IL TEMPIO E’ IL LUOGO

Il Tempio è il luogo

Il Tempio è il luogo in cui i liberi muratori di ogni Loggia si riuniscono e lavorano insieme per il bene e il progresso della Patria e dell’Umanità. Non si pensi però ad un edificio di culto dedicato ad una particolare divinità: il tempio massonico è il luogo in cui contemplare l’universo, che esso simbolicamente raffigura. Fin dall’antichità peraltro il termine ha significato (si pensi alla radice tem dell’indoeuropeo, cioè recinto, delimitazione) una porzione del cielo, o un luogo delimitato da cui osservarne la volta stellata. Naturalmente l’idea di “contemplazione” è connessa a quella di “consa-crazione”, e infatti sacro è il tempio, in quanto in esso si celebra un rito, anche se non religioso. I lavori massonici, infatti, sono rituali.

Sebbene, simbolicamente, il tempio massonico riproduca il Tempio di Salomone, non v’è alcuna somiglianza architettonica con lo storico edificio di Gerusalemme distrutto nel 70 d.C. Il riferimento biblico è piuttosto legato al mito di Hiram, l’architetto del tempio gerosolimitano, e alla proverbiale saggezza del re Salomone, che fece del tempio da lui edificato il Tempio della Sapienza, della Ragione, della Virtù. In questo senso, in ambito muratorio il Tempio è completamente privato di ogni connotazione storica e prefigura invece il luogo ideale dell’unità spirituale.

La simbologia del Tempio massonico è peraltro molto complessa, e trae spunto da molteplici tradizioni culturali, spirituali e religiose. In essa coesistono sincreticamente apporti di derivazione egizia, ebraica, caldea, greco-romana, sufica e cristiana, quali elementi costitutivi dell’Unità del Tutto, quali contributi ad una Tolleranza Universale che nella spiritualità massonica assume il nome di tutte le divinità e di tutte le più disparate forme del Sacro, ossia il Grande Architetto dell’Universo.

Ma il tempio non è soltanto un “teatro della memoria” dell’Universo, nè un “sacro recinto”, bensì “la riproduzione sulla terra di un modello trascendente” (Mircea Eliade). In questo senso l’orientamento di ogni tempio massonico (volto ad est) risponde a criteri simbolici e cosmogonici universali e le cui origini affondano nella notte dei tempi. Così come ha un significato simbolico rilevante la forma rettangolare, che prefigura la terra e i suoi limiti, in contrapposizione con l’infinità del cosmo, che il soffitto simbolicamente scoperchiato del Tempio raffigura, nella forma allegorica del cielo stellato. Tra cielo e terra, tra macro e microcosmo, tra finitezza e infinità, il Tempio diviene il luogo privilegiato della riflessione, della elevazione spirituale, della ritualità massonica.

La sala del Tempio ha dodici colonne, quanti i segni dello Zodiaco, che la sostengono, sei a settentrione e sei a mezzogiorno, mentre l’ingresso, delimitato da due colonne, volge ad occidente, di fronte all’Oriente, la parte più sacra del tempio. Qui si erge il trono del Maestro Venerabile, accanto al quale c’è una statua di Minerva, mentre alle sue spalle si evidenziano i simboli del Delta, del Sole e della Luna. Ai lati si situano gli scanni dell’Oratore e del Segretario della Loggia. Lungo le pareti nord e sud, invece, stanno i posti per Maestri, Compagni e Apprendisti. A occidente siede il Primo Sorvegliante, con accanto la statua di Eracle, a mezzogiorno il Secondo Sorvegliante, con accanto la statua di Venere. In mezzo alla sala, su un pavimento a scacchiera bianco e nero, sorge l’ara su cui posa un candelabro a sette bracci. Tutt’intorno alla sala, corre un cordone con sette nodi, mentre la volta è azzurra e stellata, a raffigurare che il tempio è scoperchiato, mentre una delle pareti risulta incompiuta, a significare che i lavori di edificazione non sono mai stati conclusi.



Ciò ha ovviamente un significato preciso, e cioè che l’opera costruttiva, il lavoro massonico, non è mai finito. Come osserva M. Moramarco, “l’indicazione del perfettibilismo è palese; in definitiva essa procede dall’umiltà del ricercatore che si stupisce dinanzi alla perenne rivelazione del Divino e riconosce l’inadeguatezza dei propri strumenti di lavoro a cogliere tale rivelazione nella sua pienezza.” Ma anche se, o proprio perché, l’uomo è inadeguato a cogliere la pienezza del Tutto, il lavoro di edificazione del Tempio non può aver fine. Anche perché, se e quando ciò dovesse avvenire, il Tempio allora scomparirebbe, in quanto finirebbe per identificarsi con il cosmo, poiché lo abbraccerebbe completamente. E non a caso sta scritto nell’Apocalisse “non vidi alcun Tempio in essa perché il Signore Dio l’Onnipotente e l’Agnello sono il suo tempio.”

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