LE UTOPIE POSSIBILI DI GARIBALDI

LE  UTOPIE POSSIBILI DI GARIBALDI

Non era solo un combattente, sapeva guardare al futuro e sognava un’Europa unita. Un convegno ha raccontato in chiave nuova I’Eroe dei due mondi. In Sardegna Io hanno ricordato i fratelli delle logge a lui intitolate giunti da tutto iI mondo

Un Giuseppe Garibaldi inedito europeista convinto, politico che sapeva guardare al futuro, spirito libero, modello per tutti di intelligenza critica, uomo che agiva con la testa e con il cuore e che amava andare oltre e superare i limiti. E’ questo il ritratto  fuori di ogni tentazione retorica che è emerso dal convegno aperto al pubblico “Giuseppe Garibaldi, 1867: tutte le nazioni sono sorelle”, che si è tenuto il 17 maggio a Olbia nella seconda giornata di lavori del meeting mondiale delle logge massoniche, intitolate al generale in camicia rossa, e che ha chiuso i battenti il 19. Un appuntamento che ha cadenza annuale e che dopo aver fatto tappa a Belgrado, New York, Catania, Nizza, città natale di Garibaldi, Atene,Trapani, Follonica e Sofia, è tornato in Italia, dove nel 2010 a Roma ebbe luogo la prima edizione. Intenso il programma di attività interne della manifestazione, per la quale non a caso è stata scelta come location la bella cittadina sarda a pochi chilometri da Caprera, buen retiro dell’Eroe dei due mondi fino alla fine dei suoi giorni. All’incontro, moderato dal Grande Oratore Michele Pietrangeli, ospitato nella sala conferenze dell’Hotel Resort Geovillage, hanno portato i loro contributi lo storico Giovanni Greco e il senatore Riccardo Nencini, già segretario del Partito Socialista Italiano e viceministro alle infrastrutture nello scorso governo. A rappresentare il comune di Olbia, che ha dato il patrocinio all’iniziativa,l’assessore al Bilancio Michele Fiori, che ha portato il saluto del sindaco Settimo Nizzi. “Siamo davvero orgogliosi – ha detto – che il Grande Oriente abbia scelto la nostra città per questo meeting mondiale”.

Uomo di azione e di cuore

Ad’aprire i lavori Giancarlo Caddeo, il presidente del Collegio della Sardegna, che ha salutato, a nome delle 47 logge dell’Isola i numerosi rappresentanti delle officine Garibaldi arrivati da tutto il mondo, e ha spiegato l’obbiettivo della manifestazione, che è quello di tenere vivo lo spirito dell’Eroe dei due mondi, che fu Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. “Una figura – ha detto – che ci è cara, come ci sono cari tutti quegli uomini, che l’ordine implicito nel caos fa sì che nascano nella storia, uomini dotati di virtù che tutti vorremmo avere. Come Socrate, Cesare, Napoleone… Uomini che hanno in comune una rara qualità quella di superare i limiti del tempo perché la loro grandezza è tale che li riconosciamo come nostri contemporanei”. Il  Gran Maestro Stefano Bisi, al quale sono state affidate le conclusioni, ha voluto dedicare l’evento di Olbia a Carlo Ricotti, presidente del Collegio del Lazio, passato all’Oriente Eterno poche ore prima, un fratello, ha ricordato, che fino all’ultimo ha voluto riservare il suo tempo e le sue capacità al Grande Oriente d’Italia e che teneva molto ai giovani. “sapeva bene che i giovani – ha detto – hanno tanta voglia di imparare e molti meno pregiudizi degli adulti. A loro dobbiamo trasmettere tutto ciò che sappiamo, e in primo luogo dobbiamo trasmettere l’amore per la democrazia che è alimentata non dai grandi oratori, ma dai grandi ascoltatori”. Ma qual è il messaggio che ci arriva da Garibaldi? Quale insegnamento dobbiamo trarre dalla sua vita straordinaria? “Garibaldi – ha  sottolineato il Gran Maestro – era un combattente, un uomo di azione che ragionava con il cuore. Garibaldi ci ha insegnato che bisogna battersi, che si può cadere nella vita, ma che possiamo anche rialzarci. Soprattutto se superiamo le nostre convinzioni limitate. Se ci liberiamo dalle gabbie, da quei confini che tracciamo nella nostra testa. Un grande maestro di tennis sosteneva che l’avversario non è chi sta dall’altra parte della rete, ma è nella nostra mente. Proprio così. Dobbiamo cercare di abituarci a guardare oltre, ad abbattere i confini che prima che altrove esistono dentro di noi.  E si sedimentano nel tempo. l ragazzi ne hanno sicuramente meno. A Roma ho incontrato – ha raccontato – gli studenti del quarto anno del liceo classico Virgilio. Sono venuti volentieri, fuori dell’orario delle lezioni. Hanno scelto di dedicare un pomeriggio alla conoscenza di una realtà di cui avevano letto soprattutto su internet e sui giornali. Al contrario dei loro genitori non hanno mostrato di avere preclusioni. Ecco bisogna recuperare la bellezza giovane che è dentro di noi e quel fuoco che ci stimola ad essere uomini migliori”.

Immaginò l’immaginabile

Lo stesso fuoco che aveva Garibaldi, ha detto nel suo intervento il Grande Oratore Pietrangeli, è quello che spinge i liberi muratori a costruire oscure e profonde prigioni al vizio e a lavorare al bene e al progresso dell’umanità. Un compito arduo, che il generale in camicia rossa condivise con la Massoneria, nel cercare di riunire tutte le correnti della democrazia, tutte le forze impegnate nella costruzione dei valori della cultura laica e del progresso, accettando di muoversi all’interno dell’istituzioni, senza tuttavia rinunciare alla prospettiva di cambiamenti più radicali. “Garibaldi ci esorta – ha osservato Pietrangeli – a coniugare pensieri estremi, protesi a raggiungere quel limite ultimo oltre il quale sembra non sia consentito spingersi, a spostare i confini, a spingerci laddove ancora nessuno si è avventurato. A immaginare l’inimmaginabile così come nell’Ottocento fece lui e fecero i costruttori pietra su pietra dell’edificio della nostra patria”.

Eroe laico ederetico

Garibaldi fu un uomo nuovo del suo tempo, un eroe laico, ha sottolineato poi Nencini nel suo intervento, ricordando ciò che diceva Bertold Brecht degli eroi. E cioè che le società che hanno bisogno di loro sono società dalle quali fuggire. “Brecht non aveva torto – ha osservato – perché il termine eroismo si collega a  delle situazioni di fatto terribili. Laddove c’è bisogno di un eroe, da Achille nell’Iliade all’inizio della storia fino a Garibaldi, vuole dire infatti che non si vive in pace, che c’è bisogno di straordinari eretici. E aggiungerei volentieri a Garibaldi quest’aggettivo: eretico. Se non si ha una fiamma che arde dentro profondamente è difficile iniziare e finire una vita straordinariamente eterodossa come quella del nizzardo”. Garibaldi fu dunque, ha aggiunto Nencini, “un eroe, laico, eretico    repubblicano, di fede mazziniana all’inizio, anche se alla fine con Giuseppe Mazzini si aprirà una profonda frattura legata ai fatti deI1860. Ma nel corso degli anni che sono così noti, troppo noti per essere ricordati, ci sono tanti altri Garibaldi – ha aggiunto – Garibaldi e le donne, Garibaldi e la Massoneria, Garibaldi e l’Italia, Garibaldi il patriota, Garibaldi il generale…”.

Nove volte in Parlamento

“Non si può inoltre scindere – ha osservato – la vicenda umana di Garibaldi dal suo essere stato un uomo di guerra, dal suo essere stato uomo politico. Garibaldi fu eletto ben nove volte al parlamento”. E ancora…c’è il Garibaldi laico e socialista, ma attenzione, ha precisato Nencini, Garibaldi fu socialista di “un socialismo umanitario, al quale aderì attraverso la cultura sansimoniana e francese condita di forte illuminismo, di fede continua nel progresso, un filone diverso dal socialismo scientifico marxista”. E’poi c’è il Garibaldi europeista. “L’Europa – ha precisato il senatore – al tempo non esiste. C’erano gli stati nazionali, in formazione, l’Italia era da poco nata, la Germania era in fase di costituzione. Garibaldi sa guardare al futuro e sposa immediatamente l’idea degli stati uniti d’Europa, come una via per superare le guerre. E sposa pure l’idea, ed è un’altra novità di un congresso mondiale per dirimere i conflitti internazionali”. Anche in questo straordinariamente avanti, avanti rispetto per esempio a Giacomo Leopardi, che, intanto nello Zibaldone, era intento a scrivere che non avevano senso le grandi piattaforme sociopolitiche senza confini, ma che bisognava rimanere rinserrati all’interno dei propri stati nazionali anzi dentro i propri confini naturali. E infine c’è il Garibaldi massone, che comprese lucidamente l’importanza di spingere all’unità l’Italia che si era bloccata con l’armistizio di Villafranca e capì anche che bisognava premere l’acceleratore sulla giustizia sociale. “Su quest’ultimo punto – ha concluso Nencini – non fu capito, il proletariato e le masse cattoliche rimasero a guardare e i loro leader non seppero cogliere il possibile diverso peso che avrebbe avuto il nostro paese se lo avessero seguito”.

Tutte le nazioni sono sorelle

Per il suo intervento ha scelto di partire con un master shot, come si direbbe in linguaggio cinematografico, su Caprera lo storico Giovanni Greco, Gran Rappresentante del Grande Oriente. Una panoramica sull’isola poco distante da Olbia dove Garibaldi visse dal 1856 fino alla morte avvenuta nel 1882, punto di approdo definitivo ma che mai lo sottrasse del tutto al mondo. Poi, stacco. E’ il 9 settembre del 1.867 e Garibaldi è a Ginevra dove presiede il primo Congresso della pace e della libertà e pronuncia un celebre discorso. Un discorso importante dal quale emerge con chiarezza il suo pensiero massonico, che si estrinseca in un ribadito e forte anticlericalismo, ma anche nella ferma convinzione che la fratellanza tra i popoli sia il miglior rimedio contro il dispotismo, poiché “tutte le nazioni sono sorelle”. Parole che riecheggiano la profetica dichiarazione che aveva fatto 18 anni prima un altro grande massone, Victor Hugo, al Congresso della Pace di Parigi: “Verrà un giorno in cui – aveva detto il grande scrittore e pensatore francese – due immensi gruppi, gli stati uniti d’America e gli stati uniti d’Europa, posti uno di fronte all’altro, si scambieranno i loro prodotti, il loro commercio, la loro industria, le loro arti, i loro geni …Per trarne il benessere di tutti e la fratellanza degli uomini”.

Un messaggio da raccogliere

“Intuizioni – ha sottolineato Greco – magnifiche che cozzano con l’Europa di oggi piena di enti statali, ma priva di senso dello stato, un’Europa piena di credi ma sempre più vuota di religione”. “Garibaldi – ha ricordato lo storico – lancia la scintilla che Nathan rilancia allorquando dice: noi, in nome del principio di fratellanza, abbiamo iniziato e spinto innanzi il movimento per la pace, siamo noi il germe dei vagheggiati stati uniti d’Europa”. “Oggi  la Massoneria – ha rimarcato Greco – respira con due polmoni, uno mediterraneo e uno atlantico, con una duplice identità, quella della nazione di appartenenza e quella degli altri paesi nei quali è diffusa: molti temi comuni, ma anche priorità diverse. Perciò secondo gli auspici di Garibaldi dobbiamo sempre più tendere a costituire un’unica patria, una patria trasversale, transnazionale, capace di coagulare, di uttlizzarc le sapienze di ogni luogo del mondo”.

Da Erasmo n. 5 2019

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