.

Tutti i più importanti filosofi hanno espresso pensieri su questo elemento; per Platone il tempo è una immagine mobile dell’eternità,

Agostino d’Ippona ci dirà che il tempo è il mutamento dell’anima.

La percezione del mutamento avviene attraverso l’anima.

Per Kant il tempo è un reticolato aprioristico. Un’intenzione pura che noi abbiamo in cui ubichiamo le cose.

Imprescindibile la lettura de “L’uomo folle”, da “La Gaia Scienza” di Nietzsche dove tra le tante domande il folle si chiede: “ Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?”.

Esiste il tempo per il massone, o per meglio dire esiste il tempo massonico?

L’iniziazione si potrebbe considerare una prima volta?

Pensandoci non sembrerebbe esserci nulla di più commovente di una prima esperienza, ma la denominazione “prima” contiene in nuce la condanna di ciò che suggerisce, poiché dopo la prima volta viene la seconda, poi la terza, poi non si conta più: è la vita.

Appare allora come un desolante ossimoro, in quanto mai uno potrà compiere di nuovo l’iniziazione, attraverso la ripetizione della prima volta, l’esperienza si banalizza e in fin dei conti la morte ha il sopravvento sulla vita.

Il tutto diventa paradossale e l’espressione diventa contradditoria.

Quello che succede la prima volta è unico.

Esiste un prima e un dopo. Si tratta perciò di una esperienza che non può ripetersi, non esiste una seconda volta. Quindi non si può considerare l’iniziazione una prima volta perché è una locuzione assurda, poiché lascia intendere che le può succedere ciò che essa stessa ha reso impossibile.

Il percorso massonico è una ricerca personale verso la Verità; nel libro Sacro, sul quale appoggiamo Compasso e Squadra, il prologo di San Giovanni inizia con: “in principio era il Logos, il Logos era presso Dio, il Logos era Dio”.

L’uomo massonico converge il suo percorso iniziatico verso il Divino, cercando di comprendere e raggiungere l’Armonia.

Più l’uomo massonico si avvicina al vertice del triangolo più in esso lo spazio-tempo si annullano, perché il Divino è il tutto.

L’adagio ermetico: ciò che è in alto è come ciò che è in basso mi porta a pensare che ciò che è al Vertice è alla Base.

Da tali considerazioni mi viene da chiedere se per l’uomo massonico il tempo filosofico non esista.

Mi piace terminare riportando le frasi del M.V. L.M. alla commemorazione dei defunti nell’anno della morte di mio nonno era il 1995.

“Ci sono vite che si bruciano e altre che bruciano, e il tempo non ha mai lo stesso peso sulla morte.

Il tempo attraversando ci leviga e ci modella e infine, dopo averci utilizzato per quel che possiamo e valiamo, ci restituisce ai luoghi senza tempo e senza memoria dai quali siamo usciti per vivere la nostra esperienza. La nostra vita, un solo attimo: ciò ci è consentito.

Un attimo per vivere, e vivere è quando si supera l’egoismo della sopravvivenza, la facoltà di pensare ci porta a scoprire la profondità delle cose: allora vita e morte s’illuminano a vicenda.”

MAESTRO Fr:. M. L. APPRENDISTA Fr:. L. B.

 Contributo del FR.’. F.M.

Linda da bambina aveva un ossessione per l’orologio a pendolo nella casa dei suoi nonni. Era attaccato in salotto davanti ad una poltrona di pelle color cuoio dove lei si sedeva per guardarlo. Le ore erano scandite da un cuculo che puntuale usciva da una porticina facendola spesso sobbalzare.

Ma il suo pensiero continuo andava alle lancette, che andavano sempre nella stessa direzione e non tornavano mai indietro. Non riusciva a sopportarlo. Riusciva a stare in silenzio li seduta ad osservare il tic tac continuo senza parlare per così tanto tempo che il nonno un giorno preoccupato le chiese a cosa stesse pensando.

< Nonno, ma l’orologio non si ferma mai?>

Il nonno sorrise <certo quando è scarico, ma con questa chiavina si ricarica, ed io e la nonna lo ricarichiamo sempre prima che si fermi >

< … e se si rompe ? > disse velocemente Linda

< lo portiamo dall’ orologiaio, ti ricordi una volta sei venuta anche te, quel negozio dietro la chiesa>

Gli occhi di Linda si illuminarono, <Quindi mentre lo tiene l’orologiaio per ripararlo il tempo si ferma?>

Il nonno guardò Linda con tenerezza < magari, il tempo cara Linda, non si ferma mai, continui a vederlo sugli altri orologi >

<Ma come scusa, su qualsiasi orologio? Anche in casa di altre persone che non conosciamo? E se tutti gli orologi del mondo si rompessero contemporaneamente?>

Il nonno rise < il tempo continua la sua corsa anche se tu non guardi l’orologio, non si ferma mai e non torna indietro.>

Gli occhi di Linda diventarono scuri, quello che diceva il nonno non le piaceva affatto : il tempo  non si poteva fermare, andava per conto suo:  < come fa a non fermarsi? E a non tornare indietro! Ma se uno fa un errore? Come si fa a correggere? Ma se io sposto le lancette indietro?>

Il nonno la fece alzare dalla poltrona e si sedette prendendola sulle sue gambe come faceva al momento delle coccole:

 < Non possiamo usare una gomma per cancellare come su un quaderno di scuola, le lancette non si possono né fermare né mandare indietro. Se sbagli avrai tempo davanti a te per correggere.

Il tempo farà sempre la sua corsa, tu diventerai grande e sceglierai che ritmo dare a tutto quello che desidererai fare, ti auguro che tu possa sempre scegliere come gestire il tempo che va, che tu possa fermarti mentre il tempo va, imparando ad aspettare perchè a volte è necessario. Ti auguro di vivere il tempo e di assaporarlo come fai con un buon dolce e non di consumarlo velocemente solo per la fretta di finirlo perché le briciole a volte sono le più saporite. Ti auguro di non guardare mai troppo l orologio e di sentirti libera nel farlo >

Linda non ha mai portato un orologio al polso nonostante un vita piena e un lavoro ingombrante e spesso c’è una canzone di Ivano Fossati che ogni tanto riascolta e rilegge come una poesia ricordando il suo nonno: C’E’ TEMPO.

…………C’è un tempo perfetto per fare silenzio
Guardare il passaggio del sole d’estate
E saper raccontare ai nostri bambini quando
È l’ora muta delle fate

C’è un giorno che ci siamo perduti
Come smarrire un anello in un prato
E c’era tutto un programma futuro
Che non abbiamo avverato

È tempo che sfugge, niente paura
Che prima o poi ci riprende
Perché c’è tempo, c’è tempo c’è tempo, c’è tempo
Per questo mare infinito di gente…….

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