LA LUCE
(a M.L. , un amico orfano della Luce)
PROLOGO
Giusto qualche giorno fa ebbi modo di sentirmi telefonicamente con un amico fraterno che purtroppo non farà più parte in avvenire della nostra Officina, e all’amarezza della perdita ed il compunto per non aver osato o potuto far del mio possibile per farlo recedere da questa estrema decisione, alla fine ha prevalso da parte mia se non altro il tentativo di comprendere quali erano i motivi profondi che indussero a questo estremo passo; quello che mi colpì profondamente e mi lasciò in silenzio fu una frase alla quale solo questa sera tenterò di dare una esplicazione doverosa: mi disse molto semplicemente ” avevo chiesto La Luce e La Luce non ho avuto”. Da ciò è nato in me il proposito di approfondire le problematiche ed i significati sottesi alla parola Luce per tentare di dare una risposta del perché il caro amico M.L. non è riuscito ad averla.
Da una mia piccola ricerca filologica la parola Luce deriva dalla radice indoeuropea del verbo luc che significa splendere, brillare, un rafforzativo di per se stesso della parola Luce come se la parola Luce volesse includere in se stessa ciò che è più luminoso della luce stessa, un superlativo di emanazione luminosa che richiama, come è logico, a significati più profondi e magnifici: non una sorgente singola ma la più splendente di tutte, emanatrice sia di vita biologica che interiore, faro di riferimento della mente e di ogni palpito vivente. La luce assurge ad l’archetipo di tutte le sorgenti prime sia in ambiti exoterici che esoterici da quando la civiltà ha fatto capolino nella storia dell’Uomo, e non solo…
La ricerca del significato profondo della vita non può non prendere spunto dalla Luce e prescindere da essa; ogni cosa che vediamo è solo ‘ombra’ della luce vera come diceva Platone, ove la vera luce per lui erano il mondo delle Idee eterne; il filosofo si interrogava su che cosa fossero il Bene, l’Arete (cioè la Virtù), la Sapienza e l’Amore; cercava di comprendere quale fosse stata la vera natura di questi concetti, passando dal mondo dei sensi al mondo soprasensibile delle Idee, sede di Verità; in questa maniera egli vedrà superare i limiti dell’opinione e riempirsi della Luce del Vero; il primo filosofo quindi che individua una finestra ove esiste un livello superiore della realtà, in opposizione al mondo sensibile; scopre una iper-luce, quella delle Idee, dei concetti universali, individua per primo un nuovo livello dell’essere.
Un interessante ulteriore spunto di approfondimento nasce dal significato che la parola Luce assume nella lingua greca antica: in greco j w s – j w t o che equivale a Luce è praticamente equivalente alla parola j w s – j w t o s – j w t o che si scrive praticamente nella medesima maniera, e che, equivale alla parola UOMO, usato anche in Eschilo ed Euripide nel significato di Uomo opposto alla Divinità, o nel suo significato più esteso di Mortale. La Luce viene quindi in assonanza/sinonimia ad equivalersi alla parola UOMO; il binomio Luce-Uomo idealmente nella lingua greca antica verrebbe a congiungersi, quasi a voler suggerire che la Luce viene generata dal Pensiero dell’Uomo: verrebbe quindi rimarcata la centralità dell’Uomo nel Cosmo in quanto centro dell’Universo con la propria potenzialità di Luce , Illuminazione interiore e Ponte verso il Trascendente, Asse del Mondo che nei suoi stati superiori dell’essere viene ad equivalersi e identificarsi infine a quell’Identità Assoluta da cui è originato. D’altronde l’individualità, la centralità della figura umana è tipica di quella fucina di Pensiero Universale tuttora attuale che è stata la Civiltà Greca Antica.
Luigi Troisi nel suo dizionario di Massoneria Universale afferma che vastissima è simbologia sulla Luce, identificandosi vuoi con lo Spirito, vuoi con l’Intelletto, con il Tutto, il panta universale, con la Vita stessa e con la Speranza Salvifica. Per l’evangelista Giovanni “Gesù è già Luce del Mondo”. Durante l’iniziazione massonica il Maestro Venerabile chiede all’Esperto “perché volete introdurre un profano fra noi?”. E la risposta è chiara e inequivocabile: “Perché desidera ricevere la luce, essendo uomo libero e di buoni costumi”. Il desiderio della luce è un bisogno corporale dell’Uomo già nei primi mesi di gestazione dentro il ventre della madre, desiderio che verrà soddisfatto fisiologicamente da li a poco e spiritualmente in avvenire per ognuno di noi e in misura diversa in rapporto alla nostra sensibilità ed alla nostra propensione all’assoluto, e per questo la Cultura Misterica (ed uso qui il termine Cultura da ‘Culto’ in senso etimologico stretto) ed Iniziatica è la grande occasione che hanno pochi eletti per il raggiungimento di quella percezione della perfezione che, secondo Guenon rappresenta l’identità assoluta; ma è solamente attraverso la via iniziatica che ciò diventerà possibile, anche se siamo perfettamente consapevoli con il Filosofo che non sarà così per ogni individuo.
La luce iniziatica che pervade l’officina, quando al neofita viene tolta la benda , rappresenterà l’essenza di quella influenza spirituale, che con l’ausilio delle parole rituali, diffonderà nel suo spirito e nel suo cuore. Il rapporto tra Filosofia Latomistica e Luce si collega, secondo il Moramarco, a antichissime problematiche : Il binomio luce-parola è già presente nel prologo del Vangelo di Giovanni; Esso illumina ogni uomo, anche chi non l’accetta: da ciò molti mistici astrassero per validare la realtà del Cristo interiore come seme di redenzione insito in ogni uomo indipendentemente dall’accettazione del Cristo Signore; nell’iniziato la vera luce giovannea assurge a simbolo di universalità, utilizzabile da parte di ogni adepto di qualsivoglia credenza religiosa.
In Massoneria inoltre il termine Luce richiama al plurale la fondamentale triade iniziatica del Maestro Venerabile, del Primo Sorvegliante e del Secondo Sorvegliante, che rappresentano i tre cardini sui quali poggia la Famiglia Iniziatica (il Venerabile irradia attraverso di sé la luce della Saggezza; il Primo Sorvegliante la luce della Bellezza; il Secondo Sorvegliante la luce della Forza compiendo in loro l’armonia delle luci di Loggia, che devono illuminare l’incessante percorso iniziatico dai neofiti a tutti gli altri costituenti della loggia).
Per Hans Biedermann La Luce è il Simbolo universale della divinità, dell’elemento spirituale che, dopo il caos dell’oscurità originaria, attraversò il Tutto, ricacciando nei loro confini le tenebre. Luce e tenebre costituiscono il più importante sistema dualistico di forze polari, in cui la luce viene simboleggiata anche per mezzo del più potente dispensatore di luce, il Sole. La luce solare è conoscenza immediata, quella della Luna, di converso, conoscenza riflessa, ottenuta speculativamente. Elios è spesso considerato come l’occhio del mondo: è colui che vede tutto, ed è a questo punto interessante il collegamento con la simbologia dell’occhio incluso nel Delta sacro o simbolo della divinità onnicomprensiva. Il concetto della “illuminazione” e dell’ascesa alla luce attraverso le tenebre è l’oggetto della maggior parte delle dottrine iniziatiche.
In appendice a questi argomenti ci sentiamo di proporre una piccola osservazione personale al riguardo di alcune monete romane tardo-imperiali, condividendo d’altronde pienamente ciò che Guenon scriveva a proposito delle monete antiche ‘’un’osservazione facile da fare, per poco che si abbiamo ‘’occhi per vedere’’, è che le monete antiche sono letteralmente coperte di simboli tradizionali, sovente scelti fra quelli che presentano un significato più particolarmente profondo ’’: Il Dio Sole appare frequentemente come tipo monetale durante il III e IV secolo d.C. nelle monetazioni romane e, in minor misura greche. Esso viene riprodotto nel verso delle monete d’argento e d’oro, nudo con testa radiata che tiene nella sua mano il globo del mondo e/o una frusta, con la dicitura di COMES (compagno, ma anche nel significato di pedagogo) e INVICTUS; degna di rilievo è una piccola moneta d’argento (un Antoniniano) dell’imperatore Postumio del 259-268 d. C che presenta al rovescio la figura nuda del Sole che cammina, con la dicitura ORIENS AUGUSTI (l’Oriente di Augusto), ovvero l’imperatore illuminato, anticipando di secoli il concetto illuminista del Sovrano aperto alla Luce della Ragione e della Saggezza; l’Oriente ovvero l’origine della Luce assurge a simbolo guida del Principe che ascende dalle tenebre delle sue umili origini, dalle tenebre della mancanza di Conoscenza alla dignità del Governo degli Uomini sotto l’illuminazione della rettitudine della Virtus Romana.
Nella Kabbala ebraica, o libro delle tradizioni, la luce originaria incarna la divinità, cosi come, nel Cristianesimo, il Redentore viene definito “luce del mondo”. A tale proposito risulta particolarmente interessante la concezione mistica del rivoluzionario Amenophis IV (Akenaton) che nel suo celebre inno alla Luce del Sole afferma “Bello tu appari nel luogo di luce del cielo, tu, Sole Vivente, che per primo venisti alla vita! Sei giunto allo splendore nel luogo di luce d’Oriente e hai riempito della tua bellezza tutte le terre…”. L’uomo che smarrisce il significato di Oriente, come dice il Castiglioni, non è più in grado di ‘orientarsi’ di distinguere la vera Luce, di farsi illuminare dello spirito della tensione alla trascendenza; il massone non attivo è definito ‘’senza oriente’’, e la massoneria è quella cultura misterica che ha ereditato più di ogni altra il privilegio dell’EST; l’oriente o Luce primordiale, primo afflato di sapienza, è il riferimento del sacerdote che a braccia aperte e rivolto verso l’altare, si pone in situazione di orante, e lui insieme ai fedeli. Anche in ambito giudaico-cristiano, la luce possiede qualità proprie e non viene concepita come emanazione del Sole. La separazione fra luce e tenebre è, nel racconto della creazione del Genesi, la prima manifestazione di Dio. Nelle leggende giudaiche la peculiarità del racconto della creazione viene spiegata con il fatto che il Creatore nascose la luce creata il primo giorno, prevedendo che i futuri popoli della Terra avrebbero provocato la sua collera. “Egli disse fra sé: i malvagi non meritano che questa luce risplenda su di essi; essi devono accontentarsi del Sole e della Luna, luci che un giorno svaniranno. Ma la prima luce, che dura eternamente, sarà la luce dei giusti che verranno”. Nel Buddhismo la luce equivale alla conoscenza della verità e il superamento del mondo materiale, sul cammino verso la realtà assoluta: il nirvana privo di colore e forma; nell’Induismo, la luce è metafora della Sapienza, attingimento spirituale della parte divina della personalità (atma) e manifestazione di Krishna, Signore della Luce. Nell’ lslam, la luce porta un nome sacro (Nur), poiché “Allah è la luce del cielo e della Terra”.
Michele Del Re in Arkete ci suggerisce che ‘’le cose che ci circondano, senza luce, sono ostacoli pericolosi ed ostili; con la luce il mondo prende forma ed ordine, diventa il cosmo regolato da leggi; per cogliere questo non c’è bisogno di filosofia, ma basta l’esperienza quotidiana di ogni uomo, a qualunque cultura appartenga. La luce è intangibile ma presente, ritorna ogni giorno ed è inspiegabile nell’origine; la luce rappresenta il tramite tra la sfera celeste e quella sublunare, la luce dunque accompagna ogni teofania ogni manifestazione divina’’. Nelle concezioni religiose che individuano nella Luce La Realtà Cosmica Essenziale, è interessante notare che si viene spesso a realizzare una contrapposizione mondo delle tenebre – mondo luminoso, con le equazioni luce-bene-vita e tenebre-male-morte.
A Qumran, dove vivevano gli Esseni dei quali ci sono buone probabilità che abbia fatto parte anche il Cristo, troviamo nel manoscritto di Amran, frammento 1-2-3, la Tenebra e la Luce come personificazioni angeliche del Bene e del Male; come recita il versetto
Io vidi dei Vigilanti nella mia visione, la visione del sogno. Due uomini stavano lottando al mio riguardo e ingaggiando una grande disputa su di me. Io domandai loro: «Chi siete voi, per avere su di me un tale potere?» Essi mi risposero: «Noi abbiamo ricevuto potere e dominio su tutta l’umanità». Essi mi dissero: «Quale di noi tu scegli perché ti governi?». Io alzai i miei occhi ed osservai: Uno di loro era d’aspetto terrificante, come un serpente, il suo manto era variopinto, ma molto scuro … Ed io osservai di nuovo, e … nel suo aspetto, il suo volto era come una vipera. Gli replicai: «Questo Vigilante, chi è?» Egli mi rispose: «Questo Vigilante è il Principe delle Tenebre e Re del Male». Io gli dissi: «Mio Signore, quale governo ha?» e Lui rispose « ogni sua via è oscura, ogni sua opera oscura. Nelle Tenebre egli vive. Tu vedi, egli ha potere su tutte le Tenebre, mentre io ho potere su tutta la Luce. Dalle regioni superiori alle regioni inferiori io governo su tutta la Luce, e su tutto quello che è buono. Io governo su ogni uomo. Io ho ricevuto potere su tutti i figli della Luce». Io gli chiesi: «Quali sono i tuoi nomi» Egli mi rispose: «I miei tre nomi sono: Michele- Principe della Luce-Re della Giustizia>>. Io tutto vi farò conoscere -proseguì- certamente io vi farò sapere; che tutti i figli della Luce saranno resi Luce, mentre tutti i figli delle Tenebre saranno resi oscuri. I figli della Luce avranno accesso alla Conoscenza, e i figli delle Tenebre saranno distrutti poiché tutta la follia e il Male sarà oscurato, mentre tutta la Pace e la Verità sarà resa Luce. Tutti i figli della Luce sono destinati alla Luce, alla gioia eterna, alla letizia. Tutti i figli delle Tenebre sono destinati alle Tenebre, alla morte e alla distruzione, per lo splendore per il popolo.
Queste 2 creature angeliche opereranno fino alla venuta del creatore. Il Principe della luce e l’Angelo delle tenebre, sovrintendono alla verità- giustizia-gioia-letizia e Conoscenza e al male-follia-errore-menzogna-distruzione. L’Angelo delle tenebre tenta i figli della luce come il Cristo fu tentato nel medesimo deserto dove sorge Qumran, ma non avrà il sopravvento sul Bene.
La concezione cabalistica della luce, come ci sottolinea ancora il Del Re, si trova tra queste due posizioni, con caratteristiche di forte originalità. L’immagine bipolare luce/buio è chiave del cosmo nella speculazione cabalistica. Secondo la dottrina della Cabala, l’irraggiamento luminoso ha creato l’estensione, ha creato la dimensione terrena, operando come vibrazione ordinatrice del caos.
Nel mondo ebraico-cristiano, la luce è all’origine del mondo e delle sue vicende. La genesi segna l’inizio dell’ordine del mondo con il fiat lux. L’apparizione della luce in apertura del Vangelo di San Giovanni, annuncia il Verbo. La potenza creatrice precedentemente nascosta nella notte dell’inconoscibile si manifesta con il comando divino che separa la luce dall’ombra, originariamente confuse, l’epifania messianica si realizza con la luce, come la potenza divina viene espressa attraverso il potere di dominare la luce, il volto di Mosè ispirato emana una luce insostenibile, e così via.
Epilogo
Come si può agevolmente verificare dalla Letteratura non v’è uomo (poeta, scienziato, saggista o scrittore che sia) che non abbia scritto sulla Luce e il suo significato. Rimane comunque, al termine di questa ricerca, elusa quella domanda che mi sono posto nel prologo, e mi accingerò quindi a concludere questo piccolo lavoro alla ricerca di una risposta semplice del perché quell’amico fraterno non si sentiva di aver ricevuto la Luce.
Cosa è mancato in Lui? E’ stata una mancanza dei costituenti l’officina? E’ un anello che non tiene della catena iniziatica? E’ mancato qualcosa nella trasmissione dell’influenza spirituale? Di spiegazioni dottrinali potremmo trovarne a josa, ma forse l’esoterismo ‘teorico’ non sarebbe in grado di arrivare a sciogliere il bandolo dalla matassa. Forse il problema potrebbe essere risolto ripiegando sull’esoterismo vero, la cultura del senso interiore che esso insegna, gli aneliti all’assoluto. Io non ho risposte da darvi questa sera amici carissimi: accennerò solamente con le parole di Guenon, mio maestro spirituale e maestro ideale, che forse la vera risposta andrebbe cercata in queste sue frasi tratte dalla sua ultima fatica ‘considerazioni sulla via Iniziatica’, che sono tra l’altro le ultime frasi che Guenon ha scritto poco prima di passare all’oriente eterno: ‘’Con l’iniziazione l’essere passa dalle ”tenebre alla luce”, come il mondo alla sua stessa maniera è passato PER l’atto del Verbo creatore ed ordinatore. E così ‘iniziazione è veramente un’immagine di ”ciò che è stato fatto in Principio”.
Lo stato dell’essere anteriormente all’iniziazione costituisce la sostanza ”indistinta” di tutto quello che egli potrà diventare effettivamente in seguito, poiché, come abbiamo detto in precedenza, l’iniziazione non può avere per effetto d’introdurre in questo essere possibilità prima inesistenti (questa è d’altronde la ragione d’essere delle qualificazioni richieste come condizione preliminare); ma queste possibilità non vi si trovano che ancora allo stato ”caotico e tenebroso”, ed è necessaria ”l’illuminazione” < dall’interno e dall’esterno> perché queste possibilità possano cominciare ad ordinarsi ed a passare dalla potenza all’atto.
Si deve infatti comprendere che questo passaggio non si effettua istantaneamente, ma si continua durante tutto il lavoro iniziatico, come, dal punto di vista ”cosmologico”, esso si persegue durante tutto il ciclo di manifestazione del mondo considerato; il ”cosmos” o ”l’ordine” non esiste che solo virtualmente, per il fatto del Fiat Lux iniziale, e parimenti l’iniziazione non è compiuta che virtualmente con la comunicazione dell’influenza spirituale di cui la luce è in qualche maniera ”l’ appoggio ” rituale.’’
Per concludere un’altra piccola considerazione: Il fratello Quasimodo scriveva così nella poesia ‘Il Tempio’:
‘e nella sera, vagabondo e solo ne varcavo la soglia,
mentre a frotte salivano i ricordi delle piccole ARE
dove i sogni fiorivano a fiocchi tremuli di luce’ ;
Facciamo in modo, amici fraterni – e ve lo dico col cuore, quello vero, centro del Mondo, motore immobile delle cose -, che le nostre non siano piccole are dove i sogni fioriscono solo a fiocchi tremuli di Luce; trasformiamoli in Vera Luce, Vera Realtà che dalla Luce non si allontani chi si è perso (Montale diceva sommessamente ‘la sbarra in croce non scande la Luce a chi s’è smarrito’).
TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. S.M STELLA