IL MIO NOME È JIMMY

IL MIO NOME È JIMMY

“Ciao sono Jimmy e sono 980 giorni che non bevo un goccio di alcool”

Jimmy da poco più di tre anni frequenta un gruppo di sostegno di alcolisti anonimi, negli Stati Uniti sono molto frequenti ed utili per chi vuole uscire da una dipendenza oppure condividere il trauma di una grave perdita con gente che soffre della stessa problematica. I moderatori possono essere sia psicologi con l’intento di dare un sostegno professionale, sia semplici persone che con un proprio metodo sono riusciti ad uscire da una dipendenza oppure vivere una vita normale nonostante un forte trauma subito. Il gruppo alcolisti anonimi è stato fondato nel 1935 da due ex alcolisti, con il loro metodo dei 12 passi  che prevede l’aiuto di uno sponsor, si è diffuso in altri 160 paesi nel mondo.

“Ciao sono Jimmy e sono 980 giorni che non bevo un goccio di alcool”. Gli altri partecipanti alla seduta applaudono, l’intervento congratulandosi con lui, c’è chi si alza per battergli una mano sulla spalla  o chi annuisce in segno di approvazione. Il moderatore Francis ex alcolista che vive serenamente insieme alla sua famiglia dopo un periodo nero in cui perse tutto, si rivolge a Jimmy dicendogli “grazie di aver condiviso con noi questo tuo straordinario risultato”.

Jimmy seguiva costantemente le sedute da circa 3 anni e non aveva ma proferito parola, ascoltava attentamente ciò che dicevano gli altri senza mai intervenire; il suo carattere introverso e chiuso non lo aiutava affatto. Quella sera trovò il coraggio di esprimersi e solamente il fatto di aver condiviso un semplicissimo pensiero, creò in lui un importante sblocco mentale; avere condiviso con gli altri aveva generato in lui un’energia talmente positiva tale da trasmetterla agli altri, che non riuscirono a trattenersi dal rivolgere a lui, abbracci e cenni di approvazione.

Aveva bisogno di tempo per capire che non sarebbe mai stato giudicato a prescindere dal contenuto delle sue parole. Il clima di fratellanza toccò il suo apice, l’eggregore  che venne a formarsi sprigionava un’energia tale che la si poteva toccare. Gli altri membri del gruppo finalmente potevano iniziare a conoscerlo, loro si erano spogliati per anni delle loro debolezze più intime senza ricevere da Jimmy niente in cambio. Quella sera cambiò tutto. 

Cari fratelli ci sono tante cose importanti da questa piccola storia da tenere presenti, tanti valori che si ritrovano in massoneria, spesso mi chiedo se conosco veramente i fratelli della mia loggia ma soprattutto se loro conoscano me, veramente. Mi sono sempre sentito come Jimmy all’ interno della mia loggia, ascoltavo attentamente le tavole articolate dei miei fratelli senza intervenire per paura di essere giudicato, giudicato per i miei contenuti. Dopotutto dopo una tavola ben fatta e studiata nei minimi particolari, da fratelli che per la loro preparazione e proprietà di linguaggio lascerebbero di stucco chiunque, è difficile dire qualcosa o può sembrare inappropriato chiedere la parola per dire “Ciao sono Jimmy ed oggi ho aiutato un fratello a ritrovare un sorriso dopo una brutta giornata” oppure “Oggi un fratello della mia loggia mi è venuto a trovare a lavoro portandomi un caffè per dimostrarmi che lui per me c’è e ci sarà sempre”. 

Io voglio conoscere i miei fratelli e voglio che loro conoscano me, non importa se il tenore delle tavole è su un livello superiore, condividere anche le cose più semplici ed intime aiuta a fraternizzare, a conoscersi, non cadete nella trappola mentale del “non ho niente da dire” o “non mi sento all’altezza di intervenire su una tavola”, condividiamo. 

Quante volte abbiamo ascoltato persone, che conoscevamo appena, parlare senza sosta senza darti possibilità di intervenire e sentirsi dire alla fine: “E’ stato bello parlare con te”, (dare energia) ed allo stesso modo quante volte ci è successo il contrario, abbiamo parlato senza sosta per poi realizzare alla fine che lo stare bene deriva dal solo fatto di aver condiviso (ricevere energia).

Qui tra fratelli nessuno ti giudica nessuno ti interromperà una volta chiesta la parola. Qui non ci sono esami. 

E’ il giusto approccio per motivare i nuovi fratelli a rompere il ghiaccio con gli altri, a condividere qualsiasi cosa, farli sentire meglio. 

Ricevere quella forza per cui diventa impossibile starne senza. Mi chiedo spesso perché tanti fratelli mancano stasera o faticano a trovare continuità nel partecipare ai lavori; non hanno semplicemente modo di assuefarsi a quella vitalità che la massoneria crea e sprigiona durante i suoi lavori. 

Ciò non vuol dire esimersi dallo studiare la massoneria in ogni suo aspetto, dalla simbologia alla filosofia, approfondire la conoscenza di una istituzione per capirne appieno la storia, lo scopo e le finalità. 

“Ciao mi chiamo Alessandro e sono orgoglioso di essere un massone”

A. V.

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