ELEVAZIONE AL GRADO DI MAESTRO DI DUE FRATELLI

elevazione al Grado di Maestro di Massimo Corti

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Venerabilissimo,

rispettabili Fratelli Maestri e soprattutto

rispettabili neo-maestri,  

      questa sera avete raggiunto il grado più alto del nostro ordine, da questa sera il vostro essere massoni deve acquisire un significato nuovo, più impegnativo, perché carico di ulteriori e accresciute responsabilità.

      Questa tornata che si è svolta rappresenta l’iniziazione integrale ed è stata acquisita la pienezza dei diritti massonici; ora in sostanza, carissimi Fratelli, può essere finalmente portata a compimento la costruzione del vostro tempio interiore. Siete cioè arrivati al limite della morte e finalmente il buio è stato squarciato da un raggio di sole radioso.

      Dalla morte simbolica siamo passati ad una rigenerazione, ad una metamorfosi. L’iniziato che prima era un verme strisciante, si è reso crisalide. E’ nato un Maestro. E’ nato un uomo vero, munito di squadra e compasso. Hiram non è morto, è ancora fra noi, più forte e più pronto che mai!

      Così se da un lato la Massoneria è una comunione che riunisce degli uomini con una stessa liturgia, cioè per mezzo di riti comuni, da un altro lato essa tende a creare degli uomini, degli individui, ciascuno avente coscienza del proprio valore.

       Ed è proprio nella Loggia che il Massone deve conservare e sviluppare le sue qualità innate. La Loggia è, per il Massone, una scuola dove può esprimersi liberamente dinanzi ad un uditorio attento e benevolo.

      Il Fratello maestro sarà nella Loggia una pietra perfetta, un elemento indispensabile all’esistenza della Loggia. Indispensabile, è bene ricordarlo, fuori e dentro la Loggia, perché anche fuori dal perimetro del tempio c’è bisogno di uomini veri, di uomini che abbiano dei comportamenti che si ispirino a quei superiori livelli fissati dalla nostra disciplina etica.

      Verità, Ragione e Giustizia; sono queste le tre caratteristiche del Fratello Maestro, sono questi i tre fini ideali.

      Fanatismo, Ignoranza e Ambizione; sono i tre sciagurati Compagni a scagliarsi contro il saggio Maestro. Fra queste tre tentazioni vorrei riflettere soprattutto sull’ambizione, perché è la molla più potente e insidiosa e perché è, soprattutto essa, che spinge all’orrendo misfatto.

      Dal terreno fertile dell’ambizione sfrenata, quanti uomini hanno calpestato altri uomini, quanti esseri umani umiliati, derisi e denigrati da altri esseri umani!  Un’ambizione sbagliata porta in un tunnel da cui non si esce, se non più poveri dentro, temuti senz’altro ma non stimati o amati.

      Ma la Massoneria non è forse anch’essa un atto di amore verso se stessi e verso i Fratelli?

      Quanto è bello e corroborante per noi sentirsi stimati fuori e dentro la Loggia, stimati e apprezzati da altri uomini, da altri Fratelli.

      Vicino al Fratello bisogna sentirsi come fra mura amiche, con lui ci si può esternare, esprimere liberamente e senza paracadute, in discesa libera. Vicino a lui non si deve rischiare di essere fraintesi: il fratello comprende, aiuta, ti è vicino, ti difende, è contento se tu sei contento, è triste se tu sei triste.

      Con l’essere Massoni e soprattutto Fratelli Maestri, siamo di fronte ad uomini che hanno scelto non già la libertà di fare qualunque cosa, ma di fare solo quelle cose che sono compatibili con la scelta assorbente di essere Massoni, da loro stessi consapevolmente compiuta.

      E allora difendiamo questo nostro essere Fratelli, difendiamolo dalle insidie e dalla sciatteria dei sentimenti superficiali.

      Insieme dobbiamo viaggiare, insieme e solo insieme dobbiamo cercare di far rivivere la sapienza che era ed è in Hiram.

      Ungaretti ha dedicato alla parola “Fratelli” una sua poesia, così intitolata, che fa al caso nostro anche se egli l’ha scritta affranto nel suo animo dalle lacerazioni della 1° Guerra mondiale, della fratricida guerra di trincea. Il poeta si rivolge a tutti i contendenti, Italiani e Austriaci, pronti però nella notte ad un comando a spararsi l’uno contro l’altro, dimenticando appunto di essere uomini fra uomini, fratelli senza distinzione di confini, divise, razze o credenze.

Di che reggimento siete

Fratelli?

Fratello

Tremante parola

nella notte

come una fogliolina

appena nata

saluto

accorato

nell’aria spasimante,

implorazione

sussurrata

di soccorso

all’uomo presente alla sua

fragilità.

Di che reggimento siete

Fratelli?

Parola tremante

nella notte.

Foglia appena nata.

Nell’aria spasimante

Involontaria rivolta

Dell’uomo presente alla sua

Fragilità.

Fratelli.

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