APPRENDISTA E SILENZIO

Apprendista e silenzio

Introduzione al silenzio

Innanzitutto voglio ringraziare il Maestro Venerabile e tutti i Fratelli e scusarmi per come sarò riuscito a scolpire la mia prima tavola che si intitola: Silenzio seguito da un punto interrogativo che non ha il significato di una domanda ma dei molti dubbi e concetti che tale argomento contiene. E anche se tale argomento è stato trattato molto sovente, a mio avviso rappresenta un punto cardine per il percorso massonico.

Questa tavola, che sarà molto breve, l’ho intesa come una pietra da sgrossare e regolarizzare per ottenere una forma piramidale.

La prima facciata è costituita dal “Silenzio” nel vero senso della parola.

Quel silenzio che rappresenta un momento di grande rispetto come, ad esempio, quello che viene tributato a chi è deceduto.

Silenzio che, se mi è concesso, al termine di questa mia introduzione, chiedo a tutti i Fratelli presenti di osservare per un minuto al fine di pensare nel senso di riflettere.

Silenzio come prima parte del lavoro che verrà svolto in codesta Officina.

La seconda facciata è scolpita come ricerca del significato che in generale è stato attribuito al silenzio.

La terza è ciò che ha prodotto in me quello che ho definito: il mio primo silenzio.

Darò la tavola alla fine della tornata perché, essendo breve, ritengo più facile poterla seguire dalla mia lettura piuttosto che ogni Fratello la legga mentre la sto tracciando.

Silenzio?

(concentratevi in almeno un minuto di silenzio)

Quante parole sono state spese a riguardo del silenzio!

Visto come simbolo di forza, di saggezza, di riverenza e di alto rispetto, ma anche con accezioni negative come un pericolo, come superiorità, disprezzo verso gli altri e ancora e non meno importante, come grave esito di quella patologia che è la sordità.

A volte considerato come la dimostrazione della stupidità umana.

Comunque sia, da sempre, negli ambienti intellettuali e politici ha suscitato parecchio interesse.

Charles De Gaulle elogiava il saper tacere dei grandi uomini come: “silenzio, splendore dei forti, rifugio dei deboli”.

La lettura del silenzio come ricchezza interiore ci viene confermata anche dai detti popolari:il silenzio è d’oro e ancora: prima di parlare taci!

Per il profano la privazione della parola e soprattutto della libertà di parola, l’imposizione di tacere è una grave violazione ai diritti umani.

Privare un essere della libertà di esprimersi, cioè farlo tacere, vuol dire violare l’espressione del suo io, vuol dire fare morire quella voce che ogni individuo, sentendo forte dentro di se, ha necessità di far conoscere agli altri.

Imporre il silenzio quindi significa non permettere di comunicare, di scambiare le proprie idee, di confrontarsi, significa cioè: soffocare lo spirito.

La libertà di parola e di espressione è un diritto acquisito delle società democratiche.

Un bell’esempio di libertà di espressione verbale, risalente addirittura ad un periodo storico in cui la difesa salariale dei lavoratori non era ancora così sentita dalle associazioni sindacali come ai giorni nostri, ci viene fornito dalla categoria dei camalli, scaricatori del porto di Genova, a cui un tempo, veniva accordata libertà di scelta tra una paga più bassa e il diritto al mugugno: libertà di esprimere, se pure tra i denti, il loro malessere.

Per il Massone, paradossalmente, si può dire che libertà di espressione è il silenzio.

Il silenzio infatti non è una sorta di imposizione gerarchica di mutismo, ma una indicazione ed il fondamento di ogni via iniziatica nell’attesa di una maturazione.

È il primo strumento di apprendimento che consentendo la concentrazione, la riflessione, permette di imparare il proprio “ritmo dell’anima”.

Come per il neonato, l’infante, per imparare a parlare, deve trascorrere un tempo di osservazione durante il quale immagazzina le conoscenze necessarie ad esprimersi, così per il neofita, il silenzio è l’intervallo più o meno lungo che precede la parola. Il silenzio assume il significato di un percorso tra l’ignoranza e la conoscenza e il silenzio necessariamente deve precedere la parola per poterle dare più significato.

Molto particolare è il paragone fatto da qualcuno tra il silenzio e una pausa musicale: entrambi valorizzano ciò che precede e preparano ciò che dovrà avvenire, un attimo di sospensione che concedendo un respiro, nel caso del silenzio, una pausa tra due parole, amplifica la capacità di riflessione, mezzo di transito tra il buio e la luce, tra l’ ignoranza e la conoscenza.

Sono anche tante però le volte che assume il significato di incapacità di rispondere dovuta al fatto di non conoscere.

Per il Massone il silenzio è lo strumento indispensabile per la riflessione e quindi di conversazione con il proprio io, cioè di conoscenza di se stessi. Ascoltare i propri pensieri, ci permette di organizzarli e infine di verbalizzarli.

Introspezione, riflessione, imparare ad ascoltare il silenzio ed in silenzio, sono i punti fondamentali per affrontare un cammino massonico.

Viene pertanto richiesto all’ Apprendista il silenzio affinché con il trascorrere del tempo lo si apprezzi come la concessione di un privilegio di cui servirsi per un rinnovamento interiore, una rinascita spirituale, la nascita di un nuovo stato di coscienza.

Il mio primo silenzio

Nel silenzio della mia iniziazione quando sbigottito, sbalordito, emozionato, incuriosito, impaurito ma enormemente felice di sentire il cuore sobbalzare per l’ inizio di un nuovo cammino, una nuova avventura da intraprendere in compagnia di tanti fratelli, mi sono balzati alla mente una eruzione di pensieri che saltellanti si incanalavano, affollandosi stretti, nell’imbuto mentale come a voler uscire tutti quanti insieme.

Nella pausa di riflessione intercorsa tra la fine del rito di iniziazione e il “ritorno al quotidiano”, giunto a casa li ho così verbalizzati:

Sentiti, guardati e cercati dentro

Profondo è il tuo pensiero

ed è profondo più del cielo

che con la mente vorresti viaggiarlo al doppio della luce

per arrivare ancora prima di essere partito.

Ci son momenti

che vincono le menti

Ci son momenti

che ci svuotano i sensi

Ci son momenti

in cui si amplificano i silenzi

Ce ne son altri

che cancellano i pensieri

E altri ancora

che confondono i desideri

Ma tu, tu, tu, tu in fondo chi sei stato?

Tu che ti affondi dentro il seno di un cielo stellato.

Ma tu, tu, tu,tu che rimani incantato

E che respiri il profondo di un mattino sognato.

Adesso tu, tu, tu, tu sei cambiato

e ruoti in un angolo di osmosi fluida.

P.A.

SILENZIO

Nella Massoneria la parola Silenzio assume un valore ed un significato diverso da quelli conosciuti nel mondo profano, chi troppo tace viene poco considerato, rimane anonimo nel gruppo e spesso ritenuto incapace di dire qualcosa e di dare qualcosa agli altri.

La persona silenziosa che ascolta non emerge e viene vista come introversa; spesso viene persino emarginata da una compagnia, da un partito politico o da qualsiasi associazione dove l’estroverso e colui che prevarica con la propria voce e con i propri discorsi, qualunque essi siano, gli altri, si mette in mostra dando prova della propria superiorità.

In Massoneria non è così.

La Massoneria deve essere considerata come una grande scuola che ha come obiettivo la formazione ed il perfezionamento dell’essere umano; la sua trasformazione da profano a Fratello Massone.

La cosa che per i profani può sembrare un obiettivo semplice da raggiungere, nella sua concretezza non risulta poi essere così.

Chi crede che il rito di iniziazione sia l’unico momento di metamorfosi sbaglia, quello è come dice la parola stessa solo l’inizio.

Nel primo grado, quello di Apprendista, al nuovo Fratello viene accordato il privilegio del “Silenzio”.

Da notare che viene definito privilegio perché tale è.

Il silenzio va considerato non come solo un semplice dovere dell’Apprendista ma come la possibilità di entrare in simbiosi con l’armonia che regna all’interno della propria Loggia.

La possibilità di entrare in contatto visivamente con quei simboli che sono propri all’interno di ogni Loggia, comprendendo gradualmente la perfezione e la regolarità dei rituali, si ottiene nel primo grado solo con il silenzio.

Silenzio esteriore ma non interiore che al contrario è un eruzione di nuovi sentimenti, di nuove emozioni di una completa assunzione di tutto ciò che all’interno della Loggia si sente e si vede.

Con la disciplina, con la sedazione delle proprie pulsioni nel Silenzio l’Apprendista riesce a raggiungere una perfetta visitazione del suo lo interiore modificando il proprio modo di agire e di fare e cercando di avvicinarsi a quella perfezione che è l’obiettivo primario di ogni Massone.

Il silenzio è sicuramente la prima forma di espressione del Libero Muratore e la sua dichiarazione di presenza in Loggia agli altri Fratelli, è il suo grido e sarà la sua prima conquista.

L’educazione della propria mente al Silenzio e l’educazione del proprio corpo, una posizione consona al proprio grado per il rispetto della Loggia, del Maestro Venerabile e degli altri Fratelli sono una dimostrazione dell’evoluzione e della trasformazione che sta avvenendo.

Con il Silenzio si ascolta, si medita, si impara dagli altri Fratelli e come una spugna si assorbe tutto quello che gli altri con abnegazione sono sempre disposti a donarci per la nostra crescita all’interno della Loggia.

Con il tempo ci accorgeremo che le abitudini profane scompariranno e si imparerà a parlare riflettendo e meditando su quello che abbiamo da dire.

Emergeranno sentimenti sopiti e forse inusuali nel mondo profano quali la Tolleranza verso gli altri rispettando il silenzio degli altri Fratelli e rispettando le loro opinioni che ci saremo presto abituati ad ascoltare. Presto saremo integrati nella vita di Loggia e forse solo quando comprenderemo la Sua vera Armonia saremo pronti ad essere sciolti dal silenzio e pronti al grado successivo.

U. D.

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