DA UN RACCONTO ORIENTALE

Da un racconto orientale

(Lettura del Fr.’. Eros  Rossi)

      Un vecchio saggio stava passeggiando sulla riva del mare in compagnia di un suo discepolo, fra i più promettenti. Ad un tratto chiese al suo giovane compagno se si sentiva pronto e maturo per essere a sua volta un maestro e trasmettere il suo sapere ad altri giovani discepoli, scelti fra i più intelligenti e predisposti.

      Avuta una risposta affermativa, con una vibrazione di orgoglio e di compiacimento nella voce del suo allievo, il saggio di fermò all’improvviso e fece notare all’altro le orme che essi avevano lasciato impresse nella sabbia, decise e marcate quelle del giovane, più incerte e lievi le proprie, e gli disse:

      “Ormai sei capace di osservare ciò che sfugge all’occhio del profano; guarda nel tuo passato e segui con attenzione tutte le orme che abbiamo lasciato insieme, dal momento nel quale tu sei diventato un mio discepolo e abbiamo iniziato a camminare uno a fianco all’altro”

      Il giovane così fece e si concentrò per rivivere questo periodo della sua vita, bello e affascinante per le cose che man mano scopriva, ma anche pieno di sofferenze spirituali, di dubbi, di profonde riflessioni, di angosce. Il suo viso all’improvviso si rabbuiò e dopo una pausa di riflessione esclamò:

      “Maestro, vedo che nei periodi di maggiori difficoltà, nei momenti nei quali il mio animo si smarriva ed io procedevo lentamente, sulla sabbia della vita sono rimaste solo due orme e non quattro; in quei momenti dunque mi avete abbandonato, mi avete lasciato solo!”

      Il vecchio saggio sorrise e posò una mano, con il gesto affettuoso di un padre, sul capo del suo allievo prediletto quasi a significargli che stava per impartirgli l’ultimo insegnamento prima di lasciarlo andare, finalmente maestro, per la sua strada e gli disse:

      “In quei tratti di strada nei quali tu noti due sole impronte, io, consapevole che rischiavi di perderti e che le tue forze ti stavano abbandonando, ti ho preso in braccio e ti ho fatto proseguire. Quelle uniche impronte sono le mie!”

Il discepolo si avvicinò e, commosso, abbracciò quell’uomo che lo aveva, ancora una volta, stupito togliendoli un altro velo dagli occhi.

      Solo allora comprese interamente la bellezza e la difficoltà di essere maestro di vita agli altri.

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