LA MASSONERIA TORNA ALLA RIBALTA IN ITALIA

Un’immagine interna della sede massonica del Grande Oriente d’Italia nella galleria Umberto I, eccezionalmente aperta al pubblico, a Napoli, 22 aprile 2017. ANSA / CIRO FUSCO

La Massoneria torna alla ribalta in Italia

DIVISIONI E MOLTIPLICAZIONI DEI GRANDI ORIENTI

Oggi sono riapparsi sui giornali e sui muri i simboli e le iscrizioni sibilline della fratellanza dei Franchi Muratori. La gente ci capisce poco o nulla. Le giovani generazioni, poi, non credo abbiano della Massoneria un’idea molto più chiara di quella che ne aveva l’illustre epurando, Per giunta le Massonerie sembrano non essere una o due, ma tre, quattro, cinque, e combattono fra di loro, polemizzano oscuramente: il che non contribuisce davvero ad illuminare l’opinione pubblica. Cercheremo di farlo noi, almeno su alcuni punti essen-

Non si può qui risalire alle origini leggendarie o storiche della misteriosa confraternita: le quali si riallaccerebbero alla costruzione del tempio di Gerusalemme, ad opera del Re David: ed il nome franc-maçon, libero muratore e la terminologia (Grande Architetto dell’Universo, loggia, balaustra, ecc.) non sarebbero altro che echi di quella colossale opera architettonica. Un’altra tradizione a cui riferirsi sarebbe quella pitagorica; ed anche qui militano a favore della tesi i simboli (squadra, triangolo, valore mistico, e indicativo dei numeri) di cui i massoni fanno uso. Ma forse è più attendibile la tesi che ci riporta a tempi più recenti ed esattamente al medio evo e a quegli ordinamenti di costruttori edili, inglesi, scozzesi ed anche italiani (i maestri comacini) che prosperavano come organi corporativi e come centri d’arte e di studio. Ancora sarebbero da ricordare l’ordine dei Templari, i Rosa Croce (associazioni più propriamente mistiche) ed alcuni centri di studio del periodo umanistico.

Quest’ultimo riferimento ci comincia a riportare nella storia, se è vero che si trova registrata una “Confraternita di S. Giovanni” amne in molti elementi alla Massoneria, in Germania nel 1440. Viceversa un’inglese “Company of Masson of the City” esisterebbe dal 1620. A tali associazioni si iscrivevano persone di alto rango, particolarmente inclini a studi filosofici ed umanitari. L’avvenimento più importante ed indubitabile, da cui data la storia della massoneria moderna, è comunque la unificazione delle sei Logge di Londra in una sola Gran Loggia” in data 1717, il 24 giugno, giorno sacro a S. Giovanni di Scozia.

Dall’ Inghilterra, la massoneria dilagò nel mondo. È abbastanza noto il contributo dato dai massoni alla causa del Risorgimento, per la quale essi lavorarono al fianco dei loro fratelli carbonari: massoni furono Foscolo, Romagnesi, Pisacane, Rossetti, Manin, La Farina.

Nelle varie logge disperse per l’Italia risorgimentale, si era venuto sviluppando – accanto al rito tradizionale, detto “Rito scozzese antico ed accettato” – un rito propriamente italiano o “Rito simbolico”. E su questa doppia ritualistica che verteranno tutte le questioni interne della massoneria italiana, le sue polemiche, le sue scissioni.

Già molto faticoso fu il processo di unificazione delle varie logge, al momento dell’unificazione nazionale: la Costituente massonica dovette riunirsi più volte e solo nel 1864 si riuscì ad unire le diverse tendenze ed associazioni, proclamato un unico Grande Oriente, del quale fu chiamato a Gran Maestro Giuseppe Garibaldi. Rimane dissidente solo la massoneria siciliana, che pure aveva avuto a capo fin allora proprio lo stesso Garibaldi; solo qualche anno dopo essa aderì alla massoneria unita ed ormai ufficiale.

Il Grande Oriente d’Italia contribuì vivacemente, attraverso i suoi iscritti, militanti nel campo politico, all ‘annessione di Roma all’Italia; e dopo Porta Pia, trasferì a Roma la sua sede principale, Oggi s’usa chiamarla “Massoneria di Palmo Giustiniani” dal nome del palazzo, sito fra il Pantheon ed il Senato, dove il Gran Maestro Ernesto Nathan la installò il 18 aprile 1899. Precedentemente essa aveva sede in Via del Governo Vecchio III ; ed il 20 settembre 1893 si era trasferita nelle storiche sale di Paolo V a Palazzo Borghese.

“L’organizzazione massonica italiana – chiarisce il Nathan – si riassume in una serie di logge od associazioni locali, sparse nei vari centri, libere della loro azione singolare periferica, ma sotto la direzione e il governo unificatore di un consiglio centrale, detto Grande Oriente. I capi delle Logge, come il capo del Consiglio – denominato Gran Maestro – e il suo supplente sono nominati con elezioni a doppio grado; gli altri funzionari a maggioranza assoluta di voti. Nei rapporti fra i diversi paesi, solo i Consigli centrali corrispondono fra loro e dove esiste una massoneria regolarmente costituita un’altra Nazione non può impiantare logge sue: così abbiamo logge di Italiani dipendenti dal Grande Oriente degli Stati Uniti, Logge di inglesi dipendenti da noi e così via”.

La bandiera della massoneria è verde listata di rosso con al centro la squadra ed il compasso incrociati in oro. La sigla A.G.D.G.A.D.U. “Alla gloria del Grande Architetto dell ‘Universo”; anche in fraicese essa corrisponde “a la gloire du Gran Architecte de l’ Universe”: ragione per cui essa è adottata universalmente e si chiama “formula cosmopolita”. La ritualistica e la simbologia massonica sono naturalmente tenute segretissime; comunque alcune cose i profani conoscono, come i grembiuli di cui si cingono i fianchi alcuni gradi durante le sedute, ed il cenno di portarsi una mano alla gola che significa ‘tratterrò nel mio petto le parole che ne vorrebbero uscire”. Al posto del punto, scrivendo, i massoni adoperano tre puntini disposti a triangolo, probabilmente in omaggio al valore simbolico tradizionale del numero tre: quanto al triangolo, rientra evidentemente nella serie dei simboli “architetturali”.

Nel 1908 avvenne quella scissione che ha diviso in due la massoneria italiana. Essa fu originata da due fatti:

  1. una proposta di unificazione in un unico rito Scozzese Antico ed Accettato e del Rito Simbolico, proposta che fu respinta dal Supremo Consiglio.
  2. il voto dato alla Camera da alcuni deputati militanti nella Massoneria in occasione della discussione del progetto di legge sulla soppressione dell ‘insegnamento religioso nella scuola primaria. Tali deputati s ‘erano manifestati non del tutto contrari a tale insegnamento, contrastando in ciò alle vedute della Massoneria, che propugnava la laicizzazione dell’intera vita civile, senz’altra autorità di quella libera dell’uomo.

I dissidenti si riunirono intorno a Saverio Fera, formando la Massoneria così detta di Piazza del Gesù, nella quale si esercita soltanto il Rito Scozzese Antico ed Accettato.

Se interrogate un massone di Piazza del Gesù, vi dirà che solo la sua confraternita tende a mantenere intatto il carattere puramente spirituale dell’ordine, mentre a “Palazzo Giustiniani” si fa della politica. Per altro noi abbiamo l’impressione che da tutte due le parti se ne faccia: solo che a Piazza del Gesù essa è politica conservatrice, mentre a Palazzo Giustiniani si tratta di politica democratica, repubblicana e progressista,

Non è senza significato che a tale massoneria abbiano appartenuto quasi tutti i principali rappresentanti dei partiti repubblicano e radicale; da Bovio a Carducci, da Rapisardi a Barzilai.

Le due massonerie continuano a convivere, avversarie spesso pacifiche, fin all’avvento del fascismo, Piazza del Gesù ottenne riconoscimenti stranieri; ma non ne mancarono neanche a Palazzo Giustiniani. Curioso è il caso degli Stati Uniti, dove il Grande Oriente di Wasington riconobbe soltanto la Massoneria di Piazza del Gesù, in quanto professante il “Rito Scozzese Antico ed Accettato” mentre la loggia di New-York non volle riconoscere altro che la loggia tradizionale di “Palazzo Giustiniani”, giudicando irregolare il modo in cui gli altri fratelli se ne erano allontanati.

Affacciatosi alla ribalta Mussolini, a Palazzo Giustiniani l’opposizione fu subito recisa ed inesorabile. A Piazza del Gesù viceversa il Gran Maestro Raul Vittore Palermi, fece una manovra di accostamento; riuscì, pare, ad attrarre nella loggia alcuni gerarchi, fra cui Balbo, Rossoni, Farinacci; e nel 1924 fece un formale atto di adesione e fedeltà al fascismo, a nome di tutti i fratelli.

Ma Mussolini, che aveva nell’animo, quell’infantile terrore di cui si parlava, e che della massoneria era antico avversario (al congresso socialista di Reggio Emilia era stato lui a proclamare I ‘incompatibilità del marxismo con le dottrine massoniche) non volle saperne e nel 1926 sciolse ambedue gli ordini. Il Palermi però rimase sempre ben accetto al fascismo ed indisturbato, tanto da ottenere una sinecura al Ministero delle Comunicazioni e, sembra, anche alcuni incarichi all’estero.

Qualunque rappresentante di qualunque massoneria interroghiate, vi dirà che, – tranne sporadici incontri di persone – di vera e propria attività massonica, nel ventennio fascista non è il caso di parlare. Tutti i fratelli – come si dice in gergo – caddero in sonno”. Il risveglio avvenne poco prima del 25 luglio, quando Domenico Maiocco, già “33” a Palazzo Giustiniani, poi esule in Francia, raccolse alcuni militanti di alcune logge tradizionali e costituì una massoneria così detta umificata” della quale off il grado di Gran Maestro al Palermi. Ma quest’ultimo ebbe paura delle ire dittatoriali e delle orecchie finissime dell’OVRA e declinò l’incarico, “girandolo” al Maiocco stesso.

Dopo l’ 8 settembre tornò a costituirsi ufficialmente la massoneria di Palazzo Giustiniani, rinviando a dopo la liberazione dell ‘intera Italia la nomina del Gran Maestro, e nominando una specie di consiglio di reggenza, formato da Cipollone, Lai, Guastalla.

Piazza del Gesù aveva fatto altrettanto già dal periodo badogliano, richiamando in carica il Palermi. Il quale, però, venuti i Tedeschi, preso da un altro impulso…di coraggio, diede le dimissioni ed affidò la carica di Gran Maestro al suo luogotenente De Cantellis, in data 4 dicembre 1943.

Ma alcuni “fratelli” non approvarono l’operato del De Cantellis, e decisero di seguire l’esempio di Palazzo Giustiniani, nominando un triunvirato di reggenza. Il De Cantellis (che fra l’altro è un gran decorato della grande Guerra ed ha un bel passato di attività benefiche nel campo sociale) trascinò con se un buon numero di adepti.

Nel frattempo il Maiocco si riavvicinò a Palazzo Giustiniani, dove però pretese di essere nominato Gran gli fu risposto che aspettasse la liberazione d’Italia, dopo di che avrebbe avuto anch’egli, come tutti gli altri fratelli, le sue probabilità di essere eletto. Al che il Maiocco replicò adducendo un’investitura ricevuta in una loggia di Parigi. Ma, dati

i principi che regolano la rete massonica internazionale, e a cui si riferisce la citazione di Nathan di cui abbiamo parlato più sopra, tale investitura non ha nessun valore (è come se un Deputato della Camera dei Comuni pretendesse dei essere Deputato anche della Camera Italiana). Così il Maiocco (meglio primo in Gallia che secondo a Roma), si allontanò di nuovo e tenne per se la massoneria unificata di sua creazione, quella stessa che oggi si trova mescolata all’affare Salvarezza-Gobbo del Quarticciolo, chi dice per la sede (Sita, com’è noto, a Via Fornovo, nel Palazzo, ormai famosissimo, dell’ex G.I.L.) chi dice per altri e più oscuri motivi.

Il 4 giugno, degli Alleati, il triunvirato, della diciamo così “Piazza del Gesù, bis” nuovamente la carica suprema al Palermi, sperando nei benefici effetti di una sua pretesa autorità internazionale e specie nel mondo anglosassone (a noi consterebbe però che egli sia stato radiato dal Grandi Oriente di Wasington per il suo filofascismo). Nacque così 1a massoneria di Via della Mercede; nella quale, però il 10 ottobre 1944 si verificarono nuove del Palermi, sostituito da Gustavo Scevrini, un odontoiatra di Napoli. E tutto sarebbe finito qui, se il Palermi (il cui comportamento, sia pure giustificato, dall ‘età senile, appare per lo meno bizzarro) il 20 dicembre non avesse fatto, seguito da alcuni ex fascisti di Bari e da altri energumeni, un atto di forza, irrompendo nella loggia di Via della Mercede e mettendone alla porta i suoi designati successori.

La morale è che abbiamo oggi a Roma la bellezza di cinque Massonerie; Palazzo Giustiniani senza Gran Maestro; Piazza del Gesù con De Catellis; Piazza del Gesù bis con Scevrini; Via della Mercede con Palermi; Vla Fornovo con Maiocco.

Tutta questa ridda di particolarismi e di arrivismi non fa certo bene alla veneranda istituzione, anzi conferma nell’opinione pubblica la sensazione, fomentata da vent’anni di propaganda fascista, che la massoneria non sia altro che un’associazione di mutuo soccorso politico e materiale, un colossale imbroglio per i gonzi al servizio delle ambizioni di pochi.

Se tuttavia le “massonerie serie”, cioè non inquinate da queste deviazioni personalistiche, vorranno agire come per il passato ed influire sugli avvenimenti italiani, quali probabilmente di credito e di successo hanno?

Si può considerare ancora attuale la massoneria, insomma?

La massoneria, considerata nel suo contenuto filosofico, altro non è, ci sembra, che schietto “illuminismo”: essa risente di quell ‘entusiasmo per la divinità dell’uomo e della ragione, per la scienza intesa a soppiantare ogni fede, per l’umanità come indefinito progresso, che fece dell ‘ illuminismo un preromanticismo, generando le così dette “società di anime belle”. L’uomo moderno è viceversa portato a creder poco nel progresso, a pensare che la scienza non sia altro che strumento di distribuzione e che il potenziamento dell’individuo altro non sia che volontà di potenza e dunque egoismo piuttosto che dedizione alla causa dell’umanità. L’uomo moderno è portato a pensare che il male non si vinca con uno slancio romantico dell’anima, ma piuttosto con le leggi, con l’autorità, con la costrizione; e che alla fine di questo stato di cose generi un rapporto duro e violento tra una massa informe ed un’elite politica.

Tuttavia è indubitato che quest’uomo così scettico, più fiducioso negli istinti che negli ideali, abbisogni una fede; ed ecco che il ad esempio, lo richiama proprio ad un’idea del progresso civile e del bene comune; ed ecco che i più avvertiti pensatori denunciano nell’irrazionalismo il male del mondo moderno.

Per queste vie potremo ritrovare sulla strada anche la massoneria, la quale appunto si fonda sui criteri di progresso e ragione. Ma soprattutto la ritroveremo sul terreno politico; perché proprio in questo lo scettico uomo di cui stiamo parlando ha ragione da vendere; nel ritenere che nessuna ideologia abbia valore determinante se non si converte in una forza sociale.

Da questo punto di vista è probabile che la massoneria di Palazzo Giustiniani sia la più pronta e vivace a venire incontro alle esigenze attuali. Il suo neo-illuminismo (di un neo-illuminismo oggi si vocifera da molti) lo ha posto, sempre, in Italia fianco delle sinistre; repubblicani, radicali, socialisti e riformisti l’hanno nutrito di capi e di gregari; una dichiarazione di Domizio Torrigiani, I ‘ultimo Gran Maestro (a cui avrebbe dovuto seguire Placido Martini, fucilato alle Fosse Ardeatine) che risale al 1920, si dichiara aperta a qualunque elevazione del lavoro, anche al comunismo, purché avvenga sul piano della libertà, Questo equilibrio di libertà e giustizia potrebbe condurre la linea politica di questa Massoneria su un piano affine a quello, per intenderci, del Partito d’Azione, o al socialismo di Saragat. L’importante è che i vecchi uomini non si isteriliscano nelle posizioni di un mauinianismo e radicalismo superato.

D’altra parte le varie massonerie provenienti da Piazza del Gesù faranno più volentieri il gioco della reazione, Ecco dunque trasferita sul piano della lotta per la Costituente la tradizionale antitesi massonica. Monarchia e Repubblica, malgrado la dichiarata apoliticità dell ‘ordine, diventeranno domani anche per esso i termini della battaglia.

Ma quale peso effettivo potrà avere questa “forza oscura”? Essa conta fra gli anziani molti aderenti, e si dice che a Palazzo Giustiniani vi siano due Ministri del Governo attuale, di cui uno Capo-Partito. Ma la vitalità di un movimento è soprattutto nella sua possibilità di fare nuove leve. Aderiranno i giovani?

I giovani d’oggi non sembrano molto disposti al mistero. Ed ecco il primo degli elementi che possono rendere inattuale la massoneria ai loro occhi.

Circa il segreto massonico, dichiarava il Nathan: “La istituzione aspira alla sua abolizione, ma condizione indispensabile è la reciprocità. Fin quando la Compagnia del Gesù ed altre congreghe siffatte ordiscono le loro trame al buio, non siamo molto disposti a pubblicare elenchi a loro totale beneficio e a nostro danno”. Va bene, ma la disincantata gioventù del 1945, tra cui è già difficile trovare una disposizione alla “Società di anime belle” tratterrà poi il riso di fronte all ‘armamentario simbolico di cui il segreto s’ ammanta?

Nella citazione del Nathan echeggia poi un’altra delle direttive massoniche che oggi possono sembrare inattuali: I ‘anticlericalismo. Ma è questo un punto che crediamo, i massoni non possono rivedere senza svuotare d’ogni contenuto la loro ideologia. Né è a dire che fra mondo laico e mondo ecclesiastico non sia più desiderabile una tregua, ed un reciproco rispetto, che una rispettiva ingerenza: ad una tregua così intesa, forse i massoni potrebbero arrivare. Certo che ha destato in tutti loro la dichiarazione di morte decretata per l’anticlericalismo recentemente dal Palermi.

La Massoneria non può fare a meno di svolgere azione politica. D’altra parte non può rinunziare alla sua struttura segreta, altrimenti diventerebbe un partito e non un’associazione nella quale convengono uomini di tutti i partiti? La Massoneria non può fare a meno di essere l’araldo dello spirito laico; d’altra parte non può non tener conto della mutata situazione degli animi nei riguardi delle religioni. Su queste antinomie s’imposta la sua situazione d’oggi, che potrebbe diventare un vicolo cieco,

Ruggero Jacobbi      Dal settimanale romano “Domenica ” del 4/2/45    

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