DANTE – SOMMO POETA E ICONA POP

SOMMO POETA E ICONA POP

A Dante sono dedicati anche film e fumetti da Disney ai manga di Nagai alle tavole di Toninelli Una interessante rilettura dell’evoluzione del mito nella cultura popolare arriva dallo storico Fulvio Conti

Non solo mostre, conferenze, performance online, saggi letterari e storici e riletture di grandi autori del passato che han­no amato e studiato Dante, in tutti i suoi risvolti, letterari, esoterici, re­ligiosi, da Ugo Foscolo, a Gabriele Rossetti, da Eugène Aroux a Rene Guenon, Luigi Valli, Giacomo Le­opardi, Gisouè Carducci, Giovanni Pascoli e ne mancano mille altri. Il Sommo Poeta, che ha ispirato ce­lebri romanzi, alcuni film e persino spot pubblicitari, è anche protago­nista di tantissimi fumetti, espres­sione artistica, come diceva Um­berto Eco, della cultura popolare dell’era della comunicazione, cosa che ulteriormente conferma quanto forte e radicata in tutto il mondo sia la percezione della sua insuperabile grandezza. Disney ma non solo La Disney lo celebra con un volu­me intitolato PaperDante appena arrivato in libreria per i tipi della Giunti editore, un racconto poeti­co realizzato da tre artisti geniali, lo sceneggiatore Augusto Macchetto, la disegnatrice Giada Perissinotto e il colorista Andrea Cagol, e accompagnato dalla riproposizione di due celebri parodie della Divina Commedia, L’Inferno di Topolino di Guido Martina (1949-50, e L’Infer­no di Paperino di Giulio Chierchini, coadiuvato nella sceneggiatura da Massimo Marconi (1987). Storie tra le più amate e ristampate della Di­sney italiana. Nel fumetto di Martina, in cui ogni vignetta è scandita da endecasillabi incatenati che imitano la metrica della Commedia, Topoli­no interpreta Dante e Pippo è Vir­gilio. I dannati che incontrano nel loro viaggio sono puniti secondo il principio del “contrappasso”, come avviene nel poema, ma al posto, ad esempio del bosco dei suicidi, c’è

il bosco degli scolari indisciplinati, trasformati in alberi da cui verranno ricavati banchi a loro volta demoliti da ragazzini indisciplinati. La storia di Chierchini ha come protagonisti Qui, Quo e Qua che regalano una crociera fluviale sul Colorado a Pa­perino, che durante la vacanza si ritrova dinanzi all’ingresso dell’In­ferno che esplorerà in compagnia di Virgilio, alias Archimede. Anche qui la legge del contrappasso con gli inquinatori che vengono risuc­chiati in un vortice di immondizia; i burocrati colpiti da timbri giganti o passati sotto la macchina distrug­gi-documenti, i piromani che ven­gono

trasformati in alberi e assaliti da corvi sputafuoco (che Arkimedio chiama Erinni), i maniaci delle tec­nologie resi sordi o colpiti da stereo e tv demoniaci, i tirchi e avidi, co­stretti a trasportare sacchi di denaro e altri oggetti preziosi per poi veder­li fondere nella lava.

 I manga di Go Nagai

Al Sommo Poeta si è ispirato anche uno dei più grandi fumettisti giap­ponesi, Go Nagai. I suoi manga sono esposti nella mostra digitale, visitabile online fino al 30 aprile, re­alizzata da Romics – Festival Inter­nazionale del Fumetto Animazione Cinema e Games, con il sostegno del Comitato Nazionale per le ce­lebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri – Ministe­ro della Cultura e in collaborazione con Dynamic Production e J-Pop. Per la prima volta si ha la possibilità di vedere le trenta tavole originali realizzate dal grande maestro del Sol Levante, tratte dai volumi Mao Dante (1971), Devilman (Debiru­man) (1972) e La Divina Commedia (1994). Un’esperienza unica sia per gli appassionati del Sommo Poeta che per gli estimatori del più famoso maganka di sempre. Nagai ha rac­contato di essere stato fortemente influenzato e affascinato dal poeta fiorentino, fin da quando, da ragazzo, si ritrovò tra le mani un’edizione del capolavoro dantesco illustrato da Gustave Dorè, che lo indusse a studiare l’opera del Somma Poeta e lo avvicinò al celebre artista france­se, di cui si ritrovano forti tracce nei suoi disegni.

La divina matita di Toninelli

Fra i più famosi fumettisti italia­ni che hanno immortalato Dante il primo posto spetta senz’altro alla di­vina matita dell’artista senese Mar­cello Toninelli, di cui la casa editrice Shockdom ha proposto in cartaceo e in e-book le strisce, 232, dedicate alla Commedia e alla vita del Sommo Poeta, uscite nell’arco di 30 anni su diverse riviste e giornali. In questa opera, che è anche la più completa versione a fumetti del capolavoro dell’Alighieri, Toninelli riesce a spie­gare ai lettori in chiave umoristica e con incredibile semplicità e al tempo stesso rigoroso rispetto delle fonti i complicati concetti teologici, simbo­lici ed esoterici, che si annidano tra i versi di Dante, avvalendosi anche di schede con approfondimenti, che semplificano la comprensione del­le vicende storiche e politiche del 1300. Una passione quella per il po­eta fiorentino che il fumettista italia­no, come il collega giapponese Na­gai, coltiva fin da giovanissima età. Basti pensare che Toninelli aveva solo 18 anni quando il 10 novembre 1969 uscì con il suo primo fumetto su Dante sull’undicesimo numero di Off-Side, cui collaboravano Bonvi e Guido Crepax, con l’intera metà destra della copertina occupata dal­la sagoma del fiorentino, che nella nuvola recitava “Fatti non foste a legger comics bruti, ma per seguir storielle di valenza!”.

 Sul grande schermo

E non mancano i film ispirati a Dante. Proprio in questi giorni Pupi Avati è impegnato a scegliere Il Sommo Poeta raccontato dal grande fumettista giapponese Go Magai

location in cui ambienterà il suo prossimo lavoro cinematografico che racconterà la vita del poeta, e le cui riprese inizieranno in giugno. Il regista ha visitato Bevagna e Fo­ligno, città quest’ultima per altro dove l’11 aprile 1472 venne stam­pata per la prima volta al mondo la Divina Commedia, e dove si trova Palazzo Trini con le sale affrescate da Gentile da Fabriano. Nell’atte­sa, ricordiamo alcune pellicole che si richiamano o alla biografia del divino fiorentino o alla trama complessa della sua opera, a cominciare dal celebre Inferno di Ron Howard (2016), tratto dall’omonimo bestsel­ler di Dan Brown. La storia inizia a Firenze, protagonista è un profes­sore esperto di Dante, interpretato da Tom Hanks, che riesce, proprio attraverso indizi comprensibili solo a chi conosce a fondo la Comme­dia, a fermare il progetto folle di un miliardario che ha in programma di sconvolgere il pianeta diffondendo un virus mortale nell’obiettivo di contenere la crescita demografica. È uno studioso di Dante anche il professor Lecter, interpretato da Anthony Hopkins, protagonista di Hannibal di Ridley Scott (2001), se­quel criticatissimo del Silenzio degli innocenti, che è un serial killer che si è rifugiato a Firenze, dove tiene con­ferenze seguitissime sul Sommo Po­eta, finchè un poliziotto, Giancarlo Giannini, non lo scopre, facendo però la fine di Pier delle Vigne. Uno degli indimenticabili personaggi in­contrati da Dante nelle sue peregrinazioni infernali, precisamente nel­la selva dei suicidi, canto XIII. C’è poi Seven di David Fincher (1995), thriller incentrato su un malato di mente che uccide ispirandosi ai set­te peccati capitali descritti da Dante nel primo canto della sua opera. A decifrare il movente dell’assassino due sbirri: Morgan Freeman – po­liziotto navigato – e il giovane Brad Pitt, mentre la protagonista fem­minile è Gwyneth Paltrow. È am­bientato in Messico ed è diretto da Lee Kunrich (2017) Coco, film sulla visita agli inferi di Miguel, giovanissimo

aspirante mariachi che finisce nel mondo dei morti, attraverso la chitarra due possibili location, del famoso cantante Ernesto de la Cruz, che ruba dal mausoleo dove è se­polto. Non è però un gioco, c’è da sventare una maledizione, pena la persistenza nell’aldilà. Aiutano Mi­guel due amici speciali: il cane di nome Dante ed Hector, che è il suo Virgilio.

 Nel 1911 il primo flm

Del 1965 è Vita di Dante di Vittorio Cottafavi, prodotto e realizzato dal­la Rai per il settimo centenario della nascita del Sommo Poeta. Lo sce­neggiato è in tre puntate e contie­ne anche spezzoni di documentari

A interpretare il poeta negli aspetti politici oltre che letterari della sua carriera era Giorgio Albertazzi. Nei panni invece della bellissima Beatri­ce una giovanissima Loretta Goggi. Andando molto indietro nel tempo arriviamo al 1912 con Dante e Bea­trice di Mario Caserini. Film muto liberamente tratto da La Vita Nuo­va e ambientato nella Firenze del XIII secolo. Il poeta si innamora, corrisposto, di Beatrice, figlia del banchiere Folco Portinari, che men­tre Dante è ad Arezzo viene data in sposa ad un altro. Infelice, la donna si ammala gravemente e muore fra le braccia del suo amore appena

tornato dalla guerra. Ma il primo lungometraggio che porta al cinema il capolavoro assoluto e fondante della letteratura italiana è L’Inferno di Francesco Bertolini, Adolfo Pa­dovan e Giuseppe de Liguoro, pel­licola muta del 1911, prodotta dalla Milano Films, un kolossal composto da 54 scene che ripercorrono con fedeltà la prima cantica della Com­media. Dello stesso anno è l’omoni­mo cortometraggio di Giuseppe Be­rardi e Arturo Busnego nato per far concorrenza alla mega-produzione della Milano Films.

Evoluzione di un mito

E a tratteggiare l’evoluzione del mito di Dante, non solo come pre­cursore

dell’unità italiana, simbolo principe dell’identità nazionale, amato dai patrioti romantici e dai fascisti, ghibellino fustigatore della Chiesa, bandiera dell’Italia laica, guelfo capace di incarnare l’idea di una cattolicità trionfante, ma anche come icona polisemica del nostro tempo, punto di riferimento incre­dibilmente attrattivo dell’età di internet e della globalizzazione, è lo storico Fulvio Conti nel volume Il Sommo Poeta (Carocci). Un inte­ressantissimo saggio che propone le molteplici declinazioni del genio fiorentino dal Settecento a oggi, aiutandoci anche a capire il modo

in cui si è modificato il sentimento patriottico. Il Dante, che ci presenta Conti, incarna la passionalità e la forte contrapposizione politica che caratterizzano la storia del nostro paese nel lungo periodo. È un uomo che ha unito, ma al tempo stesso ha diviso. In ogni caso, mai ha lascia­to indifferenti le molte anime del­la nazione. “Durante la sua stessa esistenza – ha dichiarato lo storico in un’intervista a Letture – Dante è stato uomo di parte, ha partecipato alle lotte politiche del suo tempo, ha persino impugnato le armi nella battaglia di Campaldino del 1289. Ha lasciato di sé l’immagine di un intellettuale impegnato, disposto a ricoprire incarichi politici nella sua

Firenze, pronto a prendere posizio­ne nelle disfide che caratterizzava­no la vita cittadina. E questa imma­gine di scrittore pugnace, pronto all’invettiva sferzante, attraverso la sua opera letteraria è giunta fino a noi”. Gli italiani di ogni età, ha os­servato Conti, continuano ad adorare Dante, a riconoscersi in lui e nei suoi versi, a trovare nel poeta un riferimento etico e spirituale di incredibile attualità. È qualcosa che ha pochissimi riscontri con altri autori e in altri contesti nazionali. “Ma ciò che appare entusiasmante e a me è sembrato interessante da

studiare e da raccontare – ha sottoli­neato – è il successo travolgente che ha incontrato negli ultimi decenni in ogni parte del mondo. È ormai di­ventato un’icona pop, un brand di immediata riconoscibilità che fun­ziona ovunque. Da qui l’uso nel ci­nema, nella pubblicità, nei fumetti, nelle più svariate rappresentazioni artistiche, dal Giappone alle Ame­riche. E le innumerevoli iniziative previste in tutto il mondo in questo 2021, nonostante il dramma della pandemia, ce ne offrono diretta con­ferma”. Fulvio Conti insegna Storia contemporanea presso l’Università di Firenze, dove presiede la Scuola di Scienze Politiche «Cesare Alfie­ri». Membro del Consiglio univer­sitario

nazionale, è stato professeur invité in varie università francesi, fra cui le parigine Ens, Ehess, Sciences Po. Coordina (con M. Ridolfi) la direzione della rivista Memoria e Ricerca e fa parte del comitato di direzione di Archivio storico italia­no. Fra i suoi libri recenti: La politica nell’età contemporanea. I nuovi indirizzi della ricerca storica (a cura con M. Baioni, Carocci 2017); Italia immaginata. Sentimenti, memorie e politica fra Otto e Novecento (Pa­cini 2017); I fratelli e i profani. La massoneria nello spazio pubbli­co (Pacini, 2020).

Dante cittadino in mostra al Bargello

Doveva inaugurarsi il prossimo 21 aprile la mostra “Onorevole e antico cittadino di Firenze. Il Bargello per Dante” ai Musei del Bargello di Firenze ma, nel rispet­to delle disposizioni per il conte­nimento della pandemia da Covid 19 e della proroga della chiusura dei musei fino al 30 aprile, stabili­ta dal Governo nel decreto-legge n.44, l’apertura è stata posticipata all’11 maggio. La rassegna, a cura di Luca Azzetta, Sonia Chiodo e Teresa De Robertis, che chiuderà i battenti l’8 agosto 2021, si pre­figge di raccontare il rapporto tra Dante e Firenze negli anni immediatamente successivi alla sua morte, presentandone gli attori, le iniziative, i luoghi e i temi, attraverso cinquanta tra manoscritti e opere d’arte provenienti da biblioteche, archivi e musei di assoluto prestigio internazio­nale. L’iniziativa nasce da una collaborazione con l’Università di Firenze e ha il patrocinio del Comitato Nazionale Celebrazio­ni 700° anniversario della morte di Dante Alighieri e del Comi­tato ‘700 Dante’ coordinato dal Comune di Firenze. Una parte della mostra verrà allestita all’in­terno della Cappella del Podestà, restaurata grazie a un’elargizione della Fondazione il Bargello onlus tramite ArtBonus e alla collabora­zione istituzionale tra i Musei del Bargello e l’Opificio delle Pietre Dure, che ha curato le indagini diagnostiche e il restauro del ri­tratto che Giotto fece di Dante che compare nel ciclo di affreschi che rappresentano il Paradiso re­alizzati da lui e dalla sua bottega all’interno della Cappella della Maddalena, tra il 1321, anno della morte del poeta, e il 1337.

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