LUIGI CAPELLO

LUIGI CAPELLO (Intra 1859 – Roma 1941)
Militare di carriera, conquistatore di Derna, partecipò alla prima guerra mondiale con il grado di Tenente Colonnello; dopo la presa di Gorizia fu nominato Colonnello e fu chiamato sul Carso a dirigere le operazioni del Monte Sabotino; con il suo reparto ottenne un successo di scarsa rilevanza strategica, ma gli furono conferiti i gradi di maggiore generale e subito dopo di tenente generale. Alle successive operazioni, in occasione della disfatta di Caporetto, fu protagonista di un oscuro episodio: alcuni generali sostennero che il disastro fu causato proprio dal suo comportamento, perché lo sfondamento delle linee da parte delle forze austriache avvenne nel suo settore mentre lui si era allontanato dai suoi reparti. In realtà sembra che Capello fosse all‟ospedale di Padova per un attacco di nefrite, e quando fu messo al corrente degli avvenimenti si alzò dal letto e si precipitò a Cormons per riprendere il comando della sua armata; ma la controffenziva austriaca era ormai incontrollabile e la conseguenza fu che Luigi Capello ed un altro generalissimo, Luigi Cadorna, furono silurati, ma Badoglio, comandante in capo, fu ritenuto non responsabile, anzi tre settimane dopo fu nominato sottocapo di Stato Maggiore a fianco del generale Armando Diaz. Luigi Capello, che nel frattempo aveva aderito alla Massoneria di Palazzo Giustiniani e ne era divenuto un autorevole portavoce, aveva simpatizzato, come tutti i militari, per il nascente Partito Fascista, del quale aveva apertamente preso le difese contro chi lo voleva ridurre all‟identità fascismo-reazione, scrivendo: “Sarebbe un grosso sbaglio interpretare il movimento fascista quale è oggi, come un movimento di reazione bianca fatta nell’interesse del capitalismo; intimamente il fascimo è forza rivoluzionaria”. Ma quando il Gran Consiglio del Fascismo, il 12 febbraio 1923, stabilì l‟incompatibilità tra l‟appartenenza al partito e quella alla Massoneria, ne divenne strenuo oppositore, e fu l‟unico che ebbe il coraggio di preferire apertamente l‟istituzione, mentre tutte le altre autorità massoniche lasciarono le logge, almeno ufficialmente, senza alcuna effettiva resistenza, anzi sembravano fare a gara per dimostrare la loro innocuità al regime, e quindi, la propria impotenza. Il 4 novembre 1925, dopo il fallito attentato a Benito Mussolini, scattò la repressione poliziesca che portò all‟arresto di Capello, dell‟ex deputato socialista Tito Zanaboni, che era stato l‟artefice dell‟attentato, e di Domizio Torrigiani, Gran Maestro del G.O.I.; quest‟ultimo fu prosciolto per insufficienza di prove, ma ciò nonostante inviato al confino. Il processo fu celebrato nell‟aprile del 1927, e Luigi Capello fu riconosciuto colpevole, radiato dall‟esercito e condannato al carcere duro a vita; solo dopo 10 anni fu graziato. Luigi Capello era stato iniziato massone nel 1913 all’obbedienza di Piazza del Gesù e fu dignitario del S.C. del R.S.A.A.

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