IN MEMORIA DEL FRATELLO AUGUSTO

In memoria del Fratello Augusto

Carissimi Fratelli,

il nostro Rituale dice che ci riuniamo “per edificare Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al vizio e lavorare al bene e al progresso dell ‘Umanità ‘

Orbene, i nostri normali lavori in Tempio sono soprattutto, o dovrebbero essere, lo scavo (delle prigioni al vizio, quando si lavora in Primo Grado) e l’elevazione (di templi alla Virtù, con i lavori in Terzo Grado). Ma lavorare per il bene e il progresso dell ‘Umanità, quando lo facciamo?

E sempre stata mia convinzione che tale lavoro consistesse nell’esempio che ciascuno di noi porta all’esterno sì da far pensare coloro che vivono accanto a noi, ma tale esempio non necessariamente deriva da un iniziato, perché esso può benissimo giungere anche da un profano di buoni costumi.

E allora? Allora noi dobbiamo avere in più la visione esoterica delle cose, del mondo e della vita stessa. Il mondo, beh, è quello che è e va come va, e noi possiamo solo, caricandoci come molle nei nostri lavori rituali, migliorarlo un pochettino quando, fuori dei nostri Tcmpli, scarichiamo le energie ivi accumulate; la vita, invece, nei suoi molteplici aspetti comprende anche la morte o, per dirla con il nostro linguaggio, il passaggio all ‘Oriente Eterno.

Un iniziato non teme c non ama particolarmente né la vita, né la morte, poiché sa che la vita va vissuta come un evento del ciclo, conscio di essere un aspetto, una faccia, di quel diamante dalle infinite sfaccettature che è quell’Ente che noi definiamo Grande Architetto dell ‘Universo, e la morte non è che un ‘altra faccia dello stesso diamante.

Ciascuno di noi, insomma, concorre alla costruzione del Tempio che l ‘ Umanità deve costruire per poter effettivamente crescere spiritualmente, e ciascuno di noi deve impegnarsi al massimo perché occorre lavorare dapprima su noi stessi e poi, ma solo in un secondo momento, alla costruzione più generale. E qui dobbiamo lavorare per noi e, in un certo senso, anche per tutti coloro che, non sentendone la necessità, non collaborano.

In questa Loggia la Catena che ci unisce è sembrata per un attimo interrotta l’altro giorno quando un ‘inesorabile malattia ha vinto la forte tempra di un uomo giusto che per tanti anni ha lavorato con noi, per il suo e per il nostro perfezionamento: il Fratello Maestro Augusto CMSS, già Maestro Venerabile di questa Officina. Tuttavia egli continua, in spirito, ad essere presente qui con noi per cui dobbiamo ritenere non interrotta la nostra Catena, ma tuttora unita e salda.

La sua professione era insegnare, qui tra le Colonne come Maestro Massone, nel mondo profano come professore insegnando ed educando dei giovani che si preparano ad affrontare la vita. Noi che lo conosciamo bene sappiamo con quanto amore egli esercitasse questo suo ruolo, con quale e quanto impegno egli ci si dedicasse, dirci ben oltre il dovuto.

Coerentemente con questi suoi intendimenti, quindi, intendo onorarlo con un atto concreto che a me pare indirizzato per il bene dell ‘Umanità:

Prendendo lo spunto dalla rivista Hiram no I l e 12 del 1988, intendo devolvere il Tronco della Vedova, e quanto raccoglieremo in seguito, all’iniziativa Manana, e più specificatamente al Villaggio Mi Perù.

Si tratta dell ‘impegno assunto in prima persona dalla Massoneria Peruviana di allestire un villaggio intero per 25.000 persone, educarle ed istruirle!

Come appare evidente è un impegno molto oneroso, sotto tutti i punti; innanzi tutto le dimensioni: 25.000 persone sono molte, moltissime; poi per il grado di grande sottosviluppo in cui ci si appresta ad operare, ove mancano molte delle infrastrutture che qui noi siamo abituati a considerare normali, cd infine perché instillare nei giovanissimi (ai quali il nostro contributo intende specificatamente andare) l’idea di studiare oggi per poi avere un qualche cosa in più domani è impresa ardua. Insegnare a lavorare, con il rispetto di certe norme di elementare comportamento e di rispetto, non è cosi facile come superficialmente può apparire, ma sono certo che voi» carissimi Fratelli, già avete intuito la bellezza di questa iniziativa e ciascuno di noi l’ha già fatta sua. Vorrei chiudere con una poesia del Fratello Elio Pronzini:

TENUTA FUNEBRE

Non pianger Sorella!

Chi ieri

Fratello era nostro e tua guida

ln noi uve così come allora viveva.

Domani non più in questo Tempio

saremo a tessere amore al rimpianto.

Ricorda

che devi morir

 ma pure che il sole fiammante di luce

 ci chiama al lavoro.

Ricorda che vivere devi!

A. Bgg,

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