UNA SOCIETÀ
SEGRETAMENTE PALESE di Manlio
Maradei
Quando sottoponiamo ad analisi le antiche usanze massoniche, una premessa appare subito necessaria: non siamo mossi dall’ ansia di adeguarci al comune sentire dei contemporanei (o allo “spirito del secolo” come si diceva qualche anno fa). Chi sono i contemporanei? Coloro che condividono il nostro tempo. Ma quale tempo? In ambito iniziatico si deve distinguere fra tempo sacro e tempo profano, e naturalmente soltanto il primo ha rilievo quando si studiano le tradizioni o le semplici usanze della Libera Muratoria.
Tempo sacro — sarà utile dirlo — non significa unicamente tempo di liturgie o di ricorrenze religiose: così come immagina la gente comune, al di fuori del “fanum” degli iniziati. Il tempo sacro è quello che — anziché consumare. logorare, o addirittura divorare alla maniera di Cronos — offre agli adepti sostanza vivificante. E tempo che tentiamo di creare nell’azione rituale massonica, quando una perfetta coralità di
intenzioni e di capacità unisce i fratelli e li porta in una dimensione “ulteriore”.
Ma la distinzione sacro-profano, e più esattamente iniziatico-profano, riguarda anche la Massoneria: iniziatici sono i suoi riti. i suoi fini, la sua origine; profana è l’organizzazione, l’amministrazione; profano è il meccanismo statutario (pur con riverberi iniziatici). La profanità s’è del resto insinuata anche in talune parti del rituale che perciò non si può considerare interamente “sacro”. Basti pensare al rituale d’agape, con le sue polveri da sparo e le sue cannonate, tanto intrinseche agli accampamenti militari e alle logge di reggimento. (Non c’è dubbio che un buon oratore di Loggia saprebbe dimostrare la sacralità del cannone. ma occorre un limite anche per l’arte retorica).
Questa lunga premessa è ancora più necessaria quando si affronta lo spinoso problema del segreto. E qui, a complicar le cose. il segreto massonico si biforca in segreto settario e segreto settario, e quest’ultimo si ramifica rigogliosamente.
Il segreto iniziatico. Con questa dicitura s’intende quella illuminazione che il libero muratore riesce a raggiungere (se ci riesce) con lentezza e fatica, con l’aiuto dei simboli e dei riti, con il sostegno dei fratelli, con l’ intuizione e la crescita spirituale. II segreto iniziatico appattiene dunque a un ordine di conoscenze acquisibili su un piano che trascende il pensiero logico e la parola. Per sua stessa natura, non potrà mai essere rivelato con parole: è come si ama ripetere ineffabile, indicibile. Non potrà mai essere comunicato nemmeno con segni, disegni, espressioni artistiche, atti o gesti. Tecnicamente perciò non dovremmo considerarlo un segreto, perché il segreto copre qualcosa di conosciuto ma che si mantiene celato, pur essendo comunicabile. Del resto la storia della Massoneria non parla di segreto iniziatico ma soltanto di segreti settari, che riguardano segni di riconoscimento, tecniche di mestiere e simili concretezze. Per la teorizzazione del segreto iniziatico bisogna aspettare il guru francese René Guénon, il quale tuttavia avverte: “L’ iniziazione non trasmette il segreto stesso che è incomunicabile, ma l’influenza spirituale che ha i riti e i simboli per veicolo e che rende possibile il lavoro interiore mediante il quale ognuno raggiungerà questo segreto più o meno completamente, più o meno profondamente’
Una cosa non è vera perché la dice René Guénon; l’ipse dixit non funziona nella Massoneria che si vanta di non porre limiti alla ricerca della verità. Tuttavia la formula guenoniana era suggestiva e — come vedremo — rispondeva a un bisogno di camuffamento che lo scrittore francese non poteva prevedere. Ma intanto notiamo due cose. Prima: ridurre al concetto di segreto le vette dell’esperienza iniziatica ci sembra un’operazione intellettuale un po’ rozza (malgrado il generico aggettivo “iniziatico” incollato al segreto). Meglio sarebbe stato non definire affatto quelle vette. o cercare
un vocabolo più adeguato benché sempre imperfetto (tenuto conto della ineffabilità). Meglio lasciare che ognuno immagini il fine dell ‘ iniziazione secondo il suo background culturale e le sue aspirazioni: chi pensa al raggiungimento del Sé, chi alla conoscenza assoluta, chi ai poteri psichici, chi alla mitica Loggia Bianca che governerebbe il mondo… Seconda nota: la teoria guenoniana nega che l’iniziazione massonica conferisca il segreto iniziatico. Sul filo del paradosso. ci si chiede perché definire “Iniziatico” qualcosa che non vien dato dalla iniziazione.
Ma qui corriamo il rischio di attardarci nel divertimento accademico. Se del segreto iniziatico non si può dire niente — perché di natura indicibile è inutile perder tempo a parlarne. Sul piano della concretezza, si può tuttavia aggiungere che la teoria del segreto iniziatico ha fatto comodo a molti massoni che non riuscivano a negare resistenza di vaste sacche di segreto settario nella nostra Istituzione (a qualunque “palazzo” riferentesi). Quando l’ analisi del segreto settario si fa più stringente. il massone ha un moto di fastidio, assume un’aria di sufficienza e dice: “Non puoi capire; si tratta di segreto iniziatico…
Il segreto settario. Riguarda la composizione e il funzionamento di una associazione, di una setta (politica, religiosa, mercantile eccetera). Come s’è accennato, tale tipo di segreto avvolge cose concrete, conosciute (o conoscibili in futuro) dai membri della setta; cose facilmente dicibile comunicabili a parole o con altri mezzi umani.
Non vorrei qui ripetere quanto ho scritto nel libro Iniziazione e segreto massonico Problemi e prospettive per il terzo millennio, distribuito a gennaio dalla casa editrice Bastogi. A scanso di fraintendimenti, debbo però ribadire la mia convinzione: la Massoneria è un’associazione del tutto palese, che però si trascina dietro il fardello di una struttura segreta. Questa è la sua contraddizione, questo il suo dramma culturale. I massoni non possiedono segreti rilevanti dal punto di vista morale, giuridico. sociale, politico, economico; tuttavia giurano centinaia di volte di non rivelare i loro inesistenti segreti. Se inizialmente questa pratica aveva un valore pedagogico, ormai ha finito per diventare una follia intossicante.
Si è tentati di dire: s’è sempre fatto così, è la tradizione. Magari con una bella T maiuscola che stende una patina di antiquariato e di sacralità sulle cattive abitudini… In realtà non sempre si è fatto così. Il segreto dei franchi muratori nascondeva le tecniche di lavoro costruttivo, e non già le persone. I muratori che liberamente percorrevano l’ Europa ci tenevano che si conoscesse il loro stato di franchi, cioè di liberi. Era questa qualifica personale che permetteva loro di sottrarsi (affrancarsi) all’obbligo di residenza territoriale, a disposizione del signore feudale. Costui aveva tutto il diritto di tassare i suoi sudditi e di sottoporli a corvée (cioè a lavoro non retribuito).
Anche i luoghi di riunione lasciano immaginare una piena visibilità dei franchi muratori. La loggia eretta nel cantiere era sotto gli sguardi di tutti; non era una cripta d’incontri furtivi. E anche nelle mutate condizioni dell’epoca moderna, agli inizia del Settecento. le cronache massoniche londinesi ci parlano di abituali incontri nelle taverne. che non sono il posto migliore per nascondersi. Ricordate la Taverna dell’oca e del girarrosto?
Ma quali sono i documenti nei quali possiamo rintracciare elementi certi di segreto settario? I lettori di Nuova Delta sicuramente già li conoscono; sono gli Antichi Doveri, i Landmarks. gli Statuti di Napoli (travasati nelle norme della Gran Loggia d’Italia) e i Rituali. Per comodità di consultazione, e per non incorrere nel “delitto” di violazione del segreto, è più agevole far ricorso a Le charte fondamentali della universale Massoneria di Umberto Gorel Porciatti, ed ai Rituali dei lavori dell’Ordine degli antichi, liberi, accettati muratori nonché ai Rituali dei lavori del Rito scozzese, entrambi di Salvatore Farina. Tre libri che in cinquant’anni hanno avuto numerose edizioni diventando i best seller dell’esoterismo. Anche per gli Statuti esiste una bella edizione critica di facile reperimento in libreria. Naturalmente ci sono alcune diversità rispetto ai volumetti distribuiti attualmente nelle logge, ma non tali da impedire un ragionamento di carattere generale.
Vediamo adesso a volo d’uccello quel che scrivono i sacri testi. Gli Antichi Doveri: “Sarete circospetti nc
el vostro dire in modo che il profano più accorto non possa capire… Non dovete far riconoscere alle vostre famiglie e ai vostri vicini quanto concerne la loggia.. Landmarks di Mackey; “La Massoneria è una società segreta che possiede segreti…”. E i I.andmarks secondo Findel: “Il massone deve essere segreto con i profani e serbare il segreto sulle cerimonie massoniche, specialmente in ciò che riguarda le parole e i segni di riconoscimento”. Ecco ora gli Statuti di Napoli: libero muratore, considerando profani tutti coloro che non riconosce come fratelli, deve guardarsi dal rivelar loro, o di far comprendere, il minimo dei lavori, dei disegni o dei segreti dell’Istituto… Le finestre non si apriranno giammai, se offrano accesso a sguardi profani. Il segreto è la prima caratteristica dell’Ordine”. ln tutti questi testi si parla sempre di segreti comunicabili (ma che è proibito comunicare). Nessun accenno a segreti trascendenti, al mitico segreto iniziatico (ineffabile) che troppo spesso fa da comodo schermo al segreto settario. Lasciamo infine alla solerte ricerca dei lettori la scoperta del segreto settario nei giuramenti d’iniziazione dell’Ordine e del Rito, e nel giuramento al termine dei lavori.
I giuramenti sul segreto sono ripetuti tante volte fino a determinare una specie di assuefazione. Il libero muratore non si rende più conto della gravità di tale atto solenne; e se qualcuno tenta di parlargli del segreto settario, ha uno scatto di irritazione e di intolleranza; non vuol sentire ragioni; suppone candidamente che la critica al segreto nasconda soltanto una colpevole accondiscendenza ai desideri dei profani.
Ora. non c’è dubbio che il segreto sia un’arma in mano ai nemici della Massoneria. Cosa tutt’altro che irrilevante ma che non rientra in questo studio. Qui ci interessa accennare agli effetti che il segreto produce all’interno della Massoneria, ai riverberi sul tempo sacro dei liberi Muratori.
E innanzitutto dobbiamo chiederci come mai, fra noi, persiste la cultura del segreto settario. Ebbene, tutto nasce da un colossale equivoco culturale, dalla confusione del segreto con il silenzio. Il silenzio è necessario per proteggere l’iniziato, per non esporlo al logorio di spiegare ad altri (profani o fratelli meno esperti) cose che egli stesso non sa ancora, ma va sperimentando.
L’iniziato è soprattutto un “cercatore”. dl quale non si può chiedere di continuo che cosa ha trovato. Abbiamo detto in altre occasioni che “il silenzio nutre c protegge, il segreto logora e consuma”. Il silenzio è una virtù che si impara progredendo nella via iniziatica, il segreto è una imposizione che non sempre funziona (anzi, spesso dà frutti avvelenati).
Non si deve credere che l’abolizione del giuramento sul segreto sia qualcosa di utopico. Abbiamo sott’occhio un rituale francese stampato nel 1978 d La chaine d’union. Alla chiusura dei lavori leggiamo: “Les travaux sont fermés; retirons-nous en paix, en observant la lois du silence”.. Aver superato l’ambiguo concetto del segreto, a vantaggio del solare silenzio, è già un grandissimo progresso, proprio in campo esoterico. E bisogna darne atto ai fratelli francesi. Tuttavia essi non sono riusciti a dimenticare del tutto l’ aspetto coercitivo di questo brano di chiusura. Sarebbe stato più limpido dire “virtù del silenzio” anziché “legge”. Infatti la legge ricorda ancora l’obbligo imposto da fuori, come se il massone fosse un irresponsabile. Il richiamo alla virtù del silenzio, invece, punta su qualcosa di squisitamente interiore, a una conquista del massone libero e cosciente.
La mentalità del segreto, così assiduamente coltivata. si espande in cerchi concentrici. si insinua anche dove gli usi massonici non la richiedono (e la escluderebbero).
L’abitudine al segreto crea compartimenti stagni, blocca la circolazione dei fratelli delle logge. erige ostacoli allo scambio delle idee nella Comunità, favorisce squallide ansie di potere. Ciascun lettore sappia individuare gli esempi di tale situazione, riesaminando con la memoria le proprie esperienze.
Le dimensioni di ‘un articolo non consentono di fare un trattato con tutta la casistica del segreto. C’è solo da aggiungere che l’uscire dalla cultura del segreto (se mai avremo il coraggio di uscirne) sarà una vicenda dura e traumatica, specialmente in questo periodo storico fortemente ostile alla Massoneria. Bisognerà pensare a forme graduali. anche volontarie, per singoli massoni c singole logge, per abbandonare la semiclandestinità che aleggia attorno alle Comunità massoniche le quali — lo ripetiamo con forza sono palesi (ma non lo sanno veramente).
Mille volte i liberi muratori sono stati assediati da una domanda, e ancora verranno assediati in futuro: “La Massoneria è una società segreta?”. Al termine di questa veloce escursione nel paese del segreto, risulta ancora difficile una risposta chiara e precisa. Non per nulla il simbolo più noto (e più battuto dalle tavole degli apprendisti) è proprio il pavimento bianco e nero. che introduce alla nostra teoria della ‘verità prismatica” piena di diverse e luccicanti sfaccettature, tutte diverse.
Forse possiamo rispondere che oggi la Massoneria è segretamente palese. Sì, Massoneria somiglia a un ossimoro, quel procedimento retorico che unisce due termini inconciliabili; e che dunque agisce come un corto circuito intellettuale, scatenando la scintilla dell e intuizione. Dalla “concordia discors” di Orazio, alla Chiesa definita “casta meretrix” da Origene, fino alla “docta ignorantia” di Nicola Cusano, l’ossimoro ha stimolato il pensiero eu-
ropco. Oggi è un po’ in declino e indugia sulle forme prorompenti di attrici nordiche, titolandole “ghiaccio bollente”.