NEL 1908 NON VI FU SCISSIONE NELLA MASSONERIA ITALIANA

NEL 1908 NON VI FU SCISSIONE

NELLA MASSONERIA ITALIANA

Ir. R.S.A.A. FU NEI.IA SUA ENORME MAGGIORANZA CONTRO IL COLPO Dl MXNO DEI, REVERENDO FERA F. Dl ALCUNI PARLAMENTARI ASSERVITI AL CLERICALISMO

Aldo Chiarle

1908: un gruppo di deputati massoni, fra i quali gli onorevoli Bissolati e Costa, presentano una mozione da discutere in Parlamento sul tema: “La Camera invita il Governo ad assicurare il carattere laico della scuola elementare, vietando che in essa venga impartito, sotto qualsiasi forma, l’insegnamento religioso”:

Il 18 febbraio 1908 si sente in Parlamento, alta e solenne, la voce del Fratello Bissolati. Il suo intervento meriterebbe di essere conosciuto integralmente perché molto attuale in questi giorni in cui si sta verificando una manovra clericale per il finanziamento dello Stato alle scuole private, che come ben sappiamo, sono nella quasi totalità, scuole gestite dai preti. Riporterò solo le parti essenziali del suo dire.

“Mi è stato fatto l’appunto – dice il Fratello Bissolati – di aver adoperato una parola dura, poiché la mozione dice …vietando che nelle scuole elementari venga impartito sotto qualsiasi forma l’insegnamento religioso. E’ una parola dura sì, Ina è dura come la logica. Diciamo subito che il problema è questo: lo Stato (non uno Stato qualsiasi) ma lo Stato Democratico può favorire, in qualsiasi modo, direttamente o indirettamente, l’insegnamento di una qualsiasi confessione? Vediamo il problema da vicino, posto che lo Stato ha dovuto e deve sempre svolgere la sua funzione.

Ora se voi considerate la funzione dello Stato nella materia educativa, voi troverete che esso non può sottrarsi a questo compito di preservare nelle giovani generazioni il diritto di affermarsi come esse credono nel campo intellettivo e nel campo morale.

 scopo dello Stato moderno deve erigersi a questo; le nuove generazioni hanno il diritto che le loro menti quando diverranno adulte siano nella migliore disposizione per accogliere quella qualunque propaganda essi credono.

E non solamente riguardo al contenuto, ma riguardo al metodo; lo Stato democratico ha il dovere di non pregiudicare lo sviluppo libero delle generazioni infantili, ed è il metodo della pedagogia scientifica la quale vuole che non ci siano astrazioni che si portino a contatto delle menti infantili; vuole che si proceda dal noto all’ignoto, che si proceda dalla realtà concreta all’astrazione. Ed invece se voi mettete l’insegnamento religioso nelle scuole, che cosa fate? Voi portate a contatto delle menti giovanili un insegnamento il cui contenuto è opposto al contenuto che io dicevo essere I esigenza della scuola nello Stato democratico, vale a dire un contenuto di dottrina trascendentale fra l’universalità dei cittadini. Perché voi venite a parlare al bambino in nome della rivelazione, della verità rivelata. Voi gli volete imporre i misteri della confessione, le astruserie dei miti delle religioni.

La Chiesa dice: quello che noi diciamo è certezza assoluta ed appunto perché per noi è certezza assoluta, quella certezza imponiamo.

Ma lo Stato risponde: io non conosco, non posso conoscere verità trascendentali; perché se le conoscessi anche solamente in parte, io negherei in me la qualità di stato democratico per diventare una più o meno larvata democrazia.

Ed anzi è qui che apparisce il vero significato (Iella formale separazione della Chiesa dallo Stato, qui dove si vede chiara, profonda, la ragione della formula e della dottrina della separazione la quale è ancora più che separazione è contrasto irriducibile. E’ contrasto fra due indirizzi che da secoli si  sono combattuti: l’indirizzo fra la libera critica e il diritto alla libera investigazione e pedagogica della scuola primaria, ma sono contrastanti fra di loro e ad oltranza in tutti i campi.

Non è lo studio della religione che si possa svolgere in una scuola primaria ma può, e deve anzi, formare oggetto della istruzione universitaria. Nelle Università fra le varie facoltà dovrebbe esserci anche quella di storia comparata delle religioni, di filosofia delle religioni. Ma nelle Università questa materia religiosa verrebbe trattata con quello spirito critico, per cui la Chiesa non è del parere di consentirvi una simile libertà di trattamento razionale della religione.

Sì, dico che in Italia i religiosi sono per la grandissima parte aderenti alla religione cattolica, per cui il solo avversario della religione cattolica non può essere dunque che il libero pensiero.

La scuola laica, vi dà il bambino non prevenuto, non pregiudicato né in un senso, né in un altro, in materia di religione e di filosofia. Esercitate sopra di lui, nella lotta, la dottrina che saprà meglio vincere ed occupare il campo delle menti adulte.

Ma quando voi confessate di aver bisogno di prendere e di sorprendere questo bambino, quando ancora la mente sua non sa controllare la vostra propaganda, di coglierlo nel momento in cui non si sono ancora sviluppati i mezzi offensivi e difensivi di ragionamento, voi confessate con questo l’intrinseca debolezza della vostra dottrina, perché voi avete bisogno di usare violenza al fanciullo per impadronirvi dell’uomo.

Se la Chiesa per questo ufficio e per questa violenza sopra le giovani menti chiede il favoreggiamento diretto ed indiretto dello Stato democratico, lo Stato democratico deve rispondere: No!

Nuvole nere si addensano sulla nostra Italia, tanto che il 1°gennaio del 1905 il Gran Maestro della Massoneria, Ettore Ferrari, sente il bisogno di indirizzare a tutti i Fratelli della Comunione italiana una balaustra sulla incompatibilità più assoluta fra Massoneria e Chiesa cattolica che riporto nella sua parte essenziale:

“L’Italia venendo a Roma non volle soltanto consacrarvi il patto solenne della sua unità, ma affermarvi le conquiste del progresso, della libertà, della umanità, spezzare ogni catena che avvinca la coscienza al dogma, ed installarvi la sovranità dello stato laico e civile. A tal patto, solo a tal patto l’Italia ha diritto di sovranità sulla città eterna.

Il nuovo pontefice, riaffermando che la civiltà del mondo è cristiana chiama alle urne i fedeli e dopo trenta anni di atroce guerra contro tutta la vita italiana, simula di accettare il fatto compiuto, spera di insinuarsi col convento e con la scuola nell’intimo del nostro organismo… questa è la Chiesa di Roma che dal medioevo ai dì nostri, ha tutelato tutti i privilegi, ha benedetto tutte le imposture e ha difeso tutte le iniquità. Il cattolicesimo fabbrichi le sue chiese, predichi i suoi vieti miracoli, abbia facoltà di propaganda; devoti alla libertà noi potremo non violentare l’opera sua. Ma lo Stato è termine inconciliabile con la Chiesa, come inconciliabili sono la scienza e la rivelazione, l’evoluzione del pensiero e il dogma, il libero esame e il sillabo. La libertà di coscienza, l’assoluta separazione dell’autorità civile da quella ecclesiastica, la perfetta laicità della scuola, la sincera applicazione della legge sulle corporazioni religiose e la conversione di tutte le Opere Pie a scopi civili, questo deve essere ed affermarsi sempre e dovunque, nei comizi, nelle cattedre e in Parlamento.

La Massoneria pur riconoscendo la piena autonomia dei Fratelli per la loro singola azione in seno ai partiti politici, non consente alcun atto che implichi dedizione e transazione con tendenze clericali. La Massoneria non copre colpe o debolezze; è scuola di abnegazione e di alta moralità. I fratelli che vi pervengono, ove sulla soglia di essi lasciassero i loro principi di libertà, devono essere e saranno raggiunti dalla condanna dell’ordine”.

Nel 1906 una altra enciclica che condanna il modernismo e obbliga tutti i sacerdoti ad un giuramento antimodernista perché il modernismo ha principi non conciliabili come fede e scienza.

Nel 1907 esplode il problema della scuola e la prima settimana sociale dei cattolici d’Italia (23/28 ottobre) è concentrata sull’insegnamento religioso nella scuola. Tanto che il 14 gennaio del 1908, l’amministrazione comunale della città di Roma, sindaco il massone Ernesto Nathan, ex Gran Maestro della Massoneria, approva un ordine del giorno che auspica che il Governo e il Parlamento approvino una mozione che dichiari esplicitamente estranee alla scuola primaria qualsiasi forma di insegnamento confessionale.

Pochi giorni dopo al Parlamento la discussione della mozione del Fratello Bissolati, che veniva respinta con 347 voti contrari e 60 voti favorevoli.

1 35 deputati massoni votarono: 17 a favore, 11 contro e 7 non parteciparono alla votazione.

La Massoneria, è noto, lascia ad ogni suo aderente la più ampia libertà di pensiero, ma la libertà di pensiero non va mai confusa con la resa alle forze oscurantistiche che cercavano di inserirsi sempre di più nelle scuole, specialmente in quelle elementari.

La posizione di Bissolati non fu una posizione presa a caso, fu un tentativo di informare l’opinione pubblica ed il Parlamento del grave pericolo che corre la scuola                                                                                                                                                                                italiana e quindi il Paese.

La giunta del Grande Oriente d’Italia dopo la votazione in Parlamento si riunì e i deputati che non avevano sostenuto la mozione di Bissoltati furono espulsi.

A favore di questi deputati si schierò il reverendo Fera Saverio, che a seguito delle dimissioni presentate dal fr. Ballori da Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato, nella sua qualità di Luogotenente reggeva in via provvisoria il posto di Sovrano.

Senza alcun rispetto per il Supremo Consiglio che non fu da lui mai convocato, dichiarò non legali le espulsioni fatte dalla Giunta del G. O. L dando così inizio ad una secessione che portò alla nascita di una altra Obbedienza massonica, denominata Piazza del Gesù, dall’indirizzo ove aveva sede questo gruppo di scissionisti.

Va detto per chiarire alcune voci distorte che ancora circolano su quella azione che il Fera non convocò il Supremo Consiglio, attestato in enorme  maggioranza sulle tesi dell’Ordine, ma avvalendosi della sua Carica trasmigò costituendo un altro Supremo Consiglio con Fratelli nominati per l’occasione pochi giorni prima al 33 0 grado ed inserendoli quindi nel Supremo Consiglio.

E’ a mie mani una cospicua parte dell’archivio Fera, con le copie originali con cui lo stesso Fera vergandole a mano – comunicava a vari Fratelli di aver firmato il loro brevetto al 33 0 grado.

La Massoneria, la sua tradizione risorgimentale, la sua laicità, la sua opera di spicco nelle amministrazioni comunali (ricordo solo il Sindaco di Roma Fr. Nathan) ebbero un gravissimo contraccolpo. La stampa clericale dette grande spazio a questa secessione e l’opinione pubblica, allora come ora poco informata sulla Massoneria, non riuscì a capire.

Il prete Pio X non per                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     se certamente occasione e dette una grande spinta di acceleratore, facendo uscire allo scoperto tutte le forze cattoliche dall’isolamento, lanciandole alla conquista del pubblico potere.

Quando il reverendo Fera, capovolgendo ogni etica massonica accusò il Grande Oriente d’Italia di fare politica, mentiva perché l’azione del G. O. I. non era azione politica, ma solo legittima difesa contro la tracotanza della Chiesa e dei preti che volevano in Italia guadaagnare tutte le posizioni perdute con la Breccia di Porta Pia.

Ancora una precisazione: non è vero che il Rito Scozzese Antico ed Accettato si schierò a grande maggioranza con il reverendo Fera; dei Fratelli di 33 0 grado solo 21 passarono al gruppo Fera e solo 2 delle 66 Camere Superiori, aderirono alla secessione.

Il colpo di mano di Fera non fu una scissione, fu una congiura e il tradimento favorì la svolta Giolitti che si avvicinò vieppiù alle forze clericali, mentre Pio X non perdeva occasione per ribadire l’assoluta subordinazione dei cattolici alle direttive ecclesiastiche anche per le indicazioni delle preferenze nelle elezioni politiche.

La Chiesa cattolica, noi lo sappiamo bene, ha tempi lunghi e nella scia di questo rimescolamento convocò nel novembre del 1910 il XX Congresso nazionale dei cattolici e pose le basi per la nascita di un partito a lei asservito.

La mozione di Bissolati non fu un romantico tentativo, privo di ogni possibilità di successo, che portò all’acceleramento della riscossa dei preti. ma un grido d’allarme perché gli italiani intendessero che la Chiesa stava marciando contro ogni libertà religiosa e di insegnamento.

Sarebbe molto interessante esaminare tutti i tentativi esplicati negli ultimi anni del passato secolo (1870/ 1895) per costituire una Italia federata sotto la guida del Papa e di quanto ha fatto la Massoneria per stroncare tutte ignobili manovre clericali che avrebbero portato l’Italia indietro di quasi cento anni.

Le manovre dei preti e la posizione della Massoneria non sono mai state sufficientemente chiarite. E questa è una mancanza storica che andrebbe colmata.

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