UTOPIA

Utopia

(Evrio Cicalini)

      Tommaso Moro intitolava così una specie di romanzo filosofico: DE OPTIMO RESPUBLICAE STATU DEQUE NOVA INSULA UTOPIA, l5l6) nel quale narrava le condizioni di vita in un’isola sconosciuta detta appunto Utopia, condizioni di vita che sarebbero state caratterizzate dall’abolizione della proprietà privata e dell’intolleranza religiosa. In seguito il termine è stato esteso a designare non solo ogni tentativo analogo, anteriore o posteriore che fosse, come la “Repubblica di Platone” o ”la Città del sole”  di Campanella, ma anche in generale ogni ideale politico, sociale o religioso di difficile o impossibile realizzazione.

      Come genere letterario, l’Utopia cade fuori della considerazione filosofica: basti qui osservare che essa è stata ed è tuttora, in questa forma, molto diffusa e che la sua ultima incarnazione sono i romanzi di fantascienza. Problema filosofico è la valutazione dell’Utopia, sia questa espressa in forma romanzesca sia espressa in forma di mito o di ideologia, ecc.; e su questa valutazione i filosofi non sono d’accordo. Comte affidava all’Utopia il compito di migliorare le istituzioni politiche e di sviluppare le idee scientifiche.

      Marx ed Engels, al contrario, condannavano come utopistiche le forme che il socialismo aveva assunto per opera di  Saint Simon, Fourier e Proudhon, contrapponendo ad esse il socialismo “scientifico” che prevede la trasformazione immancabile del sistema capitalistico in sistema comunista ma esclude qualsiasi previsione sulla forma che assumerà la società futura e qualsiasi programma per essa. Sorel nello stesso senso contrapponeva all’Utopia “opera di teorici che, dopo aver osservato e discusso i fatti, cercano di stabilire un modello al quale si possano paragonare le società esistenti per misurare il bene e il male che racchiudano” il mito che invece è l’espressione di un gruppo sociale che si prepara alla rivoluzione. Mannheim ha invece considerato l’Utopia come destinata a realizzarsi, in contrapposto all’ideologia che non riuscirebbe mai a realizzarsi.

      L’Utopia sarebbe in questo senso alla base di ogni rinnovamento sociale.

      In generale si può dire che l’Utopia rappresenta una correzione o integrazione ideale di una situazione politica o sociale o religiosa esistente. Questa correzione può rimanere, come spesso è accaduto ed accade, allo stato di semplice aspirazione o sogno generico, risolvendosi in una specie di evasione dalla realtà vissuta. Ma può anche accadere che l’Utopia diventi una forza di trasformazione della realtà in atto e assuma abbastanza corpo e consistenza per trasformarsi in autentica volontà innovatrice e trovare i mezzi dell’innovazione. Di regola la parola viene intesa più in riferimento alla prima possibilità che alla seconda. Tuttavia neanche la seconda può escludersi: per quanto, quando essa si verifica, l’Utopia debba rivendicare per sé il nome di ideologia o di idea.

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