UNA SOCIETA’ SEGRETAMENTE PALESE

UNA SOCIETÀ SEGRETAMENTE PALESE       di Manlio Maradei

Quando sottoponiamo ad analisi le antiche usanze massoniche, una premessa appare subito necessaria: non siamo mossi dall’ ansia di adeguarci al comune sentire dei contemporanei (o allo “spirito del secolo” come si diceva qualche anno fa). Chi sono i contemporanei? Coloro che condividono il nostro tempo. Ma quale tempo? In ambito iniziatico si deve distinguere fra tempo sacro e tempo profano, e naturalmente soltanto il primo ha rilievo quando si studiano le tradizioni o le semplici usanze della Libera Muratoria.

Tempo sacro — sarà utile dirlo — non significa unicamente tempo di liturgie o di ricorrenze religiose: così come immagina la gente comune, al di fuori del “fanum” degli iniziati. Il tempo sacro è quello che — anziché consumare. logorare, o addirittura divorare alla maniera di Cronos — offre agli adepti sostanza vivificante. E tempo che tentiamo di creare nell’azione rituale massonica, quando una perfetta coralità di

intenzioni e di capacità unisce i fratelli e li porta in una dimensione “ulteriore”.

Ma la distinzione sacro-profano, e più esattamente iniziatico-profano, riguarda anche la Massoneria: iniziatici sono i suoi riti. i suoi fini, la sua origine; profana è l’organizzazione, l’amministrazione; profano è il meccanismo statutario (pur con riverberi iniziatici). La profanità s’è del resto insinuata anche in talune parti del rituale che perciò non si può considerare interamente “sacro”. Basti pensare al rituale d’agape, con le sue polveri da sparo e le sue cannonate, tanto intrinseche agli accampamenti militari e alle logge di reggimento. (Non c’è dubbio che un buon oratore di Loggia saprebbe dimostrare la sacralità del cannone. ma occorre un limite anche per l’arte retorica).

Questa lunga premessa è ancora più necessaria quando si affronta lo spinoso problema del segreto. E qui, a complicar le cose. il segreto massonico si biforca in segreto settario e segreto settario, e quest’ultimo si ramifica rigogliosamente.

Il segreto iniziatico. Con questa dicitura s’intende quella illuminazione che il libero muratore riesce a raggiungere (se ci riesce) con lentezza e fatica, con l’aiuto dei simboli e dei riti, con il sostegno dei fratelli, con l’ intuizione e la crescita spirituale. II segreto iniziatico appattiene dunque a un ordine di conoscenze acquisibili su un piano che trascende il pensiero logico e la parola. Per sua stessa natura, non potrà mai essere rivelato con parole: è come si ama ripetere ineffabile, indicibile. Non potrà mai essere comunicato nemmeno con segni, disegni, espressioni artistiche, atti o gesti. Tecnicamente perciò non dovremmo considerarlo un segreto, perché il segreto copre qualcosa di conosciuto ma che si mantiene celato, pur essendo comunicabile. Del resto la storia della Massoneria non parla di segreto iniziatico ma soltanto di segreti settari, che riguardano segni di riconoscimento, tecniche di mestiere e simili concretezze. Per la teorizzazione del segreto iniziatico bisogna aspettare il guru francese René Guénon, il quale tuttavia avverte: “L’ iniziazione non trasmette il segreto stesso che è incomunicabile, ma l’influenza spirituale che ha i riti e i simboli per veicolo e che rende possibile il lavoro interiore mediante il quale ognuno raggiungerà questo segreto più o meno completamente, più o meno profondamente’

Una cosa non è vera perché la dice René Guénon; l’ipse dixit non funziona nella Massoneria che si vanta di non porre limiti alla ricerca della verità. Tuttavia la formula guenoniana era suggestiva e — come vedremo — rispondeva a un bisogno di camuffamento che lo scrittore francese non poteva prevedere. Ma intanto notiamo due cose. Prima: ridurre al concetto di segreto le vette dell’esperienza iniziatica ci sembra un’operazione intellettuale un po’ rozza (malgrado il generico aggettivo “iniziatico” incollato al segreto). Meglio sarebbe stato non definire affatto quelle vette. o cercare

un vocabolo più adeguato benché sempre imperfetto (tenuto conto della ineffabilità). Meglio lasciare che ognuno immagini il fine dell ‘ iniziazione secondo il suo background culturale e le sue aspirazioni: chi pensa al raggiungimento del Sé, chi alla conoscenza assoluta, chi ai poteri psichici, chi alla mitica Loggia Bianca che governerebbe il mondo… Seconda nota: la teoria guenoniana nega che l’iniziazione massonica conferisca il segreto iniziatico. Sul filo del paradosso. ci si chiede perché definire “Iniziatico” qualcosa che non vien dato dalla iniziazione.

Ma qui corriamo il rischio di attardarci nel divertimento accademico. Se del segreto iniziatico non si può dire niente — perché di natura indicibile è inutile perder tempo a parlarne. Sul piano della concretezza, si può tuttavia aggiungere che la teoria del segreto iniziatico ha fatto comodo a molti massoni che non riuscivano a negare resistenza di vaste sacche di segreto settario nella nostra Istituzione (a qualunque “palazzo” riferentesi). Quando l’ analisi del segreto settario si fa più stringente. il massone ha un moto di fastidio, assume un’aria di sufficienza e dice: “Non puoi capire; si tratta di segreto iniziatico…

Il segreto settario. Riguarda la composizione e il funzionamento di una associazione, di una setta (politica, religiosa, mercantile eccetera). Come s’è accennato, tale tipo di segreto avvolge cose concrete, conosciute (o conoscibili in futuro) dai membri della setta; cose facilmente dicibile comunicabili a parole o con altri mezzi umani.

Non vorrei qui ripetere quanto ho scritto nel libro Iniziazione e segreto massonico Problemi e prospettive per il terzo millennio, distribuito a gennaio dalla casa editrice Bastogi. A scanso di fraintendimenti, debbo però ribadire la mia convinzione: la Massoneria è un’associazione del tutto palese, che però si trascina dietro il fardello di una struttura segreta. Questa è la sua contraddizione, questo il suo dramma culturale. I massoni non possiedono segreti rilevanti dal punto di vista morale, giuridico. sociale, politico, economico; tuttavia giurano centinaia di volte di non rivelare i loro inesistenti segreti. Se inizialmente questa pratica aveva un valore pedagogico, ormai ha finito per diventare una follia intossicante.

Si è tentati di dire: s’è sempre fatto così, è la tradizione. Magari con una bella T maiuscola che stende una patina di antiquariato e di sacralità sulle cattive abitudini… In realtà non sempre si è fatto così. Il segreto dei franchi muratori nascondeva le tecniche di lavoro costruttivo, e non già le persone. I muratori che liberamente percorrevano l’ Europa ci tenevano che si conoscesse il loro stato di franchi, cioè di liberi. Era questa qualifica personale che permetteva loro di sottrarsi (affrancarsi) all’obbligo di residenza territoriale, a disposizione del signore feudale. Costui aveva tutto il diritto di tassare i suoi sudditi e di sottoporli a corvée (cioè a lavoro non retribuito).

Anche i luoghi di riunione lasciano immaginare una piena visibilità dei franchi muratori. La loggia eretta nel cantiere era sotto gli sguardi di tutti; non era una cripta d’incontri furtivi. E anche nelle  mutate condizioni dell’epoca moderna, agli inizia del Settecento. le cronache massoniche londinesi ci parlano di abituali incontri nelle taverne. che non sono il posto migliore per nascondersi. Ricordate la Taverna dell’oca e del girarrosto?

Ma quali sono i documenti nei quali possiamo rintracciare elementi certi di segreto settario? I lettori di Nuova Delta sicuramente già li conoscono; sono gli Antichi Doveri, i Landmarks. gli Statuti di Napoli (travasati nelle norme della Gran Loggia d’Italia) e i Rituali. Per comodità di consultazione, e per non incorrere nel “delitto” di violazione del segreto, è più agevole far ricorso a Le charte fondamentali della universale Massoneria di Umberto Gorel Porciatti, ed ai Rituali dei lavori dell’Ordine degli antichi, liberi, accettati muratori nonché ai Rituali dei lavori del Rito scozzese, entrambi di Salvatore Farina. Tre libri che in cinquant’anni hanno avuto numerose edizioni diventando i best seller dell’esoterismo. Anche per gli Statuti esiste una bella edizione critica di facile reperimento in libreria. Naturalmente ci sono alcune diversità rispetto ai volumetti distribuiti attualmente nelle logge, ma non tali da impedire un ragionamento di carattere generale.

Vediamo adesso a volo d’uccello quel che scrivono i sacri testi. Gli Antichi Doveri: “Sarete circospetti nc

el vostro dire in modo che il profano più accorto non possa capire… Non dovete far riconoscere alle vostre famiglie e ai vostri vicini quanto concerne la loggia.. Landmarks di Mackey; “La Massoneria è una società segreta che possiede segreti…”. E i I.andmarks secondo Findel: “Il massone deve essere segreto con i profani e serbare il segreto sulle cerimonie massoniche, specialmente in ciò che riguarda le parole e i segni di riconoscimento”. Ecco ora gli Statuti di Napoli: libero muratore, considerando profani tutti coloro che non riconosce come fratelli, deve guardarsi dal rivelar loro, o di far comprendere, il minimo dei lavori, dei disegni o dei segreti dell’Istituto… Le finestre non si apriranno giammai, se offrano accesso a sguardi profani. Il segreto è la prima caratteristica dell’Ordine”. ln tutti questi testi si parla sempre di segreti  comunicabili (ma che è proibito comunicare). Nessun accenno a segreti trascendenti, al mitico segreto iniziatico (ineffabile) che troppo spesso fa da comodo schermo al segreto settario. Lasciamo infine alla solerte ricerca dei lettori la scoperta del segreto settario nei giuramenti d’iniziazione dell’Ordine e del Rito, e nel giuramento al termine dei lavori.

I giuramenti sul segreto sono ripetuti tante volte fino a determinare una specie di assuefazione. Il libero muratore non si rende più conto della gravità di tale atto solenne; e se qualcuno tenta di parlargli del segreto settario, ha uno scatto di irritazione e di intolleranza; non vuol sentire ragioni; suppone candidamente che la critica al segreto nasconda soltanto una colpevole accondiscendenza ai desideri dei profani.

Ora. non c’è dubbio che il segreto sia un’arma in mano ai nemici della Massoneria. Cosa tutt’altro che irrilevante ma che non rientra in questo studio. Qui ci interessa accennare agli effetti che il segreto produce all’interno della Massoneria, ai riverberi sul tempo sacro dei liberi Muratori.

E innanzitutto dobbiamo chiederci come mai, fra noi, persiste la cultura del segreto settario. Ebbene, tutto nasce da un colossale equivoco culturale, dalla confusione del segreto con il silenzio. Il silenzio è necessario per proteggere l’iniziato, per non esporlo al logorio di spiegare ad altri (profani o fratelli meno esperti) cose che egli stesso non sa ancora, ma va sperimentando.

L’iniziato è soprattutto un “cercatore”. dl quale non si può chiedere di continuo che cosa ha trovato. Abbiamo detto in altre occasioni che “il silenzio nutre c protegge, il segreto logora e consuma”. Il silenzio è una virtù che si impara progredendo nella via iniziatica, il segreto è una imposizione che non sempre funziona (anzi, spesso dà frutti avvelenati).

Non si deve credere che l’abolizione del giuramento sul segreto sia qualcosa di utopico. Abbiamo sott’occhio un rituale francese stampato nel 1978 d La chaine d’union. Alla chiusura dei lavori leggiamo: “Les travaux sont fermés; retirons-nous en paix, en observant la lois du silence”.. Aver superato l’ambiguo concetto del segreto, a vantaggio del solare silenzio, è già un grandissimo progresso, proprio in campo esoterico. E bisogna darne atto ai fratelli francesi. Tuttavia essi non sono riusciti a dimenticare del tutto l’ aspetto coercitivo di questo brano di chiusura. Sarebbe stato più limpido dire “virtù del silenzio” anziché “legge”. Infatti la legge  ricorda ancora l’obbligo imposto da fuori, come se il massone fosse un irresponsabile. Il richiamo alla virtù del silenzio, invece, punta su qualcosa di squisitamente interiore, a una conquista del massone libero e cosciente.

La mentalità del segreto, così assiduamente coltivata. si espande in cerchi concentrici. si insinua anche dove gli usi massonici non la richiedono (e la escluderebbero).

L’abitudine al segreto crea compartimenti stagni, blocca la circolazione dei fratelli delle logge. erige ostacoli allo scambio delle idee nella Comunità, favorisce squallide ansie di potere. Ciascun lettore sappia individuare gli esempi di tale situazione, riesaminando con la memoria le proprie esperienze.

Le dimensioni di ‘un articolo non consentono di fare un trattato con tutta la casistica del segreto. C’è solo da aggiungere che l’uscire dalla cultura del segreto (se mai avremo il coraggio di uscirne) sarà una vicenda dura e traumatica, specialmente in questo periodo storico fortemente ostile alla Massoneria. Bisognerà pensare a forme graduali. anche volontarie, per singoli massoni c singole logge, per abbandonare la semiclandestinità che aleggia attorno alle Comunità massoniche le quali — lo ripetiamo con forza  sono palesi (ma non lo sanno veramente).

Mille volte i liberi muratori sono stati assediati da una domanda, e ancora verranno assediati in futuro: “La Massoneria è una società segreta?”. Al termine di questa veloce escursione nel paese del segreto, risulta ancora difficile una risposta chiara e precisa. Non per nulla il simbolo più noto (e più battuto dalle tavole degli apprendisti) è proprio il pavimento bianco e nero. che introduce alla nostra teoria della ‘verità prismatica” piena di diverse e luccicanti sfaccettature, tutte diverse.

Forse possiamo rispondere che oggi la Massoneria è segretamente palese. Sì, Massoneria somiglia a un ossimoro, quel procedimento retorico che unisce due termini inconciliabili; e che dunque agisce come un corto circuito intellettuale, scatenando la scintilla dell e intuizione. Dalla “concordia discors” di Orazio, alla Chiesa definita “casta meretrix” da Origene, fino alla “docta ignorantia” di Nicola Cusano, l’ossimoro ha stimolato il pensiero eu-

ropco. Oggi è un po’ in declino e indugia sulle forme prorompenti di attrici nordiche, titolandole “ghiaccio bollente”.

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DEMOCRAZIA E DINTORNI

DEMOCRAZIA E DINTORNI

Di Franco Milani

I componenti la Società dei Liberi Muratori sono portati per vocazione alla concezione della dottrina politica come ideale etico che si fonda sul principio della sovranità dei cittadini, sulla garanzia della libertà e dell’uguaglianza degli stessi. Quindi in opposizione storica ai regimi totalitari.

Eppure nella nostra organizzazione, grazie ad una serie di riti che riducono a simbologia atti materiali essenziali, si procede sotto l’ala della più grande costrizione ma con la massima libertà interpretativa. Sono gli atti essenziali che favoriscono la coesione del gruppo.

Riprendendo il tema della dottrina politica vorrei ricordare brevemente gli antichi Greci. per loro natura desiderosi di conoscere il mondo che li circondava, per l’eredità lasciataci. Dobbiamo a loro non solo una buona parte del nostro vocabolario politico (democrazia. oligarchia, tirannide) ma anche l’avere sviluppato modi di pensare a proposito della società destinati poi a fare parte del bagaglio delle idee che caratterizzano i popoli occidentali.

Un esempio luminoso come Socrate che cercava la verità nel modo più disinteressato, che da giovane combatté con onore per difendere la sua Città-Stato e che per la causa della giustizia s ‘ impegnò, a costo dell ‘impopolarità.

Questo è quanto ci ha tramandato il suo discepolo Platone nel dialogo La Repubblica, al di là del modo diverso di quest’ultimo nell’affrontare i problemi della conoscenza.

A quel tempo — tra 1’800 ed il 400 a.C. — nel centro di Atene la democrazia prendeva il sopravvento sull’oligarchia c le funzioni assume vano grande rilevanza nelle città-stato achee.

Nelle società semplici, stato o non stato, le funzioni poche e ben definite, quindi fondamentali, impegnavano uno stesso individuo per uno o due compiti, secondo il tipo di lavoro ed il ruolo nella casa. Alcuni compiti erano solo riservati agli uomini e altri solo alle donne.

  Nelle complesse società moderne — come la nostra la funzione della persona spesso dipende dal gruppo economico cui appartiene la famiglia. Alcune funzioni, quelle professionali ad esempio, sono chiaramente definite: altre, come il fatto di essere membro di una comunità, sono più ardue da definire. Nel campo di queste ultime rimane quindi una libertà d’interpretazione.

ln società o in gruppi su piccola scala ove l’organizzazione è concentrata sul come tenersi in vita — nei deserti, nelle distese artiche o nella tundra siberiana — simile libertà è improbabile.

Nel campo delle funzioni specializzate — una costante nella vita delle società complesse — il divenire ed il benessere vero o presunto, comportano la scelta di persone adatte per compiti particolari e di maggiore responsabilità. Persone cioè dotate di intelligenza, di capacità di prendere decisioni importanti non disgiunte da preparazione ed esperienza. Gli schemi di comportamento ed il concetto di funzione sono più importanti aspetti della sociologia.

Se noi riflettiamo sulla questione in termini di democrazia rappresentativa al di là dell’aspetto della salita o della discesa lungo la scala sociale o economia di appartenenza sul piano individuale, ci accorgiamo che in campo politico non si è ancora realizzata la peculiarità professionale che una funzione in sé è più importante del problema circa chi debba svolgerla. In tale contesto la correlazione della funzione democratica verso i suoi amministrati, si misura su alcuni aspetti fondamentali:

— mantenere l’ordine e la sicurezza;  fare osservare regole che impediscono comportamenti antisociali;  governare i cittadini organizzati in gruppi (collettività, imprenditori, sindacati, eserciti, circoli sociali!).

E questa sembra possa definirsi il sommario della vita politica per uno Stato di tipo complesso come quello in cui viviamo.

Vorrei solo aggiungere che per un Libero Muratore la coscienza politica fa si che l’obbedienza ai governanti sia spontanea e che egli possa anche essere d’accordo su alcune limitazioni dei suoi diritti laddove la politica attuata dai precedenti governanti rifletta le caratteristiche sopra delineate e possa comportare un formale riconoscimento.

Noi comunque seguiremo la corrente degli impulsi suscitati dal desiderio della verità per difendere la libertà.

Per la difesa della democrazia assume rilevanza la politica internazionale ed i legami che possano Instaurarsi fra le genti delle moderne società complesse; ed il grado di efficienza che le intese possono esprimere.

Diversi sono stati i tentativi esperiti per creare una istituzione che abbracci umano, soprattutto dalle rovine della prima guerra mondiale in poi. Vasti gruppi associano i loro membri sotto una comune ideologia superando i confini nazionali: il Cristianesimo, l’Islamismo ed il Comunismo, ad esempio. Ma in pratica hanno dimostrato di non essere stati efficaci nell’evitare guerre di chiarate o il perpetuarsi di tensioni.

Alle soglie del nuovo millennio sta per celebrarsi una nuova realtà politico associativa: l’ Europa, non più di sei ma di dodici stati membri e forse, in seguito dei quindici.

 Siamo alla vigilia di un evento di portata storica e dal punto di vista valutario di una rivoluzione senza precedenti come l’istituzione della Banca Centrale Europea, deputata all’emissione dell’EURO, la moneta di tutti i cittadini dell’area federale. E come in una grande discesa obbligata sono stati posti tre passaggi impegnativi al primo gennaio 1999, al primo gennaio ed al primo luglio 2002.

Ma al di la delle implicazioni socioeconomiche connesse  all’evento Europa e 2000, si possono delineare alcuni aspetti positivi che una simile occasione storica dovrebbe offrire in questi anni che potremmo definire di intervallo culturale.

L’aspetto di rilievo è quello dell’attendibile beneficio che la nostra giovane democrazia possa consolidarsi in un sistema in cui v1 sia libertà nella competizione per il potere, nell’ambito di efficienti istituzioni elettorali e con la possibilità di rimuovere i propri rappresentanti. In stretta correlazione l’amministrazione della giustizia. La legge è l’insieme delle norme che regolano il vivere sociale limitando I ‘azione dei singoli e deriva la sua forza dall’autorità dello Stato. Ma la società come può difendersi da un cattivo uso da parte dello Stato del potere legale? La Corte comunitaria potrebbe dare più estese garanzie.

Infine, un’importante aspetto per noi speculativo: riuscire a delineare nel più lungimirante ambito europeo la questione di quel giusto riconoscimento nei confronti della Società dei Liberi Muratori verso la quale il nostro Stato è il Ponzio Pilato dell’emarginazione dottrinale

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IL PROLOGO GIOVANNEO

IL PROLOGO GIOVANNEO di R. Belluati

Uno dei tanti miti passati anche alla Massoneria è quello di Giano, il dìo dall’aspetto bicefalo, di probabile derivazione orientale, il cui culto fu creato da Numa Pompilio (VI sec.a.C.), con il nome di Ianus Geminus, col quale fu istituito l’anno solare e dunque il primo mese: Ianuarius, appunto il mese di Giano, “il dìo degli inizi”. Ianus etimologicamente è stato oggetto di varie interpretazioni, dall’identificazione con il Sole insita nella radice indoeuropea “dey”: brillare, all’assimilazione con “janua”: porta e con il verbo lat. “ire”, corrispondente al sscr. ‘yana”: cammino, che rimanda ad un’idea di movimento e di passaggio, laddove il duplice aspetto si riferirebbe alla doppia funzione di apertura e di chiusura della dimensione spaziotemporale, implicando dunque l’idea sottesa di un cardine immobile, costitutivo del “terzo volto”, quello nascosto, simbolo dell’eterno presente, da cui il flusso temporale nei due sensi del passato e del futuro. lanus è dunque correlabile all’antica concezione di “geminus’ , connotante i due aspetti del tempo, le due porte: dell’interno e del paradiso, le due facce d’ Oriente e d’Occidente, riferibili ai due solstizi, rappresentativi del cammino del sole. Giano dunque quale “axis mundi”, cardo anni, ad indicare il solstizio, ossia il punto celeste cardine della ruota cosmica. Da tali correlazioni emerge un duplice riferimento, ad una tradizione cioè solare ed iniziatica.

E noto d’altronde anche il riferimento di Virgilio alle porte del Tempio di Giano dell’ Argilelo, che venivano aperte quando Roma entrava in guerra e chiuse quando entrava in pace, da cui l’idea di “renovatio”, di rinnovamento.

Per tali aspetti simbolici e per le correlazioni etimologiche, ecco che Ianus si presenta a noi trasmesso nella tradizione “ioannita”. Hannà, Iohan, Ioannes, Giovanni. Giovanni bifronte: Battista ed Evangelista a scandire l’ alternanza solstiziale massonica. Giovanni viene rappresentato dalla tradizione ioannita come “la grande aquila dalla vaste ali e dalle ampie membra, ricca di piume di vario colore, che venne al Libano e prese il midollo del cedro, strappò la cima dei suoi rami e li trasportò in terra di Canaan.” (Ez. 17,3-4) Analogamente al volatile regale, in grado di guardare direttamente la luce del sole, emblematico dunque dell’intelligenza intuitiva, Giovanni dalle profondità dei misteri divini coglie direttamente il Verbo e lo manifesta, irradiandolo agli uomini sulla terra.

Giovanni Evangelista, il discepolo che Gesù amava, che riposò sul suo petto, fu testimone oculare dei fatti che racconta e trasmette attraverso una delle prime comunità cristiane:’ Questo è il discepolo che rende testimonianza su quei fatti e li ha scritti.” (Gv.21,24).

E Giovanni Evangelista testimonia di Giovanni Battista: “Venne un uomo mandato da Dio, ed il suo nome era Giovanni… Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.” (Gv. 1,6-8).

È la metafisica della luce dunque a collegare i due Giovanni ed il Prologo ai primi versi del Genesi: “la Luce Vera” (Gv. 1-8) e “la luce del Principio” (Gen. 1-3). Principio traduce infatti l’ebraico Bereshit: “In Principio”, in cui Dio disse :”Sia la Luce. E la Luce fu”. Luce-non luce, in quanto si tratta dell’origine della luce, “luce prima” della creazione, quella “nascosta” del “giorno uno” o del ‘”giorno dell’ Uno” (Rashi), anteriore al cielo, all’acqua ed alla terra, anteriore ai grandi luminari del sole e della luna, regolativi del giorno e della notte.

Analogamente alla “luce” di Giovanni. l’interpretazione del Genesi di Rashi, ispirata all’ antico Midrash, fonte della stessa tradizione ioannita, pone all’inizio del testo, non “l’Inizio”, ma “la Parola creatrice di luce”, indicando in tale Principio non un ordine cronologico, ma un atto unitario. Principio dunque non equivale ad Inizio, pur contenendo ogni inizio. Principio dunque come Parola di Luce.

Secondo la sinestesi biblica la luce è percepita contemporaneamente come suono, parola: ‘Davar”, che in ebraico designa la cosa ed è al contempo la cosa stessa, in quanto “illuminata” dalla parola . ln questo senso dunque, Davar, il Logos, il Verbo “si fece carne”, in quanto parola di vita, “luce che splende nelle tenebre’ (Gv. 1,5) Il Verbo infatti “era nel Principio’ (Gv. l , i): “ciò che è prodotto o che procede da qualcosa è prima di tutto in esso, preesiste in esso come seme. come potenza.” (Eckhart)

“Il verbo era Dio”. (Gv. I , l ) Tale semeparola contenuta nel Principio, dice. annuncia ed enuncia ciò da cui procede, in quanto è in esso, ad esso simile ed al contempo distinto. Contemporaneamente l’identico ed il diverso. Così è l’ uomo, a sua volta identico e diverso dal suo simile ed ad esso irreversibilmente legato, con esso fondamentalmente in relazione. La relazione è ciò che è ‘ ‘In Principio”, come principio di relazione. Afferma il Genesi Rabbà (I, l) ‘ ‘In Principio significa “per amore della Torah” che è chiamata “il principio della sua via” (Prov. 8,22.) Dunque si tratta del Principio di relazione. del Principio d’ Amore. La particella “Be” di “Be-Reshit” (letteralmente :”In-Principio), significa infatti, sia “in” che “per amore di”.

L’ Atto Primo è quindi Atto d’ Amore, nell’accezione ebraica di “Hcsed”: grazia, sovrabbondanza, carità. da cui si può tornare peraltro al significato del nome di Giovanni. attraverso il sistema combinatorio delle associazioni etimologiche radicali, proprio dell’ermeneutica midrashica. La radice ebraica “hnn”. in torma nominale, ricorre nei sostantivi “hen”: favore, grazia, e “hanninà”: misericordia, e viene tradotta in greco dai Settanta, con “caris”• carità. Amore, Misericordia, Carità. “Hnn” è anche radice del nome proprio: “Hannà”, da cui Giovanni. Il nome di Giovanni verrebbe così a corrispondere all ‘ “annuncio dell’ Amore”. Amore quale Atto Primo del Genesi, reiterato nel Prologo, ad indicare la creazione continua della vita, un Unico Atto d’ Amore, in quanto”In Principio”. Amore dunque quale principio vitale di relazione, da cui l’indivisibile coppia prima. “10-Tu”. l’ identico ed il diverso, insieme dall’Origine. Ne segue il “Facciamo l’uomo’ dell’ Antico Testamento Gen. I ,26) e l’analogo ‘”Non fare agli altri… Fai …Ama il prossimo tuo come te stesso” del Nuovo Testamento, in quanto la molteplicità è nell’Unità, gli uomini nell’Unico Uomo Universale ad imago Dei. Tale Uomo-Verbo, se è sempre “In Principio”, “sempre nasce e sempre è nato”, afferma Echkart. A suffragare tale affermazione la frase: “ln Principio era il Verbo” del Prologo. rivela l’influsso ebraico nell’uso del verbo essere. il cui imperfetto può al contempo indicare sia l’azione del futuro che quella del passato, rotazione resa possibile dall ‘aggiunta della particella inversiva “waw”, corrispondente al punto nascosto, al cardine centrale: l’eterno presente, l’istante di ogni attimo, il Centro ovunque, in riferimento al quale la vita appare essere continua.

È così allora che “In Principio era il Verbo” o “11 Verbo era nel Principio”, si danno come due possibili traduzioni, ad indicare rispettivamente le due dimensioni della temporalità e dell’eternità, l’una generando e contenendo l’altra, in virtù della Parola che sempre È, la quale. come afferma la Torah (la Parola per eccellenza), “è strumento di lavoro del Santo” (Bcreshit Rabbà l). La Torah, in quanto Parola, era infatti al suo fianco nell’opera della creazione, comc “Amon”: come “Architetto dell’Universo”. (Prov.8,3 0).

La tradizione giudeo-cristiana ioannita si ricongiunge così alla tradizione massonica.

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ANCORA INTOLLERANZA

ANCORA INTOLLERANZA

Non sono rari gli episodi di intolleranza che ancor troppo spesso rallentano nel nostro Paese il cammino verso la realizzazione di una democrazia che, non diversamente dalle altre democrazie occidentali, si impegni, di fatto e non solo nelle intenzioni, a garantire a tutti i cittadini dello Stato senza eccezione alcuna e senza discriminazioni di sorta, il pieno godimento dei fondamentali diritti civili previsti e sanciti dalla Costituzione.

Si tratta di quei diritti che debbono costituire patrimonio di tutti i paesi civili e che di proposito l’O.N.U. ha voluto avallare a suo tempo con una DICHIARAZIONE ufficiale, di portata ormai storica. Di essa ricorre quest’anno il cinquantenario che, per quanto concerne il nostro Ordine Massonico, verrà celebrato e commentato a Torino, nel mese di marzo, in un convegno di livello internazionale, quasi a testimonianza che tra i tanti diritti dell’ uomo non certo ultimo è il diritto alla libertà di espressione, di comunicazione e di associazione.

Va riconosciuto che per alcune categorie di cittadini, fino a qualche tempo fa soggetti a libertà. per così dire, condizionata, a pesanti discriminazioni e talora anche a gravi penaliu.azioni (basti pensare al comportamento spesso intollerante della società nei confronti degli omosessuali, alle limitazioni dei diritti sociali delle prostitute, all’istituzione, in un non lontano passato di leggi così dette razziali, che già di per sè sanciscono l’esistenza di una diversità tra cittadini e cittadini) si assiste oggi. sia da parte dello Stato che della Chiesa ad una vera c propria corsa al recupero del tempo perduto, non disgiunta talora da pubbliche confessioni di pentimento, ai fini di una più che giusta seppure tardiva riqualificazione umana, morale e sociale delle categorie discriminate.

Nei confronti della Massoneria, invece, persiste e spesso viene tenacemente alimentato un malanimo pregiudiziale particolarmente astioso che con ricorrente frequenza sfocia in veri e propri episodi di antimassonismo, alcuni dei

di Arnaldo Francia

quali ai limiti del delirio. Ispirato non si sa bene da quali fonti, tale malanimo trova in genere ampia e disponibile diffusione attraverso la stampa e i media in genere, riuscendo così a coinvolgere in un giudizio negativo ampiamente generalizzato una disinformata opinione pubblica. Abitualmente ciò avviene in occasione di qualunque azione criminosa e di qualsiasi avvenimento che sappia anche poco di mistero quando. risultando ignoti i promotori e gli esecutori, possa •tornare comodo presumere la colpevolezza della Massoneria ipotizzandone le finalità più diaboliche se non addirittura anticipandone condanne pregiudiziali, almeno Sino ad oggi sempre regolarmente smentite a distanza, seppure con risalto certamente assai meno eclatante di quello che aveva accompagnato l’ipotesi accusatoria.

Ma tale malanimo pregiudiziale finisce per investire quasi costantemente anche il singolo cittadino di cui sia stata pubblicizzata l’appartenenza alla Libera Muratoria: nei suoi confronti si anticipano spesso giudizi negativi. si avanzano riserve in merito alle motivazioni e alle finalità della sua scelta iniziatica e persino si discutono, sc pure non vengano da taluni negati. i suoi diritti a rivestire cariche pubbliche. Una recente testimonianza del persistente atteggiamento antimassonico e della sua diffusione, ci viene offerta da due episodi avvenuti nel nostro Paese nel corso di questi ultimi due mesi, il Pimo dei quali verso la fine dello scorso anno. il secondo all’inizio del corrente anno: entrambi espressione di grave intolleranza e frutto di grossolana ignoranza, spesso anche tra persone acculturate, dei contenuti spirituali della Libera Muratoria e delle sue finalità umanitarie.

Il primo di essi, per l’appunto, trac la sua matrice dalla pubblicazione di una legge della Regione Marche che praticamente impedisce agli iscritti alla Massoneria di occupare cariche pubbliche.

Se tale legge dovesse estendersi a tutto il nostro Paese dovremmo prendere atto che mentre nella meno provveduta America un massone potrebbe tutt’oggi diventare Presidente degli Stati Uniti, così come ripetutamente è avvenuto in passato. in Italia, invece, un massone non potrebbe neanche aspirare alla carica di messo comunale.

Il secondo episodio, invece, prende corpo dalla pubblicazione del cosiddetto “Dossier Achille”, secondo cui nella schedatura dei vari cittadini, a suo tempo messa in atto dai Servizi Segreti, l’appartenenza alla Massoneria costituiva elemento di valutazione estremamente negativo, conferendo quasi automaticamente al cittadino catalogato tra i Massoni la qualifica di indesiderabile, se non di indiziato, in quanto a priori sospetto di possibili losche manovre e orditore di trame di coloritura non definita, ma comunque potenzialmente criminose. Si aggiunga che, giustamente o erroneamente, in quegli elenchi venivano anche inclusi alcuni personaggi di rilievo nazionale, tra i quali uno certamente al di sopra di ogni sospetto di contaminazione, e persino alcuni alti prelati, anch ‘essi, secondo logica, da considerarsi assolutamente indenni da connivenze massoniche. All’avvilimento dei Massoni la cui schedatura con quella qualificazione veniva presentata, come si è già detto non certo quale elemento di valutazione favorevole, si accompagnò l’immediata, risentita protesta da parte di chi confutava quale menzognera e ingiuriosa una qualificazione massonica. Costoro presero infatti immediatamente le debite distanze da una collocazione non gratificante, non solo nello spirito di chi aveva compilato gli elenchi e di tutta l’opinione pubblica, ma ritenuta addirittura lesiva della loro stessa dignità e sensibilità personale.

Il primo di questi episodi ha indotto il Gran Maestro dell’Obbedienza di Piazza del Gesù Palazzo Vitelleschi, Franco Franchi, a predisporre un comunicato stampa, inviato al Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio, ai Presidenti del Senato e della Camera e alle specifiche Commissioni, che doverosamente merita  pubblicazione su queste pagine non solo per consentire un’attenta rilettura da parte di tutti i Massoni. ma anche per doverosa conoscenza dell’opinione pubblica. Il secondo episodio è stato invece commentato mediante un articolo comparso su “il Giornale” del 12 gennaio u.s. dal Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Virgilio Gaito, che parimenti sembra meritare riproposizione in questa sede.

Sia il comunicato del nostro Gran Maestro che l’articolo del Gran Maestro del Grande Oriente, così in sintonia nella loro decisa presa di posizione nei’ confronti di una intolleranza antimassonica ingiustificata e anacronistica c nell’accorta difesa dei principi muratori. ispirati a una concezione umanistica ed umanitaria di cui essere orgogliosi, non necessitano di ulteriore commento.

Credo sia sufficiente concludere, per quanto riguarda la nostra Comunione, con le stesse parole utilizzate a chiusura di un precedente articolo, pubblicato sul n c‘ 36 di “Delta” (1994) tuttora valide e attuali: “Il Governo dell’Obbedienza di Piazza del Gesù-Palazzo Vitelleshi ha dichiarato l’impegno di perseverare in tutte quelle azioni, molte delle quali già coraggiosamente intraprese, atte a restituire alla Massoneria I ‘immagine che essa merita, per rimuovere se possibile l’ignoranza purtroppo grossolana del volgo, per contestare le calunnie rivolte in malafede, per rendere giustizia a tutti i massoni degni di questo nome. Solo se si saprà, come singoli e come Organizzazione, portare avanti questi impegnativi mandati, verrà finalmente meno il delirio antimassonico che caratterizza questi nostri tempi. Quel giorno il nostro Paese avrà fatto un decisivo passo avanti sulla via del progresso civile e della democrazia.

Ecco il comunicato stampa della Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori Obbedienza di Piazza del Gesù – Palazzo Vitelleschi.

Alle soglie del 50 0 anniversario della Dichiarazione dell’ONU sui Diritti dell’Uomo,

assistiamo da parte del Governo italiano ad una delle più negative pagine che si potessero scrivere proprio sul problema dell’eguaglianza, della libertà di pensiero e del diritto di associazione. L’occasione è stata fornita da una legge, la N. 34, della Regione Marche secondo cui gli aspiranti a nomine in organi regionali devono dichiarare di non far parte della Massoneria. La nostra amarezza è profonda nel constatare la superficialità con cui il sottosegretario alla Funzione Pubblica c Affari Regionali, Sergio Zoppi, ha risposto alle interpellanze presentate al riguardo da alcuni deputati.

L’ignoranza che sta alla base di queste posizioni è volutamente mantenuta senza cercare di conoscere cos’è la Massoneria, la sua impostazione dottrinale e filosofica, i suoi aspetti statutari mai al di fuori del codice civile e penale, i suoi rituali, le sue regole amministrative trasparenti, lineari, improntate alla massima serietà verso le leggi dello Stato, i fratelli, le sorelle.

E grave che in Italia si consideri i massoni nemmeno cittadini di serie B, ma al di sotto; perché tutto questo? La P2 è molto lontana e soprattutto non ci appartiene. Eppure è da questa vicenda che si è esaltata, ingigantita la caccia alla Massoneria e ai suoi adepti.

Vogliamo entrare in Europa’? Allora sappiate che in Europa i massoni sono rispettati, ascoltati, ed esprimono ottimi governanti, alti funzionari. e primeggiano nella legge. nelle attività industriali, nell’università, nella scuola… in somma in tutti i campi della vita quotidiana il massone è alla pari degli altri e la sua preparazione nei templi lo rende anche più attento a tollerare, salvaguardare la libertà e sentirsi uguale agli altri.

Cosa dobbiamo fare? Sciogliere la nostra istituzione? Chiedere pietà per reati mai commessi? Andare al confino come siamo stati o alle Fosse Ardeatine dovc giacciono nostri fratelli’? Ditelo voi che con parole spicce avete cercato di chiudere un argomento di fondamentale importanza per i diritti di libertà. Non ci resta, quindi, che rivolgerci alla Commissione per i Diritti dell’ Uon10 di Strasburgo c al Parlamento Europeo dove saremo senz’altro ascoltati e compresi.

Da molti, nel nostro Paese, non avremo risposta ma anche questo comportamento sarà come sempre da noi sopportato con dignità e fermezza.

E questo è l’articolo di Virgilio Gaito Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia da “Il Giornale” del 12 gennaio

Terminato SI spera il gran polverone sollevato nei giorni scorsi dalla pubblicazione del dossier Achille (a proposito, si saprà mai quanto è costato ai contribuenti’?). credo si possano trarre da questa vicenda alcune considerazioni di metodo c di merito.

Non spetta certamente a me stabilire se gli appartenenti ai servizi di sicurezza italiani hanno fatto bene o male il loro mestiere. Spetta però a me denunciare ancora una volta con forza come  l’ignoranza e il conformismo di questi ‘”agenti” li abbiano portati a usare sia il termine “massoneria” che l’appartenenza vera o presunta alla massoneria. quale elemento di valutazione estremamente negativo.

E denunciare come venga considerata “scandalosa” una eventuale appartenenza del cardinale Martini, del dottor Di Pietro, del vescovo Nonis alla massoneria, o il sostegno del presidente Clinton a questa istituzione.

Lo voglio dire a chiare lettere: non vi sarebbe assolutamente nulla di scandaloso in tutto questo se solo si pensasse con cognizione di causa, senza pregiudizi e con onestà intellettuale a quello che è il vero significato della Massoneria.

Che va ben oltre il contingente, perché ha alle spalle quasi tre secoli di storia nel corso della quale ha dimostrato — come Istituzione a carattere iniziatico che ammette  uomini liberi e di buoni costumi che credono in un Essere supremo — di non essere una religione né di volerne sostituire alcuna ma di operare per l’elevazione morale dell’uomo c dell’umana famiglia in una visione universalistica fondata sui valori della Libertà, dell’Uguaglianza, della Fratellanza, della Tolleranza, finora fieramente avversati dalla Chiesa cattolica ma ormai accettati e infuocati in particolare dall’attuale pontefice.

Che a certi 007 nostrani piaccia o no, alla Massoneria hanno appartenuto molti tra i passati presidenti degli Usa; Clinton fu riconosciuto meritevole ( . . . ) di sostegno dall’Ordine para-massonico di De Mollay che forma i giovani agli ideali massonici. Rabin e Re Husein hanno, per anni, lavorato insieme, come Fratelli, per far decollare il processo di pace in Medio Oriente. Le Nazioni Unite e la Croce Rossa sono anch’ esse espressioni della Massoneria Internazionale. Fu il massone Sabin a debellare il flagello della poliomielite; fu il massone Aldrin a sbarcare sulla Luna lasciandovi il Vessillo deHa Massoneria.

Per restare alle più recenti vicende di casa nostra, ricordo che 18 dei 336 Martiri delle Fosse Ardeatine erano Massoni; che la Costituzione della Repubblica italiana è stata fisicamente scritta anche da Meuccio Ruini, Massone, presidente della Commissione costituente; che le Brigate rosse hanno assassinato il Massone Lando Conti, il sindaco più amato dai fiorentini.

Ma davvero c’è qualcuno che può pensare di cancellare — in Italia — tutto il significato universale di questo pensiero di amore e di libertà per la riprovevole vicenda P2, condannata dal Grande Oriente d’ Italia di Palazzo Giustiniani prima ancora che dalla Commissione Anselmi’?

Certo, io capisco benissimo l’imbarazzo del presidente Scalfaro, che si compiace portare all’occhiello il distintivo dell’Azione cattolica, nel proclamare il diritto di tutti alle libertà fondamentali eccetto che per i Massoni che pure ripetutamente lo hanno inviato a uscire da un inammissibile agnosticismo.

Certo, come capisco quanti non battono ciglio se un Tribunale civile (la notizia — Ansa — viene da Perugia ed è dello scorso 30 dicembre) considera corretto che l’Ordine dei giornalisti “chieda a un giornalista di dichiarare la sua eventuale appartenenza alla Massoneria” non ritenendo ciò “in contrasto con i diritti costituzionali di libertà di associazione e di manifestazione del pensiero c delle leggi sulla riservatezza”.

Sono i corsi c i ricorsi della Storia: l ‘ Inquisizione, Girolamo Savonarola, Giordano Bruno. I negri, gli ebrei. Oggi — in Italia — i Massoni. Non importa: ma attenzione a certi attentati alla libertà e alla dignità dell’uomo perché l’ombra sanguinaria della dittatura è alle porte.

Per quello che mi riguarda ho cercato di impostare la mia Gran Maestranza ponendo la cultura, la solidarietà, la tolleranza al centro di tutta l’attività del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. (A proposito, lo sanno i lettori del Giornale che la presidenza del Senato della Repubblica, sedente in Palazzo Giustiniani per l’appunto. non ha ancora adempiuto all’impegno del presidente Spadolini di restituirci, dopo la confisca del fascismo, una parte di quel palazzo che sarà destinato a Museo storico della Massoneria’?).

E, nella logica della tolleranza, plaudo alle aperture di Papa Wojtyla che con grande sofferenza, in età avanzata, trova ancora la forza c il coraggio di spezzare in nome della Libertà quelle catene che gli lacerano la carne. A Cuba. dunque. E Dio solo sa quante volte egli avrà, dalla sua finestra, rivolto lo sguardo verso Villa Il Vascello dalla quale gli abbiamo lanciato continui messaggi di amore e di riconciliazione. Ma forse per le sue forze, questa. è una catena troppo pesante da spezzare.

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MASSONERIA DINANZI AL NAZISMO

MASSONERIA DINANZI AL NAZISMO                                                                

di Edouard Boeglin

La presente comunicazione evita di proposito di evocare la problematica “massoneria e nazismo”. Che il nazionalsocialismo tedesco abbia avuto qualche radice nell’occultismo non è infatti negato da alcuno anche se bisogna guardarsi dal prendere troppo sul serio il bestseller del 1960, Il mattino dei maghi. cli Louis Pawels e Jacques Bergier, in parte dedicato al piano segreto occultistico del nazismo. Del pari va presa per quel che è ovvero un ‘opera scritta per essere venduta in gran numero di copie Il nazismo: società segreta di Werncr Gerson, apparsa nel 1960 e che accumula  tutti i possibili luoghi comuni senz’alcuna pretesa di scientificità. Per contro. al riguardo si leggerà con profitto il lavoro serio. scientifico e documentato di Nicolas Godrick-Clarke sulle “radici occultistiche del nazismo’ .

 Ciò posto, al centro della nostra attenzione in questa sede è quanto ricercatori scientifici, sociologi e filosofi concordano nel denominare il ‘mito cospirazionista antimassonico in Germania”, quale ha conosciuto incontestabilmente una sorta di apogeo all’epoca del nazismo. Vale a dire, in premessa, che I ‘antimassonismo non è affatto una creazione originale del nazionalsocialismo. bensì questo ha raccolto un retaggio antico e Io ha sviluppato e oserei dire — lo ha fatto fruttificare alla luce delle sue proprie certezze.

Bibliotecario all’Università di Bielefeld (Germania), Johannes Rogalla von Bieberstein, autore di una tesi sul mito cospirazionistico  definisce le sue tre funzioni nel modo seguente: esso ha una funzione di comprensione (Erkenntnisfunkion), una di manipolazione (Manipulationfunktion) e, ben inteso, una funZione di repressione (Repressionsfunklion).

ln questa sede non possiamo procedere a un ‘analisi approfondita degli effetti psicologici, filosofici e persino psicoanalitici del mito cospirazionistico antimassonico in Germania. Tenteremo nondimeno di mettere in evidenza il modo nel quale esso si sviluppò dall’età di Guglielmo II al Terzo Reich: passando per la fase intermedia della Repubblica di Weimar, non senza soffermarci, sia pure di passaggio. sulle posizioni di certa massoneria tedesca più preoccupata del clima contingente che dei principi ideali della massoneria universale.

Propongo dunque tre grandi capitoli: prima e durante la guerra: la letteratura cospirazionistica e i «ambiguità della massoneria tedesca: il nazismo contro la massoneria.

1 PRIMA E DURANTE LA GUERRA

Non significa dar prova di egocentrismo eccesso interrogarsi sulla derivazione dalla Francia del mito cospirazionistico antimassonico tedesco, anche se ricercatori germanici, quali Armin Phahl-Traugbcr affermano che “il mito di un complotto massonico ha la sua origine non già in Francia bensì in Germania” Ammettiamolo. Tuttavia il ramoso abate Barrucl ha concorso potentemente al suo sviluppo. Egli ha avuto certo corrispondenti oltre Reno. quali il predicatore Johann-August Starck o Eduard Emil Eckert che spinto dall’evidente bisognosa di stabilire analogie — ha attribuito alla Massoneria la responsabilità della Rivoluzione del 1848.

In seguito Alfred Rosenbcrg, futuro ideologo del nazionalsocialismo, a quanto pare verrà molto segnato dalla lettura di Gouguenot des Mosseaux, autore di un molto esplicito L’Ebreo, l’ebraismo e la giudaizzazione dei popoli cristiani (1869): opera ch’egli pubblicò in traduzione tedesca sostituendo “giudaizzazione” con “distruzione”: ‘dérapage” semantico, eloquente quant’altri mai!

Orbene, si sa quale fu l’influenza di Rosenberg sull’organizzazione del Servizio di ricerca e propaganda del Terzo Reich (I’ERR). Notiamo d’altronde e questo non sorprenderà nessuno — che sin dall’inizio ebraismo e massoneria vengono accomunati. Così Rosenberg in un pamphlet del 1920 dedica un capitolo a “l’ebreo e la massoneria” nel quale, ben inteso, cita Barruel e denunzia Cagliostro.

Ma ritorniamo al 1914 0 piuttosto agli anni della grande guerra. Dat 1917 compare in Germania, in un periodico cattolico, un articolo anonimo intitolato Weltkrieg und Freimaurerei (Guerra Mondiale e massoneria), presto seguito da un altro che vi interesserà più specialmente: Il Grande Oriente italiano traditore dell’ Italia.

Non è che t ‘inizio di una vasta campagna antimassonica volta a fare dei massoni il capro espiatorio delle disgrazie e dei sogni infranti dell’Impero germanico. Quest’ultimo non sarebbe stato sconfitto in modo “leale”; vi fu dunque un complotto e, per la bisogna, il complotto ‘ideale il complotto giudeo-massonico. In questa campagna, il padre gesuita notoriamente reazionario, Hermann Gruber ( 1851- t 94()). gioca un ruolo di primo piano, specialmente pubblicando nel 1917 un’opera intitolata Freimaurerei, Weltkrieg und Weltfriede (massoneria, guerra mondiale e pace mondiale). E anche la stagione nella quale nasce il giornale “Auf Vorposten” (Agli avamposti). pubblicato dalla Lega contro la dominazione giudaica. movimento che svolgerà in pieno il suo ruolo dopo il 1918 diffondendo abbondantemente scritti antimassonico.

Nel 1918 toccherà a un nobilotto di campagna tedesco, il principe Otto zu Salm-Horstmar, discendente dei principi di Salm-Salm, cacciati dai Vosgi settentrionali durante la rivoluzione francese, dare l’ultima mano agli attacchi contro la “giudeo-massoneria” ponendo nel modo più esplicito possibile la questione della responsabilità della disfatta tedesca: punto di arrivo di una lotta fra “ebrei e democratici” (detentori del capitale) da una parte e gli uomini, cioè i veri depositari delle virtù aristocratiche germaniche dall ‘altra. Rosenberg se ne ricorderà quando nel 1940 a Parigi dichiarerà, in sostanza, che “la responsabilità della guerra del 1914 [andava] addebitata ai centri delle Logge del Mondo Intero”. Nel dopoguerra dipingere la massoneria quale responsabile del conflitto (e, di conseguenza, della disfatta e delle difficoltà presenti) nel contesto creato dalla Kriegschuldfrage [questione della responsabilità della guerra preparava meravigliosamente il terreno a una diffusione massiccia del mito cospirazionistico.

2 – LETTERATURA

COSPIRAZIONISTICA F. AMBIGUITÀ

DELLA MASSONERIA TEDESCA

Generalmente si distinguono due grandi ondate di pubblicazioni antimassoniche in Gemiania: la prima nel 1919. la seconda alla fine degli Anni Venti.

Nel 1919 ricordiamo la prima edizione tedesca dei Protocolli dei Savi anziani di Sion, in 120.000 copie, e la pubblicazione di un’opera di Friedrich Wichtl. Weltnreimaurerci, WeltreJ)11blik (Massoneria mondiale, repubblica  mondiale), destinata a conoscere un notevole successo (tredici edizioni). Altre seguiranno, iscrivendosi in maniera deliberata nell’ambito del pangermanesimo. Nel 1927 ha inizio la seconda ondata, più analitica e per molli aspetti più complessa. Josef Sontag pubbilica Die Freimaurerei in Spiegel Deustchen ebens (La Massoneria nello specchio della vita germanica], in cui tenta di contrapporre la “germanicità” delle antiche logge prussiane alle logge tedesche dette “umanitarie”. Si comprende a favore di quali, tra i due generi, vanno le sue preferenze.

L’anno seguente compare un’interpretazione  cospirazionistica — tappa per tappa — della disfatta tedesca firmata da un Hermann der Deutsche, Die Revolution der roten Propheten [La rivoluzione dei profeti rossi]. Il tema del complotto — un complotto universale. mirante ad abbatterc tutte le monarchie — vi è abbondantemente sviluppato.

Tutto ciò è immerso in un ambiente composito: circoli cattolici, lega pangermanista, Verband gegen Uberhebung dcs Judentums, Reichhammerbund. NDSAP. partito nazionalsocialista, associazioni studentesche, associazioni di ufficiali. Punta di lancia della corrente antimassonica il Tannenhergebund del generale Ludendorff, capo dello Stato maggiore germanico durante la guerra, coautore del putsch di Monaco con Hitler, con il quale peraltro molto presto egli litiga. Il movimento di Ludendorff è “vôlkisch” (non disponiamo di un termine equivalente in francese: si potrebbe tradurre “nazionalpopulista”), antisemita, anticristiano (Roma e il Vaticano sono accusati di complotto). Proprio questo movimento nel 1927 pubblicherà il best-seller antimassonico tedesco Die Vernichtung der Freinaurerei durch die Enthi.il/ung ihrer Geheinnisse (La distruzione della n•zassoneria con la rivelazione dei suoi segreti), libro diffuso in più di centomila copie.

Per mancanza di tempo sono stato costretto a procedere un po’ rapidarnente per parlarvi delle ambiguità della Massoneria in Germania dopo  il 1918, all’epoca della Repubblica di Weimar. In quel momento si contano nove Obbedienze sedicenti massoniche. Incontestabilrnente tra le cinque logge dette “umanitarie” c le logge Vecchio-prussiane si registrarono linee di condotta e modi di funzionamento quanto meno molto diversi. Nondimeno per tutte al centro delle preoccupazioni vi è la questione dell’atteggiamento da tenere nei confronti degli ebrei; proprio questa nel 1922 è all’origine della disintegrazione della Federazione delle Grandi Logge tedesche (Deutschen Grosslogenbund). Le tre Grandi Logge vecchio-prussiane (Gran Loggia Nazionale dei massoni tedeschi, Sistema cristiano svedese. Gran Loggia Madre di Berlino “Aux Trois Globes”, Gran Loggia di Prussia “A l ‘Amitié”). rimproverano alle “umanitarie” il loro “cosmopolitismo e pacifismo”, continuano a rifiutare l’ammissione di ebrei e una di esse. (“A l ‘Amitié”), nel 1924 aggiunge nei suoi statuti un paragrafo “ariano” e nel 1932 elimina dal rituale ogni elemento apparentemente ispirato all ‘ebraismo

3. NAZISMO CONTRO MASSONERIA

Tutte le contorsioni delle Logge Vecchio prussiane non eviteranno loro di essere sciolte, nel 1935. come le “umanitarie”. Tuttavia esse tentarono di tutto, comprese  una trasformazione in Ordini germano-cri.stiani e, per una di esse (la “Aux Trois Globcs”), l’inclusione nel suo “zoccolo dottrinale” della “seguente divisa ‘”Innanzitutto noi ci riconosciamo ln un cristianesimo tedesco praticante il culto della Luce… Noi crediamo all’ascesa del popolo germanico attraverso il lavoro tedesco”. In breve, nel 1935. le Logge ancora sopravviventi  ma in quali condizioni! — vengono sorprese, i loro templi requisiti, 1265 ex affiliati vengono deportati nel campo di concentramento di Amburgo (Neueenoamme). E questo dimostra, contrariamente a un ‘abbondante letteratura alla qua’e ho fatto riferimento all’inizio della mia esposizione. che il regime nazista non ha dato prova di alcuna compiacenza nei confronti dei massoni anche se al riguardo il regime di Vichy, con ogni evidenza, si è rivelalo anche più spietato dei nazisti.

Forse perché il dottor Schacht era stato membro della loggia “Zur Sonne” (“Al Sole”)? La questione è aperta anche se questo grande finanziere. una volta ristabilita la solidità del marco. venne rapidamente sostituito. Al proposito occorre ammettere con lo storico tedesco Helmut Neuberger che “fra il nazional-socialismo e la massoneria l’opposizione va cercata meno in una scelta di annientamento per motivi ideologici che in quella, assoluta, tra totalitarismo e massoneria”. Comunque sia, dobbiamo aver chiaro che l’idea del mito cospirazionistico antimassonico durante il Terzo Reich proviene dall’ideologia dello Stato. Per convincersene basta esaminare i documenti hitleriani di propaganda che fanno della lotta contro la massoneria il perno della Weltanschauung nazista.

Nell’ambito di una produzione editoriale dalle tirature considerevoli e riconoscendo a tale pamphlet più di quanto gli spetti, si noterà la comparsa, all’inizio del 1934, quando Hitler è ormai al potere — dell ‘opera di Engelbert Hubcr Freimaurerei, die Welonacht hinter der Kulissen (Massonerie: il potere mondiale tra le quinte), opera dell’esperto di massoneria al Ministero della Propaganda. Il NDSAP aveva il suo esperto nella persona di Friedrich Hasselbacher. It best-se/ler in questione, pubblicato dal partito nazionalsocialista, nel 1.939 venne stampato in circa cinque milioni di copie.

Per quanto concerne gli organismi specializzati nell’antimassonismo, dobbiamo fermarci soprattutto sull ‘ERR (Einsatzab Reichsleiter Rosenberg: strumento d’azione di quel gerarca del Reich) più comunemente noto come “Amt Rosenberg” fondato nel 1934 con sede a Berlino. Non che il SD (Sicherheirt Dients) non abbia avuto il suo ufficio per le questioni ebraiche e massoniche: ufficio, anzi, che nel 1936 organizza una mostra antimassonica e allestisce un museo antimassonico nei locali della Loggia di Amburgo, museo, che — curiosamente — resta sempre chiuso.

Osserviamo che il tristemente celebre Eichmann fu un impiegato particolarmente zelante di quest’organismo. Anche la Gestapo svolse attività antimassoniche, ma queste non furono mai prioritarie per essa.

L’Amt Rosenberg — struttura dalle pretese ideologiche — si dedicò a un compito considerato essenziale dal suo capo nella lotta contro i nemici del Terzo Reich, vale a dire riunire tutta la documentazione disponibile su ebraismo e massoneria nei territori occupati. In tal modo esso mise le mani sùgli archivi del Grande Oriente di Francia e della Gran Loggia di Francia: un’azione che fra l’altro gli consentì nel 1942 di pubblicare un’opera sugli Alti Gradi (Die Ilichgrade der Freimaurerei). Due anni dopo, quando Hitler aveva decretato la guerra totale. la propaganda antimassonica venne intensificata contro questo nemico fondamentale e universale (“Weltanschauliche Gegner) peraltro unito e intrecciato con tre altri, cioè la dittatura del proletariato, l’ebraismo e il papa. Notiamo di passaggio che per gli esperti dell’Amt Rosemberg non v’era dubbio che massoneria e il papa fossero legati o quanto meno alleati tramite massoni francesi. quali il “fratello” Albert Lantoine che, in effetti, nel 1937 aveva pubblicato la Lettre au Souverain Pontife con prefazione, del resto. di Oswald Wirth.

Dobbiamo concludere. L’antimassonismo tedesco, materializzato dal mito cospirazionistico, non è nato per effetto di una germinazione spontanea dopo l’avvento di Hitler al potere. Esso ha origini antiche anche se questo sintetico saggio si è volontariamente limitato al periodo immediatamente precedente la grande guerra. Verosimilmente il germanista Edmond Vermcil ha ragione quando afferma che “abbiamo compreso male le grandi crisi dal 1918 al 1933 . ) Il nazionalismo germanico, aristocratico e altezzoso, come il nazionalismo e le sue formazioni  paramilitari. e in piena azione dal 1919. La sua storia si staglia dietro quella del regime di Weimar”. Un altro specialista della questione, François Morvan, condivide tale convinzione e ritiene che nell’antimassonismo vi fu una specificità peculiare germanica. Per averne la prova occorrerebbe procedere allo studio del mito cospirazionistico in Europa. Notiamo. sulla sua traccia, che fra il 1918 e il 1940 solo tre Paesi non registrarono la scomparsa della massoneria: la Svizzera, la Svezia e la Danimarca. E fermiamo l’attenzione sulle date della scomparsa causata da scioglimenti forzati. autoscioglimenti o occupazione delle logge. Ungheria nel 1920, Italia nel 1925, Finlandia nel 1934, Portogallo. Turchia e Germania nel 1935, Austria, Romania, Cecoslovacchia e Polonia nel 1938, Spagna, Jugoslavia, Norvegia e Francia nel 1940.

Occorre insistere oltre sulla realtà patente che la scomparsa della democrazia a vantaggio di regimi totalitari si è sempre tradotta nella scomparsa della massoneria?

(traduzione di A.A. Mola)

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DEL MODO Dl SCRIVERE STORIA IN MASSONERIA

DEL MODO Dl SCRIVERE STORIA IN MASSONERIA diCharlesPorset

Come osservava Arnaldo Momigliano qual siasi idiota è capace di scrivere la storia del suo tempo, giacché gli basta scrivere ciò che crede di sapere. Questo modo di scrivere storia, non molto mutato dai tempi di Tucidide. è all’origine. nel mondo massonico, di molteplici plaquettes commemorative che riferiscono con maggiore o minore felicità il passato di una loggia a cominciare dalla sequenza dei suoi membri e dei diversi avvenimenti che l’hanno riguardata. Questa cronaca documentaria, monografica, ha un suo interesse ma la sua portata è limitata poiché alla fin fine essa non fornisce alcuna spiegazione generale della realtà massonica che, si sa bene, non è semplice somma delle vicissitudini dei suoi componenti.

Ricostruire la storia del passato che non è più, di un passato che oltrepassa la capacità della nostra memoria. è tutt’altra cosa. In questo caso non si tratta più di far sorgere il profilo di un passato nel quale si mescolano leggenda e testimonianze, di operare una selezione più o meno intelligente degli avvenimenti vissuti o osservati, ma di far scaturire il profilo di un passato nel quale si mescolano leggende e testimonianze lavorando su fonti frammentarie, sempre difficili da interpretare e delle quali in primo luogo occorre stabilire l’autenticità. Partire da un manoscritto, da un testo a stampa, da una corrispondenza, da un rapporto di polizia, da un rituale ecc., per creare una memoria artificiale ove regnava I *oblio. Ecco il compito dello storico; e lo storico della massoneria non si differenzia in nulla dallo storico del mondo ellenistico o del Risorgimento. a questo proposito. Nondimeno. a differenza degli altri, egli è sottoposto a vincoli specifici che riguardano la natura stessa della libera muratoria che. dalle origini. è avvolta nel mistero, nel segreto; tanto che anche oggi è difficile distinguere fra mito e verità dei fatti. D’altronde, se la storia generale si è secolarizzata in Europa dal Seicento, la storia della Massoneria, per quanto paradossale. Vale a dire che la realtà della massoneria rimane un oggetto-caldo” anche se da una trentina d’ anni storici “profani” — penso ad Alain Lc Bihan. Pierre Chevallier: a José Antonio Ferrer Benimeli, a Carlo Francovich, Reinhart Koselleck, Ran Halévy, Gérard Gayot, Margaret Candec Jacob o a Giuseppe Giarrizzo (per non citarne che alcuni) — si sono avventurati su un terreno generalmente riserva di caccia dei massonologi. Tale situazione fa sì che la storiografia massonica sia lontana dalia purezza cristallina di cui la storia generale può (in diverse misure) avvalersi; ne deriva che molte scorie I ‘ingombrino e troppi partiti presi l’appesantiscano, quando non si tratti semplicemente di ignoranza-

Il primo di essi è la tesi faziosa che ancora contrappone i fautori della “regolarità’ ai “massoni liberali— Alec Mellor ha marciato molto su questa via ma, sull’altro versante, va detto che le opere di Louis Amiable o di Gaston Martin risultano non meno sospette — anche se io propendo a credere che v’è da ricavare più da questi storici del Grande Oriente di Francia che da Mellor: un cattolico di destra che finisce per approdare alla Gran Loggia Nazionale.

Un altro spartiacque significativo in materia di storiografia è quello che oppone gli “scozzesisti” ai “francesi”: per gli uni, aldilà dei suoi geroglifici. la massoneria rinvia a una saggezza primaria  trascendente il vecchio fondo ebraico-cristiano della nostra cultura; per gli altri essa è un ‘associazione secolare nella quale i riti e i simboli non sono che elementi posticci introdotti per cementare il gruppo. Questi spartiacque non contrappongono solo le Comunità rnassoniche fra loro ma si rinvengono a diversi livelli nelle Obbedienze stesse. Li si ritrova all’interno del Grande Oriente di Francia medesimo che. conne sapete, è una federazione di logge praticanti riti diversi anche se nell’insieme vi prevale il rito francese. quanto meno a livello delle logge simboliche, mentre il Gran Collegio dei Riti segue prevalentemente i gradi scozzesi.

Queste opzioni — non oserei dire filosofie orientano indubbiamente l’approccio storiografico: ed è precauzione necessaria sapere che lo storico massone, poiché è libero di scrivere la storia a proprio piacimento, raramente è neutro o imparziale. Io stesso non pretendo di trarmi dalla mischia. Vuol dunque dire che (o storico massone è incapace di scrivere una storia obiettiva e che sia costitutivamente condannato a sprofondare nell’apologetica? Per un’inversione paradossale bisognerebbe dunque fidarsi solo di storici profani o perfino antimassoni? Non credo affatto e resistenza di Commissioni di storia in seno alle varie Comunità. l’eccellente lavoro svolto dalla “Quatuor Coronatorunl Lodee”. l”IDERM,

‘ ‘Vi]lard de Honnecourt” o diversi gruppi di ricerca quali “Latomia” Renaissance Traditionnelle” e. in Italia, il Centro per la storia della Massoneria diretto da Mola e l’ IDISERM provano, semmai ve ne fosse bisogno, che la preoccupazione per la storiografia è una costante delle massonerie moderne: ma essi ne segnano anche i limiti, giacché, in ogni caso, sono espressione di una Obbedienza o di una sensibilità massonica.

Dal momento che la massoneria scaturisce dalla storia generale dell’Occidente. la creazione di una rivista internazionale di storia della Libera Muratoria. sul modello delle

grandi riviste di storia esistenti da almeno un secolo, potrebbe correggere le prospettive riduttivistiche facilmente riscontrabili nelle diverse pubblicazioni alle quali ho fatto riferimento. Ben inteso indipendente dall Potenze massoniche, una rivista di tal genere non avrebbe cura che per la scientificità delle ricerche intraprese.

La storia, diceva. Hegel. è sempre di parte. Scritta dai vincitori, essa è oggi com’era per Machiavelli strumento del Principe. L’unità nazionale ne è una conferma. La storia massonica è quella delle Obbedienze che sono prevalse. Essa è anzitutto quella del Grande Oriente, vale a dire dell’aristocrazia liberale che ha saputo imporsi sulle rovine della Gran Loggia. Ma la nostra storia è anche quella dell’antimassoneria che. dai primi anni del Settecento, in Francia come in Inghilterra. ha sempre associato massoneria e liberalismo. Quando nel 1797 pubblica i Mémoires pour servir à l’ histoire du Jacobinisme, Barruet istruisce a un sol tempo il processo contro la massoneria e contro la rivoluzione,  mentre più tardi Jeannet e Deschamps e. m tempi a noi più vicini. Fay e Cochin istruiscono il processo contro la repubblica, insieme a quello contro la massoneria. Vale a dire che la Libera Muratoria. si voglia o no politica (è questo il rimprovero più severo mosso al Grande Oriente di Francia) è essenzialmente un fatto politico che intende bene mescolarsi alla realtà del mondo” . Credo in Inghilterra come in Francia — ma soprattutto in Francia, poiché vi si viveva nel regime introdotto con la Revoca dell’Editto di Nantes — permettendo ai fratelli di associarsi per stare insieme (all’epoca la massoneria non ha alcuno scopo esoterico: basti, a conferma. riportarsi ai testi del tempo) la massoneria inventa e poi impone una nuova forma di associazionismo laico che per /a prima volta sfugge all’autorità della Chiesa e dello Stato. Si tratta di un fatto straordinario, di cui i massoni furono promotori, una realtà talmente rilevante che la libertà d’associazione (li verrà costituzionale solo nel 1901 per la Francia mentre in Italia si è ancora in attesa di una legge che conferisca certezza giuridica alla massoneria. Quest’invenzione di Lino spazio pubblico laico ha poco da spartire con l’idea che alcuni hanno di massoneria poiché secondo certuni noi saremmo i depositari di “segreti” che, trasmessi dai saggi dell’Antichità. sarebbero stati miracolosamente  ritrovati in Scozia e poi dai massoni della Gran loggia di Londra. Inutile dire che tutto ciò è assolutamente inventato di sana pianta e che, sc a nessuno è vietato di fantasticare. lo storico ha il dovere di non raccontare favole per favorire il sonno.

Se evoco questa storiografia mitologica ponendomi sulla scia di altri, del resto: e penso a Sadler, Mellor e Ligou — è perché la nostra visione del passato, se non prendiamo le debite precauzioni, è troppo spesso deformata dal presente o da certe tendenze di recente invenzione che spiriti pigri vorrebbero far risalire a epoche immemorabili. Così alcuni pensano che la massoneria è una “società iniziatica”, mentre questo termine, pochissimo diffuso nel secolo XVIII, affiora indirettamente nel sec. XIX nel Tuileur Vuillaume che peraltro non è neppur esso un testo ufficiale del Grande Oriente di Francia. D’altronde, si fa spesso riferimento all’andersonismo. Ora. basta prendere la Bibliografia di Ferrer Benimeli per constatare che le cosiddette Costituzioni sono state assai poco ripubblicate nel Settecento in Inghilterra, che se ne conoscevano due traduzioni-adattamenti nel Continente (quelle di La Tierce e di Kuencn) e che bisogna attendere gli anni Trenta del Novecento per vedere il testo ripubblicato da monsignor Jouin, il fuliginoso editore della “Revue internationale des Sociétés Secrètes” e dei Protocolli dei Savi di Sion. Orbene. che cosa voleva dimostrar monsignor Jouin? Semplicemente che, dall’origine. In Costituzioni sviluppavano un latiduninarismo. uno spirito di tolleranza ai quali s ‘inspirarono i rivoluzionari. ln breve, che la massoneria era intrinsecamente liberale. vale a dire sovversiva! Ora, quando si sa che nessuna delle Grandi Logge continentali assume per propria base il testo andersoniano si è in diritto di credere che
 l’influenza ideologica di queste cosiddette Costituzioni è del tutto inventata.

Se non vuol cadere in un usteron proteron, ln anacronismi macroscopici, lo storico deve dunque collocare i documenti nel loro contesto: operazione in mancanza della quale egli si fuorvia. Posso fornire decine di esempi dei controsensi che deturpano la storia della massoneria quando la si voglia strumentalizzare in funzione della politica delle Obbedienze. Prendiamo, il caso del «ricevimento massonico» di Voltaire alla “Neuf Smurs”, di cui si è molto parlato. Le massonerie liberali ne hanno tratto motivo di gioia, in generale (mentre Jacques Lemaire la minimizza); sull’altro versante si fa osservare che quel «ricevimento massonico» non fu regolare (poiché a Voltaire venne consegnato il grembiulino di maestro già appartenuto ad Helvétius) e che. a ogni modo. Voltaire non fu noassone che per soli quattro mesi prima di morire. Ma ciò che si dimentica di dire è che al di là (nell’uomo Voltaire la loggia registrava l’ingresso in massoneria del volterrianesimo, vale a dire della lotta da lui condotta: insieme con i “Philosophe.s”. per la tolleranza, la giustizia e contro l’”infame”, vale a dire contro ogni clericalismo, e che tutto ciò, all’epoca dei fatti. — come anche oggi. del resto — faceva impressione.

Potrei dilungarmi su altri esempi. in particolare sulle origini massoniche della divisa repubblicana Libertà, Uguaglianza e Fratellanza; o, ancora. sulla politica degli Alti Gradi svolta da’ Grande Oriente intorno al 1780 e che ha poco da spartire con l’esoterismo: tornare ancora sulla teoria del complotto come è urgente fare sulla base di recenti novità e specialmente sulla traccia di Giuseppe Giarrizzo e Gian Mario Cazzaniga e come abbiamo iniziato a fare con il convegno di Cussanio l’anno scorso organizzato da Aldo Mola. Ma il tempo incalza e come quei lavori sono stati pubblicati. ognuno potrà riferircisi.

Per concludere vorrei dire che le mie ricerche massonologiche mi hanno convinto che non vi è alcuna ortodossia massonica e che il ricercatore ha il dovere di lasciare i metalli alla porta del Tempio della Storia se vuole evitare l’apologetica o il ridicolo. La mia qualità di massone del Grande Oriente di Francia e di storico non scalfisce affatto questa regola, giacché una cosa è ‘Tare massoneria”, un ‘altra è “fare storia’.•.

(Traduzione di Aldo A. Mola)

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PASCOLI MASSONE

PASCOLI  MASSONE

Conservatore dei Beni Pascoliani di Casa Pascoli a Castelvecchio, Gian Luigi Ruggio, nato sessantun anni orsono nella Barga così cara al poeta di San Mauro di Romagna (ora San Mauro Pascoli), ha tutti i prerequisiti per darci, come fa, un eccellente lavoro di sintesi sulla “vita tormentata” del celebre umanista e poeta, costantemente colpito da terribili sventure: a cominciare, com’è noto, dall’assassinio del padre (un “caso insoluto”, per indolenza degl’inquirenti o peggio: ma sul cui mandante Giovanni Pascoli non ebbe dubbi), seguito dalla morte della madre, “per crepacuore” come un tempo si diceva. Fitto d ‘informazioni minute su ogni aspetto della vita quotidiana — dalla fanciullezza agli studi liceali, da quelli nell’Università di Bologna, ove si addottorò in lettere il 17 giugno 1882 con Giosue Carducci, Giovan Battista Gandino e Gaetano Pelliccioni (ma a pag. 51 si legge: Gambino e Pelliccioni), dagl’inizi dell’insegnamento nella remota Matera. anziché nella meno sgradita Teramo, alla tormentata carriera universitaria —, il cor

poso lavoro di Ruggio è arricchito da un ‘ampia antologia di quelli che all’Autore paiono i “versi migliori” della produzione pascoliana. In tal modo il lettore può “toccare con mano” la grandezza di Pascoli. Per una seconda edizione  che vivamente auspichiamo — suggeriamo anzi l’aggiunta di alcune prose, comprese le celebri pagine da Pascoli dedicate alla definizione del poeta quale “fanciullino”: forse scontate e note, ma non più di quanto lo siano, allora, le poesie opportunamente raccolte nel volume.

Tra i fili conduttori dell’interpretazione della figura e dell’opera dell’autore di Myricae v’è l’insistenza sulla sua fede: ‘ ‘Una fede — scrive Ruggio — che cot passare degli anni, e forse a causa dei continui lutti familiari e i grandi turbamenti della vita. sembrò perdere, anche se, per non dispiacere alla sorella Mariu, non lo confesso mai apertamente, fermandosi semplicemente davanti alla religione dei morti e al mistero descritto minutamente nel libro. Una porta chiusa di cui esitò sempre a girare la chiave”. L’ Autore molto trae, al riguardo, da Lungo la vita di Giovanni Pascoli, cioè dai ricordi della fedele quanto incombente sorella, Marra, che, cattolica praticante e devotissima, molto si adoprò per assicurare alle spoglie del fratello le litanie del frate francescano Paolino Dall’Olio e la benedizione impartita da don Benvenuto Barrè. Su quella traccia Gian Luigi Ruggio, si premura di minimizzare, sino a negarla, l’iniziazione massonica di Pascoli. Egli ricorda infatti che don Barrè, Pascoli morente, “era corso a Bologna per ottenere l’autorizazione per i funerali religiosi. Ciò — precisa Ruggio si rese necessario perché era ancora vivo il ricordo di Pascoli politico, del giovane anarchico che, in gioventù, fu intimo amico dell’attivista socialista Andrea Costa. Senza poi dimenticare che aveva avuto fugaci abboccamenti (sic!) con la Massoneria dalla quale si era ritratto quasi subito perché aveva capito che, così, avrebbe compromesso la sua libertà” (p. 341). Il tema viene sfiorato anche nella pagina dedicata alla laurea, conseguita da Pascoli il 17 giugno 1882: “Forse era fatale, Inagari per invidia, che qualcuno insinuasse che Pascoli fosse infiltrato (sic) nella Massoneria o che questo spiegasse i suoi trionfi. Mariù ritiene tranquillizzare Ruggio i suoi lettori —, nelle sue memorie, respinge con sdegno tale accusa. Il fratello, infatti, ripeteva spesso che era bene tenersi lontano da quella setta che proteggeva, si. i suoi affiliati e li aiutava a emergere ma, così facendo, li teneva ben stretti nel pugno, togliendo loro ogni volontà autonoma e la stessa libertà” (p. 52): ove l’Autore parrebbe far proprie le opinioni della massonofoba Maria Pascoli.

Invero. con buona pace di Maria Pascoli e dei biografi corrivi a negare l’iniziazione libero-muratoria del Poeta. possiamo agevolmente documentare come Pascoli abbia vissuto i pochi momenti sereni della sua tormentatissima vita proprio in compagnia di massoni: è il caso. per esempio, degl’incontri nell’orto della trattoria di Battista Milani alla periferia di Massa (di cui scrive anche Ruggio a pag. 69). Ciò che però più conta è rilevare come in un’opera così informata venga rimesso in dubbio quant’è ormai stato documentato da tempo: e cioè che, dopo la lunga e fraterna amicizia con il massone Andrea Costa ( la cui appartenenza alla loggia “Rienzi” di Roma Ruggio forse ignora ancorché sia stata incontrovertibilmente documentata dal bel saggio di Furio Bacchini). Pascoli venne iniziato alla loggia “Rizzoli” di Bologna il 23 settenbre  1882, con dispensa dalle formalità d’uso anche perché in partenza per Matera e. date le sue condizioni economiche. con consistente riduzione delle “capitazioni”. Il verbale dell’iniziazione. che avrebbe dovuto mettere a tacere ogni ulteriore disputa ma così purtroppo non è: come appunto confermano le pagine di Ruggio — venne pubblicato sin dal 1986 da Carlo Manelli in La Massoneria a Bologna dal XVIII al XX secolo, con prefazione di Manlio Cecovini (Bologna, Analisi.

pp. 1 1-12). Da parte nostra aggiungiamo che il  22 dicembre dello stesso 1882 e in quella stessa loggia “Rizzoli” Aurelio Saffi (che la frequentava. come del resto Carducci, Quirico Filopanti, Oreste Regnoli e molte altre personalità della cultura del tempo) dichiarò “urgente elevare moralmente le classi operaie e tentare con tutti i mezzi possibili di migliorare le condizioni economiche di queste classi”. Era l’anno, del resto, dell’elezione di Costa alla Camera dei deputati e nel quale venne posta allo studio l’istituzione di “logge  operaie .

Son cose note, così come da oltre un decennio, e non solo sulla scorta delle pagine di Carlo Gentile su Pascoli: saggi massonici di poesia (Livorno, Bastogi, 1976), Antonio Piromalli ha sviscerato appieno il tema Giovanni Pascoli e la Massoneria (v. Massoneria e letteratura, Foggia, Bastogi, 1986, pp. 190 e ss.). Né sarebbe il caso d’insistervi se non fosse che da un canto il massonismo pascoliano (come quello, anche più conclamato, di Giosue Carducci'”) continua a essere ignorato dalle storie della letteratura e poi perché cercar di minimizzare o denegare (come anche Ruggio fa) un dato biografico di tale rilevanza non concorre né alla comprensione della personalità del poeta né alla serenità del giudizio che. ormai lontani dalle lacerazioni artificiose del primo Novecento. occorre pur acquisire, quando si voglia orientare il lettore odierno sul possibile rapporto tra spiritualità massonica e creazione poetica. Solo un completo fraintendimento della massoneria potrebbe infatti continuare a indurre che un iniziato fosse precluso alla “fede”: e ciò vale per oggi. ma valeva anche per l’età del Fratello Pascoli. il cui massonismo confidiando possa ottenere più equilibrata attenzione da parte del Conservatore dei Beni Pascoliani di Castelvecchio.

Richiesta di alnn1issione del Prof. Giovanni Pascoli

Il Fratello Venerabile avvisa quindi i Fratelli che il profano Giovanni Pascoli. professore, desiderava «farsi iniziare Massone. Ina dovendo egli partire subito per il luogo del suo impiego, occorreva eccezionalmente ed in vista della bontà del/ • elemento che avrebbe arricchiti la ,grande Faniglia Massonica, che la Loggia soprassedesse alle formalità d’uso

“Il  Fratello venerabile ed altri Fratelli offrendosi garanti della moralità di detto profano,

Oratore conclude appoggiando la proposta che viene approvata ad unanimità’

“Si procede quindi all’ammissione di detto profano Giovanni Pascoli, professore di San Mauro di Romagna di anni 27″…

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I NUMERI

I NUMERI

Non vi è disciplina o attività umana che non sia condizionata dai numeri.

Vi sono rapporti numerici nell’architettura. nelle arti decorative, nella musica e nella metrica di ogni letteratura, per non parlare delle scienze e delle tecniche.

Il numero, ente astratto che esprime una successione ordinata, ha nella sua stessa ecceità quelle caratteristiche che lo rendono indispensabile. potendo divenire grandezza, misura, individuare o essere un sistema, trasformarsi in simbolo. Ed è quest’ultima caratteristica, unita all’estrema esprimibilità concettuale, che lo ha visto divenire il protagonista di molte correnti e scuole esoteriche.

Il Reghini, ad esempio, ha evidenziato come i Liberi Muratori lardo-medievali “identificassero l’arte architettonica con /a scienza della Geometria e dessero alla conoscenza dei numeri tale importanza da giustificare la pretesa di essere i soli ad avere conoscenza dei Numeri Sacri’

Ma la numerologia è legata soprattutto alla scuola Pitagorica, che fiorì nel VI O sec. A.C. come una sorta di associamone a carattere religioso della quale, a dire il vero, sappiamo poco. A dar fede alle testimonianze della tarda età ellenistica sembra certo che il saggio di Samo facesse ampio ricorso alla simbologia e pensasse al numero come all’essenza ultima di tutte le cose. L’universo era immaginato come ordine, armonia e simmetria e di questo sistema faceva parte l’uomo o meglio l’anima destinata ad incarnarsi nella materia attraverso il processo della metempsicosi. I tardi apologeti ed epigoni di Pitagora narrano, inoltre, che il Maestro aveva diviso i suoi discepoli in quattro livelli diversi per conoscenza. Si progrediva così in modo graduale passando da una dimensione exoterica ad una epifanica nella quale il recipiendario riceveva la rivelazione della verità.

Interessante. oltre alla divisione fra numeri amicabili e perfetti, è la considerazione del numero come rapporto che permette l’armonia universale e dunque, comprendendolo e astraendolo dalle valenze puramente quantitative, è possibile risalire al divino. In questo il pitagorismo ricorda da vicino forme di gnosticismo scientifico attuale che operano lo stesso processo partendo dal concetto di energia.

Anche per Platone il numero ha una grande importanza. L’Ateniese affronta questo argomento specie nel Timeo, la bellissima opera della maturità dove esamina il problema dell’origine e della formazione del mondo, organizzato sulle interazioni fra il 2 e il 7. L’agente, il demiurgo. può esplicare la sua opera creatrice solo avvalendosi di enti matematici. L’epifania delle idee in modelli terreni è possibile solo attraverso le infinite opportunità offerte dalla geometria che diviene l’essenza ultima del creare. superando la dottrina presocratica dei quattro clementi.

La Massoneria eredita questa antica tradizione tanto che ogni numero acquista un suo significato importante. Ma per non dilungarci eccessivamente, ci limiteremo solo ad accennare, brevemente, ai numeri 1 , 2 e 3.

UNO: per i Pitagorici non è un numero, ma “il principio di tutti i numeri”. in quanto genera una serie infinita attraverso il procedimento della replicazione di se stesso. In questo l’ 1 è visto come simbolo del divino, è il primo e solo numero, ma raddoppiandosi crea un ente diverso il due e aggiungendosi ancora a quest’ultimo da luogo al tre. L’identico, gemmandosi crea il differenziato. E un processo che ricorda molto l’ Uno filosofico per antonomasia, quello plotiniano che, appunto, genera per tracimazione, esondazione di se stesso, attraverso una dialettica che è articolazione geometrica e procedimento matematico.

Se poi consideriamo l’alter ego geometrico dell’uno, il punto, la simbologia del divino si rafforza. Euclide definisce il punto “ente geometrico privo di dimensioni“, postulato che implica una caratteristica tipica del divino: l’ineffabilità. l’irrapresentabilità. Pertanto l’1 diventa l’aleph cabalistica. l’alpha-logos, il Brahman. l’En Soph, il Tai ki. Va infine annotato come, sempre per i pitagorici, l’ I è il generante della serie dei dispari, numeri che la maggior parte delle tradizioni considera fausti, maschili e sublimanti.

DUE: La tradizione pitagorica considera il due l’origine dei numeri pari considerati femminili in quanto divisibili e quindi generanti. La femminilità del 2 è sottolineata dal fatto che esso corrisponde alla beth che graficamente, come tutti sanno, ricorda la pianta di una casa, l’utero fecondato, ciò che protegge e che genera e se poi ci spostiamo su un piano kabalistico, abbiamo la coniugatio delle sephiroth dette –‘le nozze sacre”.

Altro valore simbolico del due è quello degli opposti generanti lo Yang e lo Yin, l’attivo-il passivo, lo spirito-la materia.

In taluni casi gli opposti non danno luogo a sinergie ma si caricano di valenze radicali implicanti un ‘opposizione escludente. tesa all ‘eliminazione dell’antitetico. Siamo nella contrapposizione del dualismo teologico Zaratustriano, Mazdeo, Manicheo. pauliciano, bogomilico e infine cataro.

Il dramma del duale, del sè e del diverso da sè, è vissuto, in questo caso, come contrapposizione fra forze inconciliabili.

Tale posizione è riscontrabile anche nel Taoismo, nel Buddismo Tantrico e. soprattutto, in tanti atteggiamenti radicaleggianti della società occidentale dove è insita e costante la tentazione di demonizzare “il diverso” sentito come opposto che ha *’in fieri” apocalittiche capacità destabilizzanti.

In Massoneria il concetto di dualità è fondamentale ed è ben rappresentato nel “quadro di Loggia”.

Ci sembra superfluo soffermarci sugli accoppiamenti di diversi “tipici” dell’ Arte Latomistica: squadra-compasso, cielo-terra, sole-luna, orizzontale-verticale, mentre invece è doveroso fare un riferimento al pavimento del Tempio che trascende le sinergie delle coppie così comuni in Loggia.

Ci riferiamo al pavimento a scacchi contrapposto alla volta stellata. Se quest’ultima rappresenta una sorta di iperuranio il pavimento è la creazione demiurgica dove luci e tenebre si affrontano e si alternano.

Il dramma umano vi è mirabilmente raffigurato: l’uomo, scintilla di luce è circondato dalle tenebre, il suo isolamento dagli altri è totale e in questo stato di infelicità esistenziale attende la grande notte.

Par quasi di ascoltare, nel vedere questa simbologia del duale, le parole del massone Quasimodo “Ciascuno sta solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole ed è subito sera“. Ma nel dramma della caduta e della prigionia il pavimento accenna, pure, alla via del superamento del duale in una ricomposizione catartica e salvificante dell’unità.

TRE: Dalla congiunzione fra la “monade” e la diade si ha la triade che i Pitagorici consideravano un numero perfetto in quanto conclusivo di un sistema ordinato e completo. Le caratteristiche  di questi tre numeri sono tali che la loro somma è uguale al prodotto:

   1+2+3=6        1.2.3=6

Teone da Smirne. riprendendo il Maestro di Samo, affermava che tale sistema era sublimante in quanto conteneva il Principio( l), il mezzo (2) ed il fine(3).

Il triangolo rettangolo dei Pitagorici con i lati in progressione di 3,4,5 è la base per la costruzione del rettangolo ed in particolare del “rettangolo aureo” che i Costruttori medievali utilizzarono per l’edificazione di molte Chiese.

Inoltre, se il 2 rappresenta gli opposti generanti, il tre è il generare e per traslato il generante-generato, cioè il trascendente. Non a caso il triangolo equilatero indica per i Cristiani la Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo, per gli Egizi: Osiride (causa prirna), Iside (la ricettività) e Horus (il risultato), per gli Iduisti la grande Triade: Brama, Siva, Visnu o Trimurti: i tre aspetti fondamentali dello stesso principio divino.

Anche per il simbolismo massonico il Delta riveste un’estrema importanza e viene attentamente studiato in grado di apprendista perchè rappresenta il Grande Architetto dell ‘ Universo, il ternario dell’uomo (corpo, anima, spirito), il ternario animico (Anima celeste, anima vegetativa

 (anima istintiva), la perfezione costruttiva, la montagna sacra, l’illuminazione.

Tutti questi motivi fanno sì che la triade sia ricorrente nel Tempio: vi sono tre luminari: il Sole, la Luna ed il Delta luminoso; tre luci: il Maestro Venerabile ed i due Sorveglianti, tre pilastri, tre finestre, tre gioielli mobili: squadra, livella e perpendicolare: tre gioielli immobili: la pietra grezza, la pietra cubica a punta e la tavola da disegno.

Triplice è l’enigma al quale il recipiendario nel Gabinetto di Riflessione. deve rispondere e subito dopo triplice è il viaggio simbolico del profano per essere ammesso a ricevere la luce, triplice è la batteria, il bacio ed il toccamento e tre sono infine i passi per entrare nei Tempio a lavori cominciati.

11 ternario ricorrente nel Grado di Apprendista ci fa comprendere come questo numero sia strettamente legato alla base della piramide latomistica.

Il perché può trovare tante risposte, come deve essere per chi lavora sui simboli, ma a nostro avviso, la soluzione va cercata nel significato trascendente del 3.

L’ Apprendista è infatti colui che riceve la prima, fondamentale illuminazione, le altre saranno consequenziali.

Il viaggio inizia perchè vi è nella profanità una volontà eroica. un quid che comunque distingue e da, per forza propria, inizio al processo.

Nell’oscurità della caverna il recipiendario è riuscito a svellere i vincoli delle catene, ha compreso che le ombre non sono il vero, ha deciso di risalire per latebre ignote, vuol vedere. sapere, comprender e, implicitamente amare.

E tutto questo è scaturito da una percettività diversa che ha generato il processo dialettico: insoddisfazione, desiderio, ricerca; processo che si articola nel lento incedere verso il Delta Sublime della piena luce dell ‘Oriente.

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LETTERA APERTA AI MASSONI D’ITALIA

LETTERA APERTA Al MASSONI D’ITALIA

Mirko Crocoli

“Ben pensare, ben dire, ben fare”; questa la Vostra filosofia e questa la sintesi del Vostro pensiero morale. Se cosi è, allora aiutateci a riprenderci la nostra piccola grande Italia, quella che un tempo era il gioiello d’Europa e faro di civiltà e che oggi appare ai nostri occhi e al mondo come una cenerentola in lacrime.

Voi, che entrate nei “Gabinetti” di riflessione per uscirne “puliti”, “schiariti” e pronti alla purezza; non lasciateci inermi ai soprusi che ci hanno affamato. “Ben pensare” ci piace, “ben dire” ci aiuta ma è giunto anche il momento del “ben fare”, soprattutto con il Vostro aiuto.

Ormai la politica non ascolta più il cittadino e corre verso una strada a senso unico che ci sta portando diretti alla “morte” sociale, civile, economica ed imprenditoriale. La nave è alla deriva e ci rivolgiamo a Voi perché siete ancora la vera forza che può salvare

questa nostra amata nazione.

La massoneria, che ha una gloriosa storia alle spalle, è stata•troppe volte calunniata nel secolo scorso, perché in alcuni casi considerata deviata e macchiata da accuse spesso assurde e troppo generalizzanti.

Erano i magnifici anni ’80, quando la vicenda “P2” del Venerabile Gelli inondava tv e carta stampata, ma da non dimenticare che la magistratura giudicante, in realtà, non ha mai ritenuto quella “loggia” inadatta, illegittima e soprattutto punibile penalmente. La commissione Anselmi forse ha un po’ esagerato ed ha cavalcato l’onda emotiva incontrollabile dello scandalo.

riconducibili al solo fatto di appartenere a quella loggia. Il Generale Dalla Chiesa è una vittima illustre che ha pagato a caro prezzo il “solo fatto di apparire” su quelle liste, fatte uscire in forma pubblica e date in pasto ai mass media. L’appartenenza dunque non era reato, così come non vi comparivano reati di tipo “golpista” o “affarista”.

Chi doveva pagare ha poi pagato, personalmente, con singole sentenze e condanne, ma tutte non

Gelli, Calvi, Sindona, e tanti altri, chi con la vita e chi con la giustizia hanno saldato ognuno il proprio conto, ma singolarmente e, cosa ben più importante, per tutt’altre faccende non legate alla “loggia”. I crack finanziari, le stragi d’Italia, i depistaggi e le oscure manovre sono state tutte indagate, perseguite e giudicate.

I più sono convinti che essere massoni non è una nota di demerito; lo stesso Presidente Cossiga, uomo di elevato spessore e personaggio unico nel suo genere, sostenne pubblicamente che: “Rispetto molto di più gli uomini, le persone, il principio della certezza del diritto, la presunzione d’innocenza e sono in attesa di conoscere i giudizi definitivi della magistratura su questo problema. Io non so se alcune persone che sono state messe nelle liste ci fossero o no, io ho detto semplicemente che alcune di quelle persone le conosco, sono dei grandi galantuomini e per i servizi che hanno reso, essendo io al governo

del paese, sono dei patrioti”.

Voi avete radici lontane, risorgimentali, apprezzate ed apprezzabili, nobili e sacre, con motti e massime che fanno sperare e una ritualiià ricca di belle allegorie. Ci sono mele marce in tutti gli apparati; giustizia, politica, amministrazione, forze dell’ordine e probabilmente qualcuna anche tra Voi, ma la “fratellanza” nel suo insieme è formata da gente perbene e altruista, assorta come noi, nei problemi quotidiani socio economici dell ‘intero paese.

Gran parte degli iscritti alle vostre logge sono imprenditori, grossi industriali, militari devoti e sinceri, persone che, con le loro grandi aziende danno lavoro e assistenza a molte famiglie italiane. Solo Voi ormai, giunti a questo punto, avete l’ultima opportunità e la forza per dare una scossa al sistema politico; la capacità manageriale di invertire la rotta e di ricondurci nuovamente a sognare, poiché un popolo senza lavoro, senza principi morali e senza speranza nel futuro perde anche la dignità.

Pertanto, vi si chiede di tornare a contare, a contare molto! L’impresa è ardua e ambiziosa ma se Voi sostenete che nel “silenzio e nella speranza con vigilanza e perseveranza”, si può solo cosi “sapere, osare, volare e tacere”, allora tentate almeno un ultimo piccolo grande sussulto di orgoglio nazionale. Ridateci l’Italia!

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LA BELLEZZA

LA BELLEZZA

Andrea Macchioni

Partiamo anzitutto dalla definizione del vocabolario che alla voce bellezza recita:

“La bellezza è l’insieme delle caratteristiche percepite tramite i cinque sensi, che suscitano sensazioni piacevoli che attribuiamo a concetti, oggetti, animali o persone nell ‘universo osservato, che si sente istantaneamente durante l’esperienza, che si sviluppa spontaneamente e tende a collegarsi ad un contenuto emozionale positivo, in seguito ad un rapido paragone effettuato consciamente od inconsciamente, con un canone di riferimento interiore che può essere innato oppure acquisito per   o per consuetudine sociale. Nel suo senso più profondo, la bellezza genera un senso di riflessione benevola sul significato della propria esistenza dentro il mondo naturale”.

Considerando l’etimologia della parola, scopriamo che bello deriva dal terTnine latino bonus, da cui benelus e quindi bellus, aggraziato, confacente, grazioso.

Ed ecco che immediatamente emerge quell’archetipo tanto caro alla cultura classica che evidenzia come il Bello ed il Buono finiscano per costituire qualcosa di unitario, una sorta di quid che appare ai confini della Coscienza quando l’uomo cerca il Vero con animo puro e qui stiamo parlando dell’attività tout court del massone.

Ponendoci con semplicità di fronte a questo concetto scopriamo ben presto quanto sia difficile definire concretamente la Bellezza. La nostra osservazione spazia dalla Natura all ‘ Arte, dal Misticismo all ‘ Amore: ovunque la Bellezza affiora e finisce per entrare prepotentemente perfino in noi stessi.

A tutti è capitato di esclamare sinceramente: “Com’è bello!” o di pensare di aver fatto una “cosa bella” o anche di vedersi – sì, almeno una volta! – “belli”. Pare quasi che il concetto di Bellezza sia un po’ come quegli aspetti universali che tutti conoscono ma nessuno sa definire. Una sorta di benefico enigma.

Tutti, in un modo nell ‘altro, cerchiamo la Bellezza, perché conosciamo la felicità e il benessere che ci può offrire.

Pensando alla Bellezza, ci viene in mente subito un corpo femminile o maschile attraente – questa è la reazione più comune ed elementare.

Pensiamo anche alla Bellezza frivola e appariscente che ci viene imposta dalla civiltà dei consumi: abiti, automobili, arredamenti, viaggi esotici, la chirurgia estetica.

A molti viene in mente la Bellezza della natura: la grandezza del mare, la maestosità delle montagne, la gioia di un prato fiorito o delle foglie rosse e gialle in autunno, l’incanto del cielo stellato.

Per altri ancora è l’arte in tutte le sue forme che conta più di tutto: una statua o un dipinto, un film o una musica, una poesia o una rappresentazione teatrale.

Certuni riescono a vedere la Bellezza interiore delle persone: la bellezza della generosità, dell’intelligenza, dell’onestà. Una bellezza molto meno evidente, ma più profonda e più duratura.

Altri ancora trovano la Bellezza nelle idee, oppure nell ‘eleganza di un concetto.

Ma c’è anche chi la scopre nell ‘apparente banalità della vita quotidiana, una canzone sentita con gli amici tanti anni fa’, delle vecchie panchine in mezzo a giardini anonimi, una vecchia maglietta consumata dagli anni.

La Bellezza può aiutarci a ritrovare la voglia di vivere, ridarci il contatto perduto con le nostre emozioni, farci pensare in maniera nuova, guarire le nostre ferite più antiche, avvicinarci a un’altra persona, farci dimenticare i nostri problemi e i nostri affanni. Almeno per un po’.

Può capitare di aver paura della Bellezza, una paura non dichiarata, spesso non cosciente. Perché la bellezza a volte è troppo intensa; proviamo a pensare di assistere ad uno spettacolo grandioso nei confronti del quale si riesce ad intuire anche solo per un istante la presenza di Dio, come non sentirsi spaventati ed inadeguati?? Accadimenti come questi non possono che mettere a nudo la nostra pochezza e quindi sentiamo di non meritarla.

Parimenti la repressione o la dimenticanza della bellezza ci fanno star male: depressione, ansia, aggressività. Sono convinto che un po’ più di bellezza nelle nostre vite curerebbe molti dei nostri mali.

Si può considerare la bellezza come un valore assoluto ed oggettivo? Certamente no. o forse sì.

Nonostante per secoli con alterna fortuna si sia tentato di definire la bellezza entro canoni fissi ed immutabili cercando addirittura di teorizzarla e di insegnare, di indirizzare l’apprendimento al bello, questo concetto resta arroccato nella sensibilità personale di ognuno di noi, sia che siamo acculturati o no.

Per godere del bello non occorre essere colti e preparati, anche se ciò a volte può aiutare. Perché l’esperienza del bello sia forte, vera, profonda, bisogna invece essere liberi nel proprio giudizio ed è un esercizio particolarmente difficile anche per noi che dovremmo essere avvezzi alla libertà, quantomeno quella concettuale. E approfondendo la nostra familiarità con la Bellezza, non facciamo altro che venire più in contatto con noi stessi. Diventiamo più autentici, più forti, più sicuri. Avere fiducia nel proprio giudizio estetico non significa volerlo imporre  agli altri, significa avere autostima: star bene con se stessi, essere in contatto con le proprie emozioni e sensazioni, avere il coraggio di dire ciò che si prova e ciò che si pensa

Ricordo mio nonno materno, operaio, uomo semplice dalla cultura incerta, al quale nessun maestro aveva insegnato musica, che si commuoveva lacrime ascoltando Verdi: un ‘ autentica, sincera attestazione del la percezione del bello che lui mostrava senza vergogna e senza trovare le parole adatte per esprimerla ad altri.

La percezione della Bellezza cambia quindi dalla differente sensazione dell’individuo, ma ancora dall’epoca nella quale vive o ha vissuto o dall ‘ angolo del pianeta nel quale è nato e vive, perché in questo caso vale anche l’influenza che la società esercita in modo più o meno percepibile su ognuno di noi.

Risulta così difficile discutere obbiettivamente su di questo argomento, senza essere influenzati dal proprio senso e gusto.

Sebbene nella vita comune spesso si indichi con la Bellezza anche il gusto estetico, si tratta di un abuso di linguaggio. Si può però definire bellezza soggettiva quella dipendente dal proprio senso estetico. Possiamo definire bellezza oggettiva la bellezza definita come un insieme di qualità rispondenti a dei canoni prestabiliti e condivisi, per esempio da un gruppo di persone o da un’intera società?

La bellezza oggettiva è funzione del tempo ed alla propria cultura, poiché tali canoni cambiano col passare degli anni e restano validi per il periodo indicato. La bellezza comporta la cognizione degli oggetti come aventi una certa armonia intrinseca oppure estrinseca, con la natura, che suscita nell ‘ osservatore un senso ed esperienza di attrazione, affezione, piacere, salute.

Il processo emozionale attraverso il quale riconoscere quell’armonia che ci permette di discernere e godere del bello deve quindi essere personale e genuino, quasi sorpreso ogni volta e quindi sarebbe importante non avere idee precostituite di che cosa è bello e che cosa non lo è. La spontaneità del bello ci insegna proprio questo. Il bello non può essere racchiuso nelle nostre categorie mentali preconcette.

Il bello, per essere bello, è sempre nuovo, anche quando è vecchio o vecchissimo – quando è una musica che abbiamo sentito già mille volte, un paesaggio visto e rivisto. Ma in quel momento la musica, il paesaggio, ci rivelano qualcosa di nuovo. E’ per questo che il bello ci aiuta a essere veri. Perché se lo cerchiamo seguxndo le nostre idee di ciò che dev’essere bello, non lo troveremo mai. Così la bellezza ci insegna a cogliere l’attimo.

Spesso si afferma che un “oggetto di bellezza” è qualsiasi cosa nel mondo percepito che riveli un aspetto significativo per la persona riguardo alla “bellezza naturale”. La

presenza del sé in qualsiasi contesto umano, indicherebbe che la bellezza è naturalmente basata sul sentimento che suscita negli umani, anche se la bellezza umana è soltanto I ‘aspetto dominante di una più grande ed incalcolabile bellezza naturale.

Secondo il testo “Attaccamento e amore” (Grazia Attili, Il Mulino ed., pag. 59-61) la bellezza umana (e animale – perché non considerarla? – è noto come in tutte le specie le femmine rifiutino determinati maschi), univoca e non opinabile, corrisponde alla cosiddetta “sezione aurea” (presente anche in opere architettoniche, tra cui il Partenone), questa, unitamente ad altri segnali che indichino comunque salute fisica ed assenza di difetti genetici (esperimenti su animali indicano chiaramente che i maschi rifiutati risultano tendenzialmente portatori di svariati difetti nel DNA).

D’ altra parte anche la Natura – e qui ognuno può immaginare chi vuole – ha predisposto che la continuazione delle specie – tutte – passi attraverso una sorta di fascinazione, di attrazione irresistibile, e non parlo dell’attrazione tra sessi diversi, ma delle forme particolare di cui sono dotati i piccoli, cioè i cuccioli, ossia quell’arrotondamento delle forme, quell’impaccio irresistibile dei movimenti, quelle espressioni particolari che suscitano nei genitori un particolare senso di tenerezza e protezione che aiuta i piccoli stessi ad essere sopportati ed amati. Tutto questo corrisponde evidentemente a canoni predisposti e condivisi, basti pensare che la stessa tecnica è utilizzata con successo da chi produce peluche e cose del genere.

Bellezza e gusto dell’osservatore sembrano termini inscindibili, in quanto concepire una bellezza indipendente da un qualche osservatore che stia lì per goderla, equivale a pensare ad un dipinto bellissimo dimenticato in una cassaforte da decenni. Oppure ad un fiore che cresce in mezzo ad una foresta invalicabile da umani ed animali (mancando un osservatore, esiste allora la bellezza?). Tali oggetti possono essere senz’altro concepiti, ma mancano del tutto di quel carattere di interazione pratica (di azione e reazione) con un’intelligenza percettiva, che tendenzialmente riconosciamo al “bello”

“Mentre era seduto un giorno nella sua stanza, i suoi occhi caddero su un piatto di peltro lucidato, il quale rifletteva la luce del sole con un tale meraviglioso   splendore che egli cadde in un ‘estasi interiore, e gli sembrò di  poter scorgere i principi e il  fondamento più profondo di tutte le cose. Dapprima credette trattarsi di un ‘illusione, e per bandirla dalla sua mente uscì nel verde. Ma qui si accorse che poteva vedere il cuore delle cose, i fili d’erba e il prato, e che la natura si armonizzava con ciò che egli aveva visto dentro di sé. Non disse nulla a nessuno, ma lodò e ringraziò Dio in silenzio. ” (Martensen, H.L. Jacob Boehme: his life and Teaching).

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