ELOGIO ALLA DIVERSITA’

ELOGIO ALLA DIVERSITÀ

Fra il serio ed il faceto cercherò di sviluppare un mio pensiero che, in parte, ne sono sicuro, sarà condivisibile da almeno 50 milioni di persone che, comunque, su circa 6 miliardi che siamo, non è poi un granché. Forse continuo ad essere troppo ottimista perché 50 milioni di persone sono un bel numero per le brevi riflessioni che seguono, le quali, hanno come punto comune solo l’elogio alla diversità.

Il terzo millennio, iniziato alcuni giorni fa o inizi fra un anno poco importa, si apre con uno scenario politico sociale completamente diverso da tutto il nostro passato.

Prima per i numeri (e sarà sempre più una crescita esponenziale delle quantità di qualsiasi cosa; ricordo inoltre che eravamo circa 1 miliardo 100 anni fa ed ora siamo circa 6 miliardi di persone), secondo per la globalizzazione spinta che implica una totale deregulation ed un totale capovolgimento di prospettive per una buona parte dell’umanità. Ciò che conta è solo più l’utile sfrenato senza più nessuna seppur ambigua parvenza di morale… (alcuni economisti hanno coniato il termine neoliberismo postmoderno). Questi fatti innegabili stanno cambiando definitivamente lo scenario industriale con spostamenti immani di capitali e forza lavoro da un’area all’altra del pianeta. Il vecchio mondo occidentale di conseguenza sta trasformando il suo modo di vivere, ma con le incongruenze tipiche dei tempi di transizione: la tecnologia e l’economia viaggiano ad una velocità decisamente superiore alle abitudini dell’uomo. Tale affermazione teniamola a mente perché potrebbe essere interessante metterla in relazione con questa imperiosa e quasi obbligata necessità di “AVERE” Internet.

Tornando alla globalizzazione si evince da tutte le notizie che ci vengono inculcate e soprattutto cercando di leggere tra le righe, come soltanto più le grandi multinazionali hanno in realtà in mano il bastone del comando; esse infatti, in cambio di qualche migliaio di posti lavoro, ottengono facilitazioni fiscali, aiuti e ringraziamenti pubblici per la loro “bontà” nello spostare o no una fabbrica o una produzione da un paese ad un altro. Questo stato di cose crea un disagio profondo nella gente comune che si sente venduta o ceduta come merce di scambio da un gruppo all’altro. Tutto ciò sempre nell’ottica dell’efficientamento, della riduzione dei costi e dell’incremento dei profitti. in dovere . Come farebbero diversamente le grandi multinazionali a garantire dividendi che facciano contenti sia i grandi investitori ufficiali, sia gli stessi poveri diavoli di prima che si sentono in dovere di incrementare il loro risparmio forzato attingendo allo stesso mercato azionario che è uno degli artefici dei loro problemi? Il divario fra i ricchi ed i poveri sta ancora aumentando e lo stato sociale sta morendo, ormai nella vecchia Europa come negli USA soltanto i fondi di investimento e le assicurazioni garantiranno una serena vecchiaia dove, per fortuna di questa complessa economia futurista, il vecchio potrà continuare a consumare sino alla morte, ad essere fonte di reddito per il sistema e, democraticamente, in base a quanto è riuscito a produrre… Sì perché questo vecchietto moderno con Internet e con il commercio elettronico starà “al passo con i tempi” e come i nuovi giovani avrà in mano la conoscenza e I’informazione.

Informazione globale che impedirà le sacche di ignoranza permetterà a tutti “gli

eletti” di “conoscere”. Strana traslazione di concetti dove se in passato conoscenza

voleva dire qualcosa di immutabile nel tempo (perlomeno per certi concetti filosofici  o, diciamo, visto che siamo massoni, tradizionali?), oggi è divenuto il divorare qualsiasi tipo di notizia positiva e/o negativa nell’immediato, il bruciare con bramosia simile alla follia qualsiasi momento della propria vita.

Il bene è mescolato così bene al male che esiste nei più una totale perdita di valori intrinseci a tutte le proprie attività siano esse mentali o fisiche, tutto è confuso in una sacca dei bisogni indotti del consumatore globale. Non voglio dilungarmi nei classici esempi banali del tipo bisogna divertirsi in un certo modo, bisogna passare il week-end in certi posti, bisogna … ecc. ecc.

Vi espongo però due esempi da alcuni di Voi conosciuti di come bene e male siano molto vicini o addirittura irriconoscibili:

– thehungersite.com è un sito patrocinato dall’ONU dove, cliccando su una finestra (è permesso una sola volta al giorno per ogni e-mail) si sfama gratis per un giorno un bimbo in una qualche parte del pianeta; c’è un solo obbligo, assistere alla pubblicità delle multinazionali che aderiscono all’iniziativa, Chissà se un giorno il sistema stesso non faccia scoppiare queste aziende? A Voi i commenti.

– l’ente dello stato francese C.E.D.R.E. che controlla i disastri ambientali e provvede agli studi per bonifici da inquinamenti petroliferi da la misura della gravità dei fenomeni e viene finanziato e mantenuto da Total-Fina ed Erg: sembrerebbe, sentendo non solo gli estremisti di Green-Peace, ma anche numerosi  esperti, che tale Ente abbia volutamente sottovalutato la fuoriuscita del greggio che ha inquinato “solamente” 400 km di coste in Bretagna, per non impaurire l’opinione pubblica che ora, è solertemente impegnata nell’opera di bonifica con tanto di volontari da tutto il pianeta, perché, sono le parole del sindaco di una delle cittadine coinvolte: ..NON CI SARANNO PROBLEMI PER IL TURISMO E PER LE SPIAGGE” ed alla domanda sull’allevamento di ostriche e molluschi vari, altre belle parole! “NESSUN PROBLEMA, ABBIAMO AUMENTATO GLI ALLEVAMENTI NELLE ZONE PROTETTE”. Anche qui lascerei a Voi i commenti.

Per non perdere il filo tornerei a questo consumatore che una volta era chiamato uomo. Oggi ha imparato così bene a consumare se stesso che riesce perfino a credere di essere realizzato perché possiede qualche centinaio di milioni in più di un altro, perché partecipa convinto e commosso a grandi manifestazioni sociali ad alto coinvolgimento emotivo, per potere dire “io c’ero”. In realtà qualsiasi sia l’avvenimento religioso, ludico o politico, resta sempre solo una massa pronta ad assorbire felice la propria distonia ed inutilità fino all’assurdo di partecipare sempre felice ed in massa ad un altro avvenimento teoricamente contrario a quello precedente ma così “toccante” ed emotivamente bello…

Il più bieco sentimentalismo quindi, miscelato alla bramosia del denaro, sono i condimenti quotidiani della vita ridotta a puro istinto a scapito di ogni logica, di ogni seppur minima etica. La telenovela è insomma uno dei nuovi dei e la televisione avvalora continuamente questa tesi con i suoi programmi spazzatura.

Siamo così abituati alla noia standard esistenziale che riusciamo, per piccoli brividi di sensazioni anch’esse false e direi quasi odiose, a dire “che bello, che carino, che divertente” oppure… l’esatto contrario.

Quanti di noi hanno il coraggio di ammettere che il fascino impareggiabile di un’alba o di un tramonto, o il brivido di percepire corretta una propria idea o un proprio pensiero, sono irrimediabilmente sempre più rari? Questo uomo moderno è solo nella marea della comunicazione di massa e sta perdendo il gusto della differenza, della diversità. Qualsiasi cosa al di fuori delle regole globali lo terrorizza

ed in fondo, lo spiazza, fatto salvo utilizzare gli sfoghi “permessi ed accettati” dal

sistema per scaricare le proprie tensioni e le proprie paure.

Musica a tutto volume nelle discoteche, droghe ed allucinogeni, sesso dappertutto virtuale e non, perversioni varie, collezionismo di cose ridicole, sette sedicenti ed illuminanti, tutte parodie di non si sa più bene che cosa.

Pochi gruppi intellettuali riescono realmente oggi a dare delle basi culturali diverse. Nessuno ci può dire oggi, visto che nessuno può predire il futuro, se questo sistema sia quello giusto: è quello comunque che negli anni si è realizzato… È però certo che assistiamo ad una strana accelerazione esponenziale degli avvenimenti, delle scoperte tecnico-scientifiche, dei fenomeni di vita di tutti i giorni. Questa corsa ha delle particolarità: è senza nessuna etica, senza nessun aggancio socio-culturale e senza nessun collegamento spirituale.

Noi massoni abbiamo il dovere “per il bene dell’umanità” di fare qualcosa?

Io credo che sia auspicabile un nostro impegno massimo nella vita di tutti i giorni per dare l’esempio quotidiano ai profani di come, da dentro questo sistema, sia possibile comunque, rivalorizzare l’uomo in quanto tale, traendo dal proprio cuore e dalla propria mente la capacità di pensare.

Non importa se l’umanità è portata all’autodistruzione entro poche decine di anni o se, grazie alla ricerca, alla biotecnologia, ai cibi transgenici, al computer umanizzato riuscirà nei prossimi secoli a raggiungere mete di progresso scientifico oggi solo fantascientifiche. Ciò che conta è ricondurre per mano questo uomo alla ricerca del significato profondo dell’esistenza e fargli anche percepire che non si è più felici solo avendo di più.

Può sembrare in fondo molto banale ma, noi per primi, dobbiamo abituarci a porci le domande giuste e non credere di avere sempre e solo le risposte giuste.

Ecco, l’elogio alla diversità è l’elogio alle domande che, confrontate con un buon numero di risposte riferentesi ai diversi punti di vista, possono permettere all’uomo di non impoverirsi del tutto.

Non saremo certo noi a fermare i processi di cambiamento del futuro; potremo però essere noi il motore per una rivisitazione del sociale più umana e più calmierante gli aspetti negativi che il secolo a venire potrà riservarci.

Non dimentichiamo che il nostro DNA non ha mai subito variazioni importanti

negli ultimi diecimila anni…

A.’.G.’.D.’.G.’.A.’.D.’.U.’.

S. Frrnt 27 gennaio 2000 dell’e.’.v.’.

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