MAESTRO

“Maestro”
(di Giuliano Pellizzari)

 

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– Persona cui è affidata l’educazione dei fanciulli nella scuola elementare, o che esercita l’insegnamento nell’ambito di speciali discipline o attività.

-Persona che in virtù delle cognizioni e delle esperienze acquisite risulta all’ altezza di contribuire in tutto o in parte all’ altrui preparazione o formazione. (Devoto – Oli)

Molte sono le tipologie del Maestro e molti sono i Maestri che incontriamo sulla nostra via: da tutti impariamo una lezione. Si comincia con la madre e le persone di famiglia, e poi i maestri istituzionali, gli amici, i conoscenti e i passanti tutti.
Alcuni ci educano (ex ducere = portare fuori, evidenziare), valorizzando e portando alla coscienza le nostre qualità nascoste, quelle di cui noi stessi, fino al loro intervento, non ci rendiamo pienamente conto.

Altri ci istruiscono (in struere = dare una forma, costruire), vale a dire che sono portatori di informazioni, di qualsivoglia natura, che inducono un più o meno importante cambiamento del nostro modo di interpretare il Mondo e talvolta ci cambiano la vita.

Ogni giorno della nostra esistenza e’ un continuo imparare a cambiare e i nostri giorni sono fitti di Maestri: la maggior parte sono immanifesti mentre altri, assai più rari, ci lasciano una emozione cosciente e sono questi che siamo in grado di riconoscere e di definire Maestri.
Maestro è chi ci insegna a leggere e scrivere e chi, con l’esempio, ci illustra una virtù.

Maestri sono il malfattore che non vorremo mai imitare e l’amico che ci fa notare un nostro difetto.

Maestro è chi ci irrita con un comportamento che, scoprendolo in noi stessi, subito correggeremo.

Si potrebbe continuare all’infinito perché infiniti sono gli insegnamenti lungo la Via. E sono sempre insegnamenti “buoni” perché non esistono veramente i “cattivi Maestri”: esistono piuttosto le nostre cattive interpretazioni che rischiano di indurci in errore quando il Maestro che è in noi, la nostra Coscienza forse, soggiace a suggestioni che ci distraggono dal “costruire templi alla virtù” e dallo “scavare oscure e profonde prigioni al vizio”.

Comunque si spazia da insegnamenti “pratici-operativi” ad altri sempre più attinenti alla sfera morale e spirituale che tuttavia in Occidente non conoscono dei veri Maestri, né Scuole di spiritualità. Forse è questa una possibile interpretazione della “parola perduta”, bruciata sui roghi dell’Inquisizione con tutto l’esoterismo cristiano.
In Oriente, presso culture in cui il “sentire” tradizionale è ancora vivo, dove exoterismo ed esoterismo rappresentano i due inseparabili aspetti di un’unica realtà, ovvero la Tradizione, la “parola” non è andata “perduta” e si trovano ancora Maestri spirituali.
Per i Sufi, la presenza del Maestro inteso come persona fisica che, nell’ambito di una Scuola, istruisce in vari ed opportuni modi i discepoli, e’ qualcosa di assolutamente irrinunciabile. “L’acqua” – dicono – “non si può riscaldare direttamente sul fuoco: e’ necessario un recipiente”, così al vero Sapere non si può in alcun modo accedere con una ricerca solitaria: esso deve necessariamente essere impartito da un Maestro.

E giungiamo ad altre definizioni di Maestro:

– Operaio qualificato che ha alle sue dipendenze un certo numero di manovali o lavoranti.
– Capo, guida; termine oggi vivo soltanto come titolo di cariche o particolari dignità: es. Gran Maestro della Massoneria. (Devoto – Oli)
Il Libero Muratore che si ritiene abbia imparato a lavorare e squadrare la pietra, in cui lo Spirito domini la Materia e che con modestia porti, giorno per giorno, il suo contributo all’edificazione dell’Opera, perviene al grado di Maestro.

Non credo di aver mai “meritato” il titolo di Maestro: penso che nessuno senta veramente di meritarlo. Possiamo solo cercare di esserne degni in una prospettiva futura, sostanzialmente ideale e pertanto irraggiungibile: non c’è e non può esserci limite alla possibilità di progredire.

Il Maestro Libero Muratore, a differenza del Maestro orientale, non insegna dunque nulla di più di quanto possa insegnare un qualunque passante che, col suo comportamento, stimoli la sensibilità di chi casualmente lo incontra. E qui ci sovviene la teoria junghiana della sincronicità, per cui nulla (o quasi) accade senza uno scopo nascosto, e spetta a ciascuno di noi trovare il significato e l’ammaestramento profondo implicito nel verificarsi di una certa esperienza.
Non potendo contare su Scuole e Maestri che ci istruiscano, mancando anche di qualsiasi collegamento con un exoterismo che sia espressione di una Tradizione, che nella nostra Cultura e’ sostanzialmente perduta, non possiamo che affidarci al Maestro interiore che è, di norma, difficile da ascoltare ed il cui insegnamento è, come affermano i Sufi, quanto di più soggettivo ed aleatorio si possa immaginare.

Tuttavia, nel nostro attuale contesto, non possiamo che essere, fatalmente, solitari Maestri di noi stessi, con tutti i rischi che questa situazione comporta. Ciascuno sul proprio cammino: “selva oscura” piena di incertezze e di inganni.

Orfani di ogni Guida siamo tuttavia sorretti dalla consapevolezza di non essere soli, avvertendo la presenza delle Sorelle e dei Fratelli che avanzano attorno a noi, ed i cui lumi talora ci fanno meglio intravedere la “diritta via ch’era smarrita” e che ci condurrà, forse, un giorno, “a riveder le stelle”.

 

  1. P.

 

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