I MASSONI E IL GIUBILEO DEL 1900

I massoni e il Giubileo del 1900

diAnna Maria Isastia

Due grandi storici del novecento hanno scritto che la storia è sempre storia contemporanea qualunque sia l’argomento trattato, perché lo studioso lo affronta con la cultura, la sensibilità, gli strumenti conosciti\â del suo tempo e non dei secoli passati.

Anche la scelta degli argomenti di ricerca non è mai casuale, ma è dettata4 da uno stimolo o da una motivazione  che deriva dall’attualità, e questo sia nel caso che il ricercatore sia consapevole, sia nel caso che la scelta si presenti apparentemente occasionale.

In questo primo scorcio di 2000 due temi si sono imposti all’attenzione degli studiosi: l’anniversario della morte di Giordano Bruno, avvenuta  a Roma il 17 febbraio 1600, di cui cadono i quattrocento anni, e la storia dei Giubilei.

La vastissima bibliografia degli scritti di e su Giordano Bruno non ha impedito la pubblicazione di nuovi volumi e una particolare attenzione al personaggio, anche a motivo del pentimento manifestato dai vertici cattolici per gli eccessi del passato.

Quanto al Giubileo non si contano più le pubblicazioni sul tema, che è stato ed è affrontato da tutte le possibili angolature, con articoli su quotidiani e periodici, opuscoli, libri di tutti i prezzi e tutte le dimensioni.

In questo oceano di parole, la mia attenzione è stata attratta da una notizia che ho letto più volte in differenti contesti, riferita sempre con lo stesso taglio critico, su un preteso contro giubileo che sarebbe stato organizzato dal Grande Oriente d’Italia nel 1900 a Roma.

La notizia viene riportata in un libro sul Giubileo pubblicato da Francesco Sisinni; dal “Corriere della sera” in un articolo del 25 aprile 1999 intitolato 1900, lo sberleffo dei Massoni al Papa; dalla rivista “30 Giorni” che, a fine novembre, ha proposto, in una storia a puntate dei Giubilei, la stessa ricostruzione dei fatti.

Si tratta di un fatto marginale cui viene però dagli autori attribuita una importanza tutt’altro che secondaria. Ed è proprio questo aspetto a renderlo interessante per lo studioso della storia della massoneria.

Si può dunque leggere che “il Pontefice e la sua Corte sono stati oltraggiati da un contro – giubileo profano, e le timidissime aperture (vaticane e della politica cittadina) per raffreddare la “questione romana” non sono riuscite a raffreddare il forte spirito anticlericale che serpeggia in città. Il peggio accadde il venti settembre, quando la Massoneria festeggiò la ricorrenza dell’ingresso delle truppe italiane a Roma, avvenuto trenta anni prima, con un corteo che, motteggiando i riti giubilari, si spostò in pellegrinaggio tra “quattro basiliche laiche” della città.

L’irriverente processione partì dal Pantheon, perché ospitava la tomba di Vittorio Emanuele II re d’Italia, puntò sul colle del Gianicolo rendendo omaggio a Giuseppe Garibaldi che aveva dato una spallata definitiva ai papalini, proseguì fino a Porta Pia, cioè proprio alla breccia aperta dai bersaglieri di Lamarmora nel cuore del potere temporale, e infine si raccolse sul Campidoglio, sotto la statua del tribuno Cola di Rienzo, per onorare la sede del laico governo capitolino.

Chi osò sprezzante il Gran Maestro della massoneria Ernesto Nathan, che fu anche sindaco di Roma dal 1907 al 1913: “Questi monumenti sono più maestosi di quelli che una turba di gente raccogliticcia visita per ottenere indulgenza”.

Questo il testo, da cui traspare chiaramente una malcelata censura nei confronti di una istituzione che irrideva ai sentimenti, agli usi, alle credenze di un’altra istituzione facendone una sorta di caricatura.

Non a caso una studiosa attenta come Maria I. Macioti in un saggio sui contro – giubilei pubblicato sulla rivista “Iter” ha riproposto a sua volta questi avvenimenti del 1900.

Cosa c’è di vero in tutto ciò?

E’ nota la difficoltà di rapporti che vennero ad instaurarsi tra lo Stato italiano, nato ufficialmente nel 1861, e lo Stato della città del Vaticano che rifiutò di riconoscerne la legittimità fino alla firma dei Patti lateranensi del 1929. Ed è altrettanto noto come queste vicende abbiano reso estremamente complessa la storia dei primi decenni dell’Italia unita dando origine a quel movimento che va sotto il nome di anticlericalismo. Movimento di opposizione al potere politico gestito dalla chiesa cattolica in Italia e non già al cattolicesimo come religione.

Proprio per problemi di politica interna il Vaticano celebrò il Giubileo del 1875 in tono molto minore, mentre l’organizzazione di quello del 1900 provò la lealtà del governo italiano che, trovandosi per la prima volta di fronte ad un evento religioso di carattere internazionale, dimostrò la sua tolleranza favorendo in ogni modo il libero svolgimento delle celebrazioni. Questura, Comune e Vicariato lavorarono insieme permettendo la riuscita dell’anno giubilare.

In questo contesto due forze avrebbero cercato di impedire un quieto svolgimento degli eventi: i cattolici intransigenti e la massoneria. Gli uni e gli altri impegnati a criticare gli aspetti conciliatoristi dell’Anno Santo. Una serena ricostruzione degli eventi non sembra suffragare questa tesi.

In quel 1900 il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia era Ernesto Nathan appena rieletto per il secondo mandato. Presentando alla Giunta il programma che intendeva perseguire, all’II0 punto si legge: “In presenza dell’anno santo prendere in considerazione i diversi progetti messi innanzi dai vari partiti liberali e scegliere quelli che abbiano una nota eminentemente nazionale e diano speranza di felice successo”.

Nessuna crociata dunque veniva suggerita ai fratelli dal loro Gran Maestro che sperava invece di riuscire ad inaugurare ufficialmente nel corso di quell’anno la nuova sede di Palazzo Giustiniani, significativo punto di approdo di una Istituzione in piena espansione.

ln quelle stanze avrebbero trovato collocazione gli uffici del Grande Oriente, del Supremo Consiglio, della Gran Loggia del Rito Simbolico, le Sale e il Tempio per le Camere Superiori, il ‘l’empio massimo, la grande sala delle conferenze. In realtà i lavori si protrassero ben oltre il previsto e l’inaugurazione avvenne il 21 aprile del 1901, con un anno di ritardo.

Qualche mese dopo, il 22 aprile 1900, parlando innanzi a quello che oggi è il Consiglio dell’Ordine, Nathan ribadì che la Massoneria non restringe la sua azione alla lotta anticlericale l…] ; di ben altra ampiezza erano infatti i suoi progetti.

La prima grande manifestazione anticlericale prevista nell’anno giubilare era la celebrazione del terzo centenario del rogo di Giordano Bruno cui repubblicani, socialisti, massoni e liberi pensatori diedero ampio risalto.

Antonio Labriola, il caposcuola del socialismo scientifico in Italia, tenne all’interno dell’università un ciclo di lezioni “Sul destino storico di Giordano Bruno” che accese gli animi degli studenti che cercarono di raggiungere Campo de Fiori scontrandosi con gli agenti di polizia. Ci furono colluttazioni e alcuni arresti.

Il 17 febbraio, si legge su un quotidiano, a campo de Fiori, attorno al monumento a Giordano Bruno v’erano pattuglie di carabinieri e di guardie Gli ordini, a quel che pare, erano severissimi, perché se qualcuno si fermava per poco presso la cancellata del monumento era invitato a circolare. Tuttavia fu permessa l’apposizione di qualche corona.

Da questi brevi cenni sembra chiaro che l’autorità politica era ben decisa a non permettere alle forze anticlericali di turbare le celebrazioni giubilari, né d’altro canto il GOI intervenne ufficialmente, anche se appare indubbio che tra le 1500 persone accorse ad ascoltare il fratello Labriola i massoni non dovevano essere pochissimi.

I mesi successivi trascorsero senza altri incidenti fino al 20 settembre, data particolarmente sentita dalla massoneria italiana che ha voluto sempre celebrarla con particolare solennità.

Era prassi organizzare un corteo che raggiungeva Porta Pia dove, davanti alla “breccia”, si tenevano i discorsi ufficiali. Diventato sindaco di Roma, Nathan tenne alcuni celebri discorsi in quelle occasioni, il più discusso dei quali fu quello del 1910 che creò un serio incidente diplomatico con il Vaticano.

Non sembra però che il GOI abbia sfruttato la coincidenza per creare l’incidente. Se andiamo a leggere il resoconto degli eventi di quella giornata riferito dal quotidiano cattolico intransigente “La vera Roma’ possiamo constatare che tutto si svolse senza incidenti e senza grande affluenza di gente. Alcuni massoni, si può leggere, parodiando a loro modo le visite giubilari, si recarono nelle “quattro basiliche civili” che erano rappresentate dal Pantheon, dal Gianicolo, da Porta Pia e dal Campidoglio, eletti per l’occasione luoghi di culto del mondo laico.

Anche in questa occasione la polizia vegliò perché nulla turbasse i pellegrini presenti in città

Due mesi dopo, durante un breve soggiorno in Sardegna, Nathan sarebbe tornato sull’argomento affermando che sarebbe forse stato opportuno indire un giubileo laico.

Tutto qui? Sembrerebbe di sì stando ai documenti. E allora come si spiega il fatto che a cento anni di distanza è stata data tanta importanza ad un evento tanto trascurabile?

A me sembra che la notizia sia proprio l’assenza di una vera notizia.

Mi spiego meglio. Un certo intransigentismo cattolico ha “gonfiato” l’azione, la potenza, la reale possibilità di incidere nella società dei massoni ben oltre ogni più ottimistica o pessimistica possibilità.

Si sono segnalate posizioni di potere improponibili, come, ad esempio i presunti 300 deputati massoni del parlamento italiano, reali solo nella denuncia di Civiltà Cattolica.

La contrapposizione ottocentesca tra queste due realtà è stata tanto radicale che ancora oggi ne viviamo culturalmente le conseguenze.

Ecco perché studiando il giubileo del 1900, il primo giubileo svoltosi dopo l’unità, si è voluto trovare a tutti i costi una opposizione della massoneria a questo rito cattolico. Opposizione che in verità non mi sembra ci sia stata.

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