TRA DUE ORIENTI

TRA DUE ORIENTI

Parabola massonica nell’esistenza di Moreau de Saint Mery

Del FR.’. Stefano Mazzacurati

Cenni biografici

Médéric Louis Élie Moreau de MSaint-Méry nacque il 13 gennaio 1750 a Fort Royal, capoluogo del dipartimento francese della Martinica. Fort-Royal nel 1807 venne rinominata Fort de France, nome attuale, da Napoleone. Moreau de Saint-Méry studiò diritto e fu avvocato al Parlamento di Parigi. Luigi XVI lo inviò a Santo Domingo quale membro nel Consiglio Superiore di quella colonia. Negli anni della Rivoluzione il governo di Parigi gli affidò il compito di analizzare il sistema legislativo delle colonie francesi. Nel 1791 scrisse Loix et constitutions des colonies francaises de l’Amérique sous le Vent; compendio delle leggi coloniali caraibiche, pubblicazione che faceva seguito alla Déscription de la partie francaise de Saint-Domingu (1789). Moreau aderì alle idee illuministe e massoniche, Fu primo segretario del Musée de Paris e Presidente degli Elettori di Parigi. Nel 1802 Napoleone lo nortinò amministratore del Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. Moreau di Saint Mery, fu libero muratore e membro del Cercle des Philadelphes e Gran Maestro: della loggia delle Neuf Soeurs. Governatore a Parma, Piacenza e Guastalla durante il periodo napoleonico, fu fondatore della Loggia di Parma (1804). Caduto in disgrazia presso, Napoleone, ai cui ordini aveva disobbedito in occasione della rivolta di Pontenure, nel piacentino, si ritirò a vita privata, Morì a Parigi, il 18 gennaio 1819,

Premessa

Non secondaria, nella intensa esistenza di Moreau de Saint-Mery, è l’appartenenza alla Massoneria. Ma, ancor più che quella appartenenza, in senso meramente militante, appare evidente l’adesione umana, morale e intellettuale, dell’uomo, ai sentimenti e ai concetti che alla Massoneria appartengono. Per motivi tecnici, alla più onerosa alternativa di illustrare ogni punto delle nostre riflessioni con particolari che richiederebbero una ben lunga esposizione, preferiamo, in questa sede, toccare ogni punto in modo rapido, sintetico e quasi simbolico, augurandoci tuttavia di fornire qualche spunto, e perché no qualche salutare dubbio, per eventuali successivi approfondimenti e ricerche. Un primo elemento emerge dalla dinamica della stessa biografia. Nato a Fort Royal, nella Martinica, Moreau de SaintMery attraverserà tre volte l’Atlantico per recarsi in Europa e due volte farà provvisorio ritorno verso la terra natale. In questi viaggi, molto concreti, ci piace immaginare la sottotraccia di altri viaggi, ben noti nella ritualità massonica.

Il primo viaggio

Il primo viaggio lo compì a diciannove anni, verso il 1770, per recarsi in Francia, ove divenne membro della polizia reale, Compiuti studi a largo raggio, vasti e profondi, non solo in tema giuridico, ma politico, geografico, economico e matematico, lo spirito illuminista, la necessità di conoscere e di divulgare in modo tuttavia equilibrato e al di là delle parti, gli guadagnò la stima e la fiducia di Luigi XVI, il quale certo non era totalmente permeato di spirito illuminista, ma che, comunque, o ne seppe intuire l’onestà intellettuale o fu ben consigliato, Il re di Francia lo inviò a Santo Domingo quale consigliere nel Consiglio Superiore di quella colonia.

Il secondo viaggio

A Santo Domingo, tuttavia, l’urgenza dell’apprendere, del ricercare e dell’operare anche materialmente in tale senso, lo condusse ad ampliare i compiti assegnati, non uscendo dalle committenze, bensì interpretandole come occasioni di tessere una rete armonica di interventi e di iniziative che collegassero ambiti speculativi

(cioè di ricerca) con ambiti operativi solo apparentemente lontani, In questo spirito di apertura si rese possibile quella sorta di appuntamento del destino che fu il riconoscimento del sepolcro di Cristoforo Colombo. Con opera autenticamente muratoria, Moreau de Saint-Mery concorse direttamente al recupero materiale ed ai lavori per il restauro della tomba, inscrivendo l’operazione in un più vasto disegno di raccordo tra conoscenza del vecchio e conoscenza di quello che, per molti versi, era ancora il nuovo mondo. Questo rimando dal simbolo, ricercato e studiato in modo speculativo, alla prassi operativa e, a sua volta il ritorno dall’opera al simbolo, è tratto tipico del procedere mentale e materiale dell’uomo massone, prescindendo della sua affiliazione o meno all’istituzione massonica.

Il terzo viaggio

Un nuovo viaggio verso l’Oriente geografico, sempre in Francia, avvenne a Séguito della chiamata governativa a Parigi con l’incarico di completare l’opera, in sei volumi, Loix et constitutions des colonies francaises de l’Amerique. Questo compito rappresentò, per il Moreau, l’occasione per allargare la rete delle sue relazioni politico-culturali in Francia ed in Europa. È in questo periodo che il Moreau partecipò attivamente alla vita di molti circoli culturali. È sempre in questo periodo che si affina l’amicizia con Pilatre de Rozier, membro della massoneria in Francia. Tale frequentazione condusse a un sodalizio che non poteva non contemplare l’idea massonica del concorrere a portare a quante più istruzione, Inoltre l’istruzione si richiedeva fosse ampiamente permeata di documentazioni, testimonianze – appunto, secondo lo spirito che si era detto enciclopedico – del territorio di appartenenza. Il fine, illuminista e massonico ad un tempo, era arricchire la coscienza e la memoria storica del cittadino fruitore.

Il Musée de Paris

Dall’insieme di questi argomenti ed operazioni intellettuali e pratiche, di pen- siero e di azione, scaturì la fondazione del Musée de Paris, di cui il Moreau divenne il primo segretario, Va ricordato che il Musée non era ciò che intendiamo attualmente per museo, un ambiente di alta collezione, raccolta e di esposizione. Era anche questo ma, soprattutto, un luogo di disciplina didattica, di at- tiva diffusione di cultura. Il Musée de Paris, animato da un personaggio che ormai aveva aderito al sistema ideologico e morale della tolleranza e dei conseguenti principi di libertà, uguaglianza e fraternità, fu a quel tempo più che un museo una fucina rivoluzionaria. Non fu un caso se, al crollo della Bastiglia, il Moreau, che nel frattempo era stato nominato Presidente degli Elettori di Parigi, pare ne ricevesse le chiavi dalle mani dei capopopolo e che per i tre delicatissimi giorni successivi abbia governato Parigi, come ricordano le biografie, with prudence and courage, con prudenza e coraggio, Sotto gli ultimi deboli raggi della monarchia, la moderazione riconosciuta al Moreau aveva mosso il re di Francia  a conferire un prestigioso incarico a un intellettuale illuminista. Moderazione e tolleranza politica, rispetto delle idee e della persona dell’avversario; si procedeva secondo gli insegnamenti di una linea intellettuale, di marca ampiamente francese, che muove da Montaigne, giungendo a Montesquieau e finalmente a Russeau ed a Voltaire, Ma;zall’ombra del 1789, e degli anni che immediatamente seguirono, quella medesima moderazione guadagnò a Moreau de SaintMery, il quale di fatto giacobino non era, l’avversione esplicita di Robespierre e del governo del Terrore. Having incurred the enmity of Robespierre, he narrowly escaped the guillotine, dice il Dictionary ofAmerican Biography, a proposito di questo strano figlio anche dell’America. Va inoltre aggiunto che Moreau de Saint-Mery doveva essere un personaggio difficile da interpretare anche agli occhi dei differenti protagonisti della Rivoluzione francese. Infatti, la sua competenza, il suo acume politico, la suà nota obiettività, da un lato potevano parere in disaccordo, se non in contraddizione, con le idee di colonialismo illuminato che facevano sostenere a Moreau de Saint-Mery il sistema fondato sulla politica coloniale e schiavista, in difesa degli interessi francesi. Moreau de Saint-Mery, infatti, nel 1797, si sforza di descrivere non tanto la situazione coloniale contemporanea, bensì quella antecedente il 1789, auspicando un ritorno a quel precedente status quo pena la decadenza politico-economica. Per Moreau de Saint-Mery il sistema di Saint-Domingue costituisce una esperienza consolidata ancora suscettibile di applicazione. Si comprende che un’opera che contiene idee siffatte, pur ferire un prestigioso incarico a un intellettuale illuminista. Moderazione e tolleranza politica, rispetto delle idee e della persona dell’avversario; si procedeva secondo gli insegnamenti di una linea intellettuale, di marca ampiamente francese, che muove da Montaigne, giungendo a Montesquieau e finalmente a Russeau ed a Voltaire, Ma;zall’ombra del 1789, e degli anni che immediatamente seguirono, quella medesima moderazione guadagnò a Moreau de SaintMery, il quale di fatto giacobino non era, l’avversione esplicita di Robespierre e del governo del Terrore. Having incurred the enmity of Robespierre, he narrowly escaped the guillotine, dige il Dictionary ofAmerican Biography, a proposito di questo strano figlio anche dell’America. Va inoltre aggiunto che Moreau de Saint-Mery doveva essere un personaggio difficile da interpretare anche agli occhi dei differenti protagonisti della Rivoluzione francese. Infatti, la sua competenza, il suo acume politico, la suà nota obiettività, da un lato potevano parere in disaccordo, se non in contraddizione, con le idee di colonialismo illuminato che facevano sostenere a Moreau de Saint-Mery il sistema fondato sulla politica coloniale e schiavista, in difesa degli interessi francesi. Moreau de Saint-Mery, infatti, nel 1797, si sforza di descrivere non tanto la situazione coloniale contemporanea, bensì quella antecedente il 1789, auspicando un ritorno a quel precedente status quo pena la decadenza politico-economica. Per Moreau de Saint-Mery il sistema di Saint-Domingue costituisce una esperienza consolidata ancora suscettibile di applicazione. Si comprende che un’opera che contiene idee siffatte, pur concepita all’alba dell’89, sia stata pubblicata dall’esilio, a Philadelphia, dopo annidi dura lotta politica a favore di quel sistema, inteso come una via per progredire. È evidente l’ambiguità, o almeno l’ambivalenza di un ragionamento che, per essere progressista, avrebbe dovuto reimmergersi nell’errore morale dello schiavismo o, comunque, della limitazione della libertà per alcuni. Ambiguità che non può non investire la persona, oltre che il concetto che la ispira. Ma, per non cadere nell’errore frequente di giudicare il passato col metro attuale, occorre collocare il pensiero e l’intento politico di Moreau de Saint-Mery in un periodo che non vedeva certo separate la luce e il buio, il bene e il male. Lasciamo quindi agli storici di professione l’approfondimento in merito, riconoscendo comunque al personaggio il senso di ricerca, faticoso e contradditorio, di un modo migliore per l’esistenza dell’umanità.

Il quarto viaggio

Non fu sufficiente riparare in Normandia. È noto che i massoni, o perché non raramente libertari o – all’epoca – girondini, pericolosamente scomodi ogni volta che “una forma di tirannia si arroga il monopolio della democrazia, hanno subito nella loro storia la persecuzione politica da parte di ogni totalitarismo. Per Moreau de SaintMery non vi fu eccezione. L’espatrio, a New York, e di là a Filadelfia, fu inevitabile. I cinque anni di quasi esilio oltre oceano permisero a Moreau di sperimentare e di organizzare. Viene in mente il titolo di una famosa raccolta di versi di Pier Paolo Pasolini, Trasumanar e Organizzar, scritta in anni (1971) in cui la consapevole disperazione di un intellettuale fuori dagli schemi mili- tanti, portava Pasolini, in pieno periodo Sessantottino, a stare dalla parte dei questurini, figli di braccianti, contro la parte degli studenti, figli di papà. Questo per una onestà intellettuale, per un laico procedere morale che si colloca sulla medesima linea del massone Moreau de Saint-Mery. Fu così che a Filadelfia Moreau de Saint- Mery aprì un bookseller shop, un printing of- fice, un book store, ih pratica si mise a fare lo stampatore, l’editore ed il libraio, ad un tempo coniugando azione materiale, opera intellettuale e diffusione. Non deve sfuggire questo particolare, né l’atteggiamento unitario, rispetto al procedere dell’opera. Atteggiamento in un certo modo rinascimentale, in riferimento ad una concezione olistica dell’uomo, che ne spiega la psicologia, i sentimenti, i] pensiero ed il comportamento alla luce di una esistenza che, come quella degli antichi architetti euro- pei, si declina all’ombra delle officine. Cresce sommessamente, ma con determinazione, nel tramandarsi ripetitivo di formule teorico-pratiche che trasformeranno quelle officine in logge, quella ripetizione in rituale.

Il quinto viaggio

Ben presto sarà il quinto viaggio verso la Francia. Il periodo del Terrore è Nel passato. 1801 si moltiplicano i compiti del Saint-Mery. Consigliere di stato, Moreau de Saint-Mery riceve l’incarico di compilare un Codice Coloniale, sotto l’egida del Ministero della Marina. Inoltre, viene mandato  a Parma, nella veste di Residente della Repubblica francese. Avrà, all’inizio, difficilissimi obiettivi diplomatici, verso il Duca Don Ferdinando, Più tardi, divenuto governatore e quindi direttamente responsabile dell’Amministrazione del luogo, cercò di riassestarne le finanze, di riordinare il governo di quella città che dei francesi, ora come dei Farnese in precedenza e dei Borbone successivamente, non sarà mai stata amante. E qui, più che alle testimonianze storiche, ci pare soccorra il riferimento a un altro francese, quell’Henry Beyle, alias Stendhal, anch’egli reduce napoleonico, che nel romanzo La Certosa di Parma, pur nella parziale finzione letteraria, allestisce un affresco di un mondo politico sociale intriso di relazioni ardue, se non intriso di sangue.

La Loggia di Parma

È in questo ambiente che nasce la prima loggia massonica a Parma. Notissimi, a questo proposito, almeno alcuni scritti. Quello del Benassi, Curiosità storiche in Gazzetta di Parma del 7 gennaio 1914, del Ginetti su Gli inizi della Massoneria in Parma, nonché il riferimento di Bianca Marcolongo, La massoneria nel secolo XVIII, nel vol. XIX degli Studi Storici e citato dallo stesso Benassi, ed altri. Non aggiungeremo quanto, per ben maggiore competenza, ci viene illustrato da chi si occupa direttamente di storia e di archivistica. Ci si permetta tuttavia di riprendere quanto fitta fosse, in quei pochi anni attorno al 1804, l’attività di osservazione, di sorveglianza e di critica nei confronti di una istituzione che, come quella massonica, era da sempre osteggiata dal clero. E, forse, da molti anni prima, in pieno Settecento. Incerte fonti, infatti, parlano del sorgere quasi contemporaneo, a Parma, così come a Modena,di altre due logge massoniche attorno a quel 1726 che vide Francesco Saverio Geminiani, fondatore di una officina massonica a Lucca, Il Geminiani, allievo di Scarlatti e a sua volta valente musicista, era figlio del Gran Maestro della Loggia “Fidelitas” di Girifalco che, secondo una certa tradizione; appare come una delle prime, se non la prima, loggia massonica italiana, della cui fondazione, nel 1723, si ha notizia, Ma nulla di certo si può dire per Parma, precedentemente al 1804. Si sa inoltre che un militare, il capitano Pochini da Riva di Padova, era stato scoperto come massone nel giugno del 1772 e praticamente espulso da Parma dopo che gli vennero sequestrate le documentazioni in merito. In questo clima, e di questo clima, sono appunto testimonianza i commenti, e spesso le lagnanze, da parte del canonico Vitale Loschi – poi vescovo della città dal 1831 al 1842 – anche e soprattutto nei confronti di Moreau de Saint-Mery. Il Loschi, nella sua veste di vicario capitolare,si trovò a muoversi nel delicato periodo tra la morte del vescovo Turchie l’arrivo del neo nominato cardinale Caselli, il quale, a differenza del Loschi, viene descritto dal Benassi quale “prelato in molta grazia di Napoleone”. Sempre il Benassi cita un passo di una lettera che lo stesso Loschi invia il 19 giugno 1804 al Caselli, ancora a Roma, e che nel frattempo lo aveva nominato “suo rappresentante in Parma”;

 La setta famosa dei Franchi Muratori, che pur troppo da qualche tempo va facendo occulti proseliti anche in questo paese, che per misericordia di Dio ne era stato preservato, smascheratamente e con pubblicità, che fa fremere tutti i buoni Parmiggiani, ha cominciato sabato scorso 16 del corrente a tenere senza riserva la sua prima adunanza sotto la protezione e presidenza di chi è alla testa del governo, — e, commenta il Benassi — ossia di quel Moreau de Saint-Mery, che tre mesi prima scriveva ad un predicatore in termini più propri di un vescovo che di un amministratore generale.

Per qualche tempo, successivamente, parve che le attività massoniche si fossero affievolite. Di qui note liete del solito Loschi che (citando il Ginetti) rassicurava, per altro, poco dopo, il suo vescovo significandogli che tutto era rimasto interrotto […). Ma  […] i lamenti ricominciavano nell ‘agosto, allorché il vicario ridevasi degli ecclesiastici asserendo che Sua Eminenza aveva rimessa a lui Stesso una memoria contro la ‘dannata setta” e continuavano nel gennaio dell’anno seguente a proposito di una ‘clamorosa sessione’ tenuta per distribuire i distintivi dei diversi gradi il giorno di San Giovanni Evangelista con l’intervento ‘di quattro generali settari, invitati dalle vicine città”.

Il Loschi aggiunge che

il capo della loggia vestì per la prima volta la collana corrispondente al di lui grado di venerabile, e cominciaronsi ad aggregare anche le donne.

Più tardi altre note diranno: “Si è inteso che tale loggia verrà chiamata de’ Mopsi, quale permette di associare anche le donne”. Qualche anno dopo si nomina la loggia Les enfants de Minerve. In effetti questa particolare attenzione massonica, ed apertura alle donne, da parte del Moreau, si può ben comprendere, alla luce del rinnovato spirito laico che la cultura francese, più ancora che giacobina, riversava sull’Europa in molti ambiti politici e sociali anticipando princìpi di uguaglianza che necessariamente sfociavano nell’attualissimo concetto di pari opportunità,  Si coglie qui l’attualità intensa dell’operare di un personaggio che, vista sotto una luce massonica, appare ben più oltre lo spirito rivoluzionario napoleonico e, forse, ben oltre alcune letture in seno alla stessa Massoneria. Ci pare infatti che non si possa accettare la fratellanza del massone Moreau de SaintMery solo parzialmente. Riteniamo piuttosto che vada inteso ed interpretato come alto spirito operativo quello di un uomo che, vissuto al centro di un’epoca di costituzioni e di fondazione di diritti, e collocato in cima ad un governo di oggettivo forte cambiamento, fece della tolleranza un impegno politico inequivocabile, sia come massone che come amministratore.

 Tre esempi luminosi, che qui possiamo solo citare di passaggio, furono:

1) l’attività contro la ghettizzazione degli ebrei;

2) la promozione della carriera di Giandomenico Romagnosi, Romagnosi, infatti, da Trento desiderava riavvicinarsi alla sua patria e alla sua famiglia. i Moreau de Saint-Mery sin dal 1800 era residente a Parma come amministratore del Granducato, Cogliendo questa occasione favorevole, il generale Mcdonald raccomandò Romagnosi a Moreau, il quale promosse Romagnosi dalla limitante situazione in cui viveva alla nomina di professore di diritto a Parma il 29/12/1802. Romagnosi dedicò al generale Mcdonald la celebre Introduzione allo studio del diritto pubblico universale, scritta presso l’Università di Parma nel 1806 ma con la data del 1805. Il libro fu accusato dai dilettanti di essere qua e là duro. Ma Romagnosi si dice abbia risposto con queste rime: mi trovan duro,/ anch’io lo so:/ pensar li fo.

3) Tra le riforme intraprese a Parma dal Saint-Mery ci fu anche quella, fondamentale, dell’abolizione della tortura.

Dunque, forte impegno politico e morale. Pagando di persona, per giunta. Perché, come è noto, Il Moreau venne deposto dalla forte mano napoleonica proprio in quanto egli, nella sua veste di governatore, non sarebbe stato alla consegna di reprimere violentemente la rivolta di Ponte Nure, in territorio piacentino, avvenuta nel 1805, perseverando invece nel ricercare soluzioni diplomatiche, di mediazione e comunque non cruente. In quella occasione il Moreau di SaintMery pare ci offra il suo volto più profondo: quello di uomo tollerante, aperto e giusto, più ancora che di spietato amministratore. Se si vuole, qualcuno potrebbe dire che in lui il massone prevale sul governatore. E forse per questo, non il napoleonico venne osteggiato dal clero di Parma così come, del pari, non il napoleonico venne osteggiato – è ovvio – dall’imperatore. A proposito dei fatti del piacentino, e della successiva rimozione del Moreau,ci pare opportuno aggiungere che in Moreau di Saint-Mery si incarna l’antico-’equivoco e, purtroppo, condanna, verso la tolleranza: l’apparenza della saggia e opportuna mitezza come debolezza e remissività. In questo senso, però, occorre rimarcare che ci vuole più coraggio a fare operazioni miti disobbedendo che obbedire ed essere spietati. In altri termini, la vita stessa di Moreau di Saint:Mery ci costringe, come ci risulta sia ‘prassi nell’obbedienza massonica, a fare esercizio di dubbio, ed a porci la attualissima domanda se sia più forte un dubbioso moderato che si oppone o un tronfio aguzzino che esegue ordini.

Un insegnamento attuale

Abbiamo dedicato molta attenzione all’essere-massone di Moreau di Saint-Mery prima del suo essere massone nella loggia di Parma, perché è patrimonio comune, consapevolezza consolidata del Grande Oriente, che l’appartenere a questa istituzione non assolve dal compito continuo e costante dell’essere ontologicamente massone. Ché, anzi, l’essere-massone può prescindere dall’essere biograficamente, storicamente, tale. Si tratta non già di un paludamento esteriore, quanto piuttosto di adesione ad un abito, un costume interiore, più interno – letteralmente, esoterico – di cui non è richiesta d’obbligo la consapevolezza di indossarlo. L‘esser-massone in senso ontologico, d’altra parte, se prescinde dall’essere biografico in quanto membro del Grande Oriente, non può prescindere dalla biografia in senso operativo, perché il massone è colui che fa, che compie opere in senso massonico. In questo senso, il Fratello Saint-Mery, pare averci consegnato, inscritta nei momenti più alti e intensi della sua biografia, la documentazione dell’autenticità psicologica ed esistenziale del suo essere libero muratore. E questo ci pare un attualissimo insegnamento.  

Moreau de Saint-Mery morì, come sappiamo, pochi anni più tardi, confortato dall’amicizia di molti, tra î quali il parmigiano Bodoni, rimasto con lui in corrispondenza. Un fondamentale conforto giunse da un appannaggio del re di Francia che, dopo la disfatta napoleonica, intese così premiare, come un tempo aveva fatto Luigi XVI, quel paradossale rivoluzionario, il quale, al di là di ogni posizione politica, aveva, nella sua esistenza, sempre innalzato il vessillo della fratellanza tra uomini civili, cittadini del mondo. Tra l’Oriente della sua nascita, collocato ad Ovest, e l’Oriente della sua cultura, che per ben tre volte raggiunse verso Est, Moreau de Saint-Mery può a buon diritto costituire, anche nel suo essere massone – e assai oltre le mura di Parma – una umanissima fonte di riferimento umano e civile.

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *