LA GUERRA DELLE DUE ROSE E RE RICCARDO III : COLPEVOLE O INNOCENTE?

LA GUERRA DELLE DUE ROSE E RE RICCARDO III : COLPEVOLE O INNOCENTE?

di

Blasco Mucci

Cinquecentoquindici anni orsono, nel luglio 1483, saliva al trono d’Inghilterra Riccardo III, ultimo della dinastia dei Plantageneti. Centodieci anni dopo, nel 1593, alla corte della regina Elisabetta Tudor — nipote exfilio — di Enrico VI_I, fondatore della dinastia dei Tudor fu pronunziato contro Riccardo uno dei più terribili capi d’ accusa che la storia ricordi.

Riccardo Plantageneto del ramo di York, duca di Gloucester, è colpevole dei seguenti delitti, commessi in Inghilterra prima del 22 agosto 1485 nell’intento, raggiunto, di usurpare il trono inglese:

c fratricidio di Giorgio, duca di Clarence, che precedeva Riccardo nella linea di successione al trono; e duplice assassinio di sir Richard Grey e di lord Rivers, rispettivamente figlio di primo letto e fratello della regina Elisabetta, moglie del defunto re Edoardo IV, fratello di Riccardo;  assassinio dell’amico lord Hastings, giustificato con una falsa confessione costruita dopo la morte della vittima;

  • calunnia contro la madre, falsamente accusata — con la complicità di lord Buckingam — di adulterio nel procreare i fratelli maggiori di Riccardo, re Edoardo IV e Giorgio, al fine di fare apparire illegittimi tali fratelli e la loro discendenza con la conseguente loro esclusione dal diritto

al trono;  uxoricidio della regina Anna Nevill, attuato allo scopo — non raggiunto — di sposare Elisabetta, figlia del defunto fratello re Edoardo IV, terza nell’ordine di successione al trono;

  • assassinio del predetto complice lord Buckingam, cognato della regina Elisabetta;
  • duplice assassinio dei due nipotini, il tredicenne Edoardo legittimo successore al trono e Riccardo, figli del fratello re Edoardo IV, che aveva affidato allo zio Riccardo — nominato a tal fine lord Protettore” — la loro tutela e la reggenza.

L’accusatore, William Shakespeare, dipinge Riccardo III come un personaggio demoniaco. Egli narra che fortunatamente giustizia è fatta; gli spiriti delle stesse vittime hanno pronunciato il giudizio, auspicando l’intervento vindice e il successo di Enrico Tudor. Anche gli York traditi e assassinati confidano nell’erede dei Lancaster; la giusta pena ha colpito il reo sul campo di battaglia di Bosworth, il 22 agosto 1485, per mezzo della spada di Enrico.

Riccardo è stato ucciso una seconda volta dalla penna di Shakespeare•, da allora egli morì anche nel cuore dell’umanità, incapace di perdonargli la tragica fine dei due principini. Vi è ora chi afferma che le accuse contro Riccardo sono erronee. In particolare che nessuna prova sussiste che egli abbia fatto uccidere i nipotini; anzi, per la misteriosa scomparsa dei due bimbi senza alcuna traccia, gli indizi di assassinio inducono a volgere i sospetti contro ben altra individuata persona.

Nel 1399 re Riccardo Il fu detronizzato dal cugino, duca di Lancaster, che l’anno seguente lo fece uccidere. Il Lancaster si fece proclamare re con il nome di Enrico IV benché — interrotta la linea diretta con la morte di Riccardo II— il diritto di successione spettasse al ramo Clarence.

L’ altro ramo della famiglia, York, che veniva dopo i Lancaster nell’ ordine di successione, nulla fece in difesa dei diritti dei Clarence. Ma Riccardo di York sposò Anna Mortimer, erede dei Clarence; il loro figlio, anch’ egli di nome Riccardo, in forza dei diritti materni avanzò la pretesa della successione al trono. Regnava allora Enrico IV Lancaster. La pretesa di Riccardo di York fu motivo di esecrandi omicidi e sfociò nella guerra civile detta delle “due rose”. Nel 1436 Riccardo di York fu sconfitto ed ucciso. Un figlio di lui, Edoardo (il futuro re Edoardo IV), continuò la guerra; nel 1461 vinse e si fece incoronare re. Ai fratelli minori Giorgio e Riccardo (il futuro Riccardo III) attribuì  i ducati di Clarence e di Gloucester.

Enrico VI riparò in Scozia, ma in un tentativo di rientrare in Inghilterra nel 1465 fu catturato e imprigionato. Re Edoardo sposò Elisabetta Woodville, la bellissima vedova di sir John Grey, di dieci anni più vecchia di lui, che aveva cinque fratelli e sette sorelle. I Woodville divennero ben presto assai invadenti, suscitando reazioni sempre più gravi, finché, in loro odio, nel 1470, il conte di Warvick, d’accordo con Giorgio fratello di Edoardo IV, si impadronì di sorpresa del potere e rimise sul trono Enrico VI. Edoardo IV con Riccardo e l’amico lord Hastings ripararono a Bruges, presso la sorella Margherita, divenuta moglie del duca di Borgogna. Dopo un anno rientrarono in Inghilterra e vinsero; il figlio di Enrico cadde in combattimento e lo stesso re, catturato, fu ucciso un mese dopo. Il ramo dei Lancaster sembrò spezzato per sempre, ma insorse a pretendere di rappresentarlo Enrico Tudor, conte di Richmond, figlio di Edmondo e di Margherita di Beaufort, che si proclamava cugina in secondo grado di Enrico VI. Infatti Giovanni di Grand duca di Lancaster, attraverso il figlio Enrico IV, era bisnonno di Enrico VI e, attraverso il figlio adulterino Giovanni di Beaufort, era bisnonno di Margherita.

Nessuna conseguenza subì Giorgio che, per merito di Riccardo, si era riconciliato con il fratello Edoardo IV. Pochi anni dopo tuttavia Giorgio prese a sostenere — in forza di un editto dell’ultimo Parlamento di Enrico VI — di essere il vero e legittimo successore di Enrico VI. Edoardo IV lo fece giudicare e la sentenza fu di condanna a morte nonostante Riccardo cercasse di impedirla. Giorgio fu giustiziato e i suoi figli privati del diritto di successione al trono. Allorché il 9 aprile 1483 morì improvvisamente a Westminster Edoardo IV, gli odi provocati dalla contesa dinastica erano acutissimi tra i Plantageneti. Difficilissima la situazione ereditata da Riccardo che Edoardo, nel testamento, aveva indicato lord Protettore, cioè reggente e tutore dei suoi figli.

Tutti gli storici descrivono Riccardo quale abile amministratore e coraggioso soldato. Il giorno della sua morte, il 22 agosto 1485, la città di York sfidando le ire del vincitore Enrico Tudor, scrisse nei suoi annali: “In questo giorno il nostro buon re Riccardo venne tragicamente annientato e assassinato a tragico cordoglio di questa città”. Di lui gli storici esaltano concordi l ‘ attaccamento affettuoso e costante e l’ aiuto deciso e disinteressato al fratello maggiore Edoardo. La sua vedova ricevette da lui una pensione e fu in ottimi rapporti con lui; le quattro figlie frequentarono liberamente la reggia.

Edoardo, figlio del fratello Giorgio e Giovanni di Suffolk, figlio della sorella Elisabetta, facevano parte del Consiglio della città di York. Quando nella primavera del 1484 gli morì il figlio e successore, Riccardo III — ignorando il proprio figlio Giovanni, illegittimo — nominò suo erede al trono il predetto figlio di Giorgio, revocando così la sua esclusione dalla successione già decretata da Edoardo IV. Tra l ‘ incoronazione e la morte di Riccardo ogni familiare visse e si comportò normalmente, La regina vedova Elisabetta scriveva al proprio figlio di primo letto, lord Dorset, in esilio in Francia, esortandolo a chiedere perdono a Riccardo, sicura che questi l’ avrebbe concesso.

Quando Margherita di Beaufort, che si vantava erede dei diritti dei Lancaster, fu accusata di avere tramato contro Riccardo a favore di Enrico Tudor, figlio di primo letto. Riccardo si limitò ad affidarla in custodia al secondo marito, Lord Stanley, al quale affidò anche i beni che le erano stati sequestrati. Alla propria incoronazione Riccardo invitò tutti i membri della famiglia, compresa Margherita di Beaufort; anzi, proprio ad essa fu concesso il privilegio di reggere lo strascico della regina Anna. Taluni affermano che egli accarezzasse I ‘idea di chiudere la tragica contesa dinastica con questa sua condotta generosa.

Dai fatti esposti Riccardo risulta del tutto estraneo alla morte di Enrico VI e del figlio di lui; del pari della morte del fratello Giorgio, che egli tentò anzi impedire. Non sono provati, altresì, i primi due punti del capo di accusa di William Shakespeare: egli, nato nel 1564, riferisce cose riportate nelle cronache dello storico Holinshed — morto nel 1580 —, il quale a sua volta le aveva apprese da un manoscritto di Tommaso Moro, il cancelliere di Enrico VIII. Ma Tommaso Moro, nato nel 1478 e morto nel 1535, aveva cinque anni quando Riccardo fu incoronato; quindi anch ‘egli scrive de relato. Nel manoscritto l’autore dichiara d’aver saputo le cose narrate “da coloro che erano intimi con i suoi valletti di camera”. Chiacchiere dunque di camerieri: ma ciò poteva accadere ad .un contemporaneo dei fatti, non a Tommaso Moro!

       Il manoscritto che fu trovato tra le sue carte; risale al 1513 — quando egli aveva 35 anni. Altrove si trova un resoconto più completo di quello del manoscritto. E da ritenersi che Tommaso Moro abbia ricopiato per sé, per sua propria memoria, un testo altrui, in un’epoca in cui ciò fosse necessario, essendo la stampa agli albori. Molti indizi inducono a concludere che la fonte del racconto sia Morton: questi fu certamente un contemporaneo di Riccardo ed è altrettanto certo che gli fu mortale nemico. Egli era al servizio di Edoardo IV e operò per favorire la pace con Luigi XI re di Francia. Il monarca francese pattuì una grossa regalia in denaro in favore della corona inglese e dette una pensione annua di 2.000 corone a Morton, che da Edoardo fu nominato vescovo di Ely.

Riccardo fu fieramente contrario a questi patti e apertamente avverso a Morton. Morto Edoardo, Morton divenne uno degli animatori delle trame contro Riccardo e si adoperò per la vittoria di Enrico VII il quale, grato, lo favorì nella nomina ad arcivescovo di Canterbury, primate di Inghilterra. Morton perciò non è fonte tranquillante e perde credibilità il capo di accusa di William Shakespeare, già smentito nei primi due punti. Per il resto non rimane che ripercorrere la cronaca successiva al 9 aprile 1483, giorno della morte di Edoardo IV.

Quel giorno Riccardo era al confine con la Scozia; non si precipitò a Londra ma dispose una messa di requiem a York e pronunciò giuramento di fedeltà al nipotino Edoardo, il quale era a Ludlow, affidato a Rivers fratello della madre, che si mise con lui in viaggio per Londra scortato da 2.000 uomini. Intanto a Londra lord Dorset, il maggiore dei due figli di primo letto della regina, prese il comando dell’arsenale, del tesoro e armò le navi della Manica. Ed è in nome di Rivers e Dorset che vengono impartiti gli ordini con assoluto dispregio del Lord Protettore, cioè di Riccardo. Si profilava un’intesa dei Woodville per reggere il trono. Anche Riccardo partì alla volta di Londra con 600 uomini. A Northampton incontrò lord Buckingam, cognato della regina Elisabetta, con 300 uomini. Vi incontrò anche Rivers e, senza colpo ferire, lo fece arrestare. Proseguì verso Londra con il nipotino e il 5 giugno dette disposizioni per la di lui incoronazione fissandola ‘per il giorno 12 successivo. Nel frattempo il giovane Edoardo era stato trasferito nel Palazzo reale detto la “Torre di Londra” perché era l’unico luogo forte della città e il giorno 16 giugno — su richiesta dell’arcivescovo di Canterbury — fu raggiunto dal fratellino. L’ 8 giugno vi fu un decisivo colpo di scena; il vescovo di Bath e canonico di York, Stillington, comunicò al Consiglio di aver unito in matrimonio lady Eleonora Butler con Edoardo IV prima che questi sposasse la regina Elisabetta. Il 9 giugno a Westminster, in una lunghissima seduta dei Lords, fu redatto un rapporto per il Parlamento, convocato per il 25 giugno. Riccardo, evidentemente colto di sorpresa, chiese per lettera, il 10 giugno, alla città di York truppe per la sua protezione.

Questa accusa di bigamia a Edoardo IV è sufficiente a togliere ogni credito alla voce, non provata, che Riccardo — con l’ aiuto di Lord Buckingam secondo il testo shakespeariano, con I ‘aiuto del fratello del sindaco di Londra secondo il manoscritto — abbia diffamato la madre, affermandone un duplice adulterio nel generare Edoardo IV e Giorgio. Colpiti di illegittimità per la biÈamia paterna tutti i figli e le figlie di Edoardo e già esclusi dalla successione i figli di Giorgio e Clarence, non v’ era alcuna necessità di colpire di illegittimità anche i due defunti fratelli. Immotivata appare la successiva esecuzione capitale di lord Buckingam, narrata da Shakespeare.

Il 20 giugno Riccardo sorprese al Palazzo reale lord William Hasting, lord Stanley, patrigno di Enrico Tudor, e il vescovo Morton, che stavano organizzando la sua uccisione. Una settimana dopo Hasting fu decapitato ma i suoi beni, confiscati, furono assegnati alla vedova. Secondo il manoscritto Riccardo III era desolato d’aver dovuto perdere l’amico Hasting. Fu giustiziato anche Rivers, il fratello della regina Elisabetta, già arrestato a Northampton. Lord Stanley fu perdonato, e il perdono fu da lui ripagato con il tradimento alla battaglia di Bosworth. Morton fu posto agli arresti domiciliari sotto la sorveglianza di lord Buckingam, ma poté poi fuggire riparando nella contea di Fenn, presso Ely, da dove mise in contatto lord Dorset con Enrico Tudor. Si era così creata una intesa Woodville-Tudor in danno non solo di Riccardo ma di tutti gli York, principini compresi.

Il Parlamento incorporò la testimonianza di Stillington in un decreto, detto Titulus regius, che riconosceva a Riccardo il diritto alla corona. Dopo l’incoronazione Riccardo fece, nel luglio 1483, un viaggio attraverso I ‘ Inghilterra definito trionfale dallo stesso Oliphant, che pure fu convinto accusatore di Riccardo. Nell’ottobre vi fu un tentativo di invasione di Enrico Tudor, che trovò presidiate le coste del Devon e della Cornovaglia. Vaste inondazioni impedirono Dorset di aiutarlo e Enrico Tudor fu costretto a ritornare in Francia, dove lo stesso Dorset dovette riparare. Così pure fece l’arcivescovo Morton. Nella primavera del 1484 morì il figlio legittimo di Riccardo e poco dopo anche la moglie Anna. È priva di ogni certezza la voce che egli l’abbia uccisa per sposare Elisabetta la figlia del defunto fratello Edoardo IV, anche per il fatto che in quella circostanza Riccardo nominò suo erede al trono il nipote, figlio di Giorgio. Vale la pena inoltre ricordare che Elisabetta fu presa in moglie da Enrico Tudor.

Nell ‘estate del 1483 Enrico Tudor rinnovò il tentativo di invasione. Il 22 agosto a Bosworth, dove lord Stanley si schierò improvvisamente dalla sua parte, tradendo Riccardo, Enrico prevalse e Riccardo, appiedato e gridando “Un cavallo, il mio regno per un cavallo”, rimase ucciso. Lord Stanley pose la corona sul capo di Enrico suo figliastro, ritrovata in un cespuglio di biancospino.

Per prima cosa Enrico anticipò di un giorno l’inizio del suo regno; così poté incolpare di tradimento chi aveva combattuto con Riccardo. Quindi ordinò che il Titulus regius fosse abrogato, che venisse distrutto, che non se ne conservassero copie — ne fu trovata però una, nella Torre di Londra, nel 1611 durante il regno di Giacomo Stuart — e pronunziò in Parlamento una condanna contro Riccardo, accusato di tirannia e crudeltà ma non dell’assassinio dei due principini. Per l’esattezza, la cronaca di un monaco di Croyland Abbey, vivente Riccardo, riporta voce della morte dei due principini. In tale cronaca sono riportate anche due notizie: una errata, la seconda incoronazione di Riccardo a York e una esatta, il Titulus regius e Eleonora Butler.

Il manoscritto di Tommaso Moro, fonte indiretta di William Shakespeare, è molto obbediente alla volontà di Enrico VII. Non vi è menzionato il Titulus regius, non vi è menzionata Eleonora Butler, vi si ricorda però un’amante di Edoardo, Elisabetta Lucy, che però nega di averlo mai sposato. Ma vi si narra, principalmente, la confessione resa da Tyrrel di Gipping di aver fatto uccidere i due bimbi. Net luglio 1483, durante il viaggio trionfale, Riccardo gli avrebbe ordinato di eseguire il misfatto ed egli, recatosi a Londra alla Torre, si sarebbe fatto consegnare le chiavi, per una notte, dal Conestabile sir Robert Brackembury e avrebbe fatto soffocare i due principi da certi Forrest e Dighton. E possibile che nessuno ne avesse saputo niente? Gli altri funzionari della Torre avrebbero taciuto? E Tyrrel, uomo ben noto, non sarebbe stato riconosciuto?

A qual fine tale delitto? Il Titulus regius metteva al riparo Riccardo. Se fosse stato falso il presupposto — il matrimonio di Edoardo con Eleonora Butler — a Riccardo occorreva I ‘ uccisione non dei nipotini ma del testimone falso Stillington che continuò a vivere tranquillamente, senza noie e senza ricompense, ma che fu però, in seguito, imprigionato e dimenticato in carcere da Enrico VII. Inoltre l’uccisione dei due ragazzi sarebbe stata insufficiente, anche se necessaria per la successione dello zio al trono, perché le quattro sorelle precedevano i due maschi. Ed è mai possibile che la regina Elisabetta frequentasse a corte l’ assassino dei suoi figli?

Sir Tyrrel, il 16 giugno 1486, ottenne un perdono generale e fu nominato, da Enrico, Conestabile di Guisness sul continente ed ambasciatore a Roma. Ebbe rendite terriere a vita ma nel 1502 fu arrestato, quale reo confesso — a diciannove anni dal fatto — del duplice omicidio dei principini e decapitato il 6 maggio 1502. La sua confessione però non fu mai resa nota. In realtà la sorte dei due giovani resta un mistero! Al tempo di Carlo II Stuart, 1639-1685, furono scoperti due scheletri sotto una scala della Torre: si ritenne che fossero i resti dei due disgraziati fanciulli. Ma chi aveva interesse alla loro scomparsa era proprio Enrico; era così poco certo del proprio diritto di successione che si fece sì incoronare jure lancastriae ma vi premise jure belli, aggiungendovi, dopo il matrimonio nel 1486 con Elisabetta, confermata nella sua legittimità dall’ abolizione del Titulus regius, lo jus yorkense. Nel febbraio 1487 la regina madre Elisabetta fu privata di ogni sostanza e proprietà e costretta a rinchiudersi per sempre in un convento a Bermonsey; ci si chiede il perché! Soltanto sui due principini calò un impenetrabile silenzio; sugli altri York la sorte è nota: furono tutti eliminati da Enrico VII e da suo figlio Enrico VIII. Uno alla volta: tutti !

Lungo i 120 anni della dinastia Tudor ogni difesa di Riccardo III fu impossibile. La versione ufficiale che faceva di Enrico VII il liberatore dell’Inghilterra da un mostro demoniaco non fu potuta mai discutere e l’ accusa contro Riccardo prese piede e si consolidò. Per sua disgrazia essa mosse lo sdegno anche di William Shakespeare che nella sua immortale tragedia le dette risonanza mondiale.

Ma anche dopo la fine della dinastia Tudor solo poche voci isolate sorsero in difesa di Riccardo, ad eccezione, forse, di quella di sir Orazio Walpole. In realtà le vicende non offrono la minima prova a carico del re. Il criterio del cui prodest indica però in Enrico l’unico interessato alla scomparsa dei due fratellini dell’imminente moglie Elisabetta di York. La soppressione di tutti gli altri York ad opera di Enrico VII e Enrico VIII aggiunge argomento su argomento.

Alla domanda “Riccardo III: colpevole o innocente?” hanno risposto, nel 1979, due “giurie” a Londra e a Washington proclamando che “Sua Maestà Riccardo III d’Inghilterra è da considerarsi riabilitato a tutti gli effetti”.•

dipinto dell’Ottocento ispirato all’episodio narrato da Shakespeare. I nipoti di Riccardo III in prigione

               

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