GIANO

GIANO

Una divinità italica compendio della Libera Muratoria di Franco Guzzo

Figlio di Apollo e della ninfa Creusa, Giano, l’enigmatica figura dalle due facce, chi è, e quali significazioni racchiude?

Divinità eminentemente italica, senza corrispondenze nel Pantheon greco, in alcune prerogative egli richiama l’egizia Iside, mentre, per l’ intermediazione rapportata alla condotta degli uomini nel rispetto della morale ed in conformità alle leggi, ricorda la dea Maat, anch’essa egizia. Invero Giano, o Ianus, è molte altre cose. Con la faccia rivolta verso l’aurora, testimonia la forza creatrice e vivificatrice della parola, mentre con l’altra, rivolta verso il crepuscolo, evoca la forza muta della Natura ed i frutti da essa tratti con il lavoro. Egli è il guardiano della soglia, e tutte le porte (janua) gli erano sacre perché si credeva che l’inizio di qualsivoglia azione fosse raffigurabile come attraversamento di una porta. E il simbolo dell’entrata e dell’uscita, nonché il guardiano del principio e della fine. In questa veste, e come detentore delle conoscenze riguardanti l’agricoltura, sorvegliava la semma ed il raccolto. Presiedeva inoltre ad ogni “passaggio”, sia concreto che figurato, ed a lui erano dedicati il primo giorno dell’anno (kalendae ianuarie), il primo giorno di ogni mese e l’inizio di ogni singolo giorno. Giano chiudeva l’anno vecchio ed apriva il nuovo, e da lui ha preso nome gennaio (ianuarius), il primo mese dell’anno.

Ma Giano è anche l’unione dei due poteri sacerdotale e regale, e ne rappresenta l’origine comune. La sua immagine si adatta alla distinzione tra interiore ed esteriore, e, principalmente tra passato e futuro. Il passato che non è più e il futuro che non è ancora. Nessuno dei due volti guarda il presente. In senso filosofico il presente non esiste e quindi non può avere volto. Collegando il passato al futuro, Giano personifica anche il concetto di eternità. Difatti in più occasioni è stato raffigurato come “Signore dell’Eternità”. Talvolta con due chiavi. Le chiavi delle porte solstiziali, ossia dei due punti estremi della corsa del Sole nel ciclo annuale. A Giano è quindi riservata la facoltà di aprire e chiudere questo ciclo cosmico.

Secondo un ‘altra interpretazione Giano è il Signore delle due vie, ossia la “Via degli Antenati” o “degli Uomini” e la “Via degli Dèi”, ascendente l’una e discendente l’altra, le quali conducono alle due porte solstiziali. Visibile, luminosa, tale da permettere l’uscita dal non manifestato e l’ingresso nel manifestato, quella del solstizio

d’estate; immersa nell’oscurità, invisibile e senza possibilità di ritorno, quella del solstizio d’inverno, riservata agli dèi. Inoltre, essendo Giano il dio delle iniziazioni, le sue due chiavi, una d’oro e l’altra d’argento, erano quelle dell’accesso ai Piccoli ed ai Grandi Misteri, ossia a ciò che si riferisce alle possibilità di sviluppo dello stato umano ed a ciò che propriamente concerne la realizzazione degli stati sovrumani.

Con la diffusione del Cristianesimo, al culto di Giano nei suoi due aspetti vengono sovrapposte le ricorrenze ed i festeggiamenti dei due San Giovanni, il Battista e l’Evangelista, trasponendone le concezioni essenziali. La derivazione, per quanto già chiarissima, traspare anche dall’assonanza fonetica e dal significato dei nomi. Se Giovanni proviene dall’ebraico leho-h’annon, che in latino diventa Johannes, come abbiamo già visto, il nome latino di Giano è Ianus. leho è inoltre riferito al Sole e leho-h’annon significa “favorito da leho”. Per estensione il nome Giovanni assume perciò il valore di “Uomo illuminato”. A sua volta la radice semantica di Ianus è Dia-, ossia “splendore” (da cui deriverebbe anche Diana) e rivela anch’essa la sua antichissima origine solare. In relazione all’illuminazione abbiamo appena detto che Giano era il dio delle iniziazioni.

L’assimilazione di Giano nelle significazioni connesse ai due San Giovanni è confermata anche da un’ altra coincidenza. Il Battista, pur profeta, con l’indicazione di Gesù quale Messia, pone termine alla propria missione e stabilisce un punto fermo. Del resto egli stesso, come riportato nel Vangelo, riferendosi al Cristo afferma: “Bisogna che egli cresca e che io diminuisca”. Prima di quel punto c’è dunque il passato. Un passato senza origini. Dal suo canto l’ Evangelista, testimone del dramma terreno di Gesù, segna l’avvento della grande Verità e ne postula la proiezione nel futuro. Un futuro senza limiti, d’impronta marcatamente spirituale. L’unione di queste due concezioni conduce però ancora una volta all’evocazione dell’Eternità. La stessa Eternità di cui Giano era il Signore.

Alla figura di Giano viene addirittura simbolicamente assimilata quella del Cristo quale principio supremo dei due poteri. Ed in tale ambito c’è chi, come René Guénon, vi ravvisa una certa continuità tradizionale tra l’ antica Roma e la Roma cristiana, troppo spesso negata o ignorata per partito preso (del resto anche l’emblema di Giano costituito della navicella è diventato immagine della Chiesa).

In senso strettamente massonico possiamo rammentare che San Giovanni Battista è in seguito assurto a patrono delle confraternite di tagliapietre e poi dei Masons inglesi, dai quali pare sia derivata la Libera Muratoria; mentre San Giovanni Evangelista, col suo Vangelo “difficile”, ricco di significazioni chiaramente esoteriche, indirizzate quindi ad iniziati, sarebbe stato il primo massone a tenere una loggia di perfezione. Operativo il primo, allora, e speculativo il secondo. Al di là dell’assimilazione col ciclo solstiziale, sono forse queste le vere ragioni della loro scelta a protettori della Massoneria.

Scandire la ciclicità solare attraverso la celebrazione dei solstizi, di cui, come abbiamo visto, Giano era il detentore delle chiavi, oltre che stimolare riflessioni e meditazioni, è per la Massoneria un modo di offrire all’Uomo punti di riferimento atti ad impedirne lo smarrimento lungo il cammino della vita. Compito della Massoneria è difatti l’operare per il bene dell’Umanità. Ma la Massoneria è essa stessa Umanità. E l’Umanità ha avuto perennemente legami molto stretti col Sole. Quel Sole che è Vita e sinonimo di vita, che è Luce e sinonimo di luce, da sempre simbolo visibile dello Spirito creatore, dell’origine delle cose, della ragione e pertanto della coscienza. Ora chi meglio di Giano, portatore del Sole e della Luce nel suo stesso nome, può altrettanto felicemente sintetizzare tali legami? Ma non basta! Se tra le tante attribuzioni e prerogative, peraltro tutte fortemente significative, Giano è il nume tutelare di ogni “passaggio”, è il messaggero della Speranza correlata al solstizio d’inverno ed è il testimone, col solstizio d’estate, della Riconoscenza derivante dalla trasformazione di quella speranza in certezza, egli è l’incontestabile simbolo di quel sincretismo culturale delle tradizioni che costituisce la vera forza della Massoneria. Difatti chi altri meglio dell’italico Giano può compendiare in sé tante percezioni, tante intuizioni e tanti valori da sempre connaturati alla Libera Muratoria.

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