REALTA’ E PROSPERITA’ DELLA MASSONERIA ITALIANA

RALAZIONE DEL FR.’. LINO SALVINI EX GAN MAESTRO DAL G.O.I.

Carissimi Fratelli,

la nostra relazione ha lo scopo di proporVi una attenta e cosciente disamina dei problemi più attuali dell’Istituzione e di presentarvi il nostro pensiero affinché non venga erroneamente interpretato per indirette ed inesatte affermazioni che ci possono essere attribuite.

Presentarsi alla Istituzione con un programma per il quale i Fratelli possano esprimere una scelta responsabile ci sembra un evento auspicabile e caratterizzante il nostro costume. Quando in un qualsiasi ambiente vi sono elezioni per indicare i responsabili, quando una costituzione le prevede, queste debbono avvenire su dei programmi e non sugli uomini, perché vittorie e sconfitte acquisiscono in tal modo ben altro significato.

La preferenza deve essere data al sistema di impostare le cose da parte dei candidati, al loro modo di operare e non alle loro doti fisiche e sociali. 1 Fratelli debbono poter influire sul futuro della propria organizzazione, scegliendo coni candidati, anche l’impostazione della operatività. Sappiamo che qualcuno può scandalizzarsi all’idea di programmi validi per la Massoneria, per una Istituzione che non può e non deve essere inventata, per una Istituzione che è universale, sicché non è lecito che ogni Comunione nazionale possa far l’uso che vuole del nome di Massoneria.

A questi Fratelli dobbiamo precisare che, se la Massoneria non deve essere inventata, non c’è dubbio peraltro che nei secoli si è modificata nei caratteri non determinanti. Sono i caratteri fondamentali che fanno sì che una Comunione nazionale possa essere riconosciuta nell’ambito della Istituzione universale. È l’osservanza degli Antichi Doveri che indicano come operarono sempre i Liberi Muratori dal principio del mondo fino ad ora e così sino alla fine, che costituisce l’essenza della Massoneria.

Ma i caratteri secondari possono essere diversi da paese a paese per concause ambientali, per quelli stessi motivi che fanno sì che ogni Loggia abbia un carattere unitario di espressione autonoma, indipendente, che la contraddistingue. Questi caratteri secondari si modificano col tempo e con l’ambiente, ed è bene che sia così, perché altrimenti si determinerebbe un disinserimento della Istituzione dal mondo in cui opera. Non ha forse avvertito anche la Chiesa Cattolica la necessità di adattare le strutture esteriori e quelle organizzative ai tempi e dal carattere degli uomini attuali?

La Massoneria deve inserirsi nel mondo contingente al fine di attuare quei principi che essa proclama nelle proprie Costituzioni. Infatti, nell’art. 1 si dice che essa: « … intende alla elevazione morale, materiale e spirituale dell’uomo e della umana famiglia»; e nell’art. 2: « …propugna il principio democratico nell’ordine politico e sociale ». È chiaro che oggi per noi questi fini sono difficilmente realizzabili per le strutture organizzative che possediamo le quali, se ancora fortunatamente sono (anche se non dappertutto) idonee a far sì che i Liberi Muratori possano riunirsi per lavorare e perfezionarsi nei misteri dell’Antica Scienza. non sono certo idonee per determinare l’inserimento della Istituzione nella società, né per divulgare efficacemente quelle nozioni che possono essere utili alla concretizzazione degli scopi succitati.

Ecco perché ci sembra opportuno che il programma di coloro che oggi si presentano per reggere le sorti della nostra Istituzione sia prevalentemente organizzativo al fine di dare ad essa un carattere di dignità e di forza tale da permetterle di svolgere, nel nostro paese, la funzione storica che vi ha svolto nei secoli passati e che ancora svolge in tutto il mondo.

AI fine di dare un ordine alla nostra esposizione e permettere una più facile comprensibilità dei nostri intenti, esamineremo una per una le strutture massoniche precisate dalle Costituzioni e dal Regolamento, per osservare come la realtà si discosti dalle definizioni programmatiche e precisare come riteniamo si debba operare per determinare la realizzazione di quanto ci siamo imposti approvando i nostri testi legislativi.

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