IL NASO LUNGO PER LE BUGIE?

Il naso lungo per le bugie?


Ma i veri bugiardi sono la tv   e le trasmissioni «verità»



da.fi.

La pubblicità dice bugie, o quasi. Tutti lo sanno: eppure ci piace crederle, e guardarne i mirabolanti spot promettere miracoli sul pulito, la felicità, il mangiare sano e le merendine nutrienti che in verità sono «troiai», come si dice in Toscana. Però quanto è tenero quel Pinocchietto che passa un bel pandoro a una Fatina che lo porta a King Kong per festeggiare Natale insieme ai personaggi di tutte le favole.

E quanto è triste quella pubblicità nuova di zecca, e geniale, che appare sulle pagine dei giornali e fa vedere un mestolo di legno attaccato sopra una cucina con la scritta: «ecco cosa sarebbe stato Pinocchio senza Geppetto».

Tanto è stato usato il burattino collodiano per fini di marketing e consumo, che la Fondazione Collodi ha stampato anni fa un libro a cura di Piefrancesco Bernacchi: «Pinocchio nella pubblicità». Dove si impara che nel 1931, in fondo all’edizione Bemporad delle «Avventure», dopo l’esclamazione di Pinocchio «come sono contento di essere diventato un ragazzino perbene…» c’è la parola Fine e una pubblicità che continua «…e di poter quindi avere, in premio della mia buona condotta, i cioccolatini Perugina». Pazzesco. E sempre negli stessi anni la quarta di copertina del romanzo di Collodi pubblicizzava le lavagne Falco, la Ferro-china Bisleri, il parmigiano reggiano, fabbriche di lapis e cioccolata, librerie, medicinali e agenzie di assicurazioni contro gli infortuni. Tutti si ricorderanno poi di quell’acqua effervescente naturale che si divertiva a storpiare il naso del burattino nei manifesti pubblicitari e in tv. Ma a proposito di promesse e bugie, Pinocchio è stato usato anche sui manifesti elettorali e referendari: per incoraggiare l’affluenza alle urne in occasione delle elezioni per il Parlamento Europeo alla fine degli anni Settanta, per il sì al referendum sulle Tv dell’11 giugno 1995 in cui Pinocchio e Berlusconi si assomigliavano in modo impressionante, o su un manifesto di Alleanza nazionale contro Prodi e la sua finanziaria nel 1996. Ma tornando alla Tv, se Pinocchio potesse parlare, direbbe «i bugiardi siete voi». Infatti, nell’era della tv fatta dalla gggente (con tre g), le bufale si moltiplicano. Si fa passare per vero quel che non lo è. Ogni tanto qualcuno (Le Iene, Striscia la notizia) lo scopre e lo denuncia, com’è accaduto per la trasmissione di Alda D’Eusanio in cui una studentessa è stata pagata (poco) per fingersi prostituta. La D’Eusanio si è guadagnata per questo un bel «Tapiro d’oro». E le Iene hanno fatto vedere nella puntata di giovedì scorso quanto possono essere false e costruite le gag e gli errori stile «Paperissima». Ma non basta: si cono poi i «Forum», i «C’è posta per te», i «Grandi Fratelli», le «Vite in diretta» le «Carràmba» e i «Miracoli» vari, che popolano tutte le reti Rai, Mediaset e minori, e sono con ogni probabilità un coacervo di bugie. Alcuni ammettono: personaggi pagati per recitare, ma storie rigorosamente vere. Altri glissano, altri ancora negano.

E’ il segreto di Pulcinella, Pinocchio non c’entra nemmeno più.

 

 

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