IL PROCESSO DI NORINBERGA

IL PROCESSO DI NORINBERGA

Il 21 novembre 1945 il Procuratore e Massone1) Robert H. Jackson pronunciò la Dichiarazione di apertura davanti al Tribunale Militare Internazionale di Norimberga, aprendo il più importante, controverso, imponente, innovativo e criticato processo del XX secolo, il processo contro i principali gerarchi del regime nazista. Sedevano sul banco degli imputati: Hermann Gòring, Rudolf Hess, l’ideologo del nazismo Alfred Rosenberg, l’architetto del Reich Albert Speer e molti altri importanti esponenti di quel regime.  Il Processo di Norimberga è sicuramente uno dei momenti più importanti nella formazione del diritto penale internazionale. Questa parte dell’ordinamento internazionale ha avuto una genesi molto complessa e tormentata perché fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, i giuristi – in modo quasi unanime – ritenevano che gli unici soggetti del diritto internazionale fossero gli Stati ed escludevano categoricamente che gli individui potessero essere responsabili a livello penale sul piano internazionale2). Gli studiosi di diritto internazionale, inoltre, ammettevano come prassi consolidata che nei trattati di pace ci fosse la clausola «del perdono e dell’oblio» con la quale venivano amnistiati e dimenticati i misfatti commessi durante le operazioni belliche e i loro autori3). Questa prassi fu superata alla fine della Prima Guerra Mondiale con il Trattato di Versailles all’interno del quale furono introdotte delle disposizioni penali che riconoscevano in ambito internazionale la respbnsabilità penale di individui e l’istituzione di una Corte per giudicare il Kaiser Guglielmo 1l e i criminali di guerra (art. 227-230}4). Sulla base di queste disposizioni, gli Alleati comunicarono alla neonata Repubblica di Weimar un elenco di militari da portare a processo. Ciò determinò la reazione rabbiosa del Governo tedesco e della popolazione. Con notevole rapidità la Germania decise di processare questi militari presso l’Alta Corte di Lipsia. Nei fatti, questa Corte processò solo una minima parte dei soggetti indicati dagli Alleati e ne condannò pochissimi. | Processi di Lipsia sono stati considerati come una farsa e il simbolo del fallimento del sistema di diritto penale internazionale stabilito a Versailles. Il Kaiser non fu mai processato e visse in Olanda sino alla morte. Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati istituirono la United Nations War Crimes Commission (UNWCC) per affrontare il problema dei crimini di guerra e della sorte dei gerarchi nazisti5). Lo scopo era quello di evitare una situazion analoga a quella della fine della Prima Guerra Mondiale con la mancata applicazione delle clausole penali del Trattato di Versailles e il fallimento dei Processi di Lipsia. All’interno della UNWCC prevalsero, dopo aspra lotta, alcuni studiosi (Lauterparcht, Ecer, Chanler) che su alcuni argomenti (es. natura del Patto Kellogg-Briand) sostenevano tesi minoritarie in disaccordo con altri importanti giuristi. Solo negli ultimi anni, gli storici del diritto hanno svelato il fondamentale contributo di Hersch Lauterpacht alla formazione dei fondamenti giuridici del Processo di Norimberga. A lui si deve la suddivisione dei capi d’accusa in tre categorie distinte:

1) crimini contro la pace,

2) crimini di guerra,

3) crimini contro l’umanità6).

 Inoltre, il Prof. Lauterpacht scrisse intere sezioni dell’arringa tenuta da Hartley Shawcross dopo quella del procuratore Jackson7) al Processo dì Norimberga (3 dicembre 1945). In questa sede,si desidera solo sottoporre all’attenzione alcuni passi della Dichiarazione di apertura8) e dell’arringa conclusiva del Procuratore Jackson®. Sono due testi estremamente eloquenti e densi di significato. Questo articolo ha l’obiettivo di fornire alcune note introduttive e brevi spunti di riflessione.

 2. Vita

 Robert Houghwout Jackson nacque a Spring Creek Township in Pennsylvania il 13 febbraio 1892. Conseguita la laurea, cominciò a lavorare in uno studio legale di Jamestown in cui lo zio era socio. Successivamente collaborò con un importante studio di Buffalo. Ritornato a Jamestown fu corporation counsel della sua città. Continuò la sua attività forense diventando uno dei più importanti avvocati dello Stato di New York. Ricoprì anche importanti incarichi nelle organizzazioni forensi americane. Nel 1916 cominciò la sua attività politica nel Partito Democratico sostenendo la candidatura di Woodrow Wilson, che sarebbe stato eletto presidente. Collaborò attivamente con Franklin Delano Roosevelt a cui era stato presentato molti anni prima dallo zio, divenendo ben presto, uno dei suoi uomini di fiducia. Tra il 1934 e il 1938 ebbe incarico presso il Ministero del Tesoro e divenne Assistant Attorney General prendendo parte ad importanti processi contro grandi corporation americane. Nel marzo 1938, Jackson divenne General Solicitor presso l’Avvocatura dello Stato davanti alla Corte Suprema e poi ne divenne il capo. Successivamente il Presidente Roosevelt lo nominò Associate Justice of the Supreme Court of the United States. Durante la guerra Jackson ebbe un ruolo determinante negli eventi nella redazione della London Charter of International Military Tribunal e prese parte al Processo di Norimberga come capo del collegio di accusa. In breve tempo divenne uno degli uomini-simbolo del Processo. Morì nel 1954 per un attacco cardiaco. la sua opera è stata resa ancora più famosa dal film Norimberga (2000), in cui Alec Baldwin ha interpretato il ruolo di Robert H. Jackson in modo eccelso.

3. La Dichiarazione di apertura al Processo davanti il Tribunale di Norimberga.

 Il Procuratore Robert H, Jackson, in qualità di capo del Collegio degli accusatori, pronunciò la Dichiarazione di apertura con cui accusava i principali gerarchi del nazismo, sottolineando che: «le ingiustizie che cerchiamo di condannare e punire sono state così premeditate, nocive e devastanti che il mondo civilizzato non può tollerare che vengano ignorate, dal momento che non potrebbe sopportare che venissero ripetute 10). Il procuratore indicò le ragioni e le finalità del processo e dello stesso Tribunale Internazionale Militare di Norimberga: Il fatto che quattro grandi nazioni, eccitate dalla vittoria e stimolate dal torto subito, sospendano la mano pronta alla vendetta e sottopongano volontariamente i loro nemici fatti prigionieri al giudizio della legge è uno dei tributi più significativi che il Potere abbia mai pagato alla Ragione. Questo tribunale, per quanto inedito e sperimentale, non è il prodotto di astratte elucubrazioni, né è stato creato per sostenere teorie legalistiche. Questa inchiesta rappresenta il tentativo pratico di quattro tra le nazioni più potenti, supportate da altre diciassette, tendente a utilizzare la legislazione internazionale per fronteggiare la più grande minaccia dei nostri tempi – la guerra di aggressione. L’Umano buonsenso esige che la legge non si limiti a punire crimini trascurabili commessi da gente comune. Deve anche raggiungere individui che sono in possesso di grande potere e che ne fanno deliberato e concertato uso per mettere in atto azioni malvagie estese ad ogni angolo del mondo. È a causa delle dimensioni di questi crimini che le Nazioni Unite si presenteranno ai vostri onori. Già dal 1928,il Patto Kellogg-Briand11) aveva bandito la guerra d’aggressione che era definita come crimine internazionale 12). Il Collegio di accusa riteneva anche che da quel Patto e da altre norme internazionali (Convenzione dell’Aja e Convenzioni di Ginevra13) fosse ormai stata acquisita la responsabilità personale individuale a livello internazionale, sostenendo una tesi di Hersch Lauterpacht e di una minoranza di studiosi del diritto internazionale. A coloro che sostenevano – e sostengono ancor oggi – che il Tribunale di Norimberga possa essere tonsiderato come uno strumento di vendetta dei vincitori contro i vinti, il giudice Jackson disse che ‘ la natura di questi crimini è tale che sia l’accusa che il giudizio devono essere gestiti da nazioni vincitrici contro nemici sconfitti. L’estensione globale delle aggressioni perpetrate da questi uomini ha permesso a ben pochi di rimanere neutrali. O i vincitori devono giudicare i vinti o dobbiamo lasciare agli sconfitti il compito di giudicare se stessi. Dopo la Prima Guerra Mondiale abbiamo verificato l’inefficacia della seconda soluzione [con i processi di Lipsia nel 1920 durante i primi anni di vita della Repubblica di Weimar]. L’elevata posizione occupata in precedenza dagli accusati, la notorietà dei loro atti e la possibilità che la loro condotta provochi rappresaglie rendono difficile operare una distinzione tra la richiesta di una giusta e misurata punizione e l’irrazionale appello alla vendetta provocato dai tormenti della guerra. È nostro tompito, per quanto umanamente possibile, tracciare una linea netta tra le due tendenze. Non dobbiamo mai dimenticare che il metro col quale oggi giudichiamo gli imputati è lo stesso col quale domani la storia giudicherà noi. Passare a loro un calice avvelenato è come accostarlo alle nostre labbra 14). Con una notevole chiarezza,il procuratore chiarì che il processo di Norimberga aveva lo scopo di rendere la pace più sicura e di stabilire un nuovo ordine internazionale centrato sull’Organizzazione delle Nazioni Unite e in cui si riconosce la responsabilità penale degli individui e degli uomini di Stato. Il passo definitivo per scongiurare il periodico ripetersi di guerre, che è inevitabile in un sistema di illegalità internazionale, consiste nel rendere gli uomini di Stato responsabili di fronte alla legge. (…) L’utilità di questo tentativo di fare giustizia non deve essere misurata considerando la legge o il vostro giudizio come elementi isolati. Questo processo fa parte del grande sforzo per rendere la pace più sicura.15) Infine, la dichiarazione di Robert Jackson è una difesa dell’unica parte lesa del processo, la Civiltà: La vera parte lesa in questo processo è la CIVILTÀ. La Civiltà si chiede se il sistema giuridico sia talmente inerte da ritrovarsi completamente impotente di fronte a crimini di questa portata, commessi da criminali di questo ordine di importanza. Non si aspetta che voi possiate rendere impossibile la guerra Si aspetta che la vostra azione giuridica metta le forze della legislazione internazionale, i suoi precetti, i suoi divieti e, soprattutto, le sue sanzioni, al servizio della pace, in modo che gli uomini e le donne di buona volontà, in tutti i Paesi, possano “permettersi di vivere, senza l’autorizzazione di nessuno, all’interno della legge.16) Il processo di Norimberga andò ben oltre le aspettative. Ci furono grandi colpi di scena come l’introduzione delle clausole segrete del Patto Ribbentropp-Molotov, una lite furibonda tra i gerarchi nazisti, deposizioni agghiaccianti sugli stermini nei campi di concentramento e il “rinsavimento” di Rudolf Hess. Nella sua commovente arringa conclusiva, il procuratore chiese la condanna degli imputati e finì il suo discorso con queste parole: Questi imputati stanno di fronte agli atti di questo processo così come Gloucester si levò accanto al corpo del suo re assassinato. Essi chiedono a voi, come Gloucester chiese alla regina: Di’ che non li ho uccisi!” E la regina rispose: Di‘ allora che non sono stati uccisi, ma sono morti.” Se voi, signori della Corte, doveste dire che questi uomini non sono colpevoli, sarebbe come dire che non vi è stata guerra, non vi sono cadaveri e non vi è stato delitto!

4. Il “Grande Dibattito” sul Processo di Norimberga.

Il processo di Norimberga ha generato un dibattito infinito e durissimo tra i giuristi e gli intellettuali su tutti i suoi aspetti di cui si possono dare solo brevissimi cenni e ci permettiamo di segnalare solo il volume di saggi curato da G. Mettraux17). Il processo e la sua natura del processo sono stati difesi in vari saggi da alcuni membri del Collegio degli accusatori (Jackson, Taylor 18) Ferencz). In questa sede non è possibile addentrarsi approfonditamente nei fondamenti giuridici del Processo di Norimberga. Si rimanda principalmente al saggio del procuratore Taylor. Esiste un ampio fronte di critici per i quali, il Processo di Norimberga rappresenta la giustizia dei vincitori a danno dei vinti19). Tale tesi è stata sostenuta da Henri Donnedieu de Vabres (1880-1952), giudice francese del Tribunale di Norimberga20). Questo giudice si fece promotore negli anni successivi di un progetto di una Corte Penale Internazionale.Tra i critici possono essere indicati estremisti di destra (Maurice Bardeche 21).  Inoltre, in alcuni autori, la critica e il rifiuto dei verdetti del Processo di Norimberga è collegata a tesi negazioniste dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti (David Irving). AI Grande Dibattito presero parte anche Hans Kelsen e Carl Schmitt, che sono i due più importanti giuristi del XX secolo. Hans Kelsen nel saggio intitolato La pace attraverso il diritto, pubblicato nel 1944, rielaborò profondamente le idee già espresse da Immanuel Kant e numerosi giuristi con i progetti sulla pace perpetua22) . Nella seconda parte espresse le sue idee sulla responsabilità penale personale a livello internazionale, sull’istituzione di una Corte Penale Internazionale, sull’applicazione o non applicazione del principio di irretroattività della legge penale in ambito internazionale23). Formulò numerose critiche al Processo di Norimberga 24). Il caso di Carl Schmitt è ancora più emblematico ed interessante. Nel ventennio fra le due Guerre Mondiali, Schmitt fu innanzitutto il principale rivale di Kelsen. Aden al nazismo e divenne il giurista principe del regime hitleriano. Pertale ragione fu arrestato e interrogato prima a Norimberga e poi a Berlino. Questi interrogatori sono stati raccolti nella pubblicazione Risposte a Norimberga25), Rischiò concretamente di essere processato a Norimberga insieme agli altri principali leader nazisti. Alla fine di maggio del 1945, il magnate industriale Friedrich Flick incaricò Carl Schmitt di redigere un parere legale perché temeva di essere incriminato dagli Alleati. Il magnate era un fervente nazista e fornitore di materiale bellico all’esercito tedesco e uno sfruttatore della manodopera a basso costo nei campi di concentramento. Il Prof. Schmitt redasse il parere legale: Il crimine della guerra di aggressione secondo il diritto internazionale e il principio “Nullum crimen, nulla poena sine lege”. Ancora oggi la polemica dura tra i sostenitori della possibilità e necessità di una giustizia penale internazionale (Habermas, Cassese, Ignatieff} e i loro critici come Danilo Zolo anche dopo l’istituzione della Corte Internazionale Penale26).

5. Brevi riflessioni

Il procuratore Robert Jackson era massone e risulta chè sia stato iniziato presso la loggia Mt. Moriah (n. 145) di Jamestown presso lo Stato di New York. La loggia è tuttora attiva ed i fratelli mi hanno confermato l’appartenenza del procuratore alla loggia. La sua figura e la sua opera sono assolutamente inedite e di grande interesse per i massoni. La principale caratteristica di Robert Jackson è che ha i tratti di un uomo comune. È molto lontano dalla figura quasi messianica del Presidente Woodrow Wilson. Mentre le persone comuni si inginocchiavano al passaggio del treno che portava Wilson a Parigi, gli imputati di Norimberga non hanno mai abbassato la guardia sino all’ultimo. Il procuratore ebbe grandissime difficoltà con Hermann Goring. Varie volte pensò addirittura di lasciare l’incarico. La sua Dichiarazione di apertura al Processo di Norimberga ha alcune parti che stimolano alla riflessione soprattutto i massoni. Potrebbe essere considerata una tavola atipica. Certe volte { massoni esagerano nel sottolineare sempre che la Massoneria sia un ordine iniziatico. Sembra che parlino di monasteri con alte mura che separano gli iniziati dal mondo. In realtà ci sono momenti in cui i massoni devono agire come “corpi di luce” soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà dell’umanità. Tale locuzione è stata introdotta dal Rosacroce Jan Amos Komensky, meglio noto come Comenio vissuto durante la Guerra dei Trent’anni (1618-1648) ed è molto significativa. Infatti questo filosofo ed esoterista rischiò di essere sterminato insieme ai membri del gruppo religioso durante la Guerra dei Trent’anni. Passò tutta la vita a proporre una riforma pedagogica e giuridica universale e la tolleranza e sperava che i saggi agissero come corpi di luce in tal senso. il procuratore Jackson ci ripropone tutto questo in modo molto inedito e particolare questa dimensione che già intuita dal grande filosofo e pedagogista moravo: essere corpi di luce nei momenti di difficoltà dell’umanità. La fondazione della Società delle Nazioni da parte del Presidente Wilson e la Dichiarazione del procuratore Jackson hanno marchiato col fuoco la Massoneria mondiale, hanno ampliato i doveri e la profondità richiesta ad ognuno degli iniziati e ci avvertono costantemente che è molto difficile essere dei buoni massoni, oggi, nel XXI secolo e lavorare «per il bene e il progresso dell’umanità»!

NOTE

1)Loggia Mt. Moriah (n. 145) di Jamestown presso lo Stato di New York. La loggia è tuttora attiva. L’autore ha contattato tali fratelli che hanno confermato l’appartenenza alla loggia del Procuratore R.H. Jackson.

2)Trai tanti Jellinek e Levi, come si può vedere nell’introduzione di P. E. Reale contenuta in P.E. Reale (a cura di), Lo Statuto della Corte pe- nale internazionale, CEDAM, Padova, 1999.

3)E. Conze, 1919. La grande illusione Dalla pace di Versailles a Hitler, L’anno che cambiò la storia del Novecento, Rizzol i, Milano 2019, pag. 354-355.

4)E. Conze, op.cit., pag. 354-377.

5)La documentazione dell’United Nations War Crimes Commission è stata raccolta ed è disponibile | su internet: http :// www. unwcc.org/unwcec-archives/. In particolare si segna il reel 36 del Committee 3, contenuto nel link Operational documents.

6) O.A. Hataway-S. C. Shapiro, O.A. Hataway- S. C. Shapiro, Internazionalisti. Come il progetto di bandire la guerra ha cambiato il mondo, Neri Pozza Editore, Vicenza, pag. 321.

7) M. Bergsmo- C. Wui Ling – Y. Ping (editors), Historical Origins of InternationalCriminal Law, Torkel Opsahl Academic EPublisher, Bruxelles, vol. 1, pag. 195-196 e 475 e ss.

8) R.H. Jackson, Il Tribunale dell’Umanità. L’atto di accusa del processo di Norimberga, Lit Edizioni s.r.l., Roma, 2015. °

9) G. Mayda, Norimberga, Processo al terzo Reich, Odoya, Bolog

10) R.H, Jackson, op.cit., p.5

11)http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=brian-dkellog ” http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=briandkellog

12) Per molto tempo questo trattato è stato considerato negativamente dagli studiosi. Negli ultimi anni, c’è un cambiamento di opinione. Una sua rivalutazione è stata compiuta nel seguente saggio: O.A. Hataway- S. C. Shapiro, Internazionalisti. Come il progetto di bandire la guerra ha cambiato il mondo, Neri Pozza Editore, Vicenza, 2018.

13)T. Taylor, Anatomia dei processi di Norimberga, Rizzoli, Milano, 1993, pag. 32-35.

14)R.H. Jackson, op.cit., p. 9.

15)R.H. Jackson, op.cit., pag. 92.

16)R.H. Jackson, op.cit., pag. 94

17) G. Mettraux, Perspectives on Nuremberg Trials, Oxford University press, Oxford, 2008. Questa collezione di saggi contiene i principali interventi in materia degli accusatori (R. Jackson, T. Taylor, H. Shawcross), dei giudici (F. Biddle, H. Donnedieu de Vabres) di alcuni importantissimi giuristi come H. Lauterpacht e H. Kelsen.

18) T. Taylor, Anatomia dei processi di Norimberga, Rizzoli, Milano, 1993.

19)M. Belgion, Victors Justice, Henry Regnery Company, USA, Hinsdale, 1949.

20)H. Donnediue De Vabres, Le procès de Nuremberg devant les principes modernes du droit pénal international, in «Recueil des cours» {vol. 70, 1947 1), 482.

21) M. Bardeche, Nuremberg ou la terre promise, Le sept couleurs, Parigi,1948,

 22) E. Voltaggio-D. Archibugi (a cura di), Filosofi per la pace, Editori Riuniti, Milano, e D. Archibugi, l’utopia della pace perpetua, in «Democrazia e diritto», n. 1(1992), pp. 349-378. http://www.danielearchibugi.org/downloads/papers/Utopia_della_pace.pdf .

23) H. Kelsen, La pace attraverso il diritto, Giappichelli editore, Milano, pag. 118-119.

24)H. Kelsen, Will the Judgment in the Nuremberg Trial Constitute a Precedent in International Law? sta in G. Mettraux (a cura di), Perspectives on Nuremberg Trials, Oxford U niversity press, Oxford, 2008, pag. 274-289.

25 ), Schmitt, Risposte a Norimberga, Laterza, M ilano, 2006

26) Vedi in particolare D. Zolo, La Giustizia dei vincitori. Da Norimbe, a Baghdad, Laterza, Bari, 2006,

TRATTO DA HIRAM n° 2/2020

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